I MODELLI DI DISOCCUPAZIONE IN EUROPA

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Transcript della presentazione:

I MODELLI DI DISOCCUPAZIONE IN EUROPA III Lezione

Le caratteristiche della disoccupazione in Italia forte penalizzazione delle donne tasso disoccupazione: donne = 11,6%; uomini = 6,8% 2. forte penalizzazione dei giovani maschi: tasso disoccupazione giovani (15-24 anni) = 24,2% (25-34 anni) = 9,2% adulti (35-54 anni) = 3,5%

3. forte presenza di persone senza esperienza di lavoro: in cerca di primo lavoro = 51% disoccupati in senso stretto = 28% altri in cerca di lavoro = 21% ma per contro anche 4. molto bassa penalizzazione di - maschi - adulti - con esperienza di lavoro (disoccupati in senso stretto)

A confronto con l'Europa Limitate differenze nei tassi di disoccupazione totale - Italia: 1-2 punti percentuali oltre media Ue - 9 paesi su 14 (Italia compresa) nella fascia da 5% a 10% Ma forti differenze per: 1. discriminazione verso donne 2. discriminazione verso giovani 3. presenza di persone in cerca di primo lavoro

Indice di discriminazione per genere = (TD donne – TD maschi) / TD totale indice di discriminazione è più elevato : - NO nei paesi ove più alto tasso di disoccupazione totale - NO nei paesi ove le donne partecipano di più al lavoro (più alto tasso di attività) - SÌ nei paesi che creano meno occupazione (più basso tasso di occupazione totale)

Discriminazione di genere e tasso di occupazione totale, 2003

Italia = 56,1%, il tasso più basso dei paesi europei Se considerassimo anche i paesi dell’Europa Orientale scomparirebbe ogni relazione tra discriminazione di genere e livello di occupazione Inserisci dati nuovi

Discriminazione per età: I giovani sono più colpiti dalla disoccupazione in tutti i paesi europei tranne che in Germania ma differenze nei tassi di disoccupazione tra giovani e adulti dello stesso genere - in alcuni paesi pochi punti percentuali - in altri sino a quasi a 30 punti (record Italia e Spagna)

Tassi di disoccupazione per età nel 1997 (maschi)

Tassi di disoccupazione per età nel 2001 (maschi)

3 modelli di impatto della disoccupazione per età modello italiano - altissima disoccupazione giovanile - molto bassa disoccupazione adulta e anziana modello tedesco - rischio di disoccupazione quasi eguale per ogni età modello britannico-francese - elevata disoccupazione giovanile - media disoccupazione adulta - medio-alta disoccupazione anziana

indice di discriminazione è più elevato Indice di discriminazione per età = (TD giovani – TD totale) / TD totale (per i maschi) indice di discriminazione è più elevato - NO nei paesi ove più alto tasso di disoccupazione totale - NO nei paesi ove il numero di giovani è più elevato (più alto tasso di attività o maggiore crescita demografica) - SÌ nei paesi che creano meno occupazione (più basso tasso di occupazione totale) Italia = 56,1%, il tasso più basso dei paesi europei

Discriminazione verso i giovani maschi e tasso di occupazione totale, 2003

La diversa composizione della disoccupazione le persone in cerca di lavoro sono persone molto differenti nei diversi paesi europei: A seconda di -genere -età -posizione sul mercato -posizione in seno alla famiglia

Composizione per genere - prevalentemente maschile (Gran Bretagna, Svezia Germania) - prevalentemente femminile (Francia, Italia, Danimarca, Spagna, Olanda)

Composizione per età - prevalentemente giovanile (Italia, Spagna, Grecia) - prevalentemente adulta (Francia, Olanda, Belgio, Portogallo, Gran Bretagna, Finlandia, Irlanda) - prevalentemente adulta e anziana (Danimarca, Svezia, Austria, Germania)

Struttura della disoccupazione per fasce di età (maschi 1997)

Vedi Fig.3.8 testo

Composizione per posizione sul mercato I giovani sono per lo più in cerca di prima occupazione Gli adulti sono per lo più disoccupati in senso stretto quindi dove le persone in cerca di lavoro sono per lo più giovani prevalgono coloro che sono in cerca di prima occupazione dove le persone in cerca di lavoro sono per lo più adulti prevalgono i disoccupati in senso stretto

Eccezione la Spagna ove enorme diffusione di lavori temporanei ha trasformato molti giovani da in cerc di primo lavoro a disoccupati in senso stretto

