Capitolo 6 La disoccupazione

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Capitolo 6 La disoccupazione

Un uomo che desidera lavorare, ma non riesce a trovare un’occupazione, è forse la visione più triste che la sorte esibisce sotto il sole. Thomas Carlyle Capitolo 6: La disoccupazione

Il percorso La disoccupazione Tasso di disoccupazione naturale. Disoccupazione frizionale e strutturale. Le politiche economiche. I connotati della disoccupazione. Tendenze nel tempo. Capitolo 6: La disoccupazione

Tasso naturale di disoccupazione In questo capitolo viene studiata la disoccupazione presente nel sistema economico anche nel lungo periodo. Definizione: Il tasso naturale di disoccupazione è il tasso di disoccupazione medio attorno a cui l’economia fluttua Il tasso di disoccupazione corrente può essere superiore o inferiore a quello naturale. È superiore a quello naturale durante periodi di recessione economica e inferiore durante i periodi di espansione (boom). Capitolo 6: La disoccupazione

Tasso di disoccupazione: attuale e naturale U.S., 1960-2010 Percentuale della forza lavoro Tasso Naturale di Dis. Similar to Figure 1 in the textbook. The actual unemployment rate fluctuates considerably over the short run. These fluctuations are the focus of Part IV of the book. For this chapter, though, our goal is to understand the behavior of the natural rate of unemployment, essentially the long-run trend in the unemployment rate. Source: BLS, obtained from http://research.stlouisfed.org/fred2/ Unemployment data are based on seasonally-adjusted, monthly unemployment rates for the civilian non-institutional population of the U.S. The actual u-rate for each quarter is an average of the three monthly unemployment rates in that quarter. The natural u-rate in a given quarter is estimated by averaging all unemployment rates from 10 years earlier to 10 years later; future unemployment rates are set at 5.5%. (Therefore, estimates of the natural rate may become less accurate toward the end of the sample period.)

Il tasso naturale di disoccupazione Notazione L: Forza lavoro totale U: Stock di disoccupati in ogni istante di tempo E: Stock di occupati in ogni istante di tempo s: Tasso di separazione Percentuale di occupati che perde il lavoro in un dato periodo di tempo f: Tasso di collocamento al lavoro Percentuale di disoccupati che trova lavoro in un dato periodo di tempo Capitolo 6: La disoccupazione

Il tasso naturale di disoccupazione Perdita del lavoro e nuovi occupati s x E Separazione dal lavoro E: occupati U: disoccupati Ottenimento del lavoro f x U Capitolo 6: La disoccupazione

Il tasso naturale di disoccupazione Perdita del lavoro e nuovi occupati In ogni istante di tempo ci sono: s x E nuovi disoccupati f x U nuovi occupati Quando il numero di nuovi occupati è uguale al numero di nuovi disoccupati il tasso di disoccupazione non cambia: f x U = s x E Questa equazione definisce l’equilibrio di stato stazionario in cui la disoccupazione non cambia. Capitolo 6: La disoccupazione

f x U = s x L – s x U quindi: (f + s) U = s x L Il tasso naturale di disoccupazione Perdita del lavoro e nuovi occupati La condizione di stato stazionario permette di identificare il tasso di disoccupazione naturale. Poiché E = (L – U) allora: s x E = s x (L – U) = s x L – s x U In stato stazionario: f x U = s x L – s x U quindi: (f + s) U = s x L Calcoliamo il tasso di disoccupazione naturale: U/L U/L =s/ (f + s) Capitolo 6: La disoccupazione

Esempio Calcolo del tasso di disoccupazione naturale Se ogni mese: L’1% dei lavoratori impiegati perde il proprio lavoro → s = 0,01 Il 19% dei disoccupati trova un nuovo lavoro → f = 0,19 Allora il tasso naturale di disoccupazione è dato da: Capitolo 6: La disoccupazione

Il tasso di disoccupazione naturale Politiche economiche Il tasso di disoccupazione naturale cala se: f aumenta s diminuisce È necessario studiare le cause di f e s Attuare politiche che permettano di cambiare questi tassi. Capitolo 6: La disoccupazione

