Triticum durum Desf. Sciarra Pietro
Triticum durum Desf. E' coltura di grande tradizione nell'agricoltura del meridione italiano. Ha subito nel tempo un intenso lavoro di miglioramento genetico che lo ha strappato alle aree marginali di coltivazione, favorendone la diffusione negli ambienti più fertili. Ha conservato comunque caratteri di rusticità, tipici dei cereali autunno-vernini, che semplificano la coltivazione, anche nei sistemi di produzione biologica: - adattabilità a vari tipi di suolo; - ridotte esigenze idriche; - capacità di sfruttare le risorse del terreno non disponibili, avanzate o rilasciate (fertilità residua) dalle colture precedenti. - buone potenzialità produttive anche in terreni poco manipolati; -Le esigenze pedo-climatiche ne permettono la coltivazione in ambienti molto diversi.
I cereali autunno invernini Ai cereali autunno-vernini appartengono specie competitive, dotate di elevata capacità di adattamento a differenti situazioni pedo-climatiche, anche in presenza di forti fattori limitanti. Queste proprietà sono conferite in gran parte dall'apparato radicale e dalla capacità di accestire. Tali caratteristiche, unite ad una bassa suscettibilità alle malattie, semplificano la coltivazione e la diffusione dei cereali autunno-vernini nei sistemi di produzione biologica. Ruolo nell'azienda biologica - per le caratteristiche dell'apparato radicale contrastano il progressivo compattamento dei terreni e si adattano a suoli anche poco manipolati, permettendo l'adozione di sistemi di lavorazione a basso impatto e meno costosi - occupano la superficie dei suoli durante il periodo delle piogge, contenendo sia i fenomeni di erosione superficiale che di lisciviazione dei nutrienti - forniscono alimenti per il bestiame e per l'uomo, aumentando il grado di autonomia aziendale - producono residui colturali utili per la produzione di humus poiché caratterizzati da un elevato rapporto C/N La coltivazione biologica I principali aspetti da curare nella coltivazione riguardano la gestione della fertilità del terreno, con particolare riferimento alla disponibilità di azoto, al controllo della flora infestante, al contenimento dei problemi sanitari. L'inserimento dei cereali in un'adeguata rotazione risolve gran parte di questi problemi. La scelta e cura della precessione colturale e l'interramento dei residui di coltivazione, sono importanti per integrare la fertilità del terreno di nutrimenti, in particolare di azoto, elemento principalmente richiesto dai cereali autunno-vernini e facilmente dilavabile. L'apporto di fertilizzanti organici avviene prevalentemente in pre-semina ad integrazione delle dotazioni del terreno. La possibilità di consociare il cereale con una leguminosa, riduce la dipendenza delle specie dagli apporti di azoto, difficoltosi e non sempre efficaci. L'adozione di sistemi semplificati di lavorazione del terreno, a cui i cereali autunno-vernini si adattano bene, consente di contenere i costi per la preparazione del letto di semina e di interferire il meno possibile con gli equilibri e i processi in atto nei terreni. La flora infestante, causa di riduzione e inquinamento della produzione, è controllabile, oltre che con l'avvicendamento colturale e con le operazioni di lavorazione dei terreni in pre-semina, anche con interventi in post-emergenza, con erpice strigliatore. Fuori dal campo la granella va facilmente in contro ad un decadimento qualitativo se non si adottano tecniche di stoccaggio e conservazione idonee.
L'adattabilità dei cereali autunno-vernini a diversi ambienti di coltivazione è riconducibile in gran parte a queste due caratteristiche. Apparato radicale: consente a queste specie di adattarsi anche a suoli poco lavorati e di utilizzare quella parte di fertilità alla quale altre colture non sono in grado di accedere. Alla germinazione si sviluppano le radici seminali. Esse sono in numero ridotto e sono importanti nelle prime fasi di sviluppo o, se persistono, in condizioni di stress idrico, poiché possono approfondirsi notevolmente. L'apparato seminale viene sostituito nelle funzioni dall'apparato radicale fascicolato, vero responsabile dell'adattabilità dei cereali ai vari tipi di terreno. E' costituito da numerosissime radici avventizie che si formano alla base della pianta, di diametro ridotto e con spiccata capacità di esplorazione del terreno. Queste caratteristiche consentono di sfruttare le risorse dei terreni e di viver bene della fertilità residua dei suoli successiva alla coltivazione delle colture da rinnovo e miglioratrici. L'epoca della semina e l'altezza delle piante sembrano correlate con lo sviluppo dell'apparato fascicolato. La semina autunnale, probabilmente per le basse temperature invernali, favorisce un maggiore sviluppo dell'apparato radicale. Anche i genotipi a taglia alta sembrano possedere un maggiore sviluppo radicale. Al contrario, condizioni avverse, quali l’aridità o il ristagno idrico, non favoriscono la formazione delle radici Accestimento: consiste nella differenziazione di nuovi culmi alla base della pianta ed è condizionato dalla disponibilità di nutrimenti (azoto e fosforo), di energia luminosa e dalle temperature, essendo favorito dal prolungarsi di quelle basse. Questa capacità consente ai cereali autunno-vernini di sopperire ad eventuali carenze di investimento o difficoltà verificatesi al momento della semina. In genere l'accestimento è favorito dalla semina autunnale e dal suo anticipo. Inoltre esistono differenze tra le specie e tra le varietà per la capacità di accestire.
L’avvicendamento delle colture è il principale mezzo a disposizione dell’agricoltore per la preparazione di un terreno favorevole alla coltivazione dei cereali autunno-vernini secondo il metodo di produzione biologico. Il terreno ideale deve - essere dotato di forza vecchia - avere disponibilità di azoto e naturalmente - essere libero da infestanti - non presentare problemi sanitari - essere libero per tempo dalla precessione colturale Un terreno in possesso di questi requisiti conduce ad una semplificazione notevole dell’agrotecnica, con conseguente contenimento dei costi di produzione e aumento della potenzialità produttiva dei cereali autunno-vernini. L'avvicendamento con colture miglioratrici e da rinnovo e l'allungamento dei tempi di ritorno dei cereali sullo stesso suolo sono le principali condizioni per la costituzione di terreni dotati delle suddette caratteristiche. I cereali autunno-vernini sono, generalmente, considerate colture sfruttanti, in quanto impoveriscono il terreno di elementi nutritivi. Ma, all'interno della rotazione, svolgono anche importanti funzioni (limitazione della lisciviazione dei nutrimenti, miglioramento della struttura del terreno, contenimento della flora infestante), importanti per l'economia aziendale. La consociazione con specie leguminose può rappresentare un valido supporto alla coltivazione del cereale autunno-vernino.
