DON LUIGI STURZO GAROFALO CRISTINA CLASSE III SEZ. I DANTE ALIGHIERI ANNO SCOLASTICO 2006/2007.

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DON LUIGI STURZO GAROFALO CRISTINA CLASSE III SEZ. I DANTE ALIGHIERI ANNO SCOLASTICO 2006/2007

LA VITA Nato a Caltagirone (CT) il 26 novembre del 1871, fu ordinato sacerdote il 19 maggio del Suo fratello maggiore Mario fu vescovo di Piazza Armerina (EN).

A Roma, soprattutto, ove attendeva al perfezionamento dei suoi studi, conseguendo il diploma in filosofia e la laurea in teologia, nel constatare nell'esercizio del suo ministero sacerdotale la grande miseria del popolo, ebbe - come disse pur tardi - "la vocazione di portare Dio nella politica" e si diede tutto all'attuazione dei principi della dottrina sociale della Chiesa. Studioso di scienze sociali, fu uomo politico e s'interessò nel primo decennio del secolo alle proposte politiche di Murri e alle proposte sociali di Toniolo.

Fu precocemente favorevole, ancora negli anni del non expedit pontificio, all'organizzazione politica indipendente dei cattolici italiani e al loro progressivo inserimento nella vita civile e politica dello Stato. Meridionalista, sostenne la necessità del decentramento amministrativo e delle autonomie regionali.

Ostile al capitalismo liberale che tendeva al monopolismo borghese, così come al socialismo classista che tendeva allo statalismo proletario, dopo una prima esperienza - durata 15 anni - di pro-sindaco di Caltagirone, sostenne l'abolizione del "non expedit" per la partecipazione dei cattolici alla vita politica e nel 1919 fondò il Partito popolare italiano, di cui fu pure segretario, portandolo a notevoli successi. Giolitti non si capacitava del fatto che un piccolo prete, da un ufficetto vicino a Montecitorio, potesse dare ordini a un così compatto gruppo di deputati.

Sopraggiunta la dittatura fascista, nel 1924 fu costretto ad un lungo esilio, prima a Londra, poi negli Stati Uniti, ove con i suoi scritti e le sue pubblicazioni proseguì nella lotta: grazie alla traduzione dei suoi saggi la parola "totalitarismo" divenne tra le più diffuse nel lessico politico del Novecento. Ritornò da New York in Italia nel Difensore di Roma cristiana contro il comunismo ateo, caldeggiò un'alleanza con il Movimento sociale e i monarchici, nel 1952, per contrastare alle elezioni comunali il "Blocco del popolo". Fu sconfessato da parte del mondo cattolico e da De Gasperi. I partiti di centro vinsero egualmente.

Il presidente della Repubblica Luigi Einaudi nel 1952 lo nominò senatore a vita. Morì a Roma l'8 agosto Sue caratteristiche furono una continua unione con Dio, un profondo senso della giustizia, una eroica obbedienza alla Chiesa, un grande amore per i poveri. Papa Giovanni XXIII lo definì "esempio di preclare virtù sacerdotali". Papa Giovanni Paolo II, nel suo discorso ai vescovi siciliani in occasione della loro visita ad limina nel 1981 ne ha esaltato "la vita, l'insegnamento e l'esempio [...] nella piena fedeltà al suo carisma sacerdotale". È stata presentata istanza per la causa della sua canonizzazione.

PROGRAMMA DEL PARTITO POPOLARE ITALIANO I.Integrità della famiglia. Difesa di essa contro tutte le forme di dissoluzione e di corrompimento. Tutela della moralità pubblica, assistenza e protezione dell'infanzia, ricerca della paternità. II. Libertà di insegnamento in ogni grado. Riforma e cultura, diffusione dell'istruzione professionale. III. Riconoscimento giuridico e libertà dell'organizzazione di classe nell'unità sindacale, rappresentanza di classe senza esclusione di parte negli organi pubblici del lavoro presso il Comune, la Provincia, lo Stato.

IV Legislazione sociale nazionale e internazionale che garantisca il pieno diritto al lavoro e ne regoli la durata, la mercede e l'igiene. Sviluppo del probivirato e dell'arbitrato per i conflitti anche collettivi del lavoro industriale e agricolo. Sviluppo della cooperazione. Assicurazioni per la malattia, per la vecchiaia e invalidità e per la disoccupazione. Incremento e difesa della piccola proprietà rurale e costituzionale del bene di famiglia.

