Raffaele Paci CONVERGENZA E DIVERGENZA TRA LE REGIONI EUROPEE. IMPLICAZIONI PER LO SVILUPPO ECONOMICO IN SARDEGNA.
“convergenza assoluta” IPOTESI:esistenza di un processo di convergenza economica nel quale le regioni più povere crescono a tassi maggiori rispetto a quelle inizialmente più ricche (beta convergenza) TEORIA:il meccanismo che sta alla base viene individuato nella minore dotazione di capitale iniziale dei paesi più poveri. Che garantisce loro rendimenti e crescita maggiori nel corso del tempo. CONCLUSIONI:nel lungo periodo dovrebbe portare ad una eguaglianza nei livelli di ricchezza pro capite tra i vari S.E.
“convergenza condizionata”. 1 La maggior parte delle verifiche empiriche ha mostrato l’esistenza di questo processo , secondo la quale i diversi S.E., caratterizzati da profonde differenze tendono a convergere verso un proprio stato stazionario determinato dalle specificità di ciascuna economia.
“convergenza condizionata”. 2 Le principali variabili sono: La composizione strutturale dell’economia Il capitale umano Il livello tecnologico L’ambiente istituzionale e sociale Le infrastrutture
Regioni europee Anni ’60 e ’70 : hanno evidenziato una tendenza alla convergenza condizionata della produttività del lavoro, ed una permanenza del divario per quanto riguarda la distribuzione del reddito pro capite. Tale differenza è da imputare alla diversa dinamica del mercato del lavoro che fa registrare un aumento del numero delle persone non occupate nelle regioni più arretrate.
Obbiettivo del lavoro Inquadrare la dinamica della Sardegna all’interno del processo di crescita delle regioni europee. Analizzare la crescita delle regioni dell’UE negli ultimi 20 anni. Il periodo di riferimento è il 1977-1996. La fonte dei dati è la banca dati del CRENoS.
Come indicatori della performance economica consideriamo : PRODOTTO PRO CAPITE : PIL/POPOLAZIONE PRODUTTIVITA DEL LAVORO: PIL/UNITA DI LAVORO Due regioni possono presentare forti disparità tra questi due indicatori dovute alla diversa situazione che caratterizza il mercato del lavoro.
Il quadro di sfondo in Europa: convergenza o divergenza ? Considerando l’indice del prodotto pro capite, si registra all’inizio del periodo considerato un gap pari a 142 punti tra la regione più ricca e la più povera. Il coefficiente di variazione(CV), che viene utilizzato per rappresentare l’andamento del grado di disparità, permane su livelli elevati( intorno a 0.30) per tutto il periodo. Considerando la produttività del lavoro, il divario tra la regione più e quella meno produttiva risulta pari a 99 punti percentuali nel 1977 e poi diminuisce a 92 nel 1996. Perciò: Il grado di disuguaglianza nella produttività fra le regioni appare inferiore rispetto alla distribuzione del prodotto pro capite e mostra una tendenza al declino(il CV passa da 0.22 a 0.18 nel 1996)
Andamento delle disparità tra paesi e regioni europee. 1977-96 Nella fig.1 viene riportato l’andamento annuale del CV tra i paesi e le regioni dell’UE per tutto l’arco del tempo 1977-96. Considerando il prodotto pro capite, il grado di disparità fra le regioni appare molto più elevato rispetto a quello che si riscontra tra i paesi; si può tuttavia notare una tendenza all’aumento nel corso degli anni ’80. Considerando la produttività del lavoro, il livello di partenza delle disparità è più basso, non si riscontra una accentuazione delle differenze tra le regioni; la disparità tende a ridursi nel corso del tempo.
Andamento delle disparità all’interno dei paesi europei. 1 All’interno della Tab.2 osserviamo che l’Italia presenta il livello più elevato di disparità del prodotto pro-capite, mentre la distribuzione appare più uniforme tra le regioni della Grecia e della Gran Bretagna. In particolare la Gran Bretagna mostra il maggior grado di uguaglianza nella distribuzione regionale della produttività del lavoro.
Andamento delle disparità all’interno dei paesi europei. 2 Conclusioni: Italia, Spagna e Portogallo mostravano alla fine degli anni ’70 forti squilibri che si sono fortemente ridotti nel corso del tempo. Francia e Germania, che partivano da un grado maggiore di uguaglianza, hanno visto aumentare i loro differenziali regionali di produttività.