Disoccupazione frizionale e strutturale Due cause di disoccupazione: La ricerca del lavoro: disoccupazione temporanea La rigidità dei salari: disoccupazione persistente Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione frizionale La ricerca del lavoro Se il processo di ottenimento di lavoro fosse istantaneo (ovvero se f = 1), allora il periodo di disoccupazione sarebbe quasi nullo e il tasso naturale vicino a zero. L’economia ha disoccupazione anche se la domanda di lavoro sarebbe sufficiente a occupare tutti i lavoratori. La disoccupazione dovuta al tempo necessario per trovare un lavoro è detta: disoccupazione frizionale Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione frizionale La ricerca del lavoro Per trovare un lavoro occorre tempo perché: I posti di lavoro non sono tutti uguali e anche i lavoratori sono diversi tra loro (abilità, istruzione, ecc.). Reperire informazioni sui posti di lavoro e sui lavoratori richiede tempo ed è costoso. I posti di lavoro e i lavoratori sono distribuiti sul territorio e la mobilità geografica richiede tempo ed è costosa. Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione frizionale La ricerca del lavoro L’innovazione tecnologica cambia in continuazione la domanda di lavoro (richiede nuove competenze). Cambiamenti settoriali: (agricoltura – industria – servizi). La domanda di lavoro cambia. Spostamenti di attività produttive tra diverse regioni. Capitolo 6: La disoccupazione

Occupazione e settori Capitolo 6: La disoccupazione

Occupazione e regioni in Italia Tasso di attività = Forza lavoro / Popolazione in età attiva (15-65) Tasso di disoccupazione = Disoccupati / Forza lavoro Capitolo 6: La disoccupazione

Approfondimento Tassi di disoccupazione in Europa Capitolo 6: La disoccupazione

Cambiamento Strutturale 1960-2000, U.S. All figures are industry shares in U.S. GDP. “Other industry” includes construction, mining, electricity, water, and gas. From 1960 to 2006, there are huge changes in all four categories. Manufacturing falls by about half. Even the “tiny” category of agriculture drops by about three-fourths. As a result of these huge structural shifts, the types of jobs available now are vastly different than just two generations ago. Source: World Development Indicators, World Bank.

Politiche economiche Riduzione della disoccupazione frizionale Il governo può rendere più facile l’incontro tra lavoratori e imprese: Uffici pubblici di collocamento: forniscono informazioni sui nuovi lavori e favoriscono l’incontro tra lavoratori e imprese (oggi centri per l’impiego). Il governo può attivarsi per riqualificare i lavoratori con competenze obsolete: Programmi di formazione professionale: aiutano i lavoratori delle industrie in declino ad acquisire la professionalità richiesta nei settori emergenti. Capitolo 6: La disoccupazione

Politiche economiche I sussidi di disoccupazione Definizione: Il governo paga al disoccupato parte del suo precedente salario (per un periodo di tempo limitato) dopo la perdita del lavoro. Effetti: La disoccupazione frizionale aumenta all’aumentare del periodo di sussidio. Il tasso di occupazione si riduce perché il sussidio riduce l’urgenza di trovare lavoro. Vantaggi: I lavoratori possono cercare un lavoro più adatto alle loro esigenze e preferenze. Capitolo 6: La disoccupazione

Studio di un caso Un esperimento quasi naturale 1985 Illinois. I lavoratori che fanno domanda per il sussidio di disoccupazione sono divisi in due gruppi. A un gruppo sono offerti 500 dollari di premio se trovano lavoro entro 11 settimane. Risultato: –7% Disoccupazione Gruppo con premio Gruppo senza premio Durata media della disoccupazione in settimane 17,1 18,3 26 Capitolo 6: La disoccupazione

Un passo indietro: Il modello macroeconomico Componenti La produzione di beni e servizi: Produzione di beni e servizi (reddito) Domanda e offerta di fattori produttivi (capitale e lavoro) Prezzi dei fattori e distribuzione del reddito La domanda di beni e servizi Le componenti della spesa aggregata (C, I, G) Domanda di fondi mutuabili (per gli investimenti) Determinazione dell’equilibrio Mercati di fattori produttivi e produzione Mercato finanziario: i fondi mutuabili Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

La produzione di beni e servizi Fattori di produzione I fattori di produzione (input): K = capitale, strumenti, macchinari e impianti utilizzati nella produzione. L = lavoro, L’impegno fisico e mentale dei lavoratori. Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

La produzione di beni e servizi Funzione di produzione La funzione di produzione viene indicata con Y = F (K, L) Rappresenta la tecnologia disponibile per trasformare capitale e lavoro in beni e servizi. Indica quanta produzione Y si ottiene da K unità di capitale e L unità di lavoro dato il livello della tecnologia produttiva disponibile in un dato momento. Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

