Antidepressivi Melencolia-I antidepressivi Albrecht Dürer 1513-1514 2005 antidepressivi Antidepressivi I disturbi dell’umore rappresentano una patologia molto diffusa. Negli USA, almeno un individuo su 10 dichiara di aver fattto ricorso, almeno una volta nella vita, al medico perché si sentiva di umore depresso mentre il 3% della popolazione americana soffre di depressione grave. L’OMS stima che entro il 2020 la depressione potrebbe essere ildisturbo più frequente, dopo le malattie cardiovascolari. Solo il 50% dei pazienti risponde pienamente (risoluzione definitiva della crisi in un numero accettabile di mesi e dopo una latenza ragionevolmente breve) alle attuali terapie. La frequenza con cui la malattia compare nelle donne è 3-4 volte maggiore rispetto agli uomini; il puerperio e la menopausa sono momenti particolarmente delicati. I depressi cronici sono più inclini a sviluppare altre malattie e la durata media della loro vita è più breve. Una valida chiave di lettura della depressione resta quella ideata da Aaron T. Beck, pioniere del cognitivismo clinico (secondo questo approccio l’ansia origina da attività cognitive, pensieri, aspettative, convinzioni frutto di esperienze pregresse su di sé e sulla realtà). Secondo Beck, la depressione può essere considerata come un'attivazione di tre modelli di pensiero. La prima componente è l'interpretazione negativa delle esperienze. Qualunque cosa succeda viene interpretata come la manifestazione di una sconfitta, una privazione o una denigrazione. La propria vita diventa costellata da un susseguirsi di fardelli, ostacoli o situazioni traumatiche.La seconda componente è la visione negativa di sé. Ci si considera carenti, inadeguati o indegni e si tende ad attribuire le esperienze spiacevoli a un proprio difetto. Ci si considera indesiderabili a causa di questo difetto e si tende a respingere se stessi.La terza componente è la visione negativa del futuro. Si prevede che le proprie difficoltà continueranno all'infinito, e si immagina una vita di continue avversità. Melencolia-I Albrecht Dürer 1513-1514
Antidepressivi Umore depresso Visione negativa Paralisi della volontà 2005 antidepressivi Antidepressivi Umore depresso Visione negativa del mondo di sé del futuro Paralisi della volontà Desideri di elusione Desideri suicidi Aumento della dipendenza Disturbi della sfera sessuale Disturbi del sonno Perdita dell’appetito Disturbi cognitivi Spesso il paziente non ha alcun controllo sull’accaduto, né possibilità di porvi rimedio: il senso di impotenza e di disperazione[1] che ne risulta aggrava la situazione. I pazienti affetti da forme gravi di depressione descrivono la propria giornata come un incubo vivente. Pensieri penosi, sempre gli stessi, girano e rigirano nella mente spingendoli sempre più in giù in una spirale psicologica senza fine che sembra non ammettere vie d’uscita. Ogni giorno è un nuovo supplizio da affrontare, e qualcuno non ce la fa. Alcuni ricorrono all’alcol o alle droghe per cavarne un momentaneo oblio, qualcuno al suicidio per un oblio perenne. Chi non ha mai sofferto di depressione non ha alcuna idea di ciò che voglia dire. Dare suggerimenti del tipo ‘reagisci’ o ‘controllati’, è inutile o, peggio, dannoso. Le cause della malattia sono numerose e varie. Alcuni soggetti sono affetti da una predisposizione genetica alla depressione, ma in molti casi la condizione precipita a causa di un evento stressante tale da produrre un cambiamento significativo nell’esistenza dell’individuo. Il licenziamento, un lutto, il divorzio, emarginazione e vittimizzazione, accuse infondate e calunnie possono essere eventi scatenanti. [1] Helplessness e hopelessness, rispettivamente: termini usati anche dagli psichiatri italiani per indicare la convinzione di ‘inguaribilità’, di ineluttabilità di un disturbo ritenuto dal paziente più forte di qualsiasi cosa si possa fare o sperare (n.d.t.). Solo et pensoso i più diserti campi vo mesurando a passi tardi e lenti […] F. Petrarca – Il Canzoniere
