Simboli di partiti “scomparsi” La storia per noi TERZO MODULO: I PARTITI
Cosa sono e a cosa servono i partiti?* I partiti politici sono delle organizzazioni di privati che si riuniscono perché accomunati da idee ed interessi da difendere. Nelle moderne democrazie il compito dei partiti è quello di individuare le richieste che vengono dai cittadini e trasformare tali bisogni in proposte di governo, in programmi per governare. Il confronto di idee tra i diversi partiti, la lotta per ottenere più consensi, il desiderio di governare per attuare il proprio programma è la dinamica stessa della democrazia. Quando alle elezioni politiche un partito ottiene dei successi, si dice in modo sbrigativo che ha vinto. Il partito però non ha alcun potere di comando, sono gli eletti che formano la maggioranza e costituiscono il governo: non è il partito che è al governo ma lo sono i singoli deputati, i senatori, i ministri.
La Costituzione italiana ed i Partiti* 1) i partiti non possono imporre le proprie idee con la violenza; 2) i partiti non possono organizzarsi in modo segreto o clandestino (art. 18 Cost.); 3) “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49 Cost.) 4) nella Costituzione italiana la XII disposizione transitoria vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto Partito Fascista.
UNA DEFINIZIONE CLASSICA* Secondo una definizione teorica classica, un partito è una organizzazione politica fondata sulla associazione volontaria di persone con lo scopo di esercitare il potere o di influire sulla gestione della politica dello stato. Qui per “politica” si deve intendere l’arte di governare lo stato.
Gli elementi che definiscono un partito* Gli elementi che definiscono un partito politico sono: Un programma: il modo in cui deve essere organizzata la società e le scelte che si devono fare Una ideologia: la visione ideale ed i valori che devono essere alla base della società Una dirigenza: il modo in cui si organizza il partito e le persone che lo dirigono
La nascita dei partiti di massa* Molti dei partiti presenti in Italia oggi sono gli eredi dei partiti di massa nati all’inizio del 1900. Di massa perché raccoglievano una grandissima adesione popolare. Le caratteristiche di un partito di massa 1) Formale adesione individuale con tessera e quota di iscrizione 2) Organizzazione capillare sul territorio (con sezioni e federazioni) 3) Struttura gerarchico-piramidale basata sull’elezione di delegati ai congressi nazionali che definiscono la linea politica del partito ed il suo gruppo dirigente. 4) Azione di propaganda politica
Più idee più partiti? (1) I partiti individuano le richieste che provengono dalla società civile e le trasformano in proposte di governo. Dalla società civile emergono però istanze diverse e contrapposte. Molti italiani che credono fermamente nei valori del cattolicesimo saranno probabilmente contrari, per esempio all’aborto, al divorzio, all’eutanasia, ecc. e il programma del loro partito escluderà tali scelte. Gli italiani che invece si ritengono laici vorranno tutta una serie di libertà individuali escluse da molte religioni. Gli imprenditori saranno favorevoli a quei partiti che intendono ridurre il costo del lavoro. Gli operai e i lavoratori dipendenti saranno invece favorevoli a quei partiti che intendono aumentare i salari.
Le scelte politiche sono individuali e spesso complesse MA NON SEMPRE E’ COSI’ Le scelte politiche sono individuali e spesso complesse Vi saranno cattolici che non divorzieranno mai ma non si opporranno al fatto che gli altri possano divorziare così come vi saranno laici perplessi nei confronti dell’aborto, preferendo una società che si appoggi di più ad una maternità scelta e programmata. Vi saranno imprenditori che riterranno utile aumentare i salari per incrementare il commercio interno, e vi saranno degli impiegati che riterranno adeguato il proprio salario e saranno invece più preoccupati per un’inflazione legata all’aumento dei salari.
Più idee più partiti? (2) Alla fine avremo un partito che accoglie le idee e gli interessi dei cattolici, un partito che accoglie le idee e gli interessi dei lavoratori, un partito che accoglie le idee e gli interessi degli imprenditori. Nella storia recente italiana, ma anche negli altri paesi sviluppati, i PARTITI LIBERALI E CONSERVATORI difendono idee e interessi degli imprenditori, PARTITI DI CENTRO O CATTOLICI difendono idee ed interessi dei cattolici e dei moderati, PARTITI DI SINISTRA O SOCIALISTI difendono idee e interessi dei lavoratori dipendenti e degli emarginati.
