Antropologia medica. Le origini L’Antropologia medica si sviluppa nel periodo successivo alle seconda guerra mondiale, a partire da un interesse per le.

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Antropologia medica

Le origini L’Antropologia medica si sviluppa nel periodo successivo alle seconda guerra mondiale, a partire da un interesse per le pratiche terapeutiche e per le credenze relative alla malattia e alla salute riscontrabili in contesti diversi da quello occidentale Determinante, in questo quadro, è stato l’interesse per i problemi sociali e culturali correlati allo sviluppo sanitario dimostrato dai governi occidentali e dalle agenzie internazionali di cooperazione Le particolari condizioni che portano alla nascita di questo settore di studi fanno si che l’antropologia medica fin dai suoi esordi venga considerata un settore dell’antropologia applicata

Alcune distinzioni importanti Nella malattia possiamo distinguere tre aspetti: La dimensione della patologia organica definibile con il termine inglese disease L’esperienza individuale del disturbo che viene indicata con il termine illness La dimensione sociale della malattia indicata con il termine sickness, e cioè, quell’insieme di situazioni attraverso cui un comportamento preoccupante e un insieme di segni biologici assumono una rilevanza socialmente significativa.

Come possiamo definire la malattia da un punto di vista antropologico? Per l’antropologia la malattia va intesa come una realtà creata socialmente In altre parole l’antropologo è interessato ad individuare i percorsi che, in una data cultura, permettono ad un individuo di dare un nome alla propria condizione di malessere A Kleinmann sottolinea come l’esperienza dei disturbi corporei risulti antropologicamente significativa solo se viene analizzata nel contesto dei significati che il loro verificarsi pone in gioco

La malattia può essere intesa come una speciale forma di devianza Poiché l’ammalato è colui che si astiene dai compiti quotidiani, lo stato di malattia può essere inteso come una sorta di devianza Con la differenza che, rispetto ad altre forme di comportamento socialmente disapprovato, nel caso della malattia è la società stessa a mettere a disposizione tecniche, istituzioni e concetti che giustifichino la posizione dell’ammalato, trasferendo la responsabilità dell’accaduto dalla sua persona a qualche agente indipendente dalla sua volontà, esterno o interno al suo corpo

Ai disturbi deve essere conferito un “significato” Il processo della loro interpretazione, i cui contenuti e risvolti sociali variano a seconda del contesto culturale e sociale,nasce dall’interazione di numerosi fattori: L’esistenza di una eziologia che ci fornisce le categorie per pensare l’origine della malattia Un insieme di istituzioni cui fare ricorso per risolvere e legittimare la situazione

I contesti della contemporaneità e il “pluralismo terapeutico” I contesti contemporanei sono caratterizzati dal cosiddetto pluralismo terapeutico in quanto sono a disposizione di ciascuno di noi diverse tradizioni mediche Il processo stesso dell’interpretazione si configura, in particolare nel caso di disturbi gravi e ricorrenti, come un itinerario terapeutico e diagnostico fra le diverse possibilità accessibili in un dato contesto sociale e culturale Scegliendo il tipo di istituzione, il malato, o chi per lui, esercita una sorta di controllo preliminare sul processo stesso dell’interpretazione, selezionando a priori l’insieme di regole chiamate in gioco per spiegare la malattia.

Il “gruppo di gestione della terapia” Il malato di fatto non è mai solo e in ogni contesto sociale e culturale vi è sempre un gruppo costituito da parenti, affini e amici il cui potere decisionale determina, almeno in parte, il percorso allaq ricerca di una soluzione Questo gruppo quasi mai svolge un ruolo puramente passivo ma partecipa attivamente al processo di interpretazione della malattia cosicché il significato di quest’ultima è il risultato di una negoziazione in cui entrano in gioco gli interessi, le preferenze e le necessità dei diversi attori sociali implicati

Le tendenze recenti Attualmente l’antropologia medica è attraversata da diverse tradizioni e orientamenti: L’orientamento centrato sulla nozione di “Illnes narrative” formulato kleinman nel 1988 e che è ampiamente rappresentato nel testo di B. Good Un orientamento che prosegue la tradizione comparativa con nuove finalità: la schizofrenia, la depressione, i disturbi di origine nervosa sono integrati da una riflessione sui processi simbolici che connettono il sintomo alla cultura e alla società

The “ Illnes narrative” In questa prospettiva la malattia non viene vista come un evento isolato, ma come una serie di emozioni “narrate” e “vissute” Una prospettiva che integra la riflessione: sulla nozione di esperienza sulle emozioni sulle relazioni di potere sulla tematica del controllo sociale