UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina preventiva Direttore: Prof. Valeria Marin Dr.ssa Chiara Bertoncello Dr.ssa Elena Biasiolo Dr. Claudio Casotto
Epidemiologia delle malattie infettive
Generalità Le malattie infettive rappresentano la più importante causa di morte per il genere umano La crescente importanza delle patologie cronico-degenerative (malattie cardiovascolari, tumori, diabete ecc.) è connessa all’allungamento della vita media conseguito grazie alla lotta contro le malattie infettive
Rapporto causale biunivoco: malattie infettive
Malattie infettive Non ogni contatto con un microrganismo genera una malattia infettiva. Contaminazione: presenza transitoria, non moltiplicazione Infezione: il microrganismo si moltiplica nell’organismo - colonizzazione (infezione asintomatica) - malattia La sviluppo
Malattie infettive La sviluppo di una malattia infettiva dipende da: - capacità di aggressione del microrganismo (patogenicità, invasività e infettività,virulenza, produzione di endo-esotossine, carica infettante) - difese dell’organismo
Rapporto di rischio aspecifico e multiplo: malattie multifattoriali
Fattore di rischio Una qualunque variabile (genetica, ambientale, comportamentale) può essere considerata fattore di rischio quando oltre ad essere associata ad un incremento di probabilità di comparsa di un evento indesiderabile (morte o malattia), è costantemente (o almeno frequentemente) associata con la malattia stessa e ne è dimostrata la presenza prima che la malattia insorga.
Principali differenze tra patologie infettive e cronico-degenerative caratteristiche Patologia infettiva Patologia cronico - degenerativa immunità presente assente decorso Frequentemente acuto cronico esito Può esserci guarigione Non c’è guarigione Effetti della terapia Cura, accelera decorso Rallenta il decorso
Principali cause di morte in Italia % del totale Malattie cardiovascolari 41 Tumori 29 Malattie app. respiratorio 7,9 Traumatismi / Incidenti 4,4 Malattie app. digerente 4,1 HIV/AIDS 3,5
Serbatoio di infezione E’ il substrato nel quale i microrganismi patogeni in condizioni normali vivono e si moltiplicano. I microrganismi patogeni possono essere presenti solo nell’uomo (virus morbillo, rosolia, difterite..) ospitati abitualmente da una specie animale e raggiungere l’uomo casualmente(salmonelle, yersinia pestis..) presenti nell’ ambiente (legionella pneumophila, clostridium tetani..)
Sorgente di infezione soggetto che elimina i microrganismi consentendo la trasmissione all’ospite recettivo Possono essere Soggetti malati Soggetti portatori Sani: soggetti che si infettano ed eliminano i parassiti senza contrarre la malattia Convalescenti: soggetti che continuano ad eliminare il parassita anche dopo l’avvenuta guarigione clinica Cronici: quando l’eliminazione perdura per molto tempo Animali (malati e portatori)
Vie di penetrazione VIA CONNATALE CUTE MUCOSE TORRENTE CIRCOLATORIO placentare (contagio tramite la placenta,in particolare nel caso di sifilide e rosolia). CUTE se integra rappresenta una barriera insormontabile MUCOSE principale porta di ingresso per molte patologie respiratorie, digerenti, genito-urinarie, etc. TORRENTE CIRCOLATORIO in caso di ferite (tetano) o in caso di puntura di insetti (malaria, febbre gialla) e in caso di morso di animale (rabbia).