La produzione di beni e servizi Ipotesi del modello Il livello della tecnologia è fisso. I livelli di capitale e di lavoro disponibili nell’economia sono fissi e sono pienamente utilizzati: Quindi la produzione è data da: La funzione di produzione ha rendimenti di scala costanti. Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

I rendimenti di scala I rendimenti di scala indicano quale è l’effetto sulla produzione totale di un aumento equiproporzionale di tutti i fattori produttivi. Consideriamo un livello di capitale iniziale K1 e un livello di lavoro L1 La produzione è data da: Y1 = F(K1 , L1) Moltiplichiamo tutti i fattori per un numero x: Ovvero K2 = xK1 e L2 = xL1 (se x = 1,5 allora tutti i fattori sono aumentati del 50%) Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

I rendimenti di scala Di quanto aumenta la produzione totale rispetto all’aumento dei fattori? (ovvero aumenta di più o di meno del 50%?) I rendimenti di scala sono: costanti se Y2 = xY1 crescenti se Y2 > xY1 decrescenti se Y2 < xY1 Ovvero sono costanti se l’aumento della produzione è uguale a quello dei fattori (crescenti e decrescenti se invece è superiore o inferiore) Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

Il reddito Come viene distribuito tra i diversi fattori? I fattori di produzione sono remunerati sulla base dei loro prezzi di mercato. I prezzi dei fattori rappresentano il pagamento per l’uso di una unità di fattore Il salario è il prezzo pagato per l’uso del lavoro L. La rendita del capitale è il prezzo pagato per l’uso del K. Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

I prezzi dei fattori Notazione I prezzi nominali W = salario (nominale) R = rendita del capitale P = prezzo del prodotto I prezzi reali: W /P = salario reale (misurato in unità di prodotto) R /P = rendita reale del capitale (misurata in unità di prodotto) Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

Il mercato dei fattori Prezzi di equilibrio tra domanda e offerta I prezzi dei fattori sono determinati sul mercato concorrenziale. Offerta di ogni fattore. In questo modello è fissa e pari a: Le imprese domandano fattori produttivi al fine di massimizzare i profitti. Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

Produttività marginale del lavoro (PML) Quanta produzione è ottenibile utilizzando una unità di lavoro? Definizione: La produttività marginale del lavoro è la quantità di prodotto ottenibile con una unità aggiuntiva di lavoro (data la quantità di capitale): PML = F(K, L + 1) – F(K, L) Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

Produttività marginale del lavoro (PML) Matematicamente: La PML è rappresentata dalla derivata (parziale) della funzione di produzione rispetto al lavoro: Graficamente: La PML è rappresentata dalla pendenza della funzione di produzione Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

Funzione di produzione Produttività marginale Y Produzione PML 1 PML La PML cala se la quantità di lavoro impiegato cresce 1 La pendenza della funzione di produzione è la produttività marginale del lavoro PML 1 L Lavoro Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

Domanda di fattori Il lavoro Idea: Una impresa richiede unità di lavoro fino al punto in cui il costo marginale è pari al beneficio marginale. In particolare: Costo = salario reale Beneficio = produttività del lavoro Dal punto di vista della singola impresa il salario è dato (dipende dal mercato), ma la produttività del lavoro dipende da quanto fattore si sta usando nella produzione. Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

La produttività marginale del lavoro è decrescente La produttività marginale di un fattore decresce al crescere delle quantità di fattore utilizzate (date tutte le altre variabili). Intuizione: Se K è costante ma L cresce: Meno impianti disponibili per ogni lavoratore  Minore produttività Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

Il salario di equilibrio Domanda e offerta di lavoro L’offerta di lavoro è costante e pari a Il salario (prezzo di equilibrio) è quindi determinato dalla domanda L’uguaglianza tra domanda e offerta determina il salario reale di equilibrio PML Salario L’offerta di lavoro è costante e pari a tutto il lavoro disponibile nell’economia W/P La PML è la curva di domanda di lavoro LD = PML L Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

La rendita del capitale Per il lavoro: PML = W/P. Ripetiamo lo stesso ragionamento per il capitale. La produttività marginale è decrescente anche per il capitale: PMK  se K  Quindi … La curva della produttività marginale dell’impresa rappresenta la curva di domanda di capitale. Domanda di capitale: L’impresa domanda capitale fino al punto in cui la produttività e il costo marginale sono uguali: PMK = R/P Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

La distribuzione della ricchezza prodotta La teoria neoclassica Possiamo quindi studiare la distribuzione del reddito ai diversi fattori: Il reddito totale distribuito a L è: Il reddito totale distribuito a K è: Ogni fattore di produzione è remunerato in base alla sua produttività marginale, quindi se la funzione è a rendimenti di scala costanti il reddito viene interamente ripartito tra capitale e lavoro: Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