Composizioe per posizione in seno alla famiglia → influisce su risorse di chi è senza lavoro economiche psicologiche Minore vulnerabilità alla disoccupazione di maschi adulti ↓ Minor vulnerabilità alla disoccupazione dei capifamiglia in ogni paese europeo, ma in Italia la "protezione" dal rischio della disoccuazione

Composizione della disoccupazione per posizione nella famiglia 3 modelli in Europa 1. Grecia, Spagna e Italia: in gran maggioranza i disoccupati sono figli che vivono con genitori, mentre capifamiglia o single sono intorno al 20%; 2. Gran Bretagna e Germania: oltre il 53% delle persone in cerca di lavoro sono capifamiglia o single; 3. Francia, Belgio, Austria e Olanda: capifamiglia e single dal 39% al 45% delle persone in cerca di lavoro, mentre dal 28% al 33% sono coniugi. * Riferimento Fig. 3.9

In Italia: cercano lavoro restando a lungo in famiglia La situazione dell'Italia (e anche di Spagna e Grecia) per quanto riguarda la posizione nella famiglia delle persone in cerca di lavoro è ancor più differente da quella degli altripaesi europei di quanto è risultato guardando alla discriminazione per età: → poiché i giovani dei paesi dell'Europa meridionale escono dalla famiglia di origine in età molto più elevata dopo aver hanno trovato un lavoro. Invece, nei paesi dell'Europa centrosettentrionale i giovani escono in età molto più giovane, spesso prima di aver trovato un lavoro

La protezione della famiglia In Italia e negli altri paesi dell'Europa meridionale - pochi capifamiglia sono disoccupati - i giovani vivono per lo più ancora in famiglia Quindi: i giovani in cerca di lavoro per lo più vivono in famiglie ove almeno una persona è occupata (o percepisce una pensione)

Giovani in cerca di lavoro - in Europa meridionale, sono molti, ma solo pochi corrono il rischio di vivere in famiglia senza reddito. - in Europa centrosettentrionale, sono relativamente pochi, ma ben 4 su 10 vivono in famiglie senza reddito da lavoro, anche perché molti sono single.

Adulte femmine in cerca di lavoro - in Europa meridionale sono poche, inoltre è meno probabile che vivano in famiglie senza reddito da lavoro, perché è meno probabile che vivano da sole a causa di un divorzio

Adulti maschi e Anziani - quasi nessuna differenza tra i paesi europei - vivono per lo più in famiglie ove non entra alcun reddito da lavoro - possono contare soltanto sul sostegno del welfare state grado di generosità molto diverso tra paesi europei

Quale mercato del lavoro è più rigido? Mutamento di prospettiva a metà anni ’90: dall’analisi del rischio di divenire disoccupati all’analisi della flessibilità Teoria dell’eurosclerosi: Europa / USA Maggiore rigidità del mercato del lavoro scarsa crescita occupazionale Ma: a. anni ’60 e ’70 in Europa alta crescita occupazionale b. alcuni paesi europei hanno risultati simili a USA c. due modelli economici e sociali profondamente diversi

La protezione dell'occupazione si riferisce alle norme Alta protezione degli occupati porta livelli più alti di disoccupazione? La protezione dell'occupazione si riferisce alle norme giuridiche e contrattuali che limitano la discrezionalità delle imprese nell'assumere e licenziare i lavoratori, in modo da ridurre l'asimmetria strutturale insita nel rapporto di lavoro dipendente. Indice di protezione dell'occupazione Ocse fino al 1999 1. basso: Gran Bretagna e Stati Uniti (0,7-1,1) 2. medio: Svezia, Belgio, Olanda. 3. alto: Italia (3,4), Francia, Germania, Spagna

Limiti dell’indice Ocse di protezione dell’occupazione: - impossibilità di tener conto dell'effettiva applicazione (reale osservanza delle norme, controlli) - esistenza di flessibilità o rigidità informali (occupazione formalmente indipendente, lavoro nero) - ambito di applicazione delle norme (le piccole imprese sono di diritto o di fatto escluse) - nessuna relazione con la percezione di insicurezza da parte dei lavoratori (in Italia quota di lavoratori non soddisfatti della sicurezza del posto di lavoro poco inferiore a quella di paesi con indice di protezione minimo)

Limiti dell’indice Ocse di protezione dell’occupazione per l’Italia fino al 2004 trattamento di fine rapporto (TFR) incluso tra i costi di licenziamento revisione dell’indice L’Italia è tra i paesi meno rigidi (scende dal 7° al 18° posto tra 28 paesi considerati) sin da fine anni ‘80 Quindi diventa necessario rivedere anche molti studi sulla relazione tra protezione dell’occupazione e mobilità del lavoro