Vie di eliminazione Via di allontanamento dei microrganismi Possono essere Cutanea Genito-urinaria (MST…) Intestinale (poliomielite, tifo, colera, salmonellosi…) Respiratoria (polmonite, influenza, tbc, morbillo…) Spesso le vie di eliminazioni possono essere anche multiple
Trasmissione TRASMISSIONE DIRETTA TRASMISSIONE INDIRETTA MALATO o PORTATORE SUSCETTIBILE contatto stretto (MST) TRASMISSIONE INDIRETTA MALATO o PORTATORE l’AMBIENTE SUSCETTIBILE il microrganismo “soggiorna” nell’ambiente esterno TRASMISSIONE SEMIDIRETTA il microrganismo “soggiorna” per un periodo do tempo molto breve nell’ambiente esterno
Trasmissione Indiretta o Semidiretta Avviene attraverso VEICOLI (mezzi inanimati) VETTORI (animati)
Altri veicoli Alimenti (latte, carne, frutti di mare…) Biancheria Posate Stoviglie Giocattoli etc…
VETTORI SONO RAPPRESENTATI DA ESSERI viventi, per la maggior parte insetti, che dopo aver assunto i parassiti dalla sorgente li disperdono nel mondo esterno o li inoculano direttamente in un organismo sano. Possono essere MECCANICI OSPITI OBBLIGATI
I VETTORI OSPITI o OBBLIGATI MECCANICI ospitano in loro l’agente infettante che si moltiplica e si modifica. Nella zanzara anopheles avviene il ciclo sessuato o sporogonico. Nell’uomo il ciclo asessuato o schizogonico., MECCANICI sono esseri animati che dopo aver assunto i parassiti li disperdono nell’ambiente occasionalmente e passivamente. È il caso della mosca che dopo aver sostato sulle feci infette si appoggia sulle vivande.
DEFINIZIONI INFEZIONE: PERIODO DI INCUBAZIONE: MALATTIA: penetrazione dei germi nell’organismo. PERIODO DI INCUBAZIONE: tempo che intercorre fra penetrazione del microrganismo ed eventuale sintomatologia clinica della malattia. MALATTIA: comparsa di sintomatologia clinica
Storia naturale delle malattie infettive Agente etiologico Guarigione Incubazione Fase preclinica Malattia clinica Guarigione con sequele Fase libera Morte Non ammala
Caratteristiche dell’agente PATOGENICITA’: capacità di produrre una malattia Influenzata da: fattori ambientali e propri dell’ospite dalla dose di agenti infettanti introdotti nell’organismo dalla via di entrata dalla sorgente di infezione
Caratteristiche dell’agente INFETTIVITA’: capacità di un agente di invadere e moltiplicarsi in un ospite Alta infettività: morbillo Bassa infettività la lebbra
Caratteristiche dell’agente VIRULENZA: proporzione di casi clinici che dà luogo a manifestazioni gravi LETALITA’: rapporto percentuale di soggetti morti per una patologia e i soggetti affetti da quella patologia Influenza bassa letalità (alta morbosità) Rabbia alta letalità (bassa morbosità)
Caratteristiche dell’agente CARICA BATTERICA: quanto più numerose sono le unità penetrate in un organismo tanto più facile sarà vincere le difese dell’organismo e passare dallo stato di infezione allo stato di malattia CARICA INFETTANTE: rappresenta la soglia sotto la quale la malattia non può verificarsi
Prevenzione delle malattie infettive Attività rivolte alla difesa della promozione della salute Attività per aumentare le difese specifiche dell’individuo nei confronti delle infezioni (vaccini, immunoglobuline) Attività dirette al riconoscimento precoce dei microrganismi patogeni nei singoli individui (ricerca dei portatori, notifica, inchiesta epidemiologica, misure contumaciali) Bonifica ambientale Risanamento ambienti di vita e di lavoro Qualità delle acque Controllo alimenti e bevande
Le vaccinazioni
Le basi immunologiche della vaccinazione Antigene Sostanza viva o inattivata (proteina, polisaccaride, ecc.) capace di produrre una risposta immunitaria Anticorpo Proteina molecolare (immunoglobulina) prodotta dai linfociti di tipo B per indurre l’eliminazione dell’antigene
Immunità La protezione contro le malattie infettive Passiva protezione indotta dal trasferimento degli anticorpi Naturale: materna Artificiale: prodotti da un’altra persona o animale Caratterizzata per essere temporanea Attiva è prodotta dal proprio sistema immunitario in conseguenza ad uno stimolo: Naturale infezioni subcliniche superamento malattia Artificiale: i vaccini Caratterizzata per essere generalmente permanente nel tempo Herd immunity
