Il divismo.

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Il divismo

Vamp Isadora Duncan (1878-1927) I languori letterari del decadentismo e la dissoluzione del mondo aristocratico tendono ad enfatizzare la figura femminile creando una miscela agrodolce di attrazione e diffidenza. In questa faglia si inserisce la tendenza all’emancipazione, generando ritratti di donne sensuali e disinibite che sollevano tempeste di passione e di lussuria. The Vamp è anche il titolo di una novella di Rudyard Kipling dalla quale viene tratto appunto un film di cui Theda Bara è protagonista.

la donna fatale, dominatrice e perversa, popola tutta la letteratura del periodo, dalla Salomè di Oscar Wilde alla Lulù di Wedekind, il cui personaggio è divenuto un archetipo, alla Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch.

Colette was making a living as a music-hall dancer and mime, and sometimes Mathilde would play a minor male dance role in the troop. In 1907 the two performed Rêve d'Égypte at the Moulin Rouge: their onstage kiss caused a riot, and the police were called.

Esibizione al Museo Guimet di Parigi, 13 marzo 1905 Solleticando la fantasia ingenua e torbida su paesi del tutto sconosciuti, Mata Hari offriva agli spettatori con la sua danza ciò che essi si aspettavano: il fascino proibito dell’erotismo e la purezza dell’ascesi, in un assurdo sincretismo fra la mite saggezza di Buddha e i “riti sanguinari” di fantomatiche e terribili dee indù.

Nel cinema il ruolo di femme fatale viene generalmente un po’ ammorbidito: continua a sedurre e a rendere schiavo l’uomo “debole”, ma senza distruggerlo completamente, spesso limitandosi a sottrargli denaro o a imporgli sacrifici e umiliazioni.

Vamp S’impone negli Stati Uniti, il termine Vamp, sincope di Vampire, a indicare il personaggio di donna dissoluta e tentatrice che si diverte a rendere gli uomini suoi schiavi. The Vamp è anche il titolo di una novella di Rudyard Kipling dalla quale viene tratto appunto un film di cui Theda Bara è protagonista.

Vamp Lanciata dal produttore William Fox nel melodramma A Fool There Was (1914) col nome d’arte, anagramma di Arab Death (morte araba), che la proporrà come la più celebre fra le vamp del cinema. Negli anni seguenti, una serie di interpretazioni “eccessive” ma di grande effetto - come Carmen (1915), Cleopatra (1917) e Salomè (1918) – cristallizzano la sua immagine di femme fatale.

Vamp The Soul of Buddha, 1918 I produttori le modellano addosso l’immagine della donna perversa e tentatrice, pubblicizzata con un’iconografia vivace fatta di sguardi torbidi, pose enfatiche e abiti esotici.

Nel 1911 Max Linder trova al suo arrivo a Barcellona una folla di più di mille persone e deve intervenire la polizia. Al ritorno a Parigi sfrutta l’enorme quanto inattesa popolarità per rivedere il suo compenso annuo, arrivando a strappare un milione di franchi, contro una paga iniziale di appena 7 mila.

Il successo mondiale di alcuni attori è facilitato dalla serializzazione dei ruoli e dall’identificazione tra schermo e realtà: sono questi gli elementi chiave del divismo, che permettono la riconoscibilità da parte del pubblico e la sensazione di conoscere “personalmente” l’attore, come un vicino di casa, solo più simpatico o attraente; in questo modo il pubblico si sente legato e può riversare affetto e/o ammirazione sul personaggio.

Nel 1908 in America la graziosa attrice Florence Lawrence, soprannominata la ragazza della Biograph, viene strappata alla sua casa produttrice dalla produzione indipendente di Carl Laemmle e, tramite un lancio pubblicitario mai visto prima, viene diffusa la falsa notizia di un incidente mortale e poi “resuscitata” come la ragazza della IMP. È uno dei primi casi in cui si cerca di orientare il successo di un film sulla presenza di un determinato protagonista.

