Rappresentazione e risonanze delloccupazione giovanile Prof. Renato Fontana Roma, 12 Aprile 2010
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 2 Il lavoro che cambia: quali trasformazioni? Spostamento delloccupazione dalla produzione ai servizi ICT e sviluppo delle economie locali Nuove forme di collaborazione/integrazione tra imprese Riduzione dei livelli gerarchici allinterno delle imprese Flessibilità, nuove pratiche operative, nuove forme di organizzazione del lavoro Diffusione del New Public Management Marginalizzazione del vecchio modello taylor-fordista Nascita dei lavoratori della conoscenza Nuovo rapporto tra capitale e lavoro Sviluppo di sistemi di Relazioni Industriali ad alta individualizzazione Il passaggio dalla fatica fisica al sovraccarico cognitivo
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 3 Le peculiarità del mercato del lavoro italiano Forte discriminazione di genere Forte differenza Nord-Sud Netta discriminazione per età Disoccupazione da inserimento Disoccupazione di lunga durata
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 4 Andamento degli occupati in Italia Fonte: ISTAT
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 5 Prime considerazioni Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, il tasso di occupazione italiano è tra i più bassi in Europa: nel 2007, con il 58,7%, risulta inferiore di 8 punti percentuali rispetto alla media UE a 15 paesi (67%). Se il divario si attenua per la componente maschile (70,7% per lItalia contro il 74,2% per lUE a 15 paesi), per quella femminile la distanza supera i 13 punti percentuali. Se si guardano i dati disaggregati per ripartizione territoriale, il Mezzogiorno con un tasso di occupazione totale pari al 46,5% e con quello femminile al 31,1% si colloca in una posizione di netto svantaggio rispetto al resto del Paese e allEuropa in generale.
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 6 Occupati per classe di età: (Dati in migliaia – ISTAT)
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 7 Occupati per settore di attività economica (ISTAT: dati in migliaia)
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 8 Il ruolo delle nuove forme contrattuali Il lavoro temporaneo (comprendente i contratti a tempo determinato, il lavoro stagionale, i contratti a causa mista e il lavoro somministrato) è cresciuto tra il 2004 e il 2007 di quasi 9 punti percentuali, contribuendo per oltre 1/3 allincremento delloccupazione dipendente totale (ISTAT). Ciononostante la crescita occupazionale generale è dovuta in larga parte a quella dipendente a carattere permanente, risultato probabilmente attribuibile anche agli effetti delle politiche di stabilizzazione e di lotta al precariato intraprese durante la precedente legislatura.
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 9 Lincidenza dei dipendenti a termine in Italia è inferiore a quella della media europea Fonte: Elaborazioni Ministero del Lavoro su Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, 2006.
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 10 Il lavoro flessibile – ISTAT: 2007 (N) Maschi + Femmine MaschiFemmine anni anni Over 40 anni Dipendenti a termine Cococo/lavoro a progetto Prestazioni di lavoro occasionale Totale lavoro a termine
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 11 Andamento dei disoccupati in Italia:
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 12 Alcune considerazioni Il trend decrescente della disoccupazione ha interessato tutti i paesi dellUE. In Italia il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro si assesta nel 2007 a un punto percentuale al di sotto della media dellUE dei quindici (7.1%). In Italia il calo della disoccupazione è accompagnato da un progressivo allargamento dellarea degli inattivi (effetto di scoraggiamento che ha colpito prevalentemente le donne). Nel 2008 si è assistito a uninversione di tendenza: dopo una lunga fase di discesa, la disoccupazione torna a crescere in molti Paesi. Il rallentamento delleconomia italiana, al pari di quella delle altre nazioni, sta cominciando a produrre effetti anche sul mercato del lavoro.