MEDIAZIONI O COMPROMESSI? In realtà i partiti non si rivolgeranno quasi mai ad una sola componente sociale della società. Se lo facessero la loro base elettorale sarebbe troppo ristretta. I partiti tenderanno quindi a mediare e a tenere conto anche di istanze che provengono da altre componenti della società. Questa scelta di mediare, di trovare accordi e punti di incontro sarà poi fondamentale quando per avere una maggioranza di governo sarà necessario formare una coalizione di partiti diversi tra loro. Nell’attuale centrosinistra convivono, per esempio, SINISTRA RADICALE, SINISTRA MODERATA, RADICALI LAICI, e CATTOLICI con ideologie ben diverse. Nell’attuale centrodestra convivono per esempio ALLEANZA NAZIONALE e LA LEGA che in materia di unità della Nazione hanno idee molto diverse.
“I massimi sistemi”: destra e sinistra. Tutti sanno che i termini destra e sinistra risalgono al periodo della Rivoluzione Francese All’interno della Convenzione eletta dai francesi nel 1792 alla sinistra rispetto al Presidente dell’Assemblea vi erano i Montagnardi (Robespierre, Danton, Marat), al centro e a destra La Pianura o addirittura La Palude (I Girondini che non volevano la condanna del re). La sinistra era formata da coloro che volevano accelerare il processo della Rivoluzione, la Destra da coloro che volevano conciliare le novità con la tradizione. Oggi per destra si intende tutta una serie di valori come tradizione, moderazione, conservazione, gerarchia, ecc. Oggi per sinistra si intende tutta una serie di valori come progresso, riforme sociali, pacifismo, solidarietà, laicismo, ecc.
ECONOMIA POLITICA
Economia Politica per DESTRA e SINISTRA (1) Il pensiero politico e le ideologie, il dibattito fra la destra e la sinistra, non possono fare a meno dal mettere in discussione la struttura fondamentale della società e cioè il processo di produzione. Nell’Ottocento, di fronte ad un sistema industriale capitalistico già affermato in Europa, che posizione assumono la DESTRA e la SINISTRA? A questo punto dovremo parlare però più di pensiero liberale che di pensiero di destra. La Destra vera e propria (il re, la Chiesa, la proprietà fondiaria, la nobiltà) non elabora un suo modello economico organico. Semplificando molto, il dibattito in economia si colloca fra due rive: da una parte chi accetta il sistema di produzione capitalistico e liberistico, dall’altra chi lo vuol abbandonare e costruire un sistema di produzione collettivistico o socialista.
PENSIERO LIBERALE E CAPITALISTICO Al centro di tutto vi è l’individuo, il suo diritto alla proprietà privata, la sua libertà di iniziativa. Lo Stato deve intervenire il meno possibile nell’economia. Il padre dell’E.P. Adam Smith teorizza “una mano invisibile” che, basata sul gioco degli interessi individuali (egoismo virtuoso) e sulla concorrenza, sarà in grado di portare risultati positivi sia per il singolo, sia per la Nazione. Il libero mercato e la legge della domanda e dell’offerta porterà a soddisfare sia le esigenze dei consumatori, sia le esigenze dei produttori.
PENSIERO COLLETTIVISTICO O SOCIALISTA Al centro di tutto non c’è l’individuo ma l’insieme dei cittadini, la collettività. La libertà degli individui non deve essere in contrasto con l’uguaglianza sociale. Non si deve avere una società con forti disuguaglianze, lo Stato deve intervenire nell’economia con una giustizia che ridistribuisce i beni e i servizi..
LA TEORIA DEL PLUSVALORE Karl Marx* Secondo Karl Marx la società è costituita in classi sociali contrapposte: i borghesi che possiedono i mezzi di produzione e gli operai che forniscono la loro manodopera LA TEORIA DEL PLUSVALORE Per Marx i capitalisti investono il proprio CAPITALE nella produzione dei beni, utilizzando la forza lavoro. Il valore della produzione realizzata dal lavoratore è molto maggiore del valore dei beni che il lavoratore riceve come salario dal capitalista. La differenza tra ciò che il lavoratore riceve e ciò che egli produce rappresenta il plusvalore. Il PROFITTO di cui si appropria il capitalista è molto più grande del SALARIO, che riceve il lavoratore; quindi si può affermare che il capitalista sfrutta il lavoro degli operai.
SALARIO? All’origine il “salarium” è una razione di sale che l’esercito romano destina ai singoli soldati, poi diventa un’indennità per comprarsi il sale, ed infine “la paga, lo stipendio, la retribuzione del lavoro”.
