La seconda rivoluzione industriale

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Transcript della presentazione:

La seconda rivoluzione industriale Trasformazioni dell'industria Dal carbone a nuove forme di energia Le novità tecnologiche

Il settore tessile: l'industria " leggera” I settori metallurgico e meccanico: l'industria "pesante " L'industria ottocentesca dipendeva come fonte energetica dal carbone. La rivoluzione industriale era partita dal settore tessile, definito "leggero" (pochi e semplici macchinari, investimenti modesti). Ma aveva accresciuto il proprio fabbisogno di energia investendo nei settori metallurgico e meccanico, che producevano le macchine, i mezzi di trasporto e gli impianti che avevano cambiato il volto di molte zone d'Europa. I paesaggi industriali erano caratterizzati dagli impianti dell'industria "pesante" dell'acciaio e del carbone, dagli altiforni e dalle miniere. Il fumo e la polvere nera costituivano il segnale inconfondibile delle aree di sviluppo industriale.

Le novità tecnologiche A partire dall'ultimo ventennio del secolo una seconda rivoluzione industriale cominciò a trasformare ancora più radicalmente la vita quotidiana, oltre che il modo stesso di lavorare e quindi la dinamica dei rapporti sociali. Inoltre tre enormi novità tecnologiche erano alle porte: l'uso su vasta scala dell'elettricità, le applicazioni dell'industria chimica e l'invenzione del motore a scoppio.

L'elettricità L'elettricità era ben nota da decenni. Nel Settecento da Alessandro Volta, che aveva realizzato la prima pila. Ma la sua utilizzazione pratica dipendeva dalla soluzione di grandi problemi ingegneristici, poiché altro era generare energia elettrica in laboratorio e altro produrne in quantità e renderla disponibile per le fabbriche e le città. Risultarono decisive in proposito le invenzioni della turbina, della dinamo e dei materiali isolanti.

Le invenzioni La turbina è un congegno che permette di trasformare la forza dell'acqua o del vapore in un movimento rotatorio. L'invenzione della dinamo (1867) rese possibile applicare la scoperta (vecchia di cinquant'anni) del rapporto fra elettricità e magnetismo per realizzare i primi impianti capaci di trasformare il movimento rotatorio in energia elettrica. D'altra parte, una volta prodotta, l'energia elettrica doveva essere trasportata senza pericoli né dispersioni: i primi cavi ad alta tensione, isolati grazie alle prime gomme sintetiche prodotte dalla chimica industriale, furono realizzati verso la fine del secolo.

L’energia idroelettrica I progressi nella produzione e nella distribuzione dell’elettricità si fecero spettacolari, e permisero fra l'altro di sfruttare l’acqua pulita delle cascate, con una diminuzione della dipendenza dal carbone: favorì i Paesi fino ad allora del tutto privi di fonti energetiche, come l'Italia, la Svizzera, il Canada e il Giappone. L'Italia produceva un milione di kilowattora dai suoi impianti idroelettrici (oggi 37 miliardi su 200 complessivi), una quantità che copriva peraltro solo una piccola parte del fabbisogno. Altrettanti gli Stati Uniti ne ricavavano dalle sole cascate del Niagara.

Energia a grandi distanze Fino alla metà dell'Ottocento, le macchine in funzione nelle fabbriche erano installate vicino ai motori a vapore fissi che le muovevano, perché il movimento poteva venire trasmesso solo per pochi metri e disperdendo una gran quantità di potenza. L'utilizzo dell'elettricità mise a disposizione dell'industria una fonte di energia facile da impiegare: l'elettricità poteva essere trasportata a grandi distanze con bassa dispersione, sia dal luogo di produzione alla fabbrica che all'interno della fabbrica stessa ed era facilmente convertibile in diversi tipi di energia (luce, calore, movimento).