L’integrazione delle capacità La fertilità del terreno viene gestita mediante la programmazione di adeguati avvicendamenti colturali e l'incorporazione di materiale organico prodotto nel rispetto delle norme del regolamento 2092/91. Qualora la fertilità così costituita non fornisca da sola nutrimenti adeguati alle esigenze delle piante, è consentito il ricorso ad altri concimi organici o minerali ammessi dal regolamento. E' la disponibilità di azoto nel terreno che condiziona pricipalmente la produzione dei cereali autunno-vernini. E' l'elemento principalmente assunto, la cui disponibilità nel terreno è condizionata dalla difficoltà di distribuirlo nella forma minerale, assimilabile dalle piante, ma prevalentemente in quella organica. Le condizioni pedo-climatiche determinano la velocità con cui l'azoto organico si trasforma in azoto minerale, soggetto velocemente a dilavamento. In considerazione di queste difficoltà, gli interventi di integrazione della fertilità, vanno impostati per soddisfare le esigenze di azoto del cereale, risolvendo, nel contempo, le altre esigenze nutrizionali (P e K), di più semplice gestione. Modalità di integrazione della fertilità Tutti i cereali autunno-vernini sfruttano la fertilità residua dei terreni, traendo vantaggi dalla coltivazione delle colture miglioratrici e da rinnovo. Queste, potendo risolvere gran parte delle esigenze nutrizionali del cereale, devono essere adeguatamente scelte e curate, integrando nel terreno la biomassa vegetale residua alla loro coltivazione. Le colture leguminose, arricchendo il terreno di azoto, sono le precessioni più indicate. Gli ammendanti organici, tipo letame e composti derivati, è più conveniente distribuirli abbondantemente sulle precessioni colturali e lasciare che il cereale ne sfrutti l'effetto residuo. I concimi organici apportatori di azoto, si distribuiscono prima della semina o in copertura, ad integrazione dell'azoto già presente nel terreno, se si stima che esso non possa soddisfare le esigenze nutrizionali della coltura. In pre-semina possono essere integrati concimi per l'apporto di fosforo e potassio, la cui carenza, soprattutto per il potassio, è meno frequente e può essere ben controllata con una buona fertilizzazione della precessione colturale e l'interramento dei residui vegetali. Altri aspetti importanti per la disponibilità di nutrimenti La consociazione del cereale con una leguminosa, può risolvere gran parte dei problemi nutrizionali durante l'intera coltivazione. E' importante che le due specie non competano. La leguminosa svolgerà al meglio la sua funzione di coltura miglioratrice, in particolare fissando l'azoto nel terreno, così disponibile per il cereale nelle differenti fasi del ciclo. Le lavorazioni del terreno influenzano la disponibilità di nutrimenti nel terreno. La riduzione dell'intensità e della profondità di lavorazione preserva la struttura e la fertilità lungo il profilo del terreno interessato dalle radici del cereale e favorisce i processi di trasformazione della sostanza organica. Le precessioni colturali I concimi verdi I fertilizzanti organici
Le precessioni colturali Il ruolo svolto dalle precessioni: devono costituire un terreno favorevole al cereale, ossia dotato di forza vecchia, disponibilità di azoto e di tutte le condizioni che facilitano l'assunzione di nutrimenti (assenza di infestanti, buona struttura, disponibilità di elementi, ecc.). I successivi interventi diretti di fertilizzazione, sempre molto onerosi (reperimento e costo dei fertilizzanti) ed aleatori (effetti), si semplificano notevolmente. Le specie leguminose, sia foraggiere che da granella, e le sarchiate da rinnovo sono le colture che meglio precedono i cereali autunno-vernini. Come gestiscono la fertilità del terreno - effetti residui della fertilizzazione organica: gli apporti abbondanti di ammendanti organici sulle colture da rinnovo hanno elevato effetto residuo sul cereale. Possono risolvere le esigenze in fosforo e potassio ed in particolare possono lasciare una disponibilità di azoto fino a 50-60 kg/ha; - effetti residui delle lavorazioni del terreno (aratura, sarchiatura): se ben fatte (tempestività dell'intervento, intensità di lavorazione, profondità di interramento dei fertilizzanti, ecc.) favoriscono la formazione di buona struttura, maggiore disponibilità idrica, temperature migliori, tutti fattori importanti per la disponibilità di elementi nutritivi nel terreno; - controllo della flora infestante: è causa di competizioni e, quindi, di sottrazione di parte della fertilità del terreno e di energia luminosa. Le colture sarchiate e le colture di copertura, in particolar modo le foraggiere che subiscono più sfalci, esercitano un buon contenimento della flora infestante; - reintegrazione di fertilità nel terreno: l'interramento della biomassa vegetale (concimi verdi) restituisce al suolo elementi nutritivi e ne migliora le caratteristiche fisiche e biologiche; - effetti delle leguminose: oltre alle sopra citate funzioni, le specie leguminose svolgono altre importantissime funzioni che regolano la disponibilità di elementi nutritivi nel terreno. Prima fra tutte l'apporto ex novo nel terreno di notevoli quantità di azoto. Potenzialmente la rottura di un medicaio può assicurare al cereale che lo segue, un apporto di 100 kg/ha di azoto, mentre il sovescio di una leguminosa annuale può apportare 50-60 kg/ha di azoto.
Produrre grano duro di qualità Esigenze pedo-climatiche Ciclo biologico Coltivazione Scheda tecnica La scelta varietale
La qualità Il mercato non si accontenta di avere un prodotto proveniente da un sistema biologico di produzione, ma richiede anche precisi requisiti qualitativi, richiesti dai consumatori. La qualità di un grano duro è connessa soprattutto alla sua attitudine alla pastificazione, la principale modalità di utilizzo. Per l'ottenimento di una pasta di qualità, di colore giallo brillante ambrato e che dopo cottura presenti scarsa collosità e buon nervo, occorre pastificare con semole ad elevata percentuale proteica, di buona composizione e alto contenuto in pigmenti carotenoidi. Nel processo di filiera, dalla scelta varietale alla trasformazione in pasta, sono diversi gli aspetti che condizionano la qualità del prodotto nelle diverse fasi. La qualità in campo La qualità in magazzino La qualità di trasformazione Qualità varietale: è legata a fattori genetici tipici delle cultivar utilizzate nella coltivazione (caratteristiche produttive, resistenze a patogeni, durata del ciclo, epoca di maturazione, taglia, ecc.) ed in particolare alla capacità di resistere a condizioni ambientali di sviluppo e di maturazione anche sfavorevoli, mantenendo le caratteristiche qualitative costanti (rusticità). Qualità di stoccaggio e conservazione: è collegata al metodo di conservazione del grano che deve avvenire attuando tutti gli accorgimenti per evitare il deterioramento della granella o il mescolamento di grani con caratteristiche qualitative diverse, al fine di offrire sul mercato produzioni qualificate ed omogenee. Qualità della granella (molitoria e tecnologica): la qualità molitoria è intesa come resa in semola alla macinazione della granella. E' correlata positivamente al peso ettolitrico e negativamente alla presenza di slavatura e pregerminazione, bianconatura (cioè rottura farinosa anziché vitrea della cariosside), volpatura (imbrunimento della cariosside), contenuto in ceneri (contenuto minerale della granella). La qualità tecnologica rappresenta l’attitudine del grano ad essere lavorato per l’ottenimento di un prodotto alimentare seguendo determinate tecnologie di trasformazione. Dipende: dalla qualità e dal contenuto in proteine (12-16 %) e in particolare da quello del glutine pari a circa l’80 % del contenuto proteico globale; dal contenuto in carotenoidi ed ossidasi dell’endosperma della cariosside, che influenzano il colore giallo ed il suo mantenimento. Qualità agro-tecnica: è determinata da una corretta impostazione delle rotazioni colturali, delle operazioni sul terreno, degli apporti di fertilizzanti, delle operazioni di raccolta, ecc. Il tutto porta ad una coltura meno soggetta a stress nutrizionali, attacchi parassitari, competizione con infestanti e all'ottenimento di un prodotto qualitativamente migliore, sano, integro e puro. Qualità di pastificazione: durante i processi di trasformazione svolgono ruolo importante sulla qualità della pasta le misure igieniche adottate, il contenimento del surriscaldamento delle semole, il tipo di acque d'impasto, le temperature di essiccazione.