Alcuni dati sembrano contrastare con questa affermazione: Il livello di mobilità del lavoro in Italia è in linea con quello degli altri paesi europei Alcuni dati sembrano contrastare con questa affermazione: 1. indagini con interviste alle famiglie rilevano mobilità molto inferiore ma i dati amministrativi - escludono lavoratori indipendenti e settore pubblico - considerano mobilità giuridica - permettono comparazione internazionale

2. L’Italia è il paese con la durata media dell’occupazione più lunga ma i dati sulla durata dell’occupazione sono più influenzati dalla presenza di lavoratori ad altissima stabilità di quanto non lo siano quelli sulla mobilità 3. In Italia vi è scarsa presenza di disoccupati per aver perso un lavoro quindi il rischio che gli occupati diventino disoccupati è ridotto

La compresenza di - un’alta mobilità (= alta probabilità di perdere il lavoro) - e un basso rischio per gli occupati di diventare disoccupati si spiega con un cospicuo movimento da lavoro a lavoro senza passare dalla condizione di disoccupato (job-to-job) - nei paesi con alta disoccupazione in senso stretto, prevale la sequenza lavoro disoccupazione (ben assistita) lavoro - nei paesi con bassa disoccupazione in senso stretto (Italia), prevale la sequenza lavoro lavoro, senza passare dallo stato di disoccupazione (scarsamente assistita)

Come si spiega l’alta mobilità job-to-job? NO con la maggior durata del periodo di preavviso, - SÌ con una larga fascia di lavoratori che sanno di essere in una condizione instabile, perché dipendono da piccole imprese e cambiano lavoro appena trovano un'occasione che pare più sicura (mobilità bassa nel pubblico impiego e nelle (poche) imprese medio-grandi) - SÌ con la debolezza del sostegno pubblico ai disoccupati (se capifamiglia costoro non possono rischiare di restare senza lavoro)

Il «nanismo» delle imprese italiane La polarizzazione nella mobilità tra piccole e grandi imprese può far pensare che le piccole imprese non crescano per evitare rigidità Non è vero, perché: - il tasso di rottura del rapporto di lavoro non presenta un «salto» alla soglia di 15 dipendenti; - la mobilità diminuisce all'aumentare della dimensione anche nei paesi ove non vi è soglia per la protezione dell'occupazione.

Non vi è relazione tra : livello di protezione dell’occupazione e livello di disoccupazione Maggiore protezione dell’occupazione implica però: - riduzione della disoccupazione di breve periodo - aumento di quella di lungo periodo - contrapposizione insiders / outsiders

I sussidi per i disoccupati in Europa Nei paesi europei, chi rimane senza lavoro riceve un sussidio. I sussidi si fondano su due principi: assicurativo: - indennità proporzionale alla retribuzione e ai contributi versati - indennità a scalare e a termine (12-24 mesi tranne Italia Spagna) assistenziale: - sussidio legato allo stato di bisogno (controllo dei mezzi) - senza scadenza (tranne Portogallo e Spagna) - non presente in Grecia e Italia

Per valutare un sistema di sostegno al reddito per i disoccupati si considerano: - grado di generosità: rapporto tra indennità e retribuzione durata - grado di copertura: quante persone in cerca di lavoro percepiscono un'indennità Per entrambi l'Italia è all'ultimo posto tra i paesi europei, preceduta anche dagli altri paesi dell'Europa meridionale

Differenze nel grado di copertura dipendono da: - composizione della disoccupazione in genere non ricevono indennità: - persone in cerca di primo lavoro (si Danimarca e Belgio) - lavoratori occasionali e temporanei - durata delle indennità - presenza o assenza di sussidi assistenziali

Italia: fortissimi squilibri nel sistema di sostegno al reddito regime generale (nel 2001): - solo 6 mesi (9 per oltre 50 anni) - 40% dell'ultima retribuzione (ancora meno in passato) per chi perde il lavoro da medie-grandi imprese: - indennità di mobilità a scalare (il primo anno sino a 80%) - da 12 a 36 mesi secondo l'età - possibilità di giungere alla pensione per oltre 55 anni (mobilità lunga) passaggio a lavori socialmente utili indennità per lavoratori stagionali - in realtà periodica integrazione del reddito

Grado di copertura dei sussidi di disoccupazione 3 gruppi di paesi europei: copertura quasi totale (da 65% a 80% delle persone in cerca di lavoro) Belgio, Danimarca, Germania, Svezia copertura media (da 43% a 52%) Francia, Gran Bretagna e Olanda copertura bassa (meno del 25%) Grecia, Spagna e Italia