Antidepressivi 11/IX/09 29/IX/09 15/X/09 antidepressivi 2005 29/IX/09 Al contrario, accettarsi e volersi bene indipendentemente da quel che si riesce a fare è un atteggiamento che porta serenità e rilassatezza. Ovviamente non si diventa premi Nobel o campioni del mondo senza una profonda motivazione e grandi sforzi ma ciò che accomuna i perfezionisti è uno stile di pensiero per cui esistono e sono degni di essere amati, e al limite di vivere, solo in virtù della loro prestazione. Ovvero, il valore personale coincide con il successo. Questo spinge a ottenere risultati straordinari, finché tutto va bene. Ma nel momento in cui le performance subiscano un tracollo, la tragedia è quasi inevitabile. Da qui gli isolamenti totali, perché si pensa di non essere più accettabili in quanto falliti e inutili. Cosa permette quindi a una persona di "rialzarsi" e proseguire il suo cammino? «Se io appoggio la mia vita unicamente su un singolo pilastro, quello della "riuscita", quando esso cede null'altro mi regge e sono più a rischio. I sostegni fondamentali che non dovrebbero mai mancare sono la famiglia, gli amici, gli affetti veri, che fungono da sostegno in caso di difficoltà. Ci sono ambienti, come quelli sportivi, dove non c'è attenzione al disagio individuale, e l'atleta "finito" viene scartato, invece di essere sottoposto a un sostegno psicoterapeutico focalizzato non sul fatto che non riesce più a vincere, ma a capire perché sta male, perché piange tutto il giorno. Di fatto si concede all'atleta il diritto/dovere di vincere, ma non quello di essere felice. 4) Non bisogna poi sottovalutare il ruolo di alcuni meccanismi biochimici. Infatti, in seguito agli intensi allenamenti aerobici, l'organismo produce alcune sostanze euforizzanti, le endorfine, che migliorano sensibilmente il tono dell'umore. Interrompendo gli allenamenti, la produzione di endorfine cessa di colpo e il calo del tono dell'umore è automatico. Inoltre lo stress della competizione attiva il sistema catecolaminergico e questo dà un senso iniziale di euforia che può dare una vera e propria dipendenza. Questo stesso fenomeno probabilmente spinge gli scalatori a tentare imprese che essi sanno essere di pericolosità estrema, al limite mortali. La sensazione di pericolo produce ormoni e neurotrasmettitori che a loro volta danno la sensazione di 'sballo'. Forse è anche questo uno dei motivi per cui alcuni uomini scelgono di fare i mercenari e mettono a repentaglio le proprie vite viaggiando per il mondo alla ricerca di guerre da combattere. 5) L'uso di sostanze dopanti affianca alla depressione fisiologica anche l’effetto indotto dalla improvvisa carenza nel corpo di sostanze stimolanti somministrate dall'esterno. Ecco che si spiega allora l'uso frequente, da parte di sportivi in situazioni come queste, di stupefacenti che riaggiustino il tono dell'umore. Da Quark 2004, 40, 104–108. 15/X/09
2005 antidepressivi Antidepressivi
Fight or flight antidepressivi 2005 Molte ricerche hanno mostrato relazioni tra stress psicologico, depressione e alterazioni del sistema ipotalamo-ipofisisurrene (asse I-I-S). Per stress si intende uno stato reazionale con il quale l’organismo intende fronteggiare una situazione reale o ipotetica di disturbo per la sua omeostasi (condizione di equilibrio che contempla il funzionamento ottimale dell’organismo; i diversi parametri chimici e fisici dell’organismo, per es. glicemia, T corporea, P sanguigna, variano di poco attorno al loro valore medio ideale in condizioni normali - omeostatiche). Si dice fattore di stress (da alcuni detto stressor) qualunque evento