Carateristiche mercologiche della granella Il valore della granella prodotta è condizionato dalle caratteristiche che ne determinano l’attitudine alla conservazione ed ai processi di trasformazione. Umidità Peso ettolitrico o peso specifico apparente Contenuto proteico e glutine Bianconatura e slavatura Pregerminazione Volpatura Contenuto in ceneri Contenuto in pigmenti carotenoidi Differenza tra grano normale e bianconato
Le esigenze pedoclimatiche Clima Il grano duro è particolarmente adatto all’ambiente meridionale ed alla semina autunnale. Per il completamento del ciclo di produzione ha esigenze idriche comprese tra i 450 mm e i 600 mm di pioggia, a seconda delle condizioni che regolano l'evapotraspirazione e la lunghezza del ciclo della pianta. Precipitazioni annue all’incirca di 600 mm e ben distribuite durante il ciclo produttivo, sono sufficienti per la sua coltivazione. In ambienti con disponibilità idriche inferiori conviene orientarsi sulla coltivazione di cereali più rustici (orzo). Fattori che influenzano negativamente le rese produttive: - temperature molto basse in inverno, nelle prime fasi vegetative - ritorni di freddo in primavera, soprattutto durante la fioritura - alte temperature nel periodo di riempimento delle cariossidi L'attuale panorama varietale mette a disposizione dell'agricoltore genotipi a ciclo colturale più o meno lungo, a differenti epoche di fioritura e maturazione, in grado di affrontare meglio le basse e le alte temperature. Terreno Ha capacità di adattamento a vari tipi di terreno. Terreno ideale: profondo, tendenzialmente argilloso, ad elevata capacità di ritenzione idrica e pH neutro-alcalino. Terreni con queste caratteristiche hanno migliore struttura e maggiore disponibilità di elementi nutritivi ed acqua, e consentono la coltivazione del grano con la massima riduzione degli input energetici. La specie tollera anche l'alcalinità e mostra media resistenza alla salinità. Condizioni dei terreni che favoriscono il ristagno dell'acqua, causano forti riduzioni dell'investimento delle superfici e crescita stentata delle piante (ridotto sviluppo degli apparati radicali).
Il ciclo biologico Germinazione: può iniziare già tra 4 e 7°C, ma l'optimum è tra 20 e 25°C. La presenza di ossigeno nel terreno avvia la metabolizzazione delle sostanze di riserva presenti nelle cariossidi. Il ristagno di acqua può determinare la morte per asfissia del seme e delle giovani piantine. Accestimento: dopo l'emissione della terza foglia si sviluppano nuovi culmi alla base della pianta. La capacità di accestire è una caratteristica genetica, influenzata anche dalla disponibilità per la pianta di nutrimenti (azoto e fosforo) e luce, e dalle temperature (favorita dal prolungarsi di quelle basse). Levata e botticella: in inverno, con l'innalzamento delle temperature oltre i 5 - 10°C inizia l'allungamento dei culmi. Tra fine accestimento ed inizio levata si ha la differenziazione della spiga, con successivo ingrossamento della guaina fogliare che la contiene (fase della botticella). Spigatura e fioritura: la spiga fuoriesce dalla guaina dell'ultima foglia. La fioritura segue di qualche giorno la spigatura anche se, nelle varietà tardive, avviene anche a spigatura non ancora completata. L'optimum di temperatura per la fioritura è compreso tra 18 e 24°C, con un minimo di 10° ed un massimo di 32°. Le alte e le basse temperature, nonché gli stress idrici influiscono negativamente sulla formazione delle cariossidi. Maturazione: durante la maturazione (40 e 45 giorni), avviene la traslocazione degli assimilati nelle cariossidi, per cui è importante la disponibilità idrica nel terreno. Le fasi di maturazione si distinguono in: - maturazione lattea: schiacciando la cariosside ne fuoriesce un liquido lattiginoso. Dura all'incirca un mese durante il quale la cariosside aumenta di volume. - maturazione cerosa: continua l'accumulo di sostanze di riserva nella cariosside che assume consistenza ed inizia a virare al giallo. Questo stadio di maturazione si riconosce in quanto la cariosside può essere facilmente incisa con la pressione di un'unghia. - maturazione piena: si esaurisce la migrazione delle sostanze di riserva nelle cariossidi che assumono colore giallo. L'umidità scende al 15-18%. - maturazione di morte: l'umidità scende a valori tra il 10 e il 12%.
CICLO BIOLOGICO
La Coltivazione La produzione biologica di grano duro richiede: terreni dotati di sostanza organica, con disponibilità di azoto nelle diverse fasi di coltivazione; il contenimento della flora infestante e di alcune patologie, principalmente fungine; Le suddette condizioni possono essere soddisfatte mediante la corretta gestione dei terreni durante l'intera rotazione colturale, adeguatamente programmata. In particolare l'allungamento dei tempi di ritorno del grano sullo stesso terreno riduce l'esposizione della coltura a problemi fitopatologici e la successione a sarchiate da rinnovo o colture miglioratrici, accuratamente coltivate, consente di semplificare i principali interventi agro-tecnici: SCHEDA TECNICA: si affrontano gli aspetti della coltivazione del grano duro per l'ottenimento di una coltura produttiva ed a limitato impatto, per la produzione di granella facilmente conservabile, per la gestione ottimale della fertilità dei terreni.
Scheda tecnica Coltivazione del grano duro Avvicendamenti: il grano duro sfrutta la fertilità residua alla coltivazione delle leguminose e delle colture da rinnovo in genere. Esse costituiscono terreni ricchi di nutrimenti, lavorabili anche solo superficialmente, con ridotta pressione della flora infestante. Sono da evitare reingrano e successione con cereali autunno-vernini, per non incorrere in problemi di stanchezza ed impoverimento dei terreni. Lavorazioni del terreno: con la precessione di colture che rinnovano le caratteristiche dei suoli è possibile prevedere la sostituzione dell'aratura con interventi semplificati di preparazione del terreno. Le riduzioni delle produzioni sono compensate dal contenimento dei costi e dal minore impatto degli interventi sulle caratteristiche dei terreni. Integrazione di fertilità: l'azoto è l'esigenza nutrizionale principale. Le sarchiate da rinnovo, abbondantemente fertilizzate e le leguminose, con l'azoto-fissazione, arricchiscono le dotazioni dell'elemento nei terreni. Possono risolvere parte (anche totalmente) delle esigenze del grano, semplificando i successivi costosi interventi di integrazione della fertilità. Le esigenze in fosforo e potassio sono facilmente soddisfatte dalla fertilità residua del terreno. Semina: la densità di semina e le modalità di impianto sono fortemente condizionate dalla necessità di controllare la flora infestante. Sono possibili semine a file semplici, binate e a spaglio (su terreni in pendio). Anche nei terreni smossi solo superficialmente conviene adottare la massima profondità di semina, per meglio proteggere la coltura da stress idrici nelle prime fasi colturali. Controllo delle infestanti: la precessione di colture sarchiate e di copertura mantiene i terreni sufficientemente liberi dalle infestanti. Successivamente nella preparazione del letto di semina, la successione delle operazioni mira ad abbattere ulteriormente la flora infestante, ricorrendo anche ad interventi di falsa semina. A coltura in atto sono possibili interventi di controllo meccanizzati. L'aumento della densità di semina rende la coltura più competitiva, ma può causare riduzioni qualitative della produzione, specie in ambienti siccitosi. Genotipi a taglia alta e con buon accestimento competono meglio con le malerbe. Consociazione: la possibilità di consociare il grano con trifoglio sotterraneo permette una gestione ottimale della fertilità del suolo, conferendo maggiore stabilità all'intero sistema. La specie leguminosa fornisce al cereale nutrimento, contiene lo sviluppo delle infestanti, apporta molta sostanza organica e ricopre la superficie del terreno sino alla semina della coltura successiva. Avversità: la conoscenza dell'ambiente di coltivazione indirizza alla scelta varietale ed alla definizione della agro-tecnica più idonea. Per le patologie principali, non sono previsti interventi di lotta diretta; è sufficiente operare oculatamente la scelta varietale e allungare i tempi di ritorno del grano sullo stesso terreno. Rispettando turni ampi e disponendo di semente sana sono inutili interventi di concia. Pratiche colturali di soccorso: l'irrigazione è pratica per soccorrere la coltura in casi di forte carenza idrica, in semina-emergenza o in fase di botticella - spigatura. La rullatura alla semina migliora il contatto tra seme e terreno, favorendo una più rapida emergenza e sviluppo delle piantine nelle prime fasi, così meno soggette a stress idrici e termici. Gestione delle paglie: la raccolta è conveniente in presenza di allevamenti zootecnici. L'interramento è pratica utile per intregrare sostanza organica nei terreni e per ridurre l'inoculo di agenti patogeni. Richiede attenzioni nell'esecuzione per non incorrere in problemi di immobilizzazione dell'azoto e non creare condizioni fitotossiche nei terreni. La pratica della bruciatura è sconsigliata perchè, oltrechè pericolosa, è dannosa alla fertilità del terreno. Raccolta: avviene con umidità delle cariossidi intorno al 12-13%. Questi valori, insieme alla corretta esecuzione dell'operazione, consentono di ridurre la sgranatura delle spighe (comporta perdita del prodotto ed infestazione dei campi), di operare su cariossidi con maggiore resistenza alla rottura e di ottenere un prodotto pulito e integro, facile da conservare.
