Livelli di cooperazione testuale

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Livelli di cooperazione testuale

Modello di testo narrativo Lo schema individua i movimenti cooperativi del lettore di un testo scritto. L’attualizzazione dei contenuti è concepita come una serie di mosse interpretative che riguardano i movimenti compiuti dal lettore in intensione (per ricostruire le strutture di senso intrinseche al testo) in estensione (per decidere se il testo si riferisce a individui/eventi del “mondo reale” oppure a mondi narrativi diversi)

Nel diagramma si esprime il fatto che nel concreto processo di interpretazione, tutti i livelli e sottolivelli possono essere raggiunti senza dover percorrere per forza sentieri obbligati. Le frecce non segnano un processo temporale o logico, ma mostrano l'interdipendenza tra le varie caselle. Se costrizioni gerarchiche vi sono, esse riguardano solo le caselle inferiori. Non si può non partire dalla manifestazione lineare: ovvero, si decide di attualizzare un testo solo quando ci viene somministrato come espressione. E non si può cominciare ad attualizzarlo senza investire di contenuto le espressioni, riferendosi al sistema di competenze semiotiche (codice e sottocodici), al sistema culturale che precede la stessa produzione della manifestazione lineare concreta. Dopodiché la lettura non è più strettamente gerarchizzata.

Manifestazione lineare Chiamiamo manifestazione lineare del testo la sua superficie lessematica. Il lettore applica alle espressioni un dato codice, o meglio un sistema di codici e sottocodici per trasformare le espressioni in un primo livello di contenuto (strutture discorsive). Ci possono essere dei testi con la sola manifestazione lineare, a cui cioè non può essere collegato un contenuto. Per esempio questi versi da Der grosse Lalula di Christian Morgenstern: Kroklowafgi? Semememi! Seikronto prafliplo. Bifzi, bafzi; bulalomi... quasti besti bo... si presentano come manifestazione lineare a cui non può essere fatto corrispondere alcun contenuto attualizzabile, dato che l'autore non si è riferito ad alcun codice esistente

Circostanze di enunciazione La manifestazione lineare è messa immediatamente in relazione con le circostanze di enunciazione. Di fronte a un testo scritto (dove l'emittente non è fisicamente presente, connotato da tutte le proprietà decodificabili in termini di sistemi semiotica extralinguistici ), il gioco cooperativo sul soggetto dell'enunciazione, la sua natura, le sue intenzioni, si fa più avventuroso. Il primo tipo di riferimento alle circostanze enunciative consiste nell'attualizzare implicitamente una metaproposizione del tipo «qui c'è un individuo umano che ha enunciato il testo che sto leggendo in questo momento e che chiede che io assuma che sta parlando del mondo della nostra comune». Un secondo tipo di riferimento implica operazioni di localizzazione spaziotemporale (quando cioè di un testo enunciato in epoca lontana dalla nostra) per sapere a che tipo di enciclopedia si dovrà far ricorso.

Estensioni parentetizzate Il lettore, come prima mossa, per poter applicare l'informazione provvistagli dai codici e sottocodici, assume transitoriamente una identità tra il mondo a cui l'enunciato fa riferimento e il mondo della propria esperienza, quale è riflesso dal dizionario di base. Se, man mano che l'attualizzazione procede, si scoprono discrepanze tra questo mondo dell'esperienza e quello dell'enunciato, allora il lettore compirà operazioni estensionali più complesse. E proprio per questo le prime operazioni estensionali vanno messe tra parentesi sino a che, a livello di strutture discorsive, non si saranno individuate garanzie sufficienti per pronunciarsi sul tipo di atto linguistico in questione. |ieri alle cinque del pomeriggio moriva il re di Svezia| |— così affermavano stamane voci che sono state prontamente smentite|