Considerando generosità e copertura, si hanno 3 gruppi di paesi 1. alto sostegno: alte indennità per quasi tutti coloro che cercano lavoro (paesi nordici e Belgio) 2. medio sostegno: medio-basse indennità a molte persone in cerca di lavoro - medie indennità a quasi tutti (Germania) - basse indennità a metà (Gran Bretagna e Francia) 3. scarso sostegno: basse indennità a pochi (paesi dell'Europa meridionale)

Funzione dei sussidi di disoccupazione: - sostenere il reddito e impedire la povertà - aiutare una ricerca mirata del lavoro senza disperdere le competenze acquisite - ridurre resistenze a mutamenti economici che richiedono di chiudere imprese Ma possono esservi effetti perversi: indennità "troppo" generose disincentivo a cercare lavoro aumento della disoccupazione

Generosità delle indennità e livello di disoccupazione A livello micro indennità più generose prolungamento della ricerca più elevata percentuale di disoccupazione di lungo periodo (Italia = clamorosa eccezione) Ma indennità generose non corrodono la motivazione al lavoro, quindi si tratta di più oculato processo di ricerca

A livello macro Considerando i paesi europei, la relazione tra grado di generosità delle indennità e livello di disoccupazione è controversa. Cause: - in alcuni paesi, la scarsa generosità, più che scoraggiare comportamenti opportunistici, scoraggia la ricerca delle fasce deboli (donne e anziani), che diventano inattive; - in paesi con indennità generose, vi sono anche importanti misure di reinserimento al lavoro, che riducono disoccupazione.

In Europa: tra disoccupazione familistica e assistita - Italia e paesi dell'Europa meridionale - i disoccupati sono per lo più giovani e donne, che vivono in famiglia e sono mantenuti dal reddito da lavoro (o pensione) del capofamiglia - i relativamente pochi capifamiglia disoccupati sono poco protetti dall'intervento pubblico, che è scarsamente generoso (e in Italia concentrato su una ristretta fascia di lavoratori in uscita dalle medio-grandi imprese) → forte rischio povertà - ma la famiglia è salda e i giovani vi restano a lungo

Disoccupazione assistita - paesi scandinavi, Danimarca, Belgio e in parte Germania - grande presenza tra i disoccupati di maschi adulti, di giovani e donne single e di capifamiglia - quasi tutti i disoccupati (e in particolare tutti coloro che sono in situazioni critiche) ricevono indennità di disoccupazione adeguate per ammontare e durata - i giovani escono presto dalla famiglia e le famiglie si rompono senza gravi conseguenze per chi è privo di lavoro.

Disoccupazione né familistica, né assistita - Francia e Gran Bretagna - cospicua presenza tra i disoccupati di maschi adulti, di giovani e donne single e di capifamiglia - debole sostegno pubblico per le persone senza lavoro - i giovani escono presto dalla famiglia e spesso le famiglie si rompono (divorzi) - molti disoccupati non sono sostenuti né dalla famiglia, né dal welfare state forte rischio povertà

Italia: un posto di lavoro per famiglia? Sistema socio-economico italiano genera: - scarse occasioni di occupazione - scarse risorse pubbliche per sostenere le persone prive di lavoro due esigenze da soddisfare: - evitare i conflitti sociali da mancanza di lavoro - risparmiare sui costi per sostenere disoccupazione

Razionamento delle occasioni di lavoro occupazione concentrata su capifamiglia un posto di lavoro per famiglia Concentrazione della disoccupazione su giovani e donne - donne e giovani possono fondare identità sociale al di fuori del mercato del lavoro (studenti e casalinghe) e quindi subire con minori tensioni l'esclusione dal lavoro - donne e giovani possono essere mantenuti dal capofamiglia e non gravare sulle scarse risorse pubbliche

Effetti positivi del modello familistico - aver consentito pace sociale in contesto di alta disoccupazione - aver consentito di risparmiare sui costi della disoccupazione Effetti negativi del modello familistico - aver ritardato l'uscita dei giovani dalla famiglia - aver gravato di troppi compiti la famiglia - aver contribuito a ridurre la natalità ben oltre quanto dovuto alla maggior partecipazione al lavoro delle donne

Il modello familistico entra in crisi quando entra in crisi il ruolo centrale del capofamiglia Motivi: - i capifamiglia disoccupati cominciano a non esser più pochi, come dai primi anni Novanta nel Mezzogiorno - le occupazioni instabili cominciano a interessare anche i maschi quarantenni, impedendo loro di svolgere il ruolo tradizionale di capifamiglia - l'unità della famiglia si frantuma per ragioni culturali

La disoccupazione giovanile in Italia Insiders contro outsiders Lo scenario della disoccupazione è attribuito alla contrapposizione tra - insiders: gli adulti occupati non perdono il lavoro, perché garantiti dalla legislazione del lavoro, e sbarrano l'accesso agli - outsiders: le nuove generazioni non riescono a entrare nella «fortezza» occupazione.