Il motore elettrico e la macchina­utensile Il motore elettrico soppiantò la macchina a vapore e trasformò la produzione industriale: il motore poté infatti essere adattato alla macchina. I macchinari divennero più sofisticati e precisi: nasceva la macchina-utensile, capace di sfornare parti meccaniche identiche l'una all'altra. Le macchine stesse cominciarono a essere prodotte industrialmente, montando parti costruite in serie e intercambiabili. In tal modo fu possibile dislocare alcune fasi della lavorazione fuori dalla fabbrica, invertendo una tendenza affermatasi in un secolo di rivoluzione industriale.

Il "taylorismo" Ne conseguiva un rivolgimento nel rapporto fra l'operaio e il lavoro, poiché l'abilità professionale non era più richiesta come in passato: i lavoratori diventavano anonimi e intercambiabili. Negli anni ’10 del ’900, l’americano Taylor teorizzò un sistema secondo cui, per ottenere la massima resa produttiva, le varie mansioni andavano frammentate in singoli gesti, ognuno dei quali doveva essere eseguito da un operaio che lo ripeteva indefinitamente, in tempi e modi prestabiliti, rispondenti ai ritmi produttivi della macchina. Il sistema fu introdotto per la prima volta nella fabbrica di automobili Ford, a Chicago, nel 1913. Gli operai venivano così completamente asserviti alle macchine.

La lampadina di Edison Per la vita quotidiana un risultato di portata incalcolabile fu l'illuminazione elettrica su larga scala, realizzata sulla base della lampadina a incandescenza inventata da Edison nel 1879. La luce elettrica sostituì le tradizionali lampade e torce e quella a gas nelle case dei ceti abbienti. Alla vigilia della Grande Guerra si era affacciata nelle città. Illuminare artificialmente produsse conseguenze sconvolgenti: significava, per esempio, permettere alle classi popolari di utilizzare le ore dopo il lavoro per attività sociali o ricreativo-culturali. In generale, la famiglia operaia e borghese raccolta intorno al focolare o alla lampada a olio o a gas cessava di essere il luogo quasi obbligato dove trascorrere le serate.

Il telefono e il telegrafo Altre innovazioni rivoluzionarie inaugurarono la stagione delle comunicazioni a distanza. Il telegrafo elettrico a metà del secolo consentiva la trasmissione di impulsi con cui si potevano comporre e decodificare messaggi. Novità di maggiore impatto fu la trasmissione diretta della voce: per primo nel 1871 Meucci brevettò il telefono. Alla vigilia della Grande Guerra molte città cominciavano a disporre di impianti telefonici in rete, con i quali le abitazioni private potevano essere messe in contatto fra di loro. Le attrezzature più moderne permettevano già a ciascun utente di chiamare qualunque altro senza passare dal centralino.

La radio di Marconi Apparve stupefacente l'invenzione della trasmissione senza fili per mezzo della radio, messa a punto da Marconi: nel 1899 un primo messaggio radio attraversava la Manica. La differenza più importante rispetto al telefono era che, senza fili, la trasmissione poteva raggiungere non solo un singolo destinatario ma un pubblico illimitato. Via cavo o via etere, la voce e il pensiero degli uomini potevano ormai viaggiare ad una velocità e un grado di libertà impensabili per le generazioni precedenti. Le possibilità di influenzare un pubblico potenzialmente sterminato risultarono improvvisamente aumentate in una misura almeno paragonabile a quella determinata dall'invenzione della stampa.

Lo sviluppo dell'industria chimica Lo sviluppo delle applicazioni dell'elettricità svolse un ruolo importante anche nella trasformazione della materia grazie all'industria chimica, l’altro grande pilastro della seconda rivoluzione industriale. La chimica creò il gas da illuminazione, catrami, coloranti, cementi, nuovi esplosivi (la dinamite, inventata da Nobel nel 1887), i primi fertilizzanti artificiali, capaci di potenziare la produttività agricola, l’ammoniaca, il cloro, gomme sintetiche isolanti per cavi elettrici, le prime materie plastiche. Con la ricerca sui medicinali e i disinfettanti nacque la moderna industria farmaceutica, che consentì di combattere con nuove armi la lotta contro le malattie.