CAPITALE “capitalem” che riguarda il capo CAPITALE “capitalem” che riguarda il capo? “pena capitale” (Boccaccio 1353)? “la capitale di uno stato” (T.Tasso 1581)? No. E’ la parte principale di un patrimonio in denaro.
I termini “socialista” e “comunista” Apriamo una parentesi. I termini “socialista” e “comunista” vengono usati con una certa disinvoltura, creando ambiguita’. NELLA RUSSIA DEL 1917 I BOLSCEVICHI (maggioranza del partito socialdemocratico) Attuano una rivoluzione per creare uno stato socialista, uno stato che possieda gli strumenti di produzione e dove “ognuno ricevera’ beni in proporzione a quanto lavora”. I bolscevichi chiameranno se stessi comunisti ed inviteranno tutti i partiti socialisti degli altri stati che vogliono fare la rivoluzione ad aderire alla terza internazionale e a chiamarsi “comunisti”. I paesi socialisti dovevano attuare una dittatura del proletariato provvisoria. Perfino la macchina statale doveva dissolversi per dar vita ad una societa’ comunista dove “ognuno doveva dare lavoro in base alle proprie capacita’ e doveva ricevere beni in base ai propri bisogni”.
I termini “socialista” e “comunista” E’ evidente come questo tipo di societa’ non si sia mai realizzato. Non solo, ma la stragrande maggioranza dei paesi del cosiddetto socialismo reale ha posto fine a tale esperienza dal 1989 in poi. Solo nella corea del nord e a cuba permangono strutture di tipo socialista. DIVERSO IL CASO DELLA CINA, REALMENTE SINGOLARE: il partito comunista cinese mantiene quasi intatto il potere politico e guida velocemente e con ottimi risultati, il paese verso la più dinamica delle economie capitalistiche
Partiti politici e consenso popolare Ci sono momenti della storia italiana nei quali vi è entusiasmo per la partecipazione alla vita politica (nel 1946 alla fine della dittatura fascista, dopo la seconda guerra mondiale, negli anni della contestazione giovanile, ecc.). Ci sono dei momenti nei quali i partiti sono visti come organizzazioni invadenti, litigiose, non indipendenti da finanziamenti privati. POSSIAMO FARE A MENO DEI PARTITI? Esperienze storiche italiane e di altri paesi ce lo sconsigliano. Ci basterà la forza concreta della realtà: non esiste al mondo uno stato democratico che non abbia almeno due o più formazioni politiche organizzate che si confrontano nel necessario gioco della democrazia.
BREVE STORIA DEI PARTITI POLITICI ITALIANI (1) STORIA DEI PARTITI DELLA SINISTRA Nel 1892 nasce il primo partito come lo intendiamo noi oggi ed è il PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (disciplina interna, struttura gerarchica, programma politico prefissato, distribuzione capillare delle sedi nel territorio). Il Partito Socialista Italiano, guidato da Turati, era già diviso in due correnti, una riformista e disposta ad andare al governo all’interno del sistema economico vigente, l’altra massimalista, estremista almeno a parole, favorevole ad una rivoluzione. Nel 1921 il PARTITO SOCIALISTA ITALIANO si scinde e una sua parte dà origine al PARTITO COMUNISTA D’ITALIA, guidato da Gramsci e Bordiga. Ora i partiti della Sinistra sono due. Nel 1947 dal PSI nasce un terzo partito della Sinistra, è il Partito Socialdemocratico di Saragat, socialisti ancora più moderati del PSI che ora è guidato da Nenni.
BREVE STORIA DEI PARTITI POLITICI ITALIANI (2) Nel frattempo il PARTITO COMUNISTA ITALIANO di Togliatti inizia un lento avvicinamento alla cultura liberaldemocratica e nel 1991 nasce il PARTITO DEMOCRATICO DI SINISTRA che si trasforma poi nell’attuale DEMOCRATICI DI SINISTRA (DS). La parte dei Democratici di Sinistra più vicina alla tradizione marxista si stacca e fa nascere il PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA. Una parte di questa formazione, più vicina ai DS, dà origine nel 1998 al PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI. OGGI QUINDI LA SINISTRA VERA E PROPRIA E’ COMPOSTA DA TRE PARTITI CHE ALLE ULTIME ELEZIONI HANNO CONSEGUITO I SEGUENTI RISULTATI: DEMOCRATICI DI SINISTRA: 17,5% RIFONDAZIONE COMUNISTA: 5,8% COMUNISTI ITALIANI: 2,3% Che fine ha fatto il PSI guidato da Bettino Craxi? Travolti dall’inchiesta “Mani Pulite” i socialisti si sono dispersi ed ora, con percentuali minime sono presenti nel CENTROSINISTRA di PRODI (insieme ai radicali arrivano al 2,6%) e nel CENTRODESTRA di Berlusconi (insieme alla DC per le Autonomie arrivano all’07%).