Gli avvicendamenti In quanto cereale autunno-vernino, il grano duro sfrutta la fertilità residua alla coltivazione delle precessioni colturali. E’ per questo indicata la sua successione alle colture da rinnovo e miglioratrici, che, in modo diverso, creano forza vecchia nel terreno e contengono lo sviluppo delle infestanti. Colture da rinnovo ideali sono il pomodoro, la patata, la barbabietola. A seguito dell’accurata preparazione del letto di semina, dell’apporto abbondante di fertilizzanti organici, degli interventi colturali di sarchiatura e dell’interramento dei residui colturali, lasciano terreni che possono soddisfare anche completamente le esigenze del grano. Se non curate le diverse fasi di coltivazione delle colture da rinnovo i benefici che ne derivano alla coltura cerealicola si riducono notevolmente. E' il principale motivo per cui le specie oleaginose colza e girasole, diffusesi negli ultimi anni negli ambienti meridionali, offrono solo ridotti vantaggi al grano in successione. Ritornano comunque utili per l’applicazione di rotazioni colturali più articolate e allungare i tempi di ritorno del grano sullo stesso terreno. In considerazione della limitata disponibilità di mezzi tecnici e dei fattori pedo-climatici spesso limitanti la coltivazione delle sarchiate da rinnovo, sono le leguminose, colture miglioratrici, le precessioni più indicate. Oltre ad esercitare azione di rinnovo sulle caratteristiche dei terreni, in particolare svolgono azione concimante tramite gli eventuali apporti di letame, arricchendo il terreno in azoto (simbiosi con i rizobi azoto-fissatori), solubilizzando e redistribuiendo gli elementi fertilizzanti lungo il profilo del terreno, risollevandoli anche dagli strati più profondi. Inoltre mantengono i terreni puliti dalle infestanti come colture sarchiate (leguminose da granella) o di copertura, soggette a sfalci (foraggere). I prati di leguminose, per la durata pluriennale, apportano maggiori benefici rispetto alle specie annuali. Incontrano spesso condizioni pedo-climatiche limitanti. Le specie: leguminose da gratella e foraggere Nella programmazione degli avvicendamenti colturali non è sufficiente definire la precessione ideale al grano. E’ importante rispettare adeguati tempi di ritorno della specie sullo stesso terreno per evitare impoverimenti dei suoli o creare condizioni ideali al proliferare di erbe infestanti e malattie.Anche la successione con specie affini e più rustiche (avena o orzo) è pratica rischiosa e da applicare solo all’occorrenza, in presenza di terreni fertili e rotazioni ampie. In generale in caso di turno biennale si consiglia di allungare il tempo di ritorno del grano sullo stesso terreno.
Le lavorazioni del terreno Il grano, come tutti i cereali autunno-vernini, per le caratteristiche dell'apparato radicale e la capacità di accestire, si adatta alla coltivazione su terreni lavorati solo superficialmente o non lavorati. Le possibili riduzioni di resa connesse all’applicazione di tecniche di lavorazione minima sono compensate da un notevole contenimento dei costi di produzione e dalla migliore capacità che ha un terreno poco manipolato di trattenere l’umidità, mantenere l’attività biologica e la sostanza organica, resistere all’erosione e ruscellamento. La sostituzione dell’intervento di aratura con lavorazioni ridotte ai primi 5-15 cm di suolo, avvalendosi di erpici o coltivatori leggeri o di macchine combinate per la semina diretta, è legata alle condizioni e caratteristiche del terreno. Esso non deve essere compattato o soggetto velocemente a compattamento, deve avere disponibilità di nutrimenti, deve essere sufficientemente libero dalle infestanti. Questi requisiti vengono soddisfatti inserendo il cereale nella rotazione in successione alle colture che lasciano terreni dotati di elevata forza vecchia. In particolare le sarchiate da rinnovo e le leguminose, per le cure che richiedono e per effetto diretto, costituiscono terreni soffici, ricchi di sostanza organica e di elementi nutritivi, sufficientemente liberi dalla flora infestante. La riduzione delle lavorazioni, rispetto all'aratura, ha minore azione di controllo sulla flora infestante. E' per questo necessario, per la preparazione finale di un ottimale letto di semina, programmare interventi di falsa semina. In post-emergenza è possibile prevedere il controllo meccanizzato con strigliatura e sarchiatura rispettivamente per il grano seminato a file semplici e binate. L'adozione di sistemi ridotti di lavorazione può comportare problemi all'atto della semina del grano. I residui vegetali della precessione colturale, presenti negli strati superficiali, possono essere da intralcio. La loro trinciatura accurata prima dell’interramento riduce questo genere di problema. Anche in caso difficoltà nell’adozione di tecniche ridotte di lavorazione, è possibile valutare l’opportunità di sostituire l’aratura con interventi di discissura dei primi 30-40 cm con coltivatori.
L’integrazione della fertilità Apporti di fertilizzanti sono necessari quando la fertilità residua presente nei terreni non soddisfa i fabbisogni del grano. In considerazione delle esigenze colturali, delle caratteristiche qualitative del prodotto finale, della difficoltà di disporre e mantenere azoto assimilabile (azoto minerale) nel terreno, è l'azoto stesso l'elemento critico per la produzione di grano duro. Fosforo e potassio, invece, sono spesso presenti a sufficienza nei terreni, soprattutto in presenza di adeguate rotazioni ed interramento dei residui colturali. La quantità di nutrimenti assunti varia in dipendenza delle dotazioni del terreno, della disponibilità degli elementi stessi nel tempo, delle caratteristiche varietali. Dotazioni del terreno: derivano principalmente dal tipo di rotazione in atto, in particolare dalla precessione colturale (leguminosa, coltura letamata) e dalla gestione dei residui di coltivazione (concimi verdi), e dagli apporti integrativi dei fertilizzanti organici. Disponibilità nel tempo degli elementi: riguarda in particolare la disponibilità di azoto. La velocità dei processi che trasformano l'azoto organico in minerale, assimilabile dalle piante, è fortemente condizionata dall'andamento climatico e dalle caratteristiche dei terreni. L'azoto minerale che si libera è soggetto velocemente a dilavamento. Caratteristiche varietali: le varietà più produttive sono anche quelle che richiedono maggiore fertilità dei terreni e che, in situazioni di minore disponibilità di elementi nutritivi, non trovano soddisfatte le proprie esigenze.