Naturale: immunità materna Attraverso la via trasplacentare negli ultimi due mesi di gravidanza gli anticorpi oltrepassano la placenta formazione di un “profilo” immunitario del feto simile a quello materno protezione da 6 a 12 mesi Immunità PASSIVA
Artificiale: Prodotti del sangue Anticorpi omologhi umani provenienti da diversi donatori sani (immunoglobuline); usati in profilassi post-esposizione ad es. o per HAV e morbillo. Anticorpi omologhi umani iperimmuni, usate per la profilassi dopo esposizione di alcune malattie (HBV, rabbia, tetano e varicella) Siero eterologo iperimmune (antitossina) contiene anticorpi contro un solo antigene e sono prodotte in animali (cavallo). Ad esempio contro botulismo, difterite, tetano. Durata: da poche settimane ad alcuni mesi Immunità PASSIVA
Naturale: Immunità ATTIVA Il superamento di una malattia infettiva induce in generale una immunità verso la patologia duratura per tutta la vita Memoria immunologica: dopo l’esposizione ad un determinato antigene le cellule di memoria (memory B cells) continuano a circolare per molti anni; nel caso di un nuovo contatto con quel determinato antigene si avrà un aumento degli anticorpi specifici. Immunità ATTIVA
Artificiale: i vaccini I componenti del vaccino stimolano il sistema immunitario a produrre gli anticorpi “specifici” Non espongono il soggetto alla patologia e alle sue potenziali complicanze Inducono un’immunità e una memoria immunologica simili a quelle dell’infezione naturale ma senza il rischio di malattia Immunità ATTIVA
Classificazione dei vaccini Costituiti da 1 microrganismi vivi e attenuati 2 microrganismi interi inattivati 3 frazioni del microrganismo 4 sostanze sintetizzate dal germe
Vaccini “vivi attenuati” Sono prodotti mediante modifiche di “laboratorio” del microorganismo (batteri, virus) Generalmente prodotti mediante colture ripetute che ne attenuano la virulenza Ad esempio il virus del vaccino contro il morbillo è stato ottenuto mediante passaggi seriali dal virus selvaggio isolato nel 1954, durati circa 10 anni Il microrganismo modificato deve replicarsi nell’organismo per indurre la risposta immunitaria nel soggetto vaccinato
Vaccini “vivi attenuati” La risposta immunitaria indotta è simile a quella prodotta dall’infezione naturale Generalmente non causa la patologia, nel caso si manifestasse la sintomatologia della patologia (che è normalmente di minor gravità rispetto a quella causata dal microrganismo “selvaggio”) si dovrà classificare come reazione collaterale L’efficacia vaccinale viene ridotta quando si ha danno al microrganismo vaccinale (i.e luce, calore) riduzione della replicazione (i.e. anticorpi specifici) Vaccini “vivi attenuati”
Vaccini “vivi attenuati” Solitamente sono già efficaci con una singola dose (eccetto quelli a somministrazione orale) Possono causare reazioni collaterali severe come risultato di una crescita incontrollata soprattutto in soggetti HIV positivi Leucemici Trattati con immunosoppressori Possono modificarsi e riacquistare la virulenza (unico esempio conosciuto il polio) Vaccini “vivi attenuati”
Vaccini vivi attenuati Origine virale: morbillo, parotite epidemica, rosolia, poliovirus orale (OPV o Sabin), vaiolo, varicella e febbre gialla. Origine batterica: BCG e tifo orale.
Vaccini “inattivati” Sono prodotti attraverso la coltivazione in laboratorio dei microrganismi (batteri, virus) e una seguente inattivazione con calore o con prodotti chimici (normalmente formalina). l microrganismi inattivati NON sono vivi e quindi non possono replicarsi.
Richiedono normalmente più dosi La prima dose non produce immunità protettiva ma attiva il sistema immunitario Mentre la protezione incomincia a svilupparsi già dalla seconda dose Il titolo anticorpale decade con il tempo ed è quasi sempre necessaria la somministrazione di una dose booster (richiamo) Vaccini “inattivati”
Vaccini inattivati INTERI Origine virale: influenza, polio (IPV o Salk), rabbia e epatite A. Origine batterica: pertosse, tifo, colera, peste.
