Retorica latina I sec. a.C. Rhetorica ad Herennium

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Retorica latina I sec. a.C. Rhetorica ad Herennium istituzione della terminologia retorica latina e aggiunta della memoria tra le parti organizzative del discorso. Le cinque sezioni di composizione di un discorso sono presentate come altrettante abilità dell’oratore: “Le qualità che non devono mancare in un oratore sono la capacità d’invenzione, di disposizione, di eloquio, di memoria e di dizione.” (Rhet. Her., 1,2,3) Cicerone De inventione De Oratore Brutus Orator Difesa della retorica come arte (ars) storicamente determinata, basata sul principio della inseparabilità del contenuto (res) dall’espressione (verba).

I sec. d. C. Institutio oratoria Quintiliano Institutio oratoria summa della retorica antica. Riscoperta da Poggio Bracciolini nel 1416, diventerà punto di riferimento della pedagogia umanistica.

Dispositio Taxis

Esordio Narratio (diegesis) funzione fatica: rendere l’uditorio arrendevole, attento, benevolo. Due varianti: principium e insinuatio Narratio (diegesis) Esposizione dei fatti. Qualità necessarie: chiarezza = scelta del lessico, ordine cronologico e riprese Brevità = eliminazione del superfluo Credibilità = enunciazione delle cause

Confirmatio (spesso rientra nella narratio): insieme delle prove che demoliscono gli argomenti dell’avversario Digressio: digressione per alleggerire la tensione e distrarre l’uditorio (parte non necessaria) (Confirmatio e Digressio insieme costituiscono l’argomentazione) Peroratio: amplificazione, ricapitolazione

Questioni di elocutio Estetica della prosa: Varietà di lingua Genere: relativo a tema trattato e finalità adeguamento all’uditorio (chiarezza) vivacità (oratore)

Tipi di stile per i latini Funzione Parte del discorso Prova sublime commuovere (movere) digressio pathos umile informare (docere) narratio e confirmatio logos mediocre divertire (delectare) Esordio e epilogo Ethos NB: ciascuno stile comporta l’esaltazione di un tipo di prova, senza escludere però qualche ricorso alle altre due

Dispositio logos 2. narrazione 3. argomentazione 1. esordio 4. epilogo Ethos e pathos

Esordio Tópos della affettazione di modestia Quintiliano: “C’è un moto naturale di simpatia per chi si trovi in difficoltà” Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare (atto III, scena III): Io non sono venuto, cari amici, con la pretesa di rapirvi il cuore. Non sono un buon oratore come Bruto, io; sono quale mi conoscete tutti, un tipo semplice e naturale che adorava il suo amico: e lo sanno benissimo quelli che mi hanno dato il loro beneplacito a parlare, pubblicamente, di lui. Io non ho né l’acume, né la parola, né il talento, né il gesto, né l’eloquio che scalda il cuore di chi ascolta; io parlo come viene, e dico cose che voi stessi sapete….”

Cfr. Santanchè (Osservatorio Mediamonitor sulle politiche 2008: 28 marzo 2008, da Le invasioni barbariche) “No uso il linguaggio del popolo, di quello che pensa credo gran parte degli italiani e che forse i politici hanno sempre questo politichese, a me non appartiene, parlo come mangio, si direbbe”.

Il problema dell’incipit nel giornalismo Titoli (elemento paratestuale) Prime battute di un articolo

Titoli Crescente importanza dei titoli, anche in conseguenza della tendenziale assenza nell’incipit degli articoli degli elementi informativi essenziali L’insieme dei titoli può essere considerato come un giornale in pillole, un giornale parallelo Il titolo è sempre riferito all’articolo, con cui intrattiene una triplice relazione: Sintattica (posizione del titolo rispetto all’articolo) Semantica (cosa dice il titolo dell’articolo) Pragmatica (funzione del titolo per il lettore)

Chiave dell’interpretazione, codice dell’articolo (Eco 1971) Unica immagine-concetto carica di contenuti patetici, estetici, politici (Dorfles, 1981) Mack Smith, Modello inglese e modello italiano nel giornalismo; un confronto a sfondo storico e sociale Prevalente funzione illocutoria e perlocutoria (Proietti 1992)

Titoli oggettivanti vs titoli soggettivanti Cronachistico-indicativi (notizia) vs drammatico-brillanti (feature) (Murialdi 1975) Informativi vs emotivi (Eco 1971) Enunciativi vs paradigmatici (Papuzzi 1992) Sui titoli dei quotidiani italiani: Proietti, “La vetrina del giornale”: funzioni comunicative e caratteri stilistico-grammaticali della titolistica dei quotidiani tra lingua e codice iconico, in Medici e Proietti (a cura di), Il linguaggio del giornalismo, Mursia 1992 De Benedetti, L’informazione liofilizzata. Uno studio sui titoli di giornale (1992-2003), Cesati, 2004