Modalità di impianto Modalità di impianto La semina L’epoca, la densità, la profondità e le modalità di impianto sono elementi importanti per il controllo delle infestanti e delle avversità in genere. La predisposizione di binari fissi non seminati, riservati al passaggio delle operatrici, agevola tutti gli interventi in campo (lavorazione, semina, strigliature e sarchiature, raccolta) e riduce il calpestamento del terreno. Questi vantaggi bilanciano la potenziale riduzione di produzione, in parte compensata anche da una maggiore produttività del grano lungo i bordi dei binari, dove la disponibilità di luce, acqua ed elementi nutritivi è superiore. Modalità di impianto Epoca di semina Densità di semina Profondità di semina Profondità di semina Profondità di semina
Le modalità d’impianto File semplici La semina a file semplici è quella classica e prevede una distanza tra le file di circa 20 cm. Adottando questo sistema di impianto si riduce il tempo a disposizione per eventuali interventi di strigliatura per il controllo delle infestanti in post-emergenza, poiché lo sviluppo delle piante nell'interfila ostacola il passaggio delle macchine operatrici. File binate Questo sistema di impianto è ideale qualora sia prevista la consociazione del grano con una specie leguminosa. Inoltre l'impianto a file binate consente alla specie di meglio sopportare condizioni di carenza idrica. In questo caso è necessario il controllo meccanizzato delle infestanti operato tramite sarchiatura tra le bine. Si adottano distanze tra le bine di 25-30 cm e sulle bine di 6-10 cm. Il minore investimento di piante per unità di superficie per l'impianto a file binate viene compensato dalla maggiore produttività del grano che sulle bine dispone di più luce, acqua ed elementi nutritivi. Semina a spaglio E' soprattutto utile nei terreni con forte pendenza dove è difficile ottenere una semina di precisione su file. Con la falsa semina e l'aumento della densità di impianto, i danni delle malerbe possono essere controllati sufficientemente. Esistono macchine combinate che operano nel contempo una minima lavorazione del terreno di 3-4 cm e lo spaglio.
L’epoca di semina Nell'ambiente del meridione italiano si effettua la semina autunnale, tra l’inizio di novembre e la metà di dicembre. L'epoca migliore è individuata da diversi fattori, primo fra tutti l'andamento climatico. La semina anticipata, in generale, accentua l’incostanza produttiva tipica delle zone cerealicole del Sud Italia, dovuta principalmente alle maggiori fluttuazioni meteorologiche cui la coltura va incontro. Il posticipo sembra, invece, ammortizzare le differenze produttive dovute a queste fluttuazioni. ll ritardo della semina si attua: - per seminare in concomitanza con il periodo più atteso per le precipitazioni - per l’esecuzione di uno o più interventi di falsa semina per il controllo delle infestanti; - per le varietà a ciclo precoce, per evitare la loro maturazione in periodi non idonei; - per le varietà più soggette all’allettamento; - per il controllo del mal del piede che è favorito dalle alte temperature autunnali. Il posticipo dell'epoca di semina comporta un aumento della distribuzione del seme per unità di superficie. Non conviene ritardare la semina: - negli ambienti più freddi, per favorire un buono sviluppo delle piantine nelle prime fasi di coltura e l'accestimento autunnale; - negli ambienti in cui le temperature alte alla fine del ciclo favoriscono il fenomeno della stretta. In alternativa si possono scegliere delle varietà precoci e ritardare la semina; - per sfruttare l'azoto presente nel terreno, mineralizzato a fine estate, che altrimenti verrebbe dilavato.
Densità di semina In generale, per la semina a file semplici, con riferimento alle 350 cariossidi germinabili che nel convenzionale consentono l'ottenimento di circa 500-600 spighe/m2, in agricoltura biologica si consigliano investimenti leggermente superiori (400-450/m2), per controllare meglio lo sviluppo delle malerbe o supplire ad eventuali perdite produttive legate agli interventi con lo strigliatore in post-emergenza. Per la semina a file binate si utilizzano 200-300 cariossidi/m2. Aumenti delle densità di semina risultano inoltre opportuni - in zone collinari - per la semina a spaglio (non oltre le 600 cariossidi/ m2) - ritardando l'epoca di semina poichè la percentuale di germinazione in questi casi si riduce e gli investimenti delle superfici possono essere inferiori a quelli desiderati. altre indicazioni nella definizione dell'ottimale densità di semina: - l'ambiente esercita grande influenza sulla produttività della coltura. In ambienti favorevoli le differenze produttive tra la coltura biologica e convenzionale possono ridursi. Si amplificano, invece, in presenza di fattori limitanti, quali la carenza idrica. In questi casi densità di semina più elevate, oltre a non garantire aumenti di produttività, possono comportare il deperimento di alcuni indici qualitativi della granella (contenuto e qualità in proteine). Con investimenti più ridotti delle superfici acquistano maggiore importanza gli interventi meccanizzati, in pre-semina e post-emergenza, per il controllo delle infestanti; - la capacità di accestimento può permettere al cereale di colmare eventuali fallanze o investimenti ridotti. In ambiente toscano, osservazioni rigorose su differenti densità di semina adottate (da 200 a 400 cariossidi germinabili/m2), in un sistema di coltivazione biologica, hanno indicato comportamenti varietali differenti. In generale, l'elevata capacità di accestimento delle varietà ha consentito di ottenere ottimi livelli produttivi anche riducendo le dosi di seme distribuite per ettaro (200-300 cariossidi/m2); - investimenti elevati delle superfici possono favorire l'insorgere di malattie fungine o di avversità quali l'allettamento.
La profondità di semina La semina troppo in profondità non agevola la fuoriuscita della piantina dal terreno, mentre la semina troppo superficiale la sottopone maggiormente alle avversità atmosferiche e riduce la disponibilità idrica. Importante è l’ottenimento dell'uniformità di semina, mantenendosi tra i 2 e i 5 cm in funzione del tipo di terreno e delle disponibilità idriche. Nelle zone calde e su terreni lavorati anche solo superficialmente, conviene adottare la massima profondità di semina suggerita. Ciò permetterà una maggiore protezione delle piante dai ritorni di siccità. In caso di semina su terreno non lavorato, invece, il seme più in superficie, compatibilmente con un'efficace copertura, incontrerà minori difficoltà durante la fase di germinazione ed emergenza. Il mantenimento di una tale profondità di semina è possibile per la maggiore capacità che ha un terreno poco manipolato di trattenere l’acqua.
controllo delle infestanti Sono cospicue le sottrazioni di elementi nutritivi e acqua operate dalle infestanti ai danni del grano. Alcune di esse hanno esigenze nutrizionali persino superiori a quelle del cereale. Inoltre la loro azione di ombreggiamento e di competizione per la luce, ha influenza negativa sulla capacità di accestimento, la fertilità della spiga, il peso medio delle cariossidi. A livello nazionale, in assenza di alcun intervento di controllo delle infestanti, i cali produttivi sono in media del 25-30%, arrivando a punte massime del 70-80% (monocoltura di grano). In particolare sono le varietà basse, con foglie erette e ridotta capacità di accestimento, oggetto di produzione del miglioramento genetico negli ultimi anni, quelle che più risentono dell'azione competitiva con le infestanti. Terreni infestati, inoltre, per la presenza di biomassa di consistenza diversa, sono di ostacolo all'operazione di trebbiatura e portano alla raccolta di prodotto inquinati. Principali misure per il contenimento della flora infestante: prevenzione: impostazione corretta delle rotazioni, impiego di semente selezionata, scelta varietale, utilizzo di fertilizzanti organici ben compostati. interventi in pre-semina: lavorazioni del terreno, falsa semina, densità e modalità di impianto. interventi in post-emergenza: strigliatura per la semina a file semplici, sarchiatura per quella a file binate.