Vaccini costituiti da FRAZIONI del microrganismo Nei vaccini frazionati il microrganismo è trattato mediante frammentazione (split) o purificazione dei soli antigeni (subunità) che verranno inclusi nel vaccino capsula polissacaridica del pneumococco antigeni N e H del virus influenzale
Vaccini polisaccaridici Sono costituiti da lunghe catene polisaccaridiche della capsula di alcuni batteri. Suddivisibili in: PURI Pneumococco Meningococco Haemophilus influenzae tipo B CONIUGATI
Vaccini inattivati FRAZIONI Origine virale: influenza, epatite B, HPV (Papillomavirus) Origine batterica: pertosse acellulare, tifo Vi, pneumococco, meningococco e Lyme disease
Vaccini RICOMBINANTI Prodotti dall’ingegneria genetica Epatite B: prodotto per inserimento di un segmento genomico (gene responsabile della produzione dell’antigene s) nel genoma di un lievito. Live typhoid vaccine (Ty21a): modificazione genetica del batterio Salmonella typhi
Vaccini costituiti da anatossine La detossificazione degli antigeni viene ancora effettuata mediante l’utilizzo della formaldeide impiegata per la prima volta negli anni venti da Ramon. Oggi sappiamo anche che questa sostanza non è solo dotata di capacità detossificante ma in concentrazioni più basse anche di un’azione stabilizzante l’antigene Vaccini contro la Difterite Tetano
COSTITUENTI DEL VACCINO Antigene immunizzante Liquido di sospensione Acqua distillata sterile o soluzione fisiologica Conservanti Thiomersal etilmercurio-tiosalicilato di sodio viene usato come disinfettante cutaneo, come antibatterico nelle soluzioni delle lenti a contatto e, infine, nei vaccini come preservante Si stanno pianificando le strategie per rimuovere tale sostanza dal vaccino per evitare qualsiasi problematica correlata alla neurotossicità o nefrotossicità. È da rilevare come le quantità assunte con le vaccinazioni sono notevolmente più basse rispetto a quelle della dose soglia
Costituenti del vaccino Stabilizzanti Gelatina Utilizzato come stabilizzante, negli ultimi anni è stata ritenuta la responsabile delle reazioni allergiche gravi (MPR: bambini con reazioni alti livelli di IgE nei confronti di tale componente) Antibiotici Non è rara l’aggiunta di antibiotici per prevenire la crescita batterica nella maggior parte delle volte si tratta di Neomicina Kanamicina streptomicina Costituenti del vaccino
Costituenti del vaccino Adiuvanti Sostanze che vengono aggiunte per aumentare l’immunogenicità attraverso l’attivazione e/o il prolungamento dell’effetto stimolante. adiuvante di Freund emulsione acqua/olio Alluminio (idrossido o fosfato) Squalene Liposomi Immunomodulatori Costituenti del vaccino
Caratteristiche di valutazione dei vaccini REATTOGENICITÀ IMMUNOGENICITÀ EFFICACIA PROTETTIVA
Reattogenicità Reazione avversa (adverse reaction) è un effetto causato dal vaccino, viene definito anche “reazione collaterale” Evento avverso (adverse event) ciascun evento che segue la vaccinazione potrebbe essere una vera reazione collaterale potrebbe essere solo una coincidenza
Reazioni collaterali 1. Locali 2. Sistemiche 3. Allergiche
1. Locali dolore, arrossamento, gonfiore nella sede di inoculazione Comuni con vaccini inattivati (specialmente se contengono adiuvanti) Si manifestano alcune ore dopo la vaccinazione Generalmente breve durata e di lieve entità Reazioni collaterali
2. Sistemiche Mal di testa, febbre, malessere, dolore muscolare, perdita appetito, ecc. Sintomi aspecifici che potrebbero essere sia correlati al vaccino ma anche a concomitanti infezioni Più frequenti con vaccini vivi attenuati Dovuti alla replicazione per indurre l’immunità Sintomi simili alla patologia ma più lievi Di solito presentano un periodo di incubazione variabile dai 7 a 21 giorni Reazioni collaterali
3. Allergiche Causate da vaccino o dai suoi componenti (materiale di coltura cellulare, stabilizzatori, antibiotici, etc.) Molto rare ma severe (<1:500.000 di dosi) Ridotte da un’attenta anamnesi prevaccinale Reazioni collaterali
