Prove di comunità nazionale tra materiale e immaginario: le politiche del potere e i vissuti della popolazione (1870-1943) IRIS Insegnamento e Ricerca.

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Transcript della presentazione:

Prove di comunità nazionale tra materiale e immaginario: le politiche del potere e i vissuti della popolazione (1870-1943) IRIS Insegnamento e Ricerca Interdisciplinare di Storia Silvana Citterio – Milano 22 novembre 2010 -

Si crea una comunità nazionale dal 1870 al 1922? Come? Sul piano dei fatti? delle idee? Periodizzazione 1870 – 1922 L’Italia post-unitaria tra Destra/Sinistra ‘storica’ e ‘crisi di fine secolo’ (1870 – 1901) Dalla svolta liberaldemocratica alla crisi del sistema giolittiano (1901 – 1914) La Grande Guerra e l’avvento del Fascismo (1914 – 1922) 1922-1943 Il Ventennio fascista

Si crea una comunità nazionale dal 1870 al 1901? L’Italia post-unitaria tra Destra/Sinistra ‘storica’ e ‘crisi di fine secolo’ (1870-1901) La ‘Destra storica’ (liberali moderati) al governo (1861-1876): pareggio di bilancio, inasprimento fiscale, tassa sul macinato e moti sociali La ‘Sinistra storica’ (liberaldemocratici), al governo dal 1876: abolizione tassa sul macinato; allargamento base elettorale; riforma scolastica da Legge Casati (1859) a Legge Coppino (1877): scuola elementare obbligatoria; abolizione della pena di morte (Codice Zanardelli: 1889). Deriva autoritaria di Crispi: politica coloniale, antioperaia, anticontadina e antisocialista, che sfocia nella ‘crisi di fine secolo’ (cfr. moti del ’98 e uccisione di Umberto I: 1900), fino alla ‘svolta liberaldemocratica’ di Zanardelli (1901) Classe dirigente piemontese o piemontesizzata (‘gattopardismo’); ‘trasformismo’ e graduale meridionalizzazione del ceto politico dopo il 1876 Condizioni sociali dei contadini: promesse di liberazione non mantenute (mancata distribuzione di terre, inasprimento fiscale, coscrizione obbligatoria) La Chiesa: asservimento e controllo delle masse rurali (basso clero); esclusione dei cattolici dalla vita politica (Non expedit di Pio IX: 1874); prime aperture alla ‘questione sociale’ con Leone XIII (Rerum Novarum: 1891) Il volontariato garibaldino (50.000): rete per vita politica, educazione civica e mutuo soccorso, giudicata ‘sovversiva’ dai prefetti. Molto consistente in Lombardia, Romagna, Toscana, Marche Distacco dalle politiche del fare lo Stato, del costruire la NAZIONE V. Classe dirigente piemontese – non comprensione del Sud e delle sue problematiche. La Chiesa e le sue politiche di asservimento e di esclusione Positività delle reti garibaldine.

Si crea una comunità nazionale dal 1870 al 1901? L’economia La politica liberistica del dopo unità (discontinuità: mercato nazionale, decollo industriale del Nord (1882-1887), produzioni agricole specialistiche del Nord e del Sud; ma PIL = + 1% annuo) La politica protezionista (dal 1887) crisi economica internazionale (1873-1896), crisi agraria (nel 1883 il grano americano e asiatico si rovescia a prezzi concorrenziali sui mercati europei, riducendo la produzione italiana e abbattendone i costi) e quadro internazionale colonialista/imperialista richieste industriali del Nord (imprese con capitali stranieri) Il capitale finanziario Ricostruzione di Roma capitale Liquidazione del patrimonio papalino (nel 1877 è l’80%) Speculazione immobiliare nel grande cantiere romano degli Anni Ottanta (in pochi mesi guadagni del 200 – 300%) Crollo dei prezzi delle case e crisi delle banche Lo scandalo della Banca Romana (1892) rischia di travolgere Parlamento e istituzioni Nel 1893 nasce la Banca d’Italia, unico istituto di credito abilitato a emettere moneta Speculazione delle grandi banche nella ricostruzione di Roma capitale dimostra la poca coscienza nazionale (oltre che la poca competenza imprenditoriale) del capitale finanziario italiano