Il processo di convergenza.1 “beta convergenza”= tendenza delle economie inizialmente più povere a crescere più velocemente di quelle ricche. Il motore di questo processo è un meccanismo automatico di mercato basato sui rendimenti decrescenti del capitale. Il riscontro empirico per valutare l’effettivo funzionamento di questo processo è l’esistenza di una relazione negativa tra il livello iniziale del reddito e il suo successivo tasso di crescita.
Il processo di convergenza. 2 La relazione che viene sottoposta a stima è la seguente: Log(yit / yi,t-T)(1/T)= a +b log(yi,t-T)+xit Dove y indica il prodotto pro capite e x sono gli errori stocastici. L’approccio di convergenza assoluta predice che il tasso di crescita della variabile in esame nell’arco di tempo T dipenda negativamente dal suo valore nell’anno iniziale e pertanto ci aspettiamo che il coefficiente b assuma un valore negativo e statisticamente significativo.
Stima della convergenza tra le regioni dell’UE. 1977-96 Nella Tab.3 possiamo osservare , sia per il prodotto pro capite che per la produttività del lavoro, l’esistenza di un processo di convergenza assoluta: il coefficiente del livello iniziale risulta infatti negativo e statisticamente significativo. La capacità esplicativa del livello iniziale del prodotto pro capite è molto bassa (R2 =0.19) e anche la velocità del processo di convergenza è solo dell’1% annuo. Per quanto riguarda la produttività del lavoro, il processo di convergenza tra le regioni europee risulta più rapido (circa 2% annuo) e il modello presenta una maggiore capacità interpretativa (R2 =0.49).
Processo di convergenza tra le regioni europee. 1977-96 Nella fig.2 abbiamo una rappresentazione del processo di convergenza assoluta che permette di evidenziare la posizione di ciascuna regione europea La relazione negativa tra tasso di crescita e valore iniziale , appare molto accentuata per la produttività del lavoro, mentre risulta più debole per il prodotto pro capite In sintesi:l’analisi della “beta convergenza” ha mostrato l’esistenza di un processo di riequilibrio tra i sistemi economici regionali, che vale in particolare per la produttività del lavoro.
Distribuzione di densità del prodotto pro capite e per addetto tra le regioni europee. Nella Fig.3 la distribuzione del prodotto pro capite mostra una crescente asimmetria verso destra , che segnala la presenza ed il rafforzarsi di un ristretto gruppo di regioni con reddito elevato. Di conseguenza, la moda della distribuzione tende a diminuire mentre i valori della curtosi sono superiori a 3 e tendono a crescere, confermando una lieve tendenza alla convergenza. Considerando la produttività del lavoro notiamo che la distribuzione tende a convergere verso valori situati poco al di sotto della media europea.
Transizione della distribuzione. Considerando la Tab.4, la matrice del prodotto pro capite mostra una tendenza alla permanenza delle 2 classi inferiori alla media (65-80 e 80-95);tende invece a svuotarsi la quarta classe (95-110) dove quasi la metà finisce nella classe inferiore ed il 28% in quella superiore. Vi è una maggiore tendenza delle regioni al permanere nella classe più ricca. Si nota infine che la probabilità di compiere grandi salti nella scala è nulla. La matrice di transizione della produttività del lavoro mostra una maggiore mobilità delle singole regioni nella distribuzione.
In sintesi: Abbiamo rilevato: la tendenza alla convergenza della produttività del lavoro con una distribuzione normale delle osservazioni ed una forte mobilità verticale delle singole regioni. La formazione di un club dei ricchi nella distribuzione del reddito pro capite ed il permanere di forti disparità di ricchezza fra le regioni Non sembra quindi esistere alcun meccanismo che porta alla divergenza.
La performance della Sardegna. Nella Tab.5 riportiamo l’indice relativo della Sardegna rispetto alla media dell’UE. Nella Fig.4 viene mostrato l’andamento per l’intero periodo 1977-1996. Considerando il prodotto pro capite, la Sardegna si mantiene sostanzialmente stabile per tutto il periodo considerato. Solo nei primi anni ’90 si osserva un peggioramento della performance economica. Considerando la produttività del lavoro la situazione appare migliore, presentando un indice pari al 90% rispetto alla media europea. Nell’arco dell’intero periodo considerato la Sardegna mostra una certa stabilità.