Le avversità In agricoltura biologica la prevenzione è alla base del controllo delle avversità. Per attuarla è necessario conoscere l’ambiente di coltivazione ed individuare le scelte tecniche per ridurre il peso dei principali fattori limitanti che lo caratterizzano. Scelta dei terreni, loro conduzione ed epoca di semina sono elementi molto importanti per permettere alla specie di fronteggiare a condizioni di carenza idrica, tipiche dei nostri ambienti e contenere lo sviluppo della flora infestante. Nella rotazione, l’esclusione del reingrano, l'allungamento dei turni e la diversificazione delle specie in successione, riducono l'incidenza dei patogeni del terreno e delle malerbe. La scelta della cultivar può conferire tolleranza verso alcune malattie fungine e maggiore resistenza ad avversità quali il freddo e l'allettamento, la stretta e la bianconatura. L'impiego di semente sana e priva di organismi infestanti conferisce maggiore competitività nelle prime fasi di sviluppo. L'entità dei danni conseguente all'azione di organismi dannosi quali funghi ed insetti negli ambienti mediterranei non è tale da giustificare il ricorso a mezzi tecnici consentiti per operarne il controllo. La pressione delle infestanti, invece, può rendere conveniente interventi meccanizzati di strigliatura in post-emergenza. Le avversità colpiscono il grano non solo in pieno campo. Frequentemente i maggiori problemi si hanno di seguito alla raccolta, durante la fase di conservazione della granella. Anche in questo caso misure preventive di igiene servono a preservare e mantenere la qualità del grano raccolto. Freddo Eccesso idrico Stress idrico Stretta Bianconatura e slavatura Allettamento Fattori nutrizionali: N, P, K Funghi e insetti
Il freddo I danni possono verificarsi nelle prime fasi colturali, in concomitanza con ristagni idrici, poiché l'elevata umidità del terreno riduce la resistenza al freddo della pianta. I pericoli maggiori si hanno con i ritorni di freddo primaverili, durante la fase di botticella - spigatura, che comportano perdita di fertilità della spiga per aborto fiorale. Le colture in avanzato stadio vegetativo sono le più soggette ai ritorni di freddo. Difesa Epoca di semina: negli ambienti più freddi è un rischio posticipare troppo la semina per non limitare lo sviluppo delle piantine nelle prime fasi di coltura e l'accestimento autunnale. Rullatura alla semina: il migliore contatto tra terreno e seme rende le giovani piantine più resistenti agli stress termici. Sistemazione adeguata del terreno: quando la natura e le condizioni del terreno favoriscono il ristagno idrico nelle prime fasi del ciclo colturale, le lavorazioni di preparazione del letto di semina devono ripristinare condizioni per il regolare movimento dell'acqua nei suoli, senza indurre esse stesse formazione di strati impermeabili (suola di aratura) o condizioni favorevoli al ripresentarsi di problemi di compattamento (lavorazioni troppo energiche). Scelta varietale: dove sono frequenti i ritorni di freddo primaverili, le varietà a spigatura precoce sono le più soggette a questo tipo di danno.
L’eccesso idrico Il ristagno prolungato dell’acqua può causare difficoltà di germinazione dei semi, asfissia radicale, maggiore suscettibilità alle basse temperature. Gli effetti si manifestano con minore emergenza e presenza di ingiallimenti diffusi e sviluppo stentato delle piante. Anche se le piante si riprendono, esse hanno apparato radicale poco sviluppato e pertanto sono più esposte a problemi di allettamento e stress idrico. L'eccesso idrico in fase di maturazione delle cariossidi può, inoltre, indurre i problemi della bianconatura e slavatura. Difesa Sistemazione adeguata del terreno: quando la natura e le condizioni del terreno favoriscono il ristagno idrico nelle prime fasi del ciclo colturale, le lavorazioni di preparazione del letto di semina devono ripristinare condizioni per il regolare movimento dell'acqua nei suoli, senza indurre esse stesse formazione di strati impermeabili (suola di aratura) o condizioni favorevoli al ripresentarsi di problemi di compattamento (lavorazioni troppo energiche).
Lo stress idrico Nelle prime fasi colturali l'aridità dei terreni può ridurre l'emergenza delle piantine e compromettere il regolare sviluppo dell’apparato radicale. Nella fase di spigatura/fioritura gli stress idrici regolano la formazione delle cariossidi; in quella di maturazione, la disponibilità di acqua è importante per la traslocazione degli assimilati e per far fronte al fenomeno della stretta. Difesa Epoca e profondità di semina: la semina va effettuata nel periodo più atteso delle precipitazioni. Nei terreni lavorati, anche solo superficialmente e negli ambienti con maggiori problemi di siccità, la massima profondità di semina (4-5 cm) protegge maggiormente dai problemi di siccità. Terreni e lavorazioni: terreni di buona struttura hanno migliore capacità di trattenuta idrica. Per cui è importante non solo la scelta dei suoli ma anche curarne il miglioramento e la conservazione delle caratteristiche durante l'intera rotazione colturale. E' possibile l'adozione di sistemi di lavorazione ridotta per la salvaguardia della struttura dei suoli. Rullatura alla semina: il buon contatto tra seme e terreno induce una migliore germinazione e sviluppo dell'apparato radicale sin dalle primissime fasi di crescita e capacità di far fronte a condizioni di stress idrico. Irrigazione: è pratica costosa, con funzione di soccorso. Se effettuata in condizioni critiche di siccità all'emergenza o alla spigatura/fioritura del grano, induce ottime risposte delle piante.
La stretta E’ un danno spesso ricorrente nell’Italia meridionale e insulare per l’aridità dei terreni e per l’andamento siccitoso delle precipitazioni. Si ha in concomitanza di temperature oltre i 28°C, venti caldi e scarse risorse idriche nel terreno che provocano un rapido disseccamento della pianta. Lo squilibrio tra la traspirazione e l’assorbimento dell’acqua interrompe la migrazione delle sostanze elaborate con conseguente formazione di cariossidi malnutrite, che arrivano ad essere anche vuote. Condizioni di forte stress e di elevata traspirazione seguono anche l'attacco di alcuni funghi, soprattutto delle ruggini. Difesa Scelta varietale ed epoca di semina: varietà a ciclo precoce possono sfuggire a questa avversità, evitando l'esposizione degli stadi fenologici più sensibili alle condizioni che inducono il fenomeno della stretta. Sono utili anche varietà in possesso di resistenza a funghi che aggravano il fenomeno della stretta (ruggini, oidio). Per le varietà a ciclo più lungo, posticipare la semina significa esporle maggiormente alle temperature alte ed ai venti caldi.