Si crea una comunità nazionale dal 1870 al 1901? Il contesto sociale Al Nord, bonifiche e crisi agraria (1883) favoriscono lo sviluppo del proletariato agricolo e delle sue lotte: cfr. il moto “La boje” (1884-5), tra Mantova e Rovigo, con il primo sciopero italiano interclassista di massa: 40.000 lavoratori agricoli italiani con professionisti e piccoli borghesi – tecnici, artigiani - di idee socialiste e anarchiche Al Nord: capitalismo delle grandi famiglie, sviluppo del proletariato industriale (anche femminile) e rurale e del movimento sindacale (Società operaie, Leghe, Camere del Lavoro), operaista (Partito operaio: 1885) e socialista (PSI: 1893) Al Sud: le masse contadine diseredate e tradite. I Fasci siciliani (1891-94) - movimento di proletari, minatori e contadini di ispirazione democratico/socialista -, non guidati dal PSI, vengono repressi da Crispi Il quadro internazionale L’Italia potenza coloniale? Colonialismo favorito dal contesto internazionale 1882: Triplice Alleanza in senso antifrancese (la Francia conquista la Tunisia nel 1881) Crispi al governo (1887-1891 e 1893-1896) dopo la sconfitta italiana a Dogali: fondazione della colonia Eritrea (1890), protettorato sulla Somalia (1892), prima guerra italo-etiopica (1894-6), sconfitta italiana ad Adua, pace di Addis Abeba e caduta del governo Crispi La figura di Crispi e il fascino per gli italiani dei “democratici autoritari”

Si crea una comunità nazionale dal 1870 al 1901? La creazione di un immaginario nazionale Dal 1881 al 1883 Carlo Collodi pubblica a puntate su “Il giornale dei bambini” Le avventure di Pinocchio: dalla fame del mondo rurale toscano al premio di una vita piccolo-borghese (il burattino che diventa un bravo ragazzo) Nel 1886 Edmondo De Amicis pubblica Cuore: celebrazione dell’identità nazionale nel patriottismo degli eroi risorgimentali, nel fare gli italiani, nel racconto delle migrazioni interne e internazionali Due Italie anche dal punto di vista ideologico Nel quadro del dibattito internazionale sul carattere degli italiani, riconosciuto come effeminato, pigro, individualista, non affidabile, servile, si afferma la superiorità dei settentrionali che sono considerati più simili agli anglosassoni, cioè razionali, laboriosi, solidali (Giuseppe Sergi e Alfredo Niceforo, allievo di Cesare Lombroso) “Questo insomma è un paese che bisognerebbe distruggere o spopolare e mandarli in Africa a farsi civili” (Nino Bixio in una lettera alla moglie, 1863) Napoleone Colajanni pubblica nel 1906 una lettera dal Veneto in cui è documentata l’idea della superiorità dei settentrionali (“onesti, lavoratori e che pagano le tasse”) sui meridionali che “non vogliono lavorare” (cfr. Ruffolo, 2009, pag.196)

Si crea una comunità nazionale dal 1901 al 1914? Dalla svolta liberaldemocratica alla crisi del sistema giolittiano (1901 – 1914) Svolta liberaldemocratica dei governi Zanardelli (1901-1903) e Giolitti (quasi ininterrottamente 1903-14): neutralità del governo nei conflitti di lavoro; tutela del lavoro delle donne e dei minori (1902); nazionalizzazione delle ferrovie (1905). Crescente industrializzazione dopo la fine della crisi economica (1896) In seguito all’avanzata del movimento operaio (primo sciopero generale nazionale: 1904; nascita della Confederazione Generale del Lavoro: 1906) e alla crisi economica del 1907-8, Giolitti abbandona il dialogo con l’ala riformista del PSI per quello con cattolici e nazionalisti: Guerra di Libia (1911-12) e ‘Patto Gentiloni’ del 1913 (i cattolici partecipano alle prime elezioni politiche a suffragio ‘universale’ maschile appoggiando i candidati liberali non anticlericali) E al Sud? Sviluppo di un potere clientelare e mafioso Salvemini definì Giolitti “il ministro della malavita” La guerra di Libia o italo-turca (1911-12), sostenuta, nel contesto dell’imperialismo europeo, dalla borghesia agraria e soprattutto industriale del Nord per l’allargamento del mercato e come argine all’emigrazione Giovanni Pascoli: “La grande proletaria si è mossa” Gaetano Salvemini: “Lo scatolone di sabbia” Sciopero generale nazionale politico contro la guerra, promosso dal PSI Anche Benito Mussolini (socialista massimalista), Pietro Nenni (repubblicano) e i garibaldini, repubblicani, sono contro la guerra Al termine l’Italia conquista la Libia e il Dodecaneso

