Seconda Giornata di Studio sulle Identità Territoriali Luca Zarrilli Università G. “D’Annunzio” di Chieti-Pescara L’Islanda al tempo della kreppa. Crisi economica, prospettiva europea e identità nazionale Seconda Giornata di Studio sulle Identità Territoriali Roma, 26 Febbraio 2010
crisi, contrazione, depressione kreppa: crisi, contrazione, depressione “kreppa actually connotes something more: the roar of a volcano perhaps; the approach of a catastrophe” (Roger Boyes, Meltdown Iceland, Bloomsbury, 2009, p. X)
nell’occhio del ciclone
il “miracolo economico” islandese la pesca
l’energia
il turismo
dal boom al default “There is a very real danger, fellow citizens, that the Icelandic economy in the worst case could be sucked into the whirlpool, and the result could be national bankruptcy…. If there was ever a moment when the Icelandic nation needed to stand together and show fortitude in the face of adversity, then this is the moment…. God bless the Icelandic nation!” (Geir Haarde, ex Primo Ministro. Dal “discorso alla nazione” del 6 ottobre 2008)
le cause del default la finanza “creativa”
le “razzie societarie” dei “New Vikings” Hamleys Saks Bang & Olufsen Woolworths American Airlines EasyJet Finnair West Ham Jón Ásgeir Jóhannesson, Baugur
inesperienza sottovalutazione del rischio (“Iceland is not Thailand”) cointeressenze familiari assenza di controlli attacchi speculativi operazioni fraudolente
la “bolla perfetta” (Robert Aliber, University of Chigago, 2006) pil 2007 8,5 mld € debito estero giugno 2008 50 mld € esposizioni bancarie giugno 2008 75,6 mld € tassi di interesse settembre 2008 15,5%
una nazione di “terroristi”?
la “rivoluzione delle pentole”
verso l’Europa? 1970 – adesione all’EFTA 1994 – adesione all’EEA 1996 – adesione agli accordi di Schengen 2009 – richiesta di adesione alla UE
l’opinione pubblica sì no non so agosto 2005 55% 37% 8% settembre 2009 32,7% 50,2% 17,1% Fonte: Capacent Gallup
ritorno alle origini?
cominciare dal basso? “L’Islanda può essere più autosufficiente e più creativa e, allo stesso tempo, fare le cose in una maniera più in linea col secolo XXI che con il XIX. Utilizziamo questa crisi economica per essere totalmente sostenibili. Insegniamo al mondo tutto ciò che sappiamo sulle centrali di energia geotermica. Appoggiamo le imprese verdi. Cominciamo dal basso. Può essere che ritardino a crescere e a dare benefici, ma si basano su qualcosa di solido, stabile e indipendente dai terremoti di Wall Street e al volatile prezzo dell’alluminio. E ciò aiuterà l’Islanda a continuare ad essere ciò che meglio sa essere: una incontaminata e meravigliosa forza della natura.” (Björk, intervista a The Times, 28 ottobre 2008)
takk fyrir!