La distribuzione della ricchezza prodotta Quota del reddito da lavoro sul totale Capitolo 3: Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

La disoccupazione strutturale Rigidità e inefficienze del mercato del lavoro Consideriamo il grafico di equilibrio sul mercato del lavoro Se non esistono rigidità il salario reale si aggiusta fino a eguagliare domanda e offerta PML L’offerta di lavoro è costante e pari a tutto il lavoro disponibile nell’economia Salario W/P LD = PML L Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Rigidità e inefficienze del mercato del lavoro Se il salario non è libero di aggiustarsi liberamente non tutto il lavoro viene impiegato PML Salario W/P LD = PML L Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Rigidità e inefficienze del mercato del lavoro Non tutto il lavoro può essere impiegato: l’offerta è superiore alla domanda Nell’equilibrio di mercato esiste quindi disoccupazione strutturale PML Salario (W/P)min Per esempio se esiste un salario minimo W/P LD = PML L Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Le cause principali Leggi sul salario minimo Sindacati e contrattazione collettiva I salari di efficienza Restrizioni e costi di licenziamento Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Leggi sul salario minimo Definizione: salario minimo legale che le imprese devono corrispondere ai lavoratori Il salario minimo è inferiore al salario medio e non si applica alla maggioranza dei lavoratori (ovvero è inferiore al salario di equilibrio). Quindi non può essere causa del tasso di disoccupazione naturale in quanto non si applica alla maggioranza dei lavoratori. Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Leggi sul salario minimo Tuttavia è spesso superiore al salario di equilibrio di: lavoratori a bassa qualifica lavoratori giovani con poca esperienza (per cui parte della remunerazione avviene sotto forma di formazione professionale) Un aumento del 10% del salario minimo riduce l’occupazione giovanile dell’1-3%. Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Leggi sul salario minimo Altre critiche: Strumento non mirato: spesso utilizzato da giovani di classe media in part-time Strumenti alternativi: Credito d’imposta concesso in modo mirato a famiglie a basso reddito Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Leggi sul salario minimo (nel 2005) Capitolo 6: La disoccupazione

Salario minimo US dollars 2009 Il salario minimo reale e il tasso naturale di disoccupazione co-muovono Salario minimo $9 $8 $7 $6 Salario minimo US dollars 2009 Dollars per hour $5 $4 The trend in the real minimum wage rises until the mid to late 1970s, then falls. This is fairly similar to the trend of the natural rate of unemployment. The U.S. Department of Labor has lots of good information on the minimum wage, at: http://www.dol.gov/dol/topic/wages/minimumwage.htm note: Two sources of data on the federal minimum wage are slightly different in the late 1960s. These small differences have no significant impact on the trend, or the lesson of this slide. $3 Salario minimo nominale $2 $1 $0 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010

La disoccupazione strutturale Sindacati e contrattazione collettiva Perché i sindacati possono cercare di ottenere salari superiori a quelli di equilibrio? I sindacati rappresentano (e massimizzano l’utilità) degli occupati (insider). I disoccupati preferirebbero salari inferiori che garantiscano la piena occupazione. In Italia i contratti di lavoro sottoscritti dai sindacati sono efficaci anche per i non iscritti. Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Sindacati e contrattazione collettiva Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Sindacati e contrattazione collettiva Percentuale di lavoratori coperti da contratti collettivi (2005) Capitolo 6: La disoccupazione

Lavoratori Sindacalizzati, US Dagli anni 80 la sindacalizzazione e il tasso naturale di disoccupazione sono calati. Ma dal 1950 il tasso di disoccupazione naturale è cresciuto.. anno % forza lavoro 1930 12% 1945 35% 1954 1970 27% 1983 20.1% 2008 12.3% source: AFL-CIO website http://www.aflcio.org and BLS Current Population Survey. Also see: http://www.bls.gov/news.release/union2.toc.htm http://www.lib.umich.edu/govdocs/steclab.html#unions good set of links to info on labor unions http://stats.bls.gov/news.release/union2.toc.htm The BLS’ annual news release of info on union membership, earnings. Earlier in the chapter, we saw cross-sectional data that showed a positive correlation between the union wage premium and union members’ share of the labor force across industries. We would expect that, other things equal, changes over time in the aggregate share of unions in employment should be associated with similar changes in unions’ impact on average wages, and hence on the natural rate of unemployment. In plain English, we would expect that the decline in the extent of unionization shown on this slide would correspond to a decline in the natural rate of unemployment. Unfortunately for the theory, this is only true for the time period beginning in the early 1980s, when the natural rate started coming down. From the 1950s through 1980, the natural rate rose, but union membership fell. Does this mean the theory is not relevant? Not necessarily, as other things (other determinants of the natural rate) were not constant during this time period.