Dal 1870 al 1922 Le risposte del Sud (cfr. Ruffolo, 2009) La burocrazia: commesse statali per lavori pubblici, gestite da un ceto impiegatizio in larga parte clientelare e colluso con le mafie (meridionalizzazione della amministrazione dello Stato) Le mafie: alla fine del XIX secolo nasce il capitalismo mafioso, come fenomeno moderno (al di là dei rituali antichi) nelle zone grigie dell’intermediazione, dove lo Stato è lontano/assente (‘gabellotti’ e ‘galantuomini’) L’emigrazione (bastimenti per terre assai lontane: dal 1901 al 1923 emigrano in America 4.701.000 italiani, di cui 3.374.000 dal Sud) Le mafie si fondano sul clientelismo, così tipico della tradizione italiana (fin dall’antichità classica). Nel sistema clientelare il rapporto privatistico e ambiguo “patrono-cliente” si sostituisce al rapporto chiaramente regolato dalla legge fra cittadino e Stato. L’Italia post-unitaria non affrontò questo problema, ne fu anzi dominata (v. Giolitti: lo scandalo della Banca romana e la collusione con le mafie al Sud) e la sua permanenza è oggi pesantemente evidente

Essere/sentirsi italiani dal 1914 al 1922 La Grande Guerra e l’avvento del fascismo Le idee e i fatti Il conflitto fra interventisti (irredentisti, nazionalisti, conservatori, repubblicani, parecchi socialisti massimalisti) e neutralisti (la maggioranza di socialisti riformisti, liberali giolittiani e cattolici) attraversa e scompiglia tutti i raggruppamenti politici Internazionalismo e interventismo: i garibaldini intervengono a fianco della Grecia nel 1912 (prima guerra balcanica) e della Francia nel 1914 (inizio della prima guerra mondiale). La guerra “rivoluzionaria e per giusta causa” come opportunità di leadership per i mazziniani, di ripresa risorgimentale in chiave antimonarchica: la prima guerra mondiale come quarta guerra di indipendenza nazionale (per Trento e Trieste) Parte della sinistra massimalista diventa interventista per liberare le terre irredente Il nazionalismo, facendo leva sulla frustrazione e gli interessi della piccola borghesia (i neo-arrivati), sposta l’attenzione dalla lotta di classe alla gloria nazionale (v. imprese coloniali, prima guerra mondiale) I giornali del tempo: esempio significativo di come l’informazione formi e manipoli il consenso, secondo la tradizione della pubblicistica italiana dal Risorgimento a oggi (intellettuali e impegno politico). Anche Mussolini passa per opportunismo dal neutralismo iniziale all’interventismo L’Italia entra in guerra in seguito al Patto segreto di Londra (26 aprile 1915) e alle manifestazioni nazionaliste e dannunziane (‘radiose giornate’ del maggio 1915) La guerra L’esperienza della trincea, di Caporetto e del Piave, i reduci (5.900.000 in armi; caduti: 680.000 fra i militari e 70.000 fra i civili). Al termine, l’Italia ottiene non solo il Trentino e la Venezia Giulia, ma anche l’Alto Adige, l’Istria, parte della Dalmazia e il Dodecaneso Prima prova di comunità/identità nazionale 1919-20 Crisi postbellica e ‘biennio rosso’ (conquiste delle 8 ore e dell’imponibile di manodopera, occupazione delle terre e delle fabbriche) 1921-22 ‘Biennio nero’ (squadrismo fascista agrario e urbano) e Marcia su Roma Le mafie si fondano sul clientelismo, così tipico della tradizione italiana (fin dall’antichità classica). Nel sistema clientelare il rapporto privatistico e ambiguo “patrono-cliente” si sostituisce al rapporto chiaramente regolato dalla legge fra cittadino e Stato. L’Italia post-unitaria non affrontò questo problema, ne fu anzi dominata (v. Giolitti: lo scandalo della Banca romana, la collusione con le mafie al Sud) e la sua permanenza è oggi pesantemente evidente

1922 – 1943 Quanto la politica fascista incide sul sentirsi italiani? La costruzione dello Stato fascista: aggressivo verso l’esterno, repressivo all’interno Al Sud interventi significativi ma non sistematici sul piano delle infrastrutture (bonifica della pianura pontina, acquedotto del Sele) che non consentono uno sviluppo cumulativo del Mezzogiorno, perché Mussolini ha un altro disegno Regime (semi)totalitario (svuotamento dall’interno dello Statuto; leggi ‘fascistissime’; apparato repressivo-censorio; diarchia Duce – re ecc.) Politica imperiale di conquista e razzista (popolazioni gasate, eccidi, divieto di matrimoni misti antecedente alle leggi razziali del 1938) senza colonizzazione: l’impero dura 5 anni con l’unico risultato di contenere un po’ l’emigrazione (ostacolata come ogni perdita demografica) Politica di assimilazione forzata verso le minoranze linguistiche di Valle d’Aosta, Alto Adige, Venezia Giulia Politica scolastica che rifonda la scuola sul modello dell’esercito (Turiello; già Crispi introduceva l’educazione fisica e militare come educazione civica) Negli Anni Trenta e Quaranta un vasto consenso costruito attraverso i media (radio, cinema) l’organizzazione del lavoro e del tempo libero attraverso le strutture del PNF (Corporazioni, sabato e dopolavoro fascista) i Patti lateranensi (11 febbraio 1929) forme di previdenza sociale (es. ONMI) un controllo sociale capillare (il portiere) la manipolazione dell’immaginario