Bianconatura e slavatura Bianconatura E' dovuta alla carenza di azoto nel terreno che non favorisce la formazione della struttura vitrea delle cariossidi. Il contenuto proteico si riduce e le cariossidi si presentano in parte o totalmente biancastre, non traslucide e farinose. Si abbassa il valore pastificatorio. L’azoto può difettare per la scarsa umidità nel terreno, che non favorisce i processi di trasformazione della sostanza organica, o per l’eccessiva piovosità durante la maturazione, che ne provoca il dilavamento. Il fenomeno è più frequente in terreni sabbiosi e calcarei, poichè più soggetti al dilavamento. Le varietà caratterizzate da un elevato contenuto proteico potenziale, indicano una migliore capacità di assimilazione dell’azoto presente nel terreno, il che comporta minori problemi di bianconatura. Slavatura Si ha quando le piogge abbondanti determinano l’alternarsi di umidificazione e asciugatura della cariosside matura, cosicchè questa assume un colore traslucido e aspetto ruvido, dovuto al formarsi di microlesioni. Si ha una riduzione dei pigmenti di colorazione, ma non una diminuzione del valore pastificatorio.
L’allettamento L’atterramento delle piante sotto l’effetto prevalentemente del vento o della pioggia è correlato essenzialmente all’altezza della pianta (le piante alte ed esili sono maggiormente soggette) ed ai fattori che favoriscono l'allungamento della taglia (eccesso di azoto, elevata densità di semina). Per la minore disponibilità di azoto che le piante hanno in agricoltura biologica è un problema che ricorre con meno frequenza nei campi di grano, ma che non scompare, soprattutto nei terreni più fertili. Quanto più precocemente si verifica l’allettamento tanto maggiore è la diminuzione della resa in granella. I danni sono anche indiretti. Ad esempio un allettamento seguito da un andamento molto piovoso favorisce l’insorgere di attacchi fungini. Altre volte sono gli stessi funghi a provocarlo (agenti del mal del piede). Difesa Scelta varietale: le varietà più tardive, a taglia alta e ad elevata capacità di accestimento sono quelle in genere più suscettibili. Sono tutte condizioni che favoriscono la produzione di culmi più esili che rendono la coltura più soggetta all’allettamento. Densità di semina: l’eccessiva densità di semina provoca l’infoltimento della coltura che limita la penetrazione della luce inducendo l’allungamento degli internodi basali con relativo aumento della loro fragilità. Concimi organici azotati: gli apporti devono integrare le riserve presenti nel terreno e non eccedere le effettive esigenze delle piante, per evitare rigogli vegetativi.
I fattori nutrizionali Azoto - La carenza si può manifestare per effettiva mancanza dell’elemento nel terreno o, come fatto transitorio, in dipendenza con l'andamento delle temperature e del contenuto di umidità del suolo, fattori determinanti per la trasformazione della sostanza organica. La carenza porta ad uno sviluppo stentato della pianta con foglie più piccole e di color verde-giallastro e produzione di granella con scarso contenuto proteico. L’eccesso di azoto, al contrario, prolunga l’attività vegetativa della pianta, e la rende più sensibile alle gelate, ai patogeni e all’allettamento. Fosforo e potassio - La carenza di fosforo si manifesta con una riduzione dell'accrescimento della pianta, riduzione dell'accestimento, pigmentazione antocianica delle foglie. La carenza di potassio è rara e più frequente nei terreni sabbiosi, ricchi di scheletro e poveri in sostanza organica e in climi piovosi. I sintomi sono rappresentati da nanismo, eccessivo accestimento, scarsa produzione di spighe, ginocchiatura, predisposizione all’allettamento e a contrarre malattie fungine, elevata suscettibilità ai freddi precoci e tardivi. Difesa Gestione della fertilità dei suoli: la successione delle colture nel tempo, le cure ad esse destinate, le precessioni al grano e la gestione dei relativi residui colturali, ecc., regolano la presenza e la disponibilità di questi elementi nel terreno. Gli apporti di fertilizzanti organici dovranno colmare le eventuali deficienze.
Funghi ed insetti Nelle regioni mediterranee gli attacchi parassitari sul grano raramente raggiungono livelli di danno da giustificare interventi diretti di controllo con prodotti consentiti. Le condizioni climatiche (temperature e umidità) e l'osservanza di alcune misure sanitarie, solitamente limitano lo sviluppo delle principali malattie fungine e dello zabro gobbo, unico insetto causa, saltuariamente, di danni di rilievo in pieno campo. Il rispetto di misure sanitarie mira a evitare l'ingresso, la persistenza e la diffusione degli organismi dannosi nei campi coltivati. Esse prevedono: - l'impiego di semente sana, non vettrice di malattie - la scelta di varietà resistenti (sono disponibili varietà con diverso grado di resistenza alle ruggini ed all'oidio) - l'applicazione di rotazioni colturali in assenza di ritorno frequente del grano o delle specie affini, con turni di riposo sufficientemente lunghi, in particolare in presenza di infezioni di mal del piede e fusariosi - la gestione adeguata delle stoppie e dei residui colturali, che conservano l'inoculo delle malattie nei campi - il controllo delle infestanti, anch'esse possibili fonte di inoculo L'utilizzo di semente sana e l'applicazione di adeguati turni nella rotazione, rendono inutili gli eventuali interventi di concia. Principali funghi ed insetti: Ruggine bruna Mal del piede e fusariosi Oidio Septoriosi Zabro gobbo La concia della semente
La gestione delle paglie Le paglie si caratterizzano per avere un contenuto di acqua molto ridotto ed essere particolarmente ricche di cellulosa e lignina. Il contenuto in azoto è anche bassissimo, mentre sono ricche in potassio.Queste caratteristiche ne condizionano l'utilizzo. La raccolta è conveniente in presenza di allevamenti zootecnici, in quanto la paglia concorre a formare il letame. L'interramento è pratica valida, ma che richiede attenzioni nell'esecuzione. La pratica della bruciatura è sconsigliata perchè, oltrechè pericolosa, è dannosa alla fertilità del terreno.
La raccolta Questa fase può influenzare marcatamente le caratteristiche qualitative della granella ed il loro mantenimento durante la fase di conservazione. Grande attenzione deve essere posta all’epoca e al metodo di raccolta, per assicurare l'integrità, la purezza della granella, la riduzione delle perdite in campo. Epoca di raccolta La raccolta è effettuata quando la pianta è prossima alla maturazione piena, con cariossidi con umidità intorno a 12 percento. Queste condizioni di lavorazione riducono le perdite di prodotto per rottura e sgranatura delle spighe e assicurano maggiore plasticità e quindi resistenza alla rottura, delle cariossidi stesse. Modalità di esecuzione della raccolta Le moderne mietitrebbiatrici sono polivalenti e quindi utilizzabili anche per altre colture da granella in rotazione con i cereali (leguminose ,oleaginose, semi di foraggere). Importante è la loro regolazione. Velocità di avanzamento troppo elevate e cattiva regolazione degli organi lavoranti, in particolar modo in presenza di campi infestati, determinano maggiore presenza di elementi inquinanti e di cariossidi spezzate. In generale, soprattutto operando nelle ore più calde della giornata, quando aumentano i problemi di sgranatura, rottura ed inquinamento, bisogna: - abbassare la velocità di avanzamento in campo - ridurre il numero di giri del battitore della trebbiatrice - aumentare la distanza tra battitore e controbattitore. Queste condizioni devono essere sempre adottate, anche nelle ore più fresche, in presenza di campi con cospicua presenza di erbe infestanti al momento della raccolta. Anticipo della raccolta L'anticipo dell'epoca di raccolta consente di operare più velocemente, poiché espone meno a problemi di rottura e sgranatura delle spighe e di inquinamento del prodotto finale. L'anticipo non pregiudica la qualità della produzione, purché: - avvenga quando le cariossidi hanno terminato la fase di accumulo degli elaborati - si provveda velocemente all’abbassamento dell’umidità della granella Bisogna attrezzarsi per effettuare l'operazione di essiccatura in corrente di aria, senza riscaldamento, per evitare un peggioramento qualitativo della granella per i successivi processi di trasformazione.
