Piccola e grande impresa in Italia Università Cattaneo Castellanza – LIUC a.a. 2003-2004 Piccola e grande impresa in Italia La Belle Époque: il contesto
Belle Époque: quadro generale Dove? Industria concentrata nel “triangolo” MI-TO-GE Cosa? Matrice industriale incompleta, dipendenza estero per settori avanzati Chi? Imprenditori “notabili”, “aristocrazie” operaie, operai-contadini Contesto culturale: esaltazione per il progresso, l’elettricità, l’automobile, il volo… Tecnologia Dipendenza tecnologica da UK e D Stato Stato sviluppa indirettamente settori strategici Banca Grande banca mista
Il “triangolo industriale” Processo di unificazione Persistenza squilibri regionali Fenomeni di inurbamento Emigrazione internazionale I vertici del “triangolo” Milano: capitale della prima rivoluzione industriale Genova: la capitale finanziaria Torino: la capitale della “new economy” Italia inserita in processo transizione demografica europee, ogni area con tempi propri in base a livello di sviluppo raggiunto. NB: crisi agraria Prima di unità unica città con più di mezzo milione abitanti è Napoli, in età giolittiana Napoli 750.000, Milano 700.000, Roma 500.000, Torino e Genova 400.000. Oltre a migrazioni indotte da sviluppo economico, Firenze (capitale 1864) e Roma (capitale 1870) 50 espatri ogni 1000 residenti, Italia seconda solo Irlanda A Milano: ricchezza tradizionale su commercio internazionale seta e agricoltura irrigua bassa + tessile alto-milanese, meccanica Breda, acciaierie Falk (1906, acciaio elettrico). Industrie innovative Edison, Marelli (motori elettrici) Pirelli, Alfa A Genova: cantieristica (Ansaldo), zucchero (Eridania, Zuccherificio Ligure-Lombardo), Banca Generale, borsa più importante fino a crisi 1907 Torino: politecnico, Galileo Ferraris, Fiat, Olivetti, Sip
Prima e seconda rivoluzione industriale Settori tradizionali Modello UK Problemi tecnologia carbone/vapore Tessile Seta, cotone, meccanizzato da metà 800 Settori innovativi Modello D Il “carbone bianco” Elettricità, siderurgia, meccanica, chimica Italia ha circa un secolo di ritardo rispetto UK (è all’incirca stessa situazione Germania) Modello tedesco ha anche ragioni politiche: 1878 Triplice Alleanza Hanno sviluppo soddisfacente solo settori indipendenti dal carbone, che non richiedono mercato molto evoluto: elettrosiderurgia, elettrochimica (concimi), no sviluppo meccanica, carbochimica 1905: nazionalizzazione ferrovie, libera capitali che vanno in elettricità Edison (1884), Terni, Ilva, Montecatini (da 1913), Pirelli, elettromeccanica è in mano a multinazionali (Brown-Boveri, AEG, Westinghouse…), macchine più sofisticate vengono da estero (anche caldaie..). NB: elettricità è primo esempio di grandi compagnie manageriali, espansione finanza
Imprenditori e manodopera Mancanza di una tradizione industriale Da “notabili” a imprenditori Persistenza del paternalismo I network relazionali Gli operai-contadini Pluriattività tradizionale I nuovi soggetti Imprenditori innovatori (G.B. Pirelli, C. Olivetti) Le “aristocrazie operaie” CGDL e Confindustria Non esiste una cultura industriale (es. Bocconi apre in 1901), “status” di imprenditore non è considerato Riproduzione in industria rapporti caratteristici proprietario terriero/contadini; es. villaggi operai Marzotto (Valdagno), Rossi (Schio), Crespi Nuovi settori richiedono competenze non disponibili in Italia: viaggio Pirelli in Europa, Olivetti in Usa Indispensabili operai specializzati per nuove tecnologie Passaggio da anarchismo (campagne) a socialismo riformista > 1906 CGdL (Turati), 1911 Confindustria (Torino), rappresentanza e negoziazione legittimate da Giolitti, massimalisti prevalgono a ridosso guerra
Il ruolo dello stato Gerschenkron: i fattori sostitutivi Lo stato post-unitario Destra storica e ruolo Italia in divisione internazionale del lavoro Inchieste parlamentari La svolta protezionistica (1887) Settori protetti: agricoltura, tessile, siderurgia Settori non protetti: meccanica, chimica Intervento straordinario e salvataggi Gerschenkron: Il problema storico dell’arretratezza economica Inchiesta Jacini, inchiesta agraria 1877 Federico: senza dazio sul grano esodo da campagne sarebbe diventato insostenibile, come pure squilibrio bilancia commerciale. I settori “strategici” non hanno la libertà di fallire
Il ruolo della banca Per il risparmio Per gli affari Casse di risparmio e banche cooperative Cassa depositi e prestiti (Poste) Per gli affari Banche di modello francese (Credito Mobiliare, Banca Generale) La crisi e la banca mista (1893) Banca d’Italia Le banche “tedesche” (COMIT e CREDIT) Banche di emissione: Banca nazionale degli stati sardi, Banca Nazionale Toscana, Banca Romana, Banco di Napoli Banche popolari: Luzzatti, su modello tedesco, poi ripreso da movimento cattolico (NB: aperte a esigenze economie locali) 1875 Casse di risparmio postale NB: scarsità di mezzi di pagamento 1863, Torino, poi Firenze:Credito Mobiliare: modello Credit Mobilier dei fratelli Pereire 1871 Banca Generale (a Roma, ma importante Genova)
Piccola e grande impresa in Italia Università Cattaneo Castellanza – LIUC a.a. 2003-2004 Piccola e grande impresa in Italia La Belle Époque: il contesto