Controindicazioni e precauzioni all’uso dei vaccini Controindicazione: Condizione che aumenta considerevolmente la probabilità di un complicanza seria In generale la vaccinazione non deve essere eseguita in presenza di una controindicazione (allergia alle uova e vaccino contro l’influenza) Precauzione: Esempio: Se dopo la prima dose di pertosse il bambino ha pianto prolungato e febbre alta e considerata è una precauzione l’ipotesi di non effettuare la seconda dose; ma se nello stesso periodo vi è una epidemia di pertosse devo valutare il rischio/beneficio Condizione che potrebbe aumentare il rischio di un evento avverso compromettere l’immunogenicità del vaccino
Controindicazioni Condizione attenuato inattivato Allergia ai componenti C C Encefalopatia C Gravidanza C V Immunosoppressione C V Moderata/severa malattia P P Trasfusioni P V Controindicazioni C=Controindicazioni P=precauzioni V=vaccinazione se indicata
False controindicazioni Patologie minori (febbre, infezioni vie aeree superiori, raffreddori, otiti, etc.) Antibioticoterapia Esposizione a malattie o convalescenza Convivente in gravidanza o allattamento Morbillo e parotite producono una patologia non infettive Rosolia non trasmessa con il latte Bambini prematuri Altre allergie (prodotti non contenuti nel vaccino) Familiarità a immunosoppressione Richiesta di tine test (TBC) Richiesta altri vaccini Controindicazioni
Immunosoppressione Controindicazioni Patologie Immunodeficienza congenita Leucemia o linfoma Neoplasie maligne HIV positivi Asintomatici controindicato solo OPV Sintomatici controindicati: OPV, varicella e MMR Chemioterapia Agenti alchilanti Antimetaboliti Radiazioni Trattamenti con corticosterone Controindicazioni
REGOLA GENERALE Maggiore è la somiglianza della vaccinazione (tipo, via di somministrazione) alla malattia naturale, migliore sarà la risposta al vaccino
Fattori che influenzano la risposta ai vaccini Vaccino Natura e dose dell’antigene Via di somministrazione Presenza di adiuvanti (alluminio, MF59, virosomi, etc.) Soggetto Presenza di anticorpi materni Età, Sesso Fattori nutrizionali e genetici Presenza di patologie concomitanti Utilizzo di farmaci (immunosoppressori)
Malattie prevenibili mediante vaccino Malattia Anno Vaiolo 1798 Parotite 1967 Rabbia 1885 Carbonchio 1969 Febbre tifoide 1896 Meningite meningococcica 1975 Colera Polmonite pneumococcica 1977 Peste 1897 Adenovirus 1980 Difterite 1923 Epatite B 1981 Pertosse 1926 Haemophilus Influenzae tipo B 1985 Tetano 1927 Encefalopatia giapponese 1992 Tubercolosi Epatite A 1995 Influenza 1945 Varicella Febbre gialla 1953 Malattia di Lyme 1998 Poliomielite 1955 Rotavirus Morbillo 1963 HPV (Papillomavirus) 2006
Scheda vaccinale in Italia
HERD IMMUNITY HERD IMMUNITY L’immunizzazione di un soggetto, oltre ai benefici personali, torna utile anche alla collettività Una patologia per il suo persistere all’interno di una popolazione necessita della presenza di soggetti suscettibili Il raggiungimento di tassi di copertura vaccinale al di sopra di un valore critico blocca la trasmissione di una patologia in una comunità HERD IMMUNITY
HERD IMMUNITY Dipende da vari fattori Natura della popolazione Tipo di infezione Potenza del vaccino Cultura sanitaria Funzionalità dei servizi Con il tasso di riproduzione (R0) si definisce il numero di soggetti che si ammala (casi secondari) dopo il contatto con un caso primario HERD IMMUNITY
Tasso critico di copertura vaccinale Tasso di riproduzione e tasso critico di copertura vaccinale necessario per ottenere l’herd immunity Infezione Tasso di riproduzione Tasso critico di copertura vaccinale Morbillo 15-17 92-95 Pertosse Parotite 10-12 90-92 Rosolia 7-8 80-87 Difterite 5-6 80-85 Poliomielite HERD IMMUNITY (Lancet 1991 modificato)
Fasi principali della risposta immunitaria La risposta immunologica indotta da un vaccino si svolge attraverso tre fasi principali Riconoscimento dell’antigene Attivazione e induzione dell’immunità umorale (primaria e secondaria) cellulare Acquisizione della memoria immunologica
Memoria immunologica Alcuni linfociti B non si differenziano in cellule effettrici ma vanno a costituire il pool delle cellule di memoria Tali cellule sono caratterizzate dalla capacità di rispondere più prontamente a un antigene, anche se l’antigene presenta una dose inferiore a quella necessaria per attivare un linfocita T “naive”.