Sardegna.Tassi di variazione del prodotto. Nella Tab.6 si può osservare come il prodotto pro capite,nell’intero periodo 1977-96, è cresciuto di circa mezzo punto percentuale all’anno, inferiore però alla media nazionale (quasi 1%). La dinamica della produttività del lavoro presenta un andamento positivo a partire della metà degli anni ’80.Anche in questo caso si osserva che il tasso di crescita della Sardegna è sempre inferiore a quello dell’Italia.
In sintesi: La Sardegna, nei due decenni presi in esame, ha mantenuto sostanzialmente uguale la sua posizione fra le regioni europee, mostrando una buona performance per quanto riguarda la produttività del lavoro ma anche confermando l’incapacità di assorbire l’alto numero di persone in cerca di lavoro. Di conseguenza il prodotto pro capite risulta basso, di circa un quarto inferiore alla media europea.
I modelli di crescita regionale All’interno di un grande sistema economico, come l’Unione Europea, possono trovare spazio a livello locale modelli differenziati di sviluppo capaci di garantire una crescita costante.
I modelli di crescita regionale. 2 Questi sistemi produttivi locali hanno alcuni tratti caratteristici in comune: La totale apertura verso i mercati esterni. La costante attenzione alla qualità del prodotto e alla loro differenziazione. Una propensione continua all’innovazione tecnologica e alla ricerca di una maggiore efficienza nella produzione, nell’uso dei materiali, nelle forme organizzative, nella commercializzazione. La presenza di istituzioni locali attente ai problemi dello sviluppo.
Le aziende localizzate in Sardegna sono adeguatamente attrezzate? Una delle caratteristiche del sistema produttivo isolano è la limitatezza del mercato interno che ha contribuito a creare una dimensione aziendale media molto ridotta. Il punto cruciale è che queste micro aziende per sopravvivere hanno bisogno di un ambiente circostante che permetta loro di specializzarsi, godere di esternalità di rete ed essere efficienti pur senza raggiungere una grande scala.
In Sardegna, è necessario ricorrere ad un intervento pubblico mirato? Le indagini empiriche hanno evidenziato la scarsa rilevanza dell’organizzazione sistemica a livello locale tra le imprese sarde. Si rileva, inoltre, una forte diffidenza degli imprenditori sardi verso la collaborazione e quindi verso la creazione di reti di impresa; Ciò può dipendere da fattori culturali antichi ma anche da esperienze negative del passato. Si è quindi creato un circolo vizioso nel quale il mercato interno è troppo ristretto per permettere alle imprese locali di crescere e, al tempo stesso, le imprese sono troppo piccole e isolate per poter operare all’esterno. In presenza del fallimento del mercato nel garantire le opportunità di sviluppo, è lecito attuare misure di intervento pubblico specifiche, che pongono rimedio a tale fallimento.
L’intervento pubblico nell’isola. Negli ultimi anni l’operatore pubblico ha fornito alle imprese i servizi necessari per superare l’isolamento e per operare con successo sui mercati esterni. Si tratta di interventi necessari per sopperire ad una mancanza di conoscenze da parte delle imprese (carenze di informazioni che riguardano i mercati di esportazione, ma anche le caratteristiche del prodotto, gli standard tecnici richiesti, ecc.) L’intervento pubblico si deve anche orientare a superare la scarsa diffusione di forme di collaborazione tra le imprese sarde.
Il turismo rappresenta quindi la principale industria “esportatrice” isolana. Il fatto che si rivolga ad una domanda esterna è di vitale importanza per ovviare a quelle caratteristiche negative del sistema economico della Sardegna. Il settore turistico risulta immune dal fallimento del mercato isolano, causato da informazione imperfetta e mancanza di esternalità positive,in quanto si avvantaggia di una domanda esterna che arriva direttamente in loco.
Conclusioni: Per far crescere il sistema produttivo esistente è quindi necessaria una politica dei servizi reali che cerchi di organizzare e sviluppare le imprese all’interno dei sistemi integrati. Ciascuna regione deve valorizzare le attività nelle quali detiene qualche vantaggio competitivo rispetto alle altre aree. Secondo questo criterio, la Sardegna possiede un enorme vantaggio legato al turismo e all’ambiente che deve pertanto rappresentare il comparto trainante dell’economia regionale.