La scelta varietale La scelta ha come riferimento: - le caratteristiche merceologiche richieste dal mercato: elevato contenuto proteico della granella, colore più intenso della semola o altri caratteri per i quali si possa prevedere una specifica domanda dall’industria di trasformazione - l’ambiente di coltivazione: i fattori limitanti che lo caratterizzano e l'agro-tecnica influiscono sulle potenzialità produttive Le varietà scelte dovranno assicurare un certo grado di stabilità produttiva con riferimento all’ambiente specifico di coltivazione. Per questi motivi: nel "breve periodo", le varietà consigliabili per l'agricoltura biologica sono quelle che nell'ambiente del meridione italiano vengono tradizionalmente utilizzate nella granicoltura e che nel tempo hanno mostrato di possedere adattabilità e produttività in questi ambienti. Nel "medio periodo" ruolo dell'agricoltore è individuare quali di queste varietà e delle altre disponibili soddisfano meglio le esigenze del mercato biologico nello specifico ambiente di coltivazione e come impostare l'agro-tecnica per ridurre il peso dei fattori limitanti la produzione. Ruolo dell'agricoltore Criteri di scelta varietale
Il ruolo dell’agricoltore L'agricoltore deve riconoscere i genotipi in possesso dei requisiti migliori per la coltivazione biologica. I criteri di scelta possono basarsi sulla valutazione di alcune caratteristiche che esprimono la capacità di adattamento delle piante all'ambiente di coltivazione e le loro potenzialità produttive. Particolarmente importante è ottenere grano che soddisfi le esigenze dell'industria di trasformazione, spesso in difficoltà nel reperimento della qualità. Grani atti alla pastificazione faciliteranno l'ingresso sul mercato e l'avvio di accordi inter-professionali, favorendo le produzioni su contratto. E' per questo importante non scartare nella scelta quelle varietà meno produttive, ma dotate di buoni indici qualitativi, e definire per esse le agro-tecniche migliori. L'introduzione di nuove varietà in possesso di caratteristiche interessanti deve avvenire previo confronto varietale in azienda stessa, su superfici limitate. Ciò consentirà di valutare l'adattamento all'agro-tecnica biologica delle nuove varietà rispetto a quelle di uso tradizionale e la validità dei criteri seguiti nella scelta. Nell'esprimere giudizi sulle varietà impiegate si tengano sempre in grande considerazione i vari fattori che influenzano le rese: andamento climatico, precessioni colturali (sarchiate, foraggere, sovescio, ecc.), livello di fertilità residua del terreno, tipo e apporti di fertilizzanti, avversità occorse, ecc.. La valutazione di dati non omogenei (confronti operati con precessioni differenti, località e annate diverse, ecc.), può portare a considerazioni errate sulla convenienza dell’utilizzo di una varietà piuttosto che un’altra.
I criteri di scelta Caratteri valutabili dall’agricoltore per la scelta varietale e della semente: Lunghezza del ciclo:La precocità di fioritura e maturazione: consente agli stadi fenologici della pianta più sensibili allo stress idrico di sfuggire al periodo siccitoso; espone maggiormente la pianta ai ritorni di freddo primaverile; penalizza la fase di traslocazione degli assimilati per cui si possono ottenere rese più stabili, ma produzioni non elevate negli anni più favorevoli. Accestimento:In agricoltura biologica, essendoci un decremento nelle unità nutritive a disposizione della pianta, potrebbe risultare vantaggioso utilizzare genotipi a ridotto numero di culmi secondari. Allo stesso tempo nella semina autunnale l’accestimento rappresenta una caratteristica vantaggiosa, che permette alla pianta di supplire a carenze di investimento e di difficoltà verificatesi al momento della semina. Resistenza a malattie fungine:Le varietà disponibili in commercio presentano diversi gradi di resistenza all’oidio ed alla ruggine bruna. Taglia e resistenza all’allettamento:Per il biologico bisogna valutare se, con la riduzione degli input energetici e la consecutiva minore possibilità di allettamento, non convenga allevare genotipi a taglia più elevata che mostrano maggiore tolleranza a stress abiotici (idrici e termici), maggiore competitività con le malerbe e migliore contenuto proteico della granella. Produttività:Le rese produttive nel biologico possono essere inferiori rispetto a quelle del convenzionale. E’ importante puntare alla stabilità produttiva nel tempo, nell’ambiente specifico di coltivazione e curare l’aspetto qualitativo della produzione. Qualità produttiva (proteine, glutine, indice di giallo):Le minori produzioni ottenibili possono essere compensate da un’elevata attitudine alla trasformazione del prodotto (proteine e glutine). E' la disponibilità di azoto nel terreno a determinare la qualità del prodotto. In un sistema di produzione come quello biologico, dove le disponibilità di azoto sono spesso limitate, varietà caratterizzate da elevato contenuto proteico della granella, indicano maggiore efficienza di assunzione e traslocazione dell'azoto dal terreno alle cariossidi.Il colore giallo della pasta è pure caratteristica apprezzata dai consumatori e differentemente espressa nelle varietà.Peso dei 1000 semiOltre ad essere corelato positivamente con la produttività, permette di determinare i quantitativi di semente necessari per rispettare la densità di semina programmata. Germinabilità e energia germinativa:Consentono di ottenere sui terreni investimenti molto vicini a quelli programmati. In particolare, l’elevata energia germinativa permetterebbe alle plantule, appena terminata la fase di germinazione, di affrontare meglio problemi di stress idrico.
Il miglioramento genetico L’ideotipo di pianta cui avvicinarsi nella costituzione varietale adatta al biologico rivede molte delle azioni compiute nel miglioramento genetico del grano duro, in virtù del fatto che gli input energetici a disposizione della coltura (soprattutto la disponibilità di azoto) possono costitutire un fattore limitante. Il miglioramento è ottenibile puntando all’adattamento della specie agli stress degli ambienti di coltivazione (resistenza a stress nutrizionali, idrici, fitopatologici, ecc.) cercando di mantenere, nel contempo, livelli di produttività e qualità soddisfacenti. La maggiore difficoltà sta nel soddisfare contemporaneamente queste diverse esigenze, spesso in contrasto tra loro. Nel passato sono stati raggiunti importanti risultati (l’adattabilità alle zone soggette a stress idrici e termici, la buona produttività, la durata del ciclo produttivo, la regolazione della taglia, la resistenza alle principali fitopatie, ecc.) che offrono un’ottima base di partenza al lavoro da compiere. L'agricoltore meridionale dispone di diverse varietà con cui perseguire non solo l'elevata e stabile produttività, ma anche il miglioramento della qualità ricercata dagli industriali e dai tecnologi. Rimane da valutare la risposta di queste varietà a tecniche colturali secondo il metodo di produzione biologico. Attualmente le istituzioni scientifiche responsabili della conservazione e del miglioramento dei genotipi di frumento, custodiscono numerose linee, in alcuni casi già in avanzato stadio di osservazione per l’adattamento a produrre in presenza di bassi input di azoto. Questo materiale genetico costituisce fonte preziosa di informazioni e di caratteristiche per la produzione futura di varietà adattate agli specifici ambienti di coltivazione, in sistemi produttivi a ridotto impatto ambientale.
Controlli effettuati in un azienda alimentare sul grano in acquisto e durante il processo di produzione(H.A.C.C.P.)
Diagramma di flusso del processo di molitura del grano duro e relativi controlli
BIBLIOGRAFIA:www.biopuglia.iamb.it enciclopedia encarta Sciarra pietro