1989: UNA DATA STORICA* L’evento simbolico della caduta del muro di Berlino segna il crollo del comunismo nel blocco sovietico e con esso si evidenzia il fallimento del modello di economia collettivista. Per l’Italia questo evento segna la fine della cosiddetta democrazia bloccata che escludeva per sempre il partito comunista dalla possibilità di andare al governo. Questo processo durato circa 15 anni ha permesso ad ex comunisti di ricoprire cariche istituzionali di altissimo rilievo (Dalema, Bertinotti, Napolitano)
BREVE STORIA DEI PARTITI POLITICI ITALIANI (3) STORIA DEL PARTITO DEI CATTOLICI Nel 1919 nasce il PARTITO POPOLARE ITALIANO, fondato dal sacerdote siciliano Don Luigi Sturzo. Questo partito si rivolge a tutto l’elettorato cattolico ed ha come programma la dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Il Fascismo sopprime il PARTITO POPOLARE ITALIANO e la Chiesa Cattolica accetta che Don Luigi Sturzo vada in esilio negli USA. Dopo la Seconda Guerra Mondiale rinasce il partito popolare che ora di chiama DEMOCRAZIA CRISTIANA ed è guidato da Alcide De Gasperi.
La DEMOCRAZIA CRISTIANA La DEMOCRAZIA CRISTIANA si rivolge a tutte le classi sociali (INTERCLASSISMO) ed è capace di esprime anche una certa autonomia dal Vaticano. Si succedono alla sua guida leaders come Fanfani, Andreotti, Aldo Moro, De Mita Nei primi anni ’90 l’inchiesta denominata “Mani Pulite” mette in crisi: DEMOCRAZIA CRISTIANA, PARTITO SOCIALISTA ITALIANO, PARTITO REPUBBLICANO, PARTITO LIBERALE, ecc. LA DEMOCRAZIA CRISTIANA SI DIVIDE IN VARI TRONCONI, DUE FINISCONO NELLO SCHIERAMENTO DI CENTROSINISTRA: LA MARGHERITA (10,7%) E L’UDEUR. L’ALTRO FINISCE NEL CENTRODESTRA ED E’ L’UDC (6,8%). BUONA PARTE DEGLI ELETTORI DELLA VECCHIA DC E DEL VECCHIO PSI VOTERA’ PER LA NUOVA FORMAZIONE NATA NEL 1994, FORZA ITALIA, GUIDATA DA SILVIO BERLUSCONI (23,7%).
ITALIA: la partitocrazia (1) In Italia negli anni ’80 molti giovani tendono ad allontanarsi dal confronto politico e guardano con fastidio al potere dei partiti. Non possiamo negare che in Italia ci sia stata una degenerazione dei partiti. Indicarne in modo molto semplificato le cause è un buon punto di partenza per recuperare gli ideali di una scelta politica. Quali sono le degenerazioni della partitocrazia? Ecco un breve elenco: 1) la scarsa democrazia interna ai partiti per cui non vi è un vero confronto di idee, 2) la prolungata permanenza al potere di uno o più partiti, 3) il consolidarsi di gruppi di professionisti ai vertici dei partiti che non consente un ricambio generazionale, 4) il trasformismo (si può ovviamente cambiare idee in buona fede, ma qualche sospetto nasce quando questo cambiamento avviene per entrare nell’area di governo).
ITALIA: la partitocrazia (2) Vi è stato poi un fenomeno che non è solo italiano ma che in Italia ha colpito negativamente l’opinione pubblica: il sistema delle TANGENTI. Alcuni partiti italiani, pur sostenuti dal finanziamento pubblico fin dal 1974, sono ricorsi a finanziamenti occulti per sostenere i loro vasti apparati burocratici. Agli inizi degli anni ’90 una serie di inchieste giudiziarie (Mani Pulite) ha portato in tribunale numerosi uomini politici che prendevano e sollecitavano tangenti da imprenditori. OGGI IN ITALIA I PARTITI SONO MOLTO PIU’ LEGGERI, HANNO MENO SEDI E MENO IMPIEGATI E CONTANO SOLO SUI RIMBORSI PER LE SPESE ELETTORALI.