EXPLAINING THE TREND: Sectoral shifts 2006-2009: prezzi voltaliti– la disoccupazione naturale crescerà ancora? EXPLAINING THE TREND: Sectoral shifts 1986-2005: prezzo del petrolio stabile: pochi cambiamenti settoriali 1970-1986: prezzi del petrolio volatili: cambiamenti settoriali Price per barrel of oil, in 2009 dollars source: Dow Jones & Company obtained from: http://research.stlouisfed.org/fred2/ Earlier in the chapter, we learned that sectoral shifts are a source of job separations and lead to frictional unemployment. One would expect that a decrease in the frequency and magnitude of sectoral shifts would be associated with fewer job separations, less frictional unemployment, and a lower natural rate of unemployment. Unfortunately, there is no single “index of sectoral shocks.” However, we know that large changes in oil prices are one important source of sectoral shocks. A significant fall in the price of oil causes a decrease in demand for workers at oil fields in Oklahoma and Texas, and an increase in demand for workers at factories that produce SUVs. A significant increase in oil prices would do the opposite. The graph shows data on the price of oil since 1970. During 1970-1985, the real price of oil fluctuated between $20 and $100. Also during this time, the natural rate of unemployment was rising. During 1986-2002, the real price of oil was in the $20-40 range except for a brief spike during the Gulf War. Also during this time, the natural rate of unemployment was falling. The data are roughly consistent with the notion that sectoral shifts contribute to the natural rate. Note the recent increase in oil prices: from about $22 to $70 during 2002-2006:1. This represents a sectoral shift and may contribute to an increase in the natural rate of unemployment. Or maybe not, as oil consumption per dollar of GDP is lower today than in the 1970s and 1980s.

La disoccupazione strutturale Teoria dei salari di efficienza È possibile che le imprese decidano volontariamente di pagare salari superiori a quelli di equilibrio? Sì, se salari elevati aumentano la produttività e permettono di aumentare i profitti. Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Teoria dei salari di efficienza Questo è verso se alti salari: Attirano i lavoratori migliori. Riducono il “turnover” e i costi di formazione di nuovo personale. Aumentano l’impegno sul lavoro e riducono l’assenteismo. Riducono i conflitti sindacali e gli scioperi. Paesi in via di sviluppo: migliora lo stato di salute e di nutrizione. Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Teoria dei salari di efficienza Henry Ford e gli “efficiency wages” 1908-1913: da 450 a 14000 lavoratori 1913: tasso di rotazione 370%, assenteismo 10% 1914: da 9 a 8 ore con raddoppio di salario(da 2,34 a 5 dollari al giorno) La ragione principale era combattere l’elevato tasso di turnover Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Teoria dei salari di efficienza Il tasso annuale di turnover crollò dal 370% nel 1913 al 16% nel 1915! L’assenteismo crollò dal 10% al 2,5% La produttività aumentò tra il 40 e il 70% … … e i profitti aumentarono del 20% Discussione sui dati esatti, ma anche benefici secondari Tenere lontani i sindacati Pubblicità Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Rigidità della protezione dell’impiego Il governo può rendere più difficile la separazione tra lavoratori e imprese Aumentando i costi di licenziamento (rigidità della protezione dell’impiego) Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Rigidità della protezione dell’impiego Italia: un licenziamento con causa persa costa all’impresa più di un anno di salario Confronti internazionali Europa meridionale: rigida (alti costi di licenziamento) Europa centro-settentrionale: intermedia Paesi anglosassoni: flessibili Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Rigidità della protezione dell’impiego Più difficile essere assunti Aumenta la disoccupazione giovanile Aumenta la durata della disoccupazione Insiders (protetti) e outsiders (non protetti) Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Rigidità della protezione dell’impiego Insider: occupati con una rendita di posizione (contratti a tempo indeterminato, dipendenti pubblici, ordini professionali, licenze) Outsider: disoccupati, ec. sommersa, neoassunti, ancora privi di rendita di posizione (irregolari, precari, etc.) Rendita di posizione: sostituire un insider con un neoassunto è costoso Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Rigidità della protezione dell’impiego Differenziale salariale fra insider e neoassunti La disoccupazione totale non scende, perché si riducono sia s che f, e può salire, perché gli insider hanno salari più alti di quelli di equilibrio Più che l’effetto totale, conta l’asimmetria: mercato del lavoro a due velocità Capitolo 6: La disoccupazione