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 13 Inattivi anni (Valori in migliaia) - ISTAT 2005IV Trimestre I Trimestre II Trimestre III Trimestre IV Trimestre I Trimestre II Trimestre III Trimestre IV Trimestre I Trimestre II Trimestre III Trimestre IV Trimestre
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 14 Tasso di attività per classi di età ISTAT
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 15 Tasso di disoccupazione per titolo di studio – (ISTAT: dati percentuali)
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 16 Tasso di disoccupazione per classe di età – (ISTAT: dati percentuali)
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 17 Tre modelli di impatto della disoccupazione per età modello italiano –altissima disoccupazione giovanile –molto bassa disoccupazione adulta e anziana modello tedesco –rischio di disoccupazione quasi eguale per ogni età (sistema di formazione duale) –picchi per la fascia anni (problema fittizio) modello britannico-francese (ad U rovesciata) –elevata disoccupazione giovanile –media disoccupazione adulta –medio-alta disoccupazione anziana
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 18 Due ipotesi da scartare Ovvero che la disoccupazione giovanile dipenderebbe da: –Leccesso di offerta –Fenomeno demografico Il problema è pertanto strutturale
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 19 Disoccupazione e posizione sul MDL i giovani sono per lo più in cerca di prima occupazione gli adulti sono per lo più disoccupati in senso stretto le donne sono classificate come altre persone in cerca di lavoro (minore intensità della ricerca)
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 20 Persone in cerca di occupazione per classi di età – (ISTAT: dati in migliaia)
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 21 Perché i giovani sono discriminati? La domanda privilegia unofferta ad elevata produttività rappresentata da uomini in età centrale (visione economicista) Razionamento delle occasioni di lavoro e quindi occupazione concentrata su capifamiglia: un posto di lavoro per famiglia (visione sociologica) Concentrazione della disoccupazione su giovani e donne: –donne e giovani possono fondare identità sociale al di fuori del mercato del lavoro (studenti e casalinghe) e quindi subire con minori tensioni l'esclusione dal lavoro –donne e giovani possono essere mantenuti dal capofamiglia e non gravare sulle scarse risorse pubbliche
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 22 Le cause: la presenza delle piccole imprese la protezione dell'occupazione è minima l'incertezza per il futuro è massima il turnover è altissimo Ciò determina una forte competizione tra outsiders (minore esperienza) e insiders (maggiore esperienza), a vantaggio dei secondi. A questo aspetto si aggiunge: La discriminazione statistica Il basso livello di innovazione dellimpresa Limportanza data allaffidabilità e alla serietà del lavoratore (socializzazione pregressa al lavoro) Le aspettative di unofferta altamente istruita
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 23 Le cause: le reti sociali Mancanza di una struttura di relazioni tra sistema educativo e mondo produttivo
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 24 La concorrenza tra i diversi livelli di istruzione 1. secondo la teoria del capitale umano, lo sviluppo economico richiede maggiore istruzione, quindi i più istruiti corrono meno il rischio di restare in cerca di lavoro 2. secondo l'ipotesi di una crescita dei livelli di istruzione dovuta all'autonoma pressione delle classi subalterne, si ha un eccesso di giovani istruiti che provoca un effetto di spiazzamento, per cui i più istruiti vanno a occupare posti di lavoro per cui sono richieste competenze inferiori
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 25 I più istruiti sono più disoccupati anche perché: i giovani istruiti possono aspettare un lavoro coerente con il livello di istruzione grazie al sostegno della famiglia; i giovani non rinunciano alle aspettative connesse all'elevata istruzione e restano in attesa del «posto buono».
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 26 Istruzione e disoccupazione in età adulta Una volta superata la fase di ingresso, listruzione più elevata costituisce un vantaggio. tra i 30 e i 59 anni il tasso di disoccupazione degli istruiti è sempre minore di quello dei non istruiti.
26/01/2014Titolo PresentazionePagina 27 Il diverso rischio della disoccupazione per professione le occupazioni intellettuali ad alta qualificazione sono le meno esposte alla disoccupazione; le occupazioni non manuali poco qualificate e quelle manuali prive di ogni qualificazione sono le più esposte; le occupazioni manuali specializzate e semi- qualificate sono in posizione intermedia.