Ma questa spiegazione, pur fondata su due fatti veri: - la scarsa presenza di disoccupati per aver perso un lavoro - l'elevata protezione dell'occupazione non corrisponde alla realtà perché ignora un altro fatto: - l'elevata probabilità che i lavoratori occupati si separino dal lavoro, ritrovandone rapidamente un altro (mobilità job-to-job)

Ciò si deve alla forte presenza delle piccole imprese, ove - la protezione dell'occupazione è minima - l'incertezza per il futuro è massima - il turnover è altissimo

La relazione alta protezione esclusione degli outsiders a favore degli insiders richiede che esista la sequenza alta protezione ↓ scarsa mobilità degli insiders esclusione degli outsiders a favore degli insiders

Poiché il primo passaggio della sequenza non corrisponde alla realtà, occorre trovare un'altra spiegazione della concentrazione della disoccupazione sui giovani in Italia Occorre spiegare perché nella competizione tra giovani in cerca di primo lavoro e adulti che perdono il lavoro, gli adulti vincono - a parte i passaggi job-to-job - adulti con esperienza di lavoro hanno una probabilità di ritrovare un lavoro superiore del 40% a quella dei giovani in cerca di prima occupazione.

Tre insiemi di ipotesi: A) dal lato della domanda di lavoro (le scelte delle imprese) B) dal lato dell'offerta (i comportamenti dei lavoratori) C) effetti societali (le scelte implicite della società)

- NO perché non sono in grado di valutare la qualità dei giovani A) PERCHÉ LE IMPRESE ITALIANE PREFERISCONO ASSUMERE ADULTI CON ESPERIENZA - NO perché non sono in grado di valutare la qualità dei giovani - NO perché i differenziali salariali per età non compensano la minore produttività dei giovani - SÌ perché l'economia è poco innovativa lo stereotipo dell'adulto più produttivo si fonda sul fatto di avere esperienza lavorativa, che può essere: - professionale: competenze acquisite sul lavoro - socializzazione al lavoro organizzato e subordinato

Ma sono le imprese con minore innovazione tecnologica e con uno stile di gestione più tradizionale in cui: l'esperienza del passato fa premio sulla più alta istruzione - la disponibilità a obbedire fa premio sull'entusiasmo poco disciplinato

3 fenomeni confermano questa relazione: 1. sono i settori più innovativi che assumono più giovani 2. le assunzioni di giovani si accentuano quando accelera il mutamento tecnologico e organizzativo (da fine anni Novanta, giovani preferiti ad adulti) 3. i paesi più innovativi danno più attenzione alle relazioni tra scuola e sistema produttivo.

B) PERCHÉ GLI ADULTI SONO PIÙ «ATTIVI» NELLA RICERCA DI LAVORO Quando la protezione della disoccupazione è scarsa e i giovani convivono a lungo con i genitori gli adulti, che vivono soli o hanno carichi familiari, sono molto più «pressati» a ritrovare un lavoro in fretta rispetto ai giovani, che possono resistere in una lunga attesa della loro prima occupazione.

C) LE SCELTE IMPLICITE DELLA SOCIETÀ Il privilegio dei capifamiglia nelle assunzioni e nei licenziamenti è sostenuto da sindacati e opinione pubblica. Quando l'occupazione è scarsa e scarsi sono i sostegni pubblici per i disoccupati, vi è consenso per favorire chi si ritiene abbia più bisogno di lavorare.

ALTRA IPOTESI: SFASAMENTO TRA DOMANDA DI LAVORO E OFFERTA DI LAVORO DA PARTE DEI GIOVANI - aspetti tecnici-professionali (meno rilevanti) - aspetti sociologici (aumento del livello di istruzione nuove aspettative verso il lavoro lunga attesa del posto)

Stato sociale e famiglia come strumenti di sostegno per i disoccupati Il prolungamento della convivenza in famiglia è determinato dalla mancanza di lavoro per i giovani e dalla debolezza dello stato sociale? O viceversa, i diversi regimi familiari determinano l’assetto dei regimi di welfare e la distribuzione della disoccupazione? Si tratta di fenomeni largamente indipendenti tra loro Però si può rilevare un legame tra capacità di un paese di creare occupazione e combinazione stato sociale/famiglia