La disoccupazione strutturale Idee chiave sulla rendita La rendita è un guadagno ottenuto grazie alla propria posizione privilegiata e non ad un contributo produttivo: residuo feudale Le rendite di posizione sono tuttora presentis-sime e spesso causa di grandi inefficienze Alcune rendite servono a correggere imperfezioni del mercato e dunque sono efficienti (ad es. i medici) Quest’ultimo argomento può essere abusato dai diretti interessati Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione La durata La durata della disoccupazione permette di capire se si tratta di disoccupazione frizionale o strutturale Disoccupazione: di breve periodo → frizionale di lungo periodo → strutturale Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione La durata Comprendere le cause della disoccupazione è cruciale per disegnare le politiche per combatterla. Esempio: Durata e disoccupazione 10 lavoratori sono disoccupati 8 per un mese e 2 per 12 mesi Totale mesi disoccupazione: 32 Il 75% dei mesi, 24 su 32, è a carico dei 2 disoccupati di lunga data Capitolo 6: La disoccupazione

Numero di settimane da disoccupati % rispetto al totale di disoccupati I connotati della disoccupazione La durata: media 1993-2000 negli Stati Uniti Numero di settimane da disoccupati % rispetto al totale di disoccupati % tempo rispetto al tempo totale di tutti i disoccupati 1-4 39% 6,5% 5-14 31% 20,5% 15 o più 30% 73,0% Capitolo 6: La disoccupazione

Le differenze fondamentali: Uomini vs Donne Adolescenti vs Adulti I connotati della disoccupazione Principali differenze per gruppi demografici Le differenze fondamentali: Uomini vs Donne Adolescenti vs Adulti Bianchi vs Neri (dati Stati Uniti) Capitolo 6: La disoccupazione

Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione Gli uomini: Italia Il lavoro: uomini Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione Le donne: Italia Il lavoro: donne Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione Per gruppi demografici (USA, 2000) Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione Adolescenti e adulti Gli adolescenti hanno tassi di disoccupazione più elevati. Perché? Minore esperienza? Tasso di collocamento al lavoro simile. ma Tasso di separazione più elevato. Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione Bianchi e neri I tassi di occupazione sono inferiori per i neri. Perché? Inferiore network informale di ricerca Discriminazione razziale Capitolo 6: La disoccupazione

Misure della disoccupazione Partecipazione e disoccupazione Nella realtà può essere difficile distinguere un disoccupato da un individuo che non partecipa alla forza di lavoro perché scoraggiato. Esistono quindi altre misure delle forza lavoro. Capitolo 6: La disoccupazione

Misure della disoccupazione Misure di sottoutilizzazione del lavoro Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione La partecipazione alla forza lavoro: Stati Uniti Capitolo 6: La disoccupazione

I connotati della disoccupazione La partecipazione alla forza lavoro: Italia Capitolo 6: La disoccupazione

Tassi di disoccupazione a confronto Capitolo 6: La disoccupazione

Disoccupazione: U.S. e Europa, 1963-2010 Percentuale della forza lavoro Source: OECD

Tendenze della disoccupazione nel tempo Caratteri demografici Il baby-boom del dopoguerra – negli anni 1950 – ha creato un aumento dei lavoratori negli anni 1970 che è rallentato negli anni 1990. Questo effetto tuttavia non spiega l’andamento della disoccupazione Capitolo 6: La disoccupazione

Tendenze della disoccupazione nel tempo Spostamenti intersettoriali Gli shock petroliferi possono avere indotto una riallocazione da settori basati sul petrolio ad altri. In effetti la caduta della disoccupazione negli anni 1990 coincide con bassi prezzi del petrolio. Capitolo 6: La disoccupazione

Tendenze della disoccupazione nel tempo Il rallentamento della produttività Se i salari sono vischiosi la disoccupazione cala quando la produttività del lavoro cresce. Negli anni 1970 la produttività è cresciuta meno che nei decenni precedenti e questo può aver portato a disoccupazione. Negli anni 1990 la produttività è cresciuta maggiormente (information technology). ... Ma in Europa? Capitolo 6: La disoccupazione

Andamento del tasso naturale di disoccupazione Italia Il tasso di disoccupazione in Italia 2 4 6 8 10 12 14 16 18 1945 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 Anno Tasso di disoccupazione Capitolo 6: La disoccupazione