Dipende da vari fattori Natura della popolazione Tipo di infezione Potenza del vaccino Cultura sanitaria Funzionalità dei servizi Con il tasso di riproduzione (R0) si definisce il numero di soggetti che si ammala (casi secondari) dopo il contatto con un caso primario I HERD IMMUNITY
Tasso critico di copertura vaccinale Tasso di riproduzione e tasso critico di copertura vaccinale necessario per ottenere l’herd immunity Infezione Tasso di riproduzione Tasso critico di copertura vaccinale Morbillo 15-17 92-95 Pertosse Parotite 10-12 90-92 Rosolia 7-8 80-87 Difterite 5-6 80-85 Poliomielite HERD IMMUNITY (Lancet 1991 modificato)
DISINFEZIONE E STERILIZZAZIONE
Disinfezione Distruzione dei microrganismi patogeni, e riduzione della carica microbica a livelli accettabili.
Sterilizzazione Distruzione di qualsiasi microrganismo, comprese le spore. Abiosi
Antisepsi - Asepsi ANTISEPSI: mira a rallentare lo sviluppo dei germi ASEPSI: consiste nell’applicazione di una serie di norme atte a impedire che su un determinato substrato pervengano germi (industria alimentare,farmaceutica, campo operatorio)
MATERIALE NON CRITICO Strumenti che vengono in contatto con la cute intatta ed hanno basso rischio di trasmissione delle infezioni. Garze Letterecci Stetoscopi Stoviglie, posate, etc. Respiratori ad uso esterno Termometri inguinali e ascellari Richiedono una disinfezione a basso livello
MATERIALE SEMICRITICO Strumenti che vengono in contatto con mucose o cute lesionata Essi dovrebbero essere liberi da ogni microrganismo Endoscopi Termometri orali/rettali Strumenti per naso, gola, orecchio Tubi endotracheali, aspiratori Richiedono un livello di disinfezione alto/medio, mediante trattamento con il calore o con mezzi chimici (glutaraldeide, perossidi di idrogeno, cloro, acido peracetico), in relazione alla resistenza al calore e alla compatibilità chimica con le varie sostanze.
MATERIALE CRITICO Sono assegnati a tale categoria gli strumenti che presentano un alto rischio se contaminati con qualsiasi tipo di microrganismo Ovvero sono apparecchiature che vengono utilizzate in tessuti/organi sterili o nel sistema circolatorio e devono essere mantenute sterili: Strumenti chirurgici Cateteri urinari e cardiaci Aghi Per tali strumenti è d’obbligo la sterilizzazione
Requisiti dei disinfettanti Semplicità di applicazione Conservabili Ampio spettro di azione Atossici Economici Rapidità di azione Efficacia prolungata nel tempo Efficacia in presenza di sostanze organiche Innocuità nei confronti dei substrati
Fattori che influenzano la disinfezione Contatto con i microrganismi: l’azione disinfettante, che si esplica generalmente per contatto diretto, può essere ostacolata, prolungata o bloccata dalla presenza di sostanze estranee; per lo più si tratta di sostanze organiche (sangue, escreato, altri liquidi biologici) con effetto riduttivo sull’attività disinfettante. Durata dell’esposizione: il tempo di contatto è specificatamente riferibile al tipo di disinfettante ed alla resistenza strutturale del germe.
