FAMIGLIA VIBRIONACEAE Il genere Vibrio comprende bacilli Gram negativi, 0,5-0,8 in larghezza per 2-3 um di lunghezza, forma leggermente curva non sporigeni, flagellati, monotrichi o peritrichi. Sono capaci di metabolismo sia fermentativo, che aerobio. La loro crescita è stimolata dalla presenza di sodio, questo ione per alcune specie è indispensabile. La prima specie del genere fu cholerae descritto 150 ani fa, per molti anni rimase l’unica, negli anni ’50 venne scoperto parahaemolyticus, se ne aggiunsero molti altri grazie a studi molecolari di tassonomia.
Epidemiologia Vibrionaceae Nel 1994 sono sati segnalati a Bari 12 casi di colera. Le caratteristiche di resistenza agli antibiotici permisero di collegare l’epidemia di Bari del 1994 ai casi di colera avuti in Albania a causa della contaminazione dell’acqua. Nel triennio 1992- 94 sono stati segnalati negli USA 160 casi di colera. I casi segnalati nel periodo dal 1965 al 1991 negli Usa furono 136. Nel 1973 un epidemia di colera che ha colpito Campania e Puglia ha causato 25 decessi con 275 casi segnalati. Nel biennio 97-98 negli USA su un totale di 937 casi di malattie prodotte da vibrioni e confermati mediante analisi colturale sono stati evidenziati 141 casi di infezione da V. vulnificus con 41 decessi questo numero rappresenta la totalità delle morti causate da Vibrioni negli USA. V. parahaemolyticus è ritenuto causa di gran parte delle malattie collegate al consumo dei prodotti della pesca in Giappone.
Importanza del genere Vibrio per i prodotti alimentari Tutti i vibrioni indistintamente hanno dimostrato di avere un veicolo di primaria importanza nei prodotti della pesca (pesce, granchi, gamberi ecc.) e nei molluschi e altri alimenti. I molluschi per la loro natura di animali filtratori sono in grado di raggiungere livelli di contaminazione pericolosi per i consumatori. A tale riguardo bisogna sottolineare che le normative sulla commercializzazione dei molluschi (DLG 530/92), sono inadeguate basandosi solo sulla valutazione della presenza di E. coli e salmonelle, i vibrioni non sono in relazione con queste forme batteriche la loro assenza non depone anche per l’assenza del genere Vibrio.
I vibrioni (molte specie) fanno parte della FLORA BATTERICA AUTOCTONA metà di queste specie sono associate con l’infezione nell’uomo o in animali acquatici. Le infezioni umane possono essere trasmesse per contatto diretto con l’ambiente acquatico o mediante ingestione di cibo o acqua contaminata. Le infezioni sono presenti maggiormente nei paesi a scarso controllo igienico (controlli inadeguati sui prodotti della pesca, mancanza di impianti di trattamento delle acque reflue).
Sopravvivenza nell’ambiente marino e fattori interferenti I vibrioni sono autoctoni ambientali, subiscono quindi una serie di modificazioni frequenti dell’ambiente circostante, temperatura, pH, salinità, pressione osmotica, nutrienti. I vibrioni si adattano rapidamente alle mutate condizioni ambientali. I vibrioni possono entrare in una fase di quiescenza, come conseguenza essi sono vitali ma non possono essere coltivabili in laboratorio. Riducono il loro metabolismo, diminuiscono le loro dimensioni, il loro metabolismo si orienta verso vie metaboliche in grado di evitare danni strutturali da carenze di nutrienti. Temperatura e salinità incidono fortemente sulla presenza nelle acque dei vibrioni, sotto i 10°C il vibrione diventa molto raro nelle acque. V. cholerae , tollera una salinità del 3% mentre V. parahaemolyticus e V. vulnificus frequenti lungo le coste tollerano salinità intorno o superiori al 3%.
Fattori interferenti Acidità: i vibrioni sono sensibili all’acidità per questo motivo si procede di solito alla clorazione delle acque. Studi recenti evidenziano comunque come V. cholerae sia in grado di aggregare altri batteri mediante produzione di una matrice extracellulare e difendersi da avverse condizioni ambientali. Anche l’associazione con zoo e fitoplancton viene utilizzata in questa direzione, permettendo una vita più lunga rispetto a cellule free living.
Caratteri fondamentali del V. cholerae La specie è divisa in sierogruppi in base all’antigene somatico O (polisaccaride termostabile dello strato lipopolisaccaridico), il sierotipo O1 include i due biotipi che principalmente sono responsabili delle epidemie : Classico e El Tor (la stazione di quarantena dove fu isolato la prima volta). Il sierotipo O1 è l’agente eziologico del colera, malattia a rapida diffusione in aree con scarsa igiene, il suo impatto è estremamente pericoloso sulla popolazione in aree in cui il controllo igienico è scarso, e le sue conseguenze sono severe quando è limitato l’accesso alle cure sanitarie.
Caratteri della malattia da V. cholerae Il colera è una diarrea secretoria causata da ceppi tossigeni di V. cholerae 01 e 0139, la trasmissione avviene in genere per ingestione di acqua o di cibo contaminati, sebbene in persone sane la dose infettiva sia decisamente alta (circa 108 batteri ) a causa della sua sensibilità all’acidità gastrica. In genere la simultanea ingestione di cibo protegge i batteri dall’acidità gastrica e ne permette la sopravvivenza. I sintomi si sviluppano dopo 12 72 h di incubazione dall’ingestione del cibo contaminato. I sintomi : diarrea profusa, nausea, vomito, dolori addominali. In assenza di terapia si arriva a ipokalemia, ad acidosi metabolica shock ipovolemico, aritmia e morte. Solo una piccola percentuale tra i soggetti colpiti da V. cholerae Biotipo El Tor sviluppa in pieno la malattia in genere una larga proporzione rimane asintomatica e sviluppa manifestazioni lievi.
Caratteri della malattia da V. cholerae La modalità primaria dell’infezione e la trasmissione della malattia è la via oro fecale attraverso l’acqua contaminata. I pazienti nella fase acuta possono espellere fino a 1013 Il cibo contaminato è in questo caso un importante veicolo di trasmissione secondario, l’epidemie infatti determinano un sostanziale inquinamento dell’ambiente. Anche in Paesi non considerati endemici come USA e Australia sono sati riportati casi di colera sporadici dovuti alla presenza di V. cholerae O1 in riserve ambientali.
Patogenicità V. cholerae La patogenesi del colera è determinata da un insieme di fattori di virulenza, elemento chiave della patogenesi è l’enterotossina colerica CT , si tratta di una enterotossina formata da diverse subunità le quali sono coinvolte con l’attivazione dell’ adenilato ciclasi all’interno della cellula ospite. L’accumulo intracellulare sbilancia la regolazione normale del trasporto ionico nelle cellule della mucosa intestinale con inibizione del trasporto di sodio, e aumento delle secrezioni di cloruro e acqua nel lumen intestinale. Come risultato la diarrea acquosa del colera.