Disoccupazione in Europa, 1984-2010 Percentuale della forza lavoro Source: OECD

Tasso di Disoccupazione Capitolo 6: La disoccupazione

Tasso di Disoccupazione Capitolo 6: La disoccupazione

Protezione del Lavoro Capitolo 6: La disoccupazione

Tassi Partecipazione US Capitolo 6: La disoccupazione

Variazione Disoccupati e Partecipazione Italia Capitolo 6: La disoccupazione

Disoccupazione Giovanile Capitolo 6: La disoccupazione

Tassi Dis per fasce età Capitolo 6: La disoccupazione

Tassi Dis per fasce età Capitolo 6: La disoccupazione

Tassi Dis giovani aree Capitolo 6: La disoccupazione

Andamento del tasso naturale di disoccupazione Europa Il tasso di disoccupazione medio in Europa è aumentato costantemente dagli anni 1970 a metà degli anni 1990, mentre negli Stati Uniti è aumentato negli anni ’70 e diminuito già dagli anni ’80. Quali possono essere le cause di queste differenze? Capitolo 6: La disoccupazione

Andamento del tasso naturale di disoccupazione Europa Anche se è difficile stabilirlo con esattezza due fenomeni possono (congiuntamente) spiegare il fenomeno: La regolamentazione del mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali: sussidio di disoccupazione La riduzione della domanda di lavoratori a bassa qualifica. Capitolo 6: La disoccupazione

Andamento del tasso naturale di disoccupazione Europa Il progresso tecnologico ha portato a un aumento della domanda relativa di lavoratori ad alta qualifica. Negli Stati Uniti i salari dei lavoratori a bassa qualifica sono calati relativamente a quelli ad alta qualifica. Questo ha portato anche a un aumento della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. Capitolo 6: La disoccupazione

Andamento del tasso naturale di disoccupazione Europa Gli ammortizzatori sociali in Europa hanno impedito ai salari dei lavoratori a bassa qualifica di calare eccessivamente. Inoltre molti lavoratori non qualificati hanno preferito sussidi e cassa integrazione a salari bassi. Il risultato: Minore disuguaglianza Maggiore disoccupazione Capitolo 6: La disoccupazione

Andamento del tasso naturale di disoccupazione Europa Il cambiamento istituzionale (maggiore protezione sociale) ha dato adito a fenomeni di isteresi: Il tasso di disoccupazione non è tornato ai livelli precedenti gli anni 1970. Eliminare lo stato sociale può aiutare? In linea di principio sì ... Ma il prezzo da pagare è una maggiore disuguaglianza economica. Capitolo 6: La disoccupazione

Equilibri socio-economici Se i genitori hanno lavoro e reddito stabile e i figli no, i figli tenderanno a vivere con i genitori più a lungo Se i figli vogliono più spazio, chiederanno la rimozione di alcune protezioni dei padri Se le protezioni vengono tolte ai figli e non ai padri, possibile scontro intergenerazionale sulla precarietà Assorbito dalla famiglia in Italia Portato in piazza nel 2006 in Francia Capitolo 6: La disoccupazione

Equilibrio politico-economico Se gli insider sono la maggioranza, tenderanno a votare contro la rimozione delle protezioni che garantiscono la loro rendita di posizione Se anche non sono la maggioranza, ma hanno molta influenza politica, riusciranno ugualmente a mantenere le proprie protezioni Capitolo 6: La disoccupazione

Flessibilizzazione al margine: obiettivi Aumentare la produttività Ridurre la disoccupazione giovanile Ridurre l’economia sommersa Ridurre la disoccupazione in generale Senza intaccare le rendite degli insider (diritti acquisiti?) Capitolo 6: La disoccupazione

Flessibilizzazione al margine: rischi Precarietà Ritardo nell’indipendenza Scontro intergenerazionale Insicurezza Scoraggiamento di investimenti formativi specifici Effetto solo temporaneo sulla disoccupazione Capitolo 6: La disoccupazione

Flessibilizzazione al margine Lavoro a tempo indeterminato Capitolo 6: La disoccupazione

Flessibilizzazione al margine Lavoro a tempo determinato Capitolo 6: La disoccupazione

Riforme recenti del mercato del lavoro in Italia Pacchetto Treu (1997) Legge Biagi (2003) Capitolo 6: La disoccupazione