Ma il fenomeno del divismo nasce in Italia, il luogo dove viene inventato il termine diva e si sviluppa un vero e proprio di diva-film. Le donne fatali italiane si ispirarono alle Vamp scandinave, in particolare ad Asta Nielsen, protagonista nel 1910 di Abisso, visto da Francesca Bertini. Nel 1913 Lyda Borelli gira con Ma l’amor mio non muore di Mario Caserini il primo diva-film. Colpisce soprattutto il suo ballo sensuale e seduttivo attorno all’uomo, che inaugura una figura femminile dominatrice e protesa verso un nuovo ruolo sociale.

In ambito maschile diventa molto popolare Bartolomeo Pagano, l'attore di Maciste, dove tornava, come in Linder, la combacianza tra personaggio sullo schermo e persona nella vita reale (suggerita da molti film della serie, dove Pagano-attore è nella vita normale e gli eventi lo fanno diventare Maciste). Altro esempio di divismo maschile nel cinema muto italiano è incarnato da Emilio Ghione, tutt'uno con il celebre personaggio da lui inventanto e interpretato Za la Mort.

Il divo assume un ruolo sostanzialmente diverso da quello del semplice attore. Mentre questi può recitare molte parti diverse, mantenendo la sua identità di professionista e di interprete, il divo si propone come un “prodotto” legato alla propria immagine, s’impasta essenzialmente coi caratteri del personaggio che quindi è costretto a ripetere sempre entro un medesimo modello vincente.

Il casco nero dell’eros Mary Louise Brooks (1906-1985) è stata una ballerina, show-girl e attrice del cinema muto americano. Deve però la sua fama al cinema tedesco di Georg Wilhelm Pebst. Alla sua immagine sensuale ed elegante si è ispirato anche il fumettista Guido Crepax per il più famoso dei suoi personaggi: Valentina. Mary Louise Brooks (1906-1985) è stata una ballerina, show-girl e attrice del cinema muto americano. Deve però la sua fama al cinema tedesco di Georg Wilhelm Pebst. Alla sua immagine sensuale ed elegante si è ispirato anche il fumettista Guido Crepax per il più famoso dei suoi personaggi: Valentina.

Poi fui mandata  a fare film a Hollywood nel 1927: nessuno sapeva capire perché io odiassi tanto quel terribile posto distruttivo che a tutti gli altri sembrava un  paradiso meraviglioso. “Che ti succede, Louise? Tu hai tutto! Cos'è che vuoi?”. Per me tutto questo era come un sogno terribile che faccio - sono perduta tra i corridoi di un grande albergo e non riesco a trovare la mia stanza: La gente mi passa davanti come se non potesse vedermi né udirmi. Così dapprima fuggii da Hollywood e da allora sono sempre fuggita. Ed ora, a 69 anni, ho messo da parte la speranza di trovare me stessa. La mia vita è stata niente. Louise Brooks in una lettera a Crepax del 1976

Il vaso di Pandora 1928 L’ex fioraia Lulù, ambiziosa e dissoluta protagonista del varietà, spende la sua vita fra omicidi, amanti e gelosie. Fuggita con Alwa, il figlio del suo impresario, rimasta senza soldi, si prostituisce per sopravvivere: uno dei suoi clienti, Jack lo Squartatore, le pianterà un pugnale nel ventre.

Il diario di una donna perduta 1929 Violentata e messa incinta dall’assistente del padre farmacista, che rifiuta di sposarla perché la farmacia è ipotecata, Maria è portata in una casa di correzione, da cui fugge per diventare l’attrazione di un bordello. Tornata nella casa di correzione come dama di carità, dice il fatto loro ai due direttori aguzzini e prende con sé l’amica Erika.

Una vamp sensuale ma infelice Louise Brooks rappresenta un tipo diverso di vamp. Una donna sensuale ed irresistibile, ma incapace di godere di questa sua capacità di seduzione. Anche il suo destino è sempre sfavorevole: la morale non permette ad una donna dissoluta di sopravvivere. La vamp noir è una donna fatale ma infelice.