Concentrazione del disinfettante: per ogni sostanza esiste un coefficiente ottimale di concentrazione, che si riflette necessariamente sul tempo di esposizione del germe al prodotto usato. Temperatura: maggiore è questo parametro, migliore sarà l’azione del disinfettante. pH: i disinfettanti anionici sono più attivi in ambiente acido, quelli cationici in ambiente alcalino Struttura e conformazione dell’oggetto da sterilizzare
METODI DI DISINFEZIONE NATURALI LUCE ESSICCAMENTO TEMPERATURA CONCORRENZA VITALE DILUIZIONE
MEZZI CHIMICI INORGANICI ACIDI ALCALI SALI DI METALLI PESANTI OSSIDANTI ALOGENI
MEZZI CHIMICI ORGANICI ALCOLI ALDEIDI FENOLI ESSENZE VEGETALI COMPOSTI AMMONIO QUATERNARIO
Classificazione dei disinfettanti secondo le situazioni di impiego CUTE E MUCOSE CUTE INTEGRA Antisepsi cute e mani Terapia iniettiva Campo operatorio Clorexidina Iodofori Alcol iodato ULCERE-PIAGHE TESSUTI NECROTICI Derivati cloro Mercurocromo FERITE Acqua ossigenata (10volumi) STRUMENTI DISINFEZIONE Glutaraldeide 2% Clorexidina 20% AMBIENTI IPOCLORITO DI SODIO FORMALDEIDE LATTE DI CALCE
STERILIZZAZIONE Intervento di bonifica radicale in quanto rivolto ad eliminare tutte le forme viventi in un determinato ambiente/materiale Indispensabile in quelle pratiche in cui è necessaria la massima sicurezza (strumenti chirurgici, farmaci iniettabili, culture dei germi patogeni e rifiuti da eliminare)
CALORE SECCO Agisce mediante denaturazione delle proteine essenziali Largamente utilizzato nei laboratori per la sterilizzazione di oggetti di vetro, porcellana e strumentario di piccole dimensioni. La bassa conducibilità termica dell’aria obbliga a raggiungere temperature notevolmente elevate.
CALORE UMIDO È la forma che trova più largo impiego, sia che si ricorra all’acqua bollente che a quella del vapore acqueo. Con la bollitura per 10-15 minuti si distruggono tutte le forme forme vegetative dei batteri, ma non è in grado di distruggere le spore e alcuni virus (HBV). Tindalizzazione: si porta a 60-100° per 30-60 minuti con intervalli ad incubazione a 30-35° (temperatura di germinazione spore), per tre giorni consecutivi. Per aumentare il potere sterilizzante è possibile addizionare carbonato sodico al 2%, con conseguente aumento del punto di ebollizione.
VAPORE ACQUEO presenta, rispetto al calore secco, i seguenti vantaggi: maggior potere di penetrazione, direttamente proporzionale alla temperatura al contatto con gli oggetti freddi si condensa cedendo immediatamente il calore (calore di condensazione) in quantità uguale a quella necessaria alla trasformazione dell’acqua in vapore. Viene assorbito dai materiali igroscopici cedendo ad essi il calore (calore di umettamento) Aumenta la sua efficacia quando utilizzato sotto pressione (autoclave).
AUTOCLAVE L’aumento della pressione induce un conseguente aumento delle temperature raggiunte. Il tempo di esposizione dipende quindi da queste due variabili. Controllo: mezzi fisici (fialette con materiale che muta di colore solo a determinate temperature); mezzi biologici (spore batteriche termoresistenti).
IGIENE DELLE MANI Pratiche di detersione e disinfezione che interessano tale parte del corpo per la loro importanza nella trasmissione delle patologie (soprattutto nelle infezioni ospedaliere) Sulla cute ritroviamo FLORA RESIDENTE: Stafilococchi e corynebacteri FLORA OCCASIONALE: molto varia in relazione con ciò che viene a contatto con la cute
Lavaggio SOCIALE Elimina la maggior parte di microrganismi occasionali e dovrebbe rientrare nelle normali norme di igiene elementari Prima di iniziare il lavoro Passando da un paziente all’altro sia per visita che per somministrazione di farmaci Dopo l’uso della toilette Si effettua con SAPONE (liquido nei posti pubblici) ASCIUGATURA con materiale monouso o con aria calda
Lavaggio ANTISETTICO Scopo principale è quello di eliminare la totalità dei microrganismi occasionali e di ridurre il numero di quelli residenti Operatori ad alto rischio infettivo e in contatto con pazienti predisposti a contrarre infezioni Si effettua con DETERGENTE E DISINFETTANTE per un tempo di uno o due minuti ASCIUGATURA con materiale monouso o con aria calda
Igiene delle mani: procedure e disinfettanti Lavaggio Requisito Principio attivo Condizioni d’uso Avvertenze Sociale Detersione Tensioattivo Indicazioni del produttore Antisettico Antisepsi Clorexidina PVPJ* Irgasan DP300 4% 7.5%-10% 0.5% Fotosensibile Chirurgico Clorexidina PVPJ 4% per 5’ 7.5%-10% * Polivinil pirrolidone iodio
From the Far Side Gary Larson