Possibili classificazioni Titoli oggettivanti vs titoli soggettivanti Cronachistico-indicativi (notizia) vs drammatico-brillanti (feature) (Murialdi 1975) Informativi vs emotivi (Eco 1971) Enunciativi vs paradigmatici (Papuzzi 1992) Ondelli 1996 individua una varietà nei titoli basata sulla centralità di elementi diversi: Scena (vedi esempi slide successiva) Il personaggio (Camilleri / la macchina per scrivere, Repubblica 19.4.09) Il dialogo (Berlusconi: troppe inchieste sui giornali / Napolitano: c’è stato sprezzo delle regole, Repubblica 19.4.09) Il parlato (Un bicchierino con Hemingway, Repubblica 19.4.09) -> rinvio ai titoli paradigmatici

Sui titoli dei quotidiani italiani: Proietti, “La vetrina del giornale”: funzioni comunicative e caratteri stilistico-grammaticali della titolistica dei quotidiani tra lingua e codice iconico, in Medici e Proietti (a cura di), Il linguaggio del giornalismo, Mursia 1992 De Benedetti, L’informazione liofilizzata. Uno studio sui titoli di giornale (1992-2003), Cesati, 2004

Esempi di titoli enunciativi La terra trema anche in Piemonte Fini:”E’ giusto accertare le colpe” Sisma di 3,9 gradi nel Cuneese: panico ma niente danni. Il presidente della Camera d’accordo con Napolitano. Tremonti: niente nuove tasse La nave dei disperati attraccherà in Sicilia Il mercantile che giovedì ha tratto in salvo 140 migranti si dirige verso Porto Empedocle. Scontro aperto tra Italia e Malta. E Maroni prepara un dossier da presentare a Bruxells La Stampa online 19.4.09 In Sicilia la nave dello scontro Con Malta è ancora scontro Razzismo, L’Italia non parteciperà alla conferenza delle Nazioni Unite Corriere della sera online 19.4.09

Titoli paradigmatici Carattere specifico: mimesi del parlato Condensazione in una metafora o in uno slogan (Dardano: “tra slogan e titolatura esistono aspetti comuni per quanto riguarda la dimensione semantica e la struttura sintattica”) Citazione Gioco di parole Ironia Esempio: Assalto alla dirigenza Terzo caso di "sequestro di dirigente" in Francia. E'accaduto a Grenoble, nella sede della Caterpillar. Sequestrati 4 dirigenti nell'ufficio del direttore dopo che l'azienda aveva annunciato il licenziamento di 733 operai (il manifesto, 19.4.09) Il titolo paradigmatico evidenzia una seconda funzione del titolo: Interpretare e commentare la notizia.

La notizia tra informazione e mito Notizia come informazione Racconto su eventi Approccio referenziale Oggettività Notizia come racconto mitico Narrazione continua, parte di un flusso patetica, coinvolgente

Axel Honneth, Distruggere le forze mitiche Axel Honneth, Distruggere le forze mitiche. La critica sociale nell’età dell’intellettuale normalizzato, 2002 Forze mitiche = rappresentazioni della vita umana nella forma di descrizioni fisse che fanno apparire determinati processi storici come se fossero naturali e immodificabili. Jack Lule, Daily news, eternal stories: the mythological role of journalism, 2001

La questione della lingua Cfr. De Mauro, Storia linguistica dell’Italia unita, 1963 Nel Cinquecento Baldassarre Castiglione, Libro del cortegiano (1513-18) Modello di lingua: l’italiano delle corti, ligua colta d’uso Pietro Bembo, Prose della volgar lingua (1525) Canone letterario di autori toscani: Petrarca, Boccaccio (tradizione del purismo)

Nell’Ottocento Manzoni, Relazione al Ministro Broglio dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla (1868): ideale puristico aggiornato, modello: parlato fiorentino Ascoli, Proemio dell’”Archivio Glottologico Italiano” (1873) nessun modello; miglioramento delle competenze linguistiche può venire solo dalla diffusa elevazione culturale Nel Novecento Gramsci: “Le questioni linguistiche non sono oziose,perché riguardano non la superficie ma la struttura profonda dei movimenti, delle persone, della realtà politica, della società” De Mauro, intervista di Bufalini, La danza delle parole, “l’Unità”, 29.5.1994: “se volete capire un linguaggio tenete conto che non è una maschera o un’etichetta sovrapposta a un corpo che vive. È pelle, e la pelle, per quanto si possa abbronzare, o aggiustare con un po’ di lifting, è difficile da cambiare”.