La legge Biagi: linee generali D. lgs. 10 settembre 2003 n. 276 (attuativo Legge delega 14 febbraio 2003, n. 30) Obiettivi dichiarati Aumentare i tassi di occupazione e promuovere la qualità e la stabilità del lavoro anche attraverso contratti a contenuto formativo e contratti a orario di lavor modulato compatibili con le esigenze delle aziende e le aspirazioni dei lavoratori Provvedimenti Riforma del mercato del lavoro (inserimento) Creazione di nuovi tipi contrattuali di lavoro subordinato e autonomo Capitolo 6: La disoccupazione

La legge Biagi: provvedimenti specifici Mercato del lavoro Agenzie per il lavoro (Manpower, Adecco, etc.) Borsa nazionale continua del lavoro Esternalizzazioni Somministrazione (ex reato, a t. deter. o indeter.) Appalto (rischio, mezzi e direzione all’appaltatore) Trasferimento di ramo d’azienda (più facile oggi) Contratti a termine per l’ingresso nel mercato Inserimento (a termine, costa poco, ma poco diffuso) Apprendistato Nuovi contratti “atipici” Job on call (lavoro intermittente, poco diffuso) Job sharing (poco diffuso) Lavoro a progetto (ex co.co.co., risultato, no tempo) Capitolo 6: La disoccupazione

Effetti delle riforme Tasso di disoccupazione: sceso dall’11% nel 1997 al 6% nel 2007 (circa 20% fra i giovani; enormi variazioni regionali; la metà dei disoccupati lo sono da più di un anno) – dati OCSE La frazione di contratti a termine è passata dal 12% al 14% negli anni ’90 e poi è rimasta constante La legge Biagi non ha né flessibilizzato né precarizzato, bensì regolamentato Capitolo 6: La disoccupazione

Effetti delle riforme Asimmetria fra protetti (lavoratori a tempo indeterminato) e non protetti (cosiddetti precari) Fasce deboli (giovani, donne, immigrati, disoccupati) prive di protezione dell’impiego e spesso escluse dai sussidi di disoccupazione, comunque bassi (20% dei disoccupati esclusi – fonte: Berton, Richiardi, Sacchi (2009), “Flex-insecurity”) Tasso di occupazione femminile: salito dal 36% del 1997 al 46% del 2007 (aumento simile in Svezia, Norvegia e Danimarca, ma >73% nel 2007) – dati OCSE Economia sommersa: >25% del PIL (10% in Lombardia, 30% in Calabria; alta correlazione positiva con il tasso di disoccupazione) – fonte: Boeri e Garibaldi (2007), “Shadow Sorting” Capitolo 6: La disoccupazione

Verso il futuro Ridurre il cuneo fiscale fra costo del lavoro per le imprese e salari reali netti per i lavoratori Coniugare flessibilità e sicurezza e superare il dualismo fra lavoratori protetti e non protetti Modelli: Italiano: rigidità della protezione dell’impiego Danese: flexecurity (libertà di licenziamento, protezione dei disoccupati e incentivi al reinserimento Modello danese più giusto e più efficiente? Partecipazione al mercato del lavoro più alta Disoccupazione più bassa Solo il 3% dei danesi considera la disoccupazione come una delle tre preoccupazioni principali, contro il 33% degli italiani – dati Eurobarometer 2007 Capitolo 6: La disoccupazione

Proposte recenti di riforma Pietro Ichino: passaggio graduale ad un sistema di flexecurity di tipo danese Il nuovo contratto si applica solo ai nuovi rapporti di lavoro Le imprese formano, assieme ai sindacati, un’agenzia che finanzia i generosi sussidi di disoccupazione e si occupa delle politiche di reinserimento dei disoccupati. Tito Boeri e Pietro Garibaldi: cambiamento meno radicale Tutte le assunzioni nella forma del contratto unico, a tempo indeterminato, che prevede una fase di inserimento, della durata di tre anni, e una fase di stabilità, con applicazione integrale dell’ordinamento generale attuale Capitolo 6: La disoccupazione

In sintesi Il tasso naturale di disoccupazione: La media di lungo periodo o il tasso di disoccupazione di stato stazionario Dipende dai tassi di perdita di lavoro (separazione) e ottenimento del lavoro (occupazione) Disoccupazione frizionale Dovuta al tempo necessario a lavoratori e imprese per “incontrarsi”. Può crescere con i sussidi di disoccupazione. Disoccupazione strutturale Risulta dalla rigidità dei salari: il salario reale è superiore a quello di equilibrio. Cause: salari minimi, sindacalizzazione e salari di efficienza. Capitolo 6: La disoccupazione