BREVE STORIA DEI PARTITI POLITICI ITALIANI (4) STORIA DELLA DESTRA Dopo la fine del fascismo, i nostalgici di tale periodo, si riuniscono prima nel PARTITO DELL’UOMO QUALUNQUE, poi MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO di Michelini e Almirante. Molti commentatori politici sostengono che questo sia un vero e proprio partito neofascista. Il MSI nel 1987 è guidato da FINI che lentamente, di congresso in congresso tende ad allontanarsi dall’ideologia fascista. Il distacco vero e proprio avviene nel congresso di Fiuggi del 1994. Oggi la destra vera e propria è divisa in ALLEANZA NAZIONALE (12,3%), in MSI ed altri piccoli gruppi. LA LEGA Nel 1989 nasce un partito che ha nel proprio programma il proposito prima della secessione del nord dal resto dell’Italia, poi la trasformazione dell’Italia in uno stato federale. Alle ultime elezioni LA LEGA ha ottenuto il 4,6% dei voti.
Piccoli partiti… ma importanti Il partito radicale (oggi Rosa nel pugno) Questo partito si è storicamente battuto per affermare i diritti umani e le libertà civili. Famose le sue battaglie sui grandi temi come la difesa della legge sul divorzio e dell’aborto. Sono molto attuali le sue battaglie contro la pena di morte nel mondo, sulla fecondazione artificiale ed assistita e la lotta contro l’accanimento terapeutico nel caso “Welby”. I verdi Questo partito si caratterizza per i temi legati alla protezione dell’ambiente Entrambi questi partiti fanno parte oggi dello schieramento di centrosinistra e partecipano con propri ministri al governo del paese
Sessanta anni in Italia (1) : coalizioni di partiti al governo 1) Dal 1945 al 1947 ci sono quattro governi di UNITA’ NAZIONALE (tutti i partiti che hanno fatto la Resistenza, dai comunisti ai cattolici, dai liberali ai socialisti, ecc. ). Questa prima fase di UNITA’ NAZIONALE dura meno di due anni. 2) Dal 1947 al 1960 tredici governi con NETTO PREDOMINIO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA. La Democrazia Cristiana governa da sola o con partiti moderati (Repubblicani, Liberali, Socialdemocratici. Nell’ultimo e breve governo di Tambroni avranno bisogno anche dei voti del MSI). Questa seconda fase della storia italiana vede Comunisti e Socialisti all’opposizione e dura più di tredici anni. 3) Dal 1960 al 1976 diciassette governi del PRIMO CENTROSINISTRA. La Democrazia Cristiana associa alle proprie coalizioni di governo SOCIALISTI e SOCIALDEMOCRATICI. Questo primo centrosinistra dura quasi sedici anni e i comunisti sono all’opposizione. I governi sono guidati sempre da uomini della DC: Aldo Moro, Amintore Fanfani, Mariano Rumor, Giulio Andreotti, ecc. 4) Dal 1976 al 1979 si susseguono tre governi di SOLIDARIETA’ NAZIONALE, guidati da Giulio Andreotti con l’astensione o con l’appoggio esterno del PCI. E’ il periodo difficile del terrorismo e del rapimento ed uccisione di Aldo Moro.
Sessanta anni in Italia (2) : coalizioni di partiti al governo 5) Dal 1979 al 1993 si succedono quattordici governi chiamati PENTAPARTITO (ma anche con solo quattro partiti) con Democrazia Cristiana, Socialisti, Socialdemocratici, Repubblicani e Liberali. Sono governi che vedono l’opposizione dei Comunisti. Si succedono alla guida del governo Cossiga, Forlani, Spadolini (repubblicano), Fanfani, Craxi (socialista), Goria, De Mita, Andreotti, Amato. Sono quattordici anni spesso riassunti nella formula degli “anni ’80”. 6) Al pentapartito segue un governo di “tecnici” con Carlo Azeglio Ciampi. Dura quasi un anno. 7) Da maggio a dicembre 1994 è in carica il primo governo del CENTRODESTRA, guidato da Berlusconi leader del nuovo partito Forza Italia. In questo governo c’è l’ex MSI ora Alleanza Nazionale di Fini, La Lega di Bossi e due piccoli partiti cattolici. Dura solo sette mesi perché la Lega lascia la coalizione di governo. 8) Dal gennaio 1995 al maggio 1996 un altro governo di “tecnici” guidato da Lamberto Dini. Rimane in carica sedici mesi. 9) Dal 1996 al 2001 si susseguono quattro governi del NUOVO CENTROSINISTRA con la presenza dell’ex PCI ora DS. I quattro Presidenti del Consiglio sono Prodi, D’Alema (due volte) e Amato. Questa coalizione di governo rimane in carica per i previsti cinque anni della legislatura. 10) Dal 2001 al 2006 due governi del CENTRODESTRA, entrambi guidati da Berlusconi. Questa coalizione di governo rimane in carica per i previsti cinque anni della legislatura.