Codici e sottocodici Per attualizzare le strutture discorsive il lettore confronta la manifestazione lineare col sistema di codici e sottocodici provvisti dalla lingua in cui il testo è scritto e dalla competenza enciclopedica a cui per tradizione culturale quella stessa lingua rinvia. Questo complesso sistema di codici e sottocodici è definito come competenza enciclopedica. Si potrebbe dire che l'operazione non presenta difficoltà perché il contenuto di ogni espressione è già stabilito dal lessico e che il lettore non ha altro da fare che decodificare le espressioni lessema per lessema e procedere ai dovuti amalgami semantici. Naturalmente le cose non sono così semplici. Assumere che l'espressione |verbo| va interpretata non come categoria grammaticale ma come «seconda persona della santissima trinità» significa che non si dà rappresentazione enciclopedica di un lessema senza far riferimento agli usi che di quel lessema si sono fatti in testi precedenti.

Codici e sottocodici: ipercodifica retorica e stilistica A questo sublivello il lettore è in grado di decodificare, in riferimento a una enciclopedia ipercodificata, tutta una serie di espressioni "fatte“ registrate dalla tradizione retorica. Data una espressione come |c'era una volta| il lettore sarà subito in grado di stabilire, automaticamente e senza sforzi inferenziali, che: - gli eventi di cui si parla si localizzano in una indefinita epoca non storica, - essi non sono da intendere come "reali", - l'emittente vuole raccontare una storia immaginaria a fini di divertimento. Tra queste regole di ipercodifica classificheremo anche le regole di genere.

Inferenze da sceneggiature comuni La mano alzata, lo sguardo duro, i baffi tali e quali quelli di un gatto furibondo, Raoul avanzò verso Marguerite… Il lettore capisce che Raoul leva la propria mano per colpire Marguerite anche se la manifestazione lineare non manifesta né il fatto né l'intenzione. Si consideri che se Raoul fosse un deputato durante una votazione la mano alzata acquisterebbe ben altro significato. Ma poiché sta litigando non vi è altra inferenza possibile. Comunque di inferenza si tratta, permessa da una "sceneggiatura" (frame) prestabilita che definiremo come «litigio violento». Quando si incontra una nuova situazione si seleziona nella memoria una struttura sostanziale chiamata frame. Si tratta di una inquadratura memorizzata che deve adattarsi alla realtà, se necessario mutando dei dettagli. Un frame è una struttura di dati che serve a rappresentare una situazione stereotipa, come andare a una festa di compleanno per bambini. Ogni frame comporta un certo numero di informazioni.

Sceneggiature (frames) comuni A esempio il frame o sceneggiatura «supermarket» comporterà la nozione di un posto dove la gente entra per comperare mercanzie di diverso tipo, prendendole direttamente senza la mediazione di commessi e pagando poi alla cassa. In tal senso una sceneggiatura è sempre un testo virtuale o una storia condensata. Supponiamo che a un computer sia data da disambiguare l'espressione Giovanni doveva organizzare un party e andò al supermarket. Posto che la macchina abbia semplici informazioni in termini di dizionario di base, essa può capire cosa Giovanni vuole fare e dove va, ma non può decidere perché per organizzare un party vada al supermarket.

Sceneggiature intertestuali Nessun testo vien letto indipendentemente dall'esperienza che il lettore ha di altri testi. La competenza intertestuale rappresenta un caso speciale di ipercodifica e stabilisce le proprie sceneggiature. Quindi le sceneggiature "comuni" provengono al lettore dalla sua normale competenza enciclopedica, che condivide con la maggior parte dei membri della cultura a cui appartiene. Le sceneggiature “intertestuali” invece sono schemi retorici e narrativi che fan parte di un corredo ristretto di conoscenza che non tutti i membri di una data cultura posseggono. Ecco quindi perché alcuni sono capaci di riconoscere la violazione di regole di genere, altri di prevedere più facilmente come una storia andrà a finire, mentre altri, che non posseggono sceneggiature sufficienti, sono esposti a godere o a soffrire di sorprese, colpi di scena, soluzioni che il lettore sofisticato giudica invece abbastanza banali.