1922 – 1943 Quanto la politica fascista incide sul sentirsi italiani? La manipolazione dell’immaginario Il fascismo e la guerra = rigenerazione del carattere nazionale I nuovi italiani sono i fascisti: coraggiosi, disposti a battersi per la patria, disciplinati e solidali (Mussolini e Turiello, ex garibaldino) Essi si oppongono ai vecchi italiani, presentati come individualisti, anarchici, antimilitaristi e infidi Modello machista del nuovo italiano Si ripropone il mito della romanità: senso dello stato, ordine e disciplina (Mussolini) Le donne hanno un ruolo solo come spose e madri Il mito dell’arcitaliano che fa del suo essere non anglosassone, non liberale il suo vanto (Malaparte, Longanesi, Maccari): superiorità della latinità

1922 – 1943 Quanto la politica fascista incide sul sentirsi italiani? Limiti del potere fascista Lo Stato è percepito come corrotto o ostile/lontano per (v. Guido Crainz: il Fascismo scatena clientele e familismo, l’uso privato del pubblico) divario crescente fra Nord e Sud istituzioni corrotte esercito disorganizzato e corrotto Le posizioni critiche degli antifascisti Gobetti Fascismo = Autobiografia della nazione (un popolo di schiavi che rinuncia alla lotta politica) Arretratezza culturale del paese per il peso del cattolicesimo, secoli di servitù Elite politica incapace e inadeguata Risorgimento = rivoluzione liberale incompiuta Gramsci Fascismo = reazione del capitalismo italiano contro il movimento operaio con il concorso della piccola borghesia La violenza fascista è tipica di due tratti del carattere degli italiani: la non simpatia e la crudeltà Gramsci e Gobetti considerano all’avanguardia gli operai torinesi delle fabbriche occupate

Fare gli italiani(1870-1943) Un processo ancora incompiuto Dalla patria mazziniana alla nazione mussoliniana (populista e aggressiva, sua antitesi) La diffidenza della Sinistra verso l’idea di nazione e di patria “Libera Chiesa in libero Stato”? I Patti lateranensi legittimano il regime, ma pongono una seria ipoteca alla separazione dei poteri e alla laicità dello Stato, garanzie dell’uguaglianza dei cittadini dal punto di vista non solo religioso e civile, ma anche fiscale (v. il richiamo recente dell’UE all’Italia per il trattamento di favore di cui godono le proprietà ecclesiastiche) La questione meridionale/settentrionale Il divario Nord-Sud e ricchi/poveri cresce (l’emigrazione riprende nel secondo dopoguerra) Le clientele imperversano negli apparati statali (meridionalizzazione della burocrazia; familismo del potere) Le mafie gestiscono vaste zone del Sud in assenza e/o con la connivenza dello Stato

BIBLIOGRAFIA Eva Cecchinato, Camicie rosse. I garibaldini dall’Unità alla Grande Guerra. Laterza, Roma-Bari, 2007 Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, La biblioteca di Repubblica, Roma, 2004 (1881-83) Edmondo De Amicis, Cuore. Libro per ragazzi, a c. di Luciano Tamburini, Einaudi, Torino, 2001 (1886) Anna Di Sapio – Marina Medi, Il lontano presente: l’esperienza coloniale italiana. Storia e letteratura tra presente e passato, EMI, Bologna, 2009 Paul Ginsborg, Salviamo l’Italia, Einaudi, Torino, 2010 Silvana Patriarca, Italianità. La costruzione del carattere nazionale, Laterza, Roma-Bari, 2010 Giorgio Ruffolo, Un paese troppo lungo. L’unità nazionale in pericolo, Einaudi, Torino 2009 I testi storiografici affrontano il tema dell’unificazione nazionale come “processo di lunga durata” Di Sapio-Medi = Storia e Letteratura tra passato e presente Ginsborg e Ruffolo guardano indietro per progettare il futuro: la storia per l’educazione alla cittadinanza