Il bipolarismo in Italia* Nel 1993 fu introdotto anche in Italia il sistema elettorale maggioritario. Tale sistema vigente in G. Bretagna e USA si basa sulla presenza di due grandi partiti contrapposti il cosiddetto bipartitismo (Conservatori e Laburisti in GB, Repubblicani e Democratici in USA). Il partito che vince le elezioni governa e l’altro esprime l’opposizione. Un tale sistema ha costretto anche i partiti italiani ad aggregarsi in due grandi schieramenti: uno di centrodestra ed uno di centrosinistra, determinando anche in Italia la nascita di un vago bipolarismo.
ELEZIONI DEL 2006 ABBIAMO VOTATO PER LE POLITICHE 15 VOLTE, SIAMO ORA ALLA 15° LEGISLATURA per la quale abbiamo votato il 9 aprile 2006. Ha vinto per pochi voti il Centrosinistra. IL CENTROSINISTRA UNIONE 31,3% (al Senato DS 17,5% Margherita 10,7%) RIFONDAZIONE COMUNISTA 5,8% ROSA NEL PUGNO 2,6% (Radicali e Socialisti) COMUNISTI ITALIANI 2,3% ITALIA DEI VALORI 2,3% FEDERAZIONE DEI VERDI 2,1% POPOLARI UDEUR 1,4% IL CENTRODESTRA FORZA ITALIA 23,7% ALLEANZA NAZIONALE 12,3% UDC 6,8% LEGA NORD 4,6% DC E NUOVO PSI 0,7%
Col sistema proporzionale o col sistema maggioritario, di fatto, in Italia abbiamo molti partiti. Qui sotto un esempio di scheda elettorale
IL PROGRAMMA DEL CENTRODESTRA* 1) Alleggerire la pressione fiscale su individui ed imprese per rilanciare la domanda interna, per facilitare gli investimenti e mettere di nuovo in movimento l’economia. 2) Aumentare la flessibilità del lavoro in modo che gli imprenditori siano più liberi nell’assumere e nel licenziare. 3) Ridimensionare il potere dei sindacati visti come ostacolo al rilancio dell’economia. 4) Alleggerire i controlli, diminuire le regole imposte alle attività produttive. 5) Privatizzare aziende di produzione di beni e di servizi, ridurre la presenza dello Stato nell’economia. 6) Incentivare la presenza del privato nel settore ospedaliero e nell’istruzione. 7) Riformare la giustizia diminuendo l’autonomia dei giudici. 8) Rendere più leggera la struttura dello Stato, accentuare i poteri dell’esecutivo. 9) Favorire la costruzione di Grandi Opere. 10) Attuare il federalismo, sia politico che fiscale. 11) E’ prioritaria l’alleanza con gli USA e secondaria la condivisione delle scelte europee.
IL PROGRAMMA DEL CENTROSINISTRA* 1) Risanare i conti pubblici (il deficit), distribuendo le tasse in modo più equo. 2) lottando contro l’elusione e l’evasione fiscale. 3) Liberalizzare l’economia favorendo nuove forme di concorrenza, specialmente nei servizi. 4) Intervenire per eliminare o correggere il precariato nel lavoro. 5) Basarsi su uno sviluppo sostenibile: ogni attività produttiva deve essere compatibile con la difesa dell’ambiente. 6) Scuola e Sanità devono essere di qualità ma statali. 7) Tutelare le minoranze, dare maggiori diritti ai cittadini stranieri, garantire diritti civili alle coppie di fatto. 8) Migliorare il funzionamento della macchina statale, tagliando sprechi e privilegi. 9) Introdurre elementi di federalismo solidale. 10) E’ prioritaria l’adesione alle scelte dell’Europa e secondaria l’adesione alle scelte dell’attuale governo degli USA.