V. Organizzazione di tutte le capacità produttive della nazione con l'utilizzazione delle forze idroelettriche e minerarie, con l'industrializzazione dei servizi generali e locali. Sviluppo dell'agricoltura, colonizzazione interna del latifondo a coltura estensiva. Regolamento dei corsi d'acqua. Bonifiche e sistemazione dei bacini montani. Viabilità agraria. Incremento della marina mercantile. Risoluzione nazionale del problema del mezzogiorno e di quello delle terre riconquistate e delle province redente. VI. Libertà e autonomia degli enti pubblici locali. Riconoscimento delle funzioni proprie del Comune, della Provincia e della Regione in relazione alle tradizioni della nazione e alle necessità di sviluppo della vita locale. Riforma della burocrazia. Largo decentramento amministrativo ottenuto anche a mezzo della collaborazione degli organismi industriali, agricoli e commerciali del capitale e del lavoro.

VII. Riorganizzazione della beneficenza e dell'assistenza pubblica verso forme di previdenza sociale. Rispetto della libertà delle iniziative e delle istituzioni private e di beneficenza e assistenza. Provvedimenti generali per intensificare la lotta contro la tubercolosi e la malaria. Sviluppo e miglioramento dell'assistenza alle famiglie colpite dalla guerra, orfani, vedove e mutilati. VIII. Libertà e indipendenza della Chiesa nella piena esplicazione del suo magistero spirituale. Libertà e rispetto della coscienza cristiana considerata come fondamento e presidio della vita della nazione, delle libertà popolari e delle ascendenti conquiste della civiltà nel mondo.

IX. Riforma tributaria generale e locale, sulla base della imposta progressiva globale con l'esenzione delle quote minime. X. Riforma elettorale politica con il collegio plurinominale a larga base con rappresentanza proporzionale. Voto femminile. Senato elettivo con prevalente rappresentanza dei corpi della nazione (corpi accademici, Comune, Provincia, classi organizzate). XI. Difesa nazionale. Tutela e messa in valore della emigrazione italiana. Sfere di influenza per lo sviluppo commerciale del Paese. Politica coloniale in rapporto agli interessi della nazione e ispirata a un programma di progressivo incivilimento. XII. Società delle nazioni con i corollari derivanti da una organizzazione giuridica della vita internazionale: arbitrato, abolizione dei trattati segreti e della coscrizione obbligatoria, disarmo universale.

FUNZIONAMENTO DEL PARTITO POPOLARE ITALIANO "Il Partito popolare italiano si presenta in congresso nazionale dopo quasi cinque mesi di vita come un partito maturo delle sue sorti e sicuro del suo avvenire. Mai come oggi ci siamo sentiti uniti e forti in una idea madre, che tutte le altre contiene in sé e di sé valorizza: l'idea di potere liberamente, con le nostre forze e con la nostra responsabilità, partecipare alla vita della nazione, per darvi un impulso nuovo, per cooperare, in un'ora supremamente difficile, alla salvezza della nostra Italia da oppressioni interne e straniere, per sventolare quella bandiera di libertà e di giustizia, che agli altri partiti non è dato poter fare, per intima contraddizione programmatica e pratica, ma che noi possiamo, nella più pura concezione della vita, anche pubblica, ispirata ai supremi princìpi del Vangelo.

Così nacque, nelle trepide discussioni del dicembre scorso, il nostro partito; e così fu segnato nei punti programmatici e nell'appello del gennaio quando pochi iniziatori, interpreti del pensiero di una corrente irrefrenabile, si fecero da soli, sicuri dell'esito, promotori del nuovo partito. DON STURZO - NASCITA DEL PPI -

Le casse rurali Nel 1846 Friederich Raiffeisen a Weyerbuch fondò una cooperativa di consumo per le difficoltà dei piccoli agricoltori. Così, in varie città e villaggi, si diede vita a cooperative di credito che aiutavano la piccola proprietà contadina. Queste vennero chiamate Casse Rurali. La prima fu fondata a Padova nel 1883 da Leone Wollemberg. Il compito delle casse rurali fu affidato alla Chiesa, e si diffusero nel Mezzogiorno con laiuto di Don Luigi Sturzo in Sicilia,e con Don Carlo De Cardona a Cosenza.