Applicazioni della chimica La chimica industriale incise anche nella metallurgia, introducendo la produzione di acciai speciali e sistemi che rendevano il ferro resistente alla ruggine. Soprattutto fece compiere un balzo alla produzione di alluminio, un metallo duro e leggero importantissimo nella metallurgia moderna. L'industria chimica permetteva inoltre di creare materiali nuovi per le manifatture tessili: nacquero sete artificiali, come il rayon. Nuovi materiali si svilupparono a partire dalle prime gomme sintetiche: divennero per esempio possibili le coperture pneumatiche delle ruote fondamentali per la nascente industria dell'automobile.

Il cinematografo Senza l'elettricità e la chimica non sarebbe stata inoltre possibile la nuova magia: il cinematografo. La pellicola di celluloide e i sistemi di impressione erano tecnicamente disponibili già negli anni Settanta; poi fu scoperto il meccanismo ottico dell'animazione, che fu messo a punto negli anni Ottanta e Novanta. Nel 1895 i fratelli Lumière realizzarono la prima proiezione pubblica a Parigi.

Il petrolio Spesso i nuovi prodotti dell'industria chimica si ricavavano a partire dal carbone, che serviva anche a produrre energia elettrica (le fonti idroelettriche coprivano solo in piccola parte il crescente fabbisogno). Il carbone mantenne quindi per decenni il ruolo primario nella produzione industriale. Ma la grande novità fu il petrolio: considerato inizialmente una curiosità di laboratorio, ben presto divenne la principale fonte energetica dell'umanità e la materia prima essenziale per l'industria chimica. Dagli 8 milioni di tonnellate di greggio del 1890, la produzione mondiale passò a 56 milioni nel 1914 (3 miliardi oggi), di cui 34 nei soli Stati Uniti (370 milioni oggi).

Il motore a scoppio Un’innovazione destinata a cambiare radicalmente la vita quotidiana degli abitanti della Terra fu la realizzazione di un motore dalle dimensioni contenute, leggero e potente, dotato di una flessibilità molto maggiore della macchina a vapore: il motore a scoppio. I primi tentativi risalgono al 1860. Venticinque anni più tardi, le prime automobili dotate di un motore a scoppio dalla struttura simile a quella odierna venivano prodotte dai tedeschi Daimler e Benz. All’inizio queste macchine non riuscivano a superare i 20 km all'ora, ma il motore a scoppio si dimostrò incomparabilmente più efficace della macchina a vapore.

Il motore "diesel" e le prime automobili Negli stessi anni un motore più pesante, fu inventato da un altro ingegnere tedesco, Diesel. Il motore "diesel" si adattava perfettamente come propulsore per le navi. In questo modo si impose l'enorme superiorità e versatilità della gamma dei motori a scoppio. Le prime automobili assomigliavano alle carrozze a cavalli, ma ben presto cominciarono ad assumere una linea diversa e originale ed a imporsi nella concorrenza con la trazione animale. Allo scoppio della Grande Guerra circolavano nel mondo due milioni di vetture (6oo milioni oggi), metà delle quali negli Stati Uniti.

L’aeroplano Il motore a scoppio permise infine la realizzazione di un antico sogna dell'umanità, quello del volo. Negli ultimi anni del secolo si cominciarono a produrre grandi aerostati a motore. Una ventina di anni dopo, un grande dirigibile tedesco sarà in grado di trasportare passeggeri. Quasi contemporaneamente nascevano i primi aerei. Nel 1903 i fratelli Wright, americani, a bordo di un piccolo aeroplano dotato di un motore a scoppio molto leggero riuscirono a percorrere 260 metri a tre metri di altezza. Da allora l'evoluzione fu rapidissima. Nella guerra mondiale che stava per cominciare, gli uomini erano per la prima volta in grado di battersi in cielo.