La questione della lingua nel giornalismo Eco, Guida alla interpretazione del linguaggio giornalistico, 1971 De Mauro, Sulla leggibilità dei giornali, 1979 Denuncia della oscurità, complessità e non referenzialità del linguaggio giornalistico degli anni sessanta e settanta e ricerca delle cause Importanza sociale della chiarezza e della precisione

Dalla ricerca di chiarezza e semplicità alla vivacizzazione e semplificazione Le forme della semplificazione linguistica nel giornalismo Le forme della semplificazione linguistica nella politica

Il linguaggio della semplificazione Berlusconi (1994, in Galli de’ Paratesi, La lingua di Berlusconi): Nel 1993 c’era una gran voglia di cambiamento, una voglia di rinnovamento del modo stesso di far politica, una voglia di rinnovamento morale, una voglia anche del modo di esprimersi della politica in maniera diversa. Non più quel linguaggio da templari che nessuno capiva: si sentiva il bisogno di un linguaggio semplice, comprensibile, concreto. Il linguaggio diviene un esplicito elemento di propaganda: semplificazione semantica e sintattica; scarso o del tutto assente il ragionamento dialettico e la riflessione politica Sulla semplificazione del linguaggio politico contemporaneo: Cella Ristaino, D. Di Termini, Politica e comunicazione. Schemi lessicali e analisi del linguaggio, Genova, Name, 1998, pp. 182-193 la questione è oggi ampiamente dibattuta sui quotidiani e in particolare su «la Repubblica», che tra settembre e ottobre del 2008 ha accolto un confronto su questi temi tra Edmondo Berselli, Quando la politica diventa un format, «la Repubblica», 18.09.2008; Marino Niola, La seduzione del potere, e Michele Serra, Il mondo facile della politica format, entrambi del 24.09.2008 e Giuseppe D’Avanzo, La nuova lingua del potere, 11.10.2008.

Si tratta di una rivoluzione linguistica in senso democratico? Victor Klemperer, LTI, La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo, Giuntina 1998 (ed. or. 1947), a proposito del linguaggio totalitario: La legge prima, quella che domina su tutte è: non permettere che chi ascolta arrivi a formulare un pensiero critico, tratta tutto in maniera semplicistica. Si veda anche: R. Ronchi, Parlare in neolingua. Come si fabbrica una lingua totalitaria, in M. Recalcati, Forme contemporanee del totalitarismo, Bollati Boringhieri, 2007 La sintassi semplice veicola idee semplificate Di diverso parere: Enrico Testa, Il testo semplice, Einaudi, 1997 Chiarezza non è sinonimo di semplificazione

Vivacizzazione Dardano, La lingua dei media, in Castronovo e Tranfaglia, La stampa italiana nell’età della Tv, 1994: Indicazione di personaggi famosi con il semplice nome o con varie qualifiche (Giulio, Silvio, l’Avvocato, il Cavaliere) Congiunzione giornalistica iniziale (E, Ma, Poiché) Antitesi e ellissi nominali Traslati e metafore sportive. Dopo le elezioni, palla al centro; un dribbling con la vita; processo Parmalat ai calci di rigore Titoli obliqui-ironici vs titoli sostanziali-referenziali

E e Ma all’inizio del titolo E quella notte scomparve l’Urss Ma la Borsa argentina vola (La Repubblica 21.12.2001) Ma i falchi del Cavaliere ora agitano lo spettro del ‘94 (la Repubblica, 30.12.2001) E lunedì scioperano i bancari E adesso si salvi chi può (Il manifesto 5.1.2002) E in Italia vacilla il secondo pilastro (La Repubblica, Affari e finanza 24.11.08) Ma in questa crisi ha fallito lo Stato

E e Ma all’inizio di un periodo svolgono la funzione di congiunzioni testuali (Sabatini 1997:127): artificio retorico volto a stabilire una continuità del detto con il non detto (Contini 1968:279). A prima vista sembra mirato a vivacizzare e svecchiare le forme stilistiche. In realtà ha un risvolto strutturale e ideologico (Loporcaro 2005:67): “equivale a segnalare, testualmente, adesione all’idea della notizia come mito”, come “racconto che intrattiene e rinarra sempre la stessa storia, entro un flusso continuo” Lule (2001:191): “In quanto mito, le storie dei notiziari perlopiù servono a preservare l’ordine sociale”