che può compromettere l’omeostasi. Gli adattamenti registrati nello stress sono caratterizzati da una particolare attività nervosa e da cambiamenti ormonali (in particolare, liberazione di epinefrina – adrenalina – e cortisolo - idrocortisone). La situazione di pericolo può anche non essere concreta ma solo possibile. L’uomo ha, infatti la capacità di ‘anticipazione’. Quando la valutazione del rischio è corretta (es. di notte, in una zona malfamata c’è una certa probabilità non trascurabile di subire un’aggressione ed è corretto stare allerta), il meccanismo ha chiaramente un ruolo positivo (porta un vantaggio adattivo). Quando, invece, l’individuo vive in uno stato di perenne attesa di qualche evento sfavorevole, per quanto di remota probabilità, lo stress si cronicizza e il meccanismo diventa patogeno: genera nevrosi, ansia, paranoia, ipermotilità intestinale, indebolimento delle difese immunitarie. Esaminiamo ora in dettaglio i fenomeni nervosi e umorali che si verificano in uno stato di stress fisiologico per comprendere bene, poi, un quadro patologico. Vediamo che accade nell’organismo di Tarzan nel momento in cui sta per affrontare Sabor.
2005 antidepressivi Fight or flight
2005 antidepressivi Fight or flight
2005 antidepressivi Fight or flight DA ippocampo nE 5-HT
2005 antidepressivi Antidepressivi I soggetti affetti da seasonal affective disorder (SAD) esposti, al mattino, a luce di elevata intensità per 45-60 minuti mostrano miglioramenti dopo soli due o tre giorni di trattamento.
Antidepressivi – ipotesi biochimica 2005 antidepressivi Antidepressivi – ipotesi biochimica + reserpina Ipotesi delle monoammine o monoamminergica. I processi farmacologici che causano la depressione non sono stati ancora del tutto chiariti ma, secondo la teoria correntemente accettata, la malattia sarebbe causata da un deficit di neurotrasmettitori monoamminici in alcune parti del cervello. Tuttavia alcune osservazioni discordanti indicano che l’azione di questi farmaci non può derivare solo dalla capacità di determinare un aumento dei livelli di monoammine. Per esempio, l’amfetamina e la cocaina sono farmaci che determinano un incremento della trasmissione adrenergica e serotoninergica, eppure sono inefficaci come antidepressivi. L’effetto farmacologico degli antidepressivi si instaura subito eppure l’effetto antidepressivo (= l’azione clinica) compare dopo diverse settimane. Ci sono anche evidenze che indicano che un ampio novero di ormoni e neurotrasmettitori endogeni gioca un ruolo nella depressione (per es., la sostanza P, il fattore di rilascio della corticotropina, l’arginina vasopressina, il neuropeptide Y, il melanin-concentrating hormone, l’acetilcolina, l’acido glutammico, l’acido gamma-ammino butirrico, i glucocorticoidi, le citochine, le encefaline e l’anandamide).
Antidepressivi – ipotesi biochimica 2005 antidepressivi Antidepressivi – ipotesi biochimica + IMAO/L-DOPA
Psicoanalettici N06 (antidepressivi N06A) 2005 antidepressivi Psicoanalettici N06 (antidepressivi N06A) Timoanalettici (timolettici) Inibitori non selettivi della ricaptazione delle ammine biogene N06AA Inibitori selettivi della ricapta-zione della 5-HT (SSRI) N06AB Altri N06AX amitriptilina (Laroxil) fluoxetina (Prozac) trazodone (Trittico) Timeretici (psicoenergizzanti) IMAO tranilcipromina (Parmodalin + trifluoperazina)
Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo 2005 antidepressivi Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo timoanalettici Blocco della ricaptazione delle ammine biogene
Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo 2005 antidepressivi Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo timoanalettici Blocco della ricaptazione delle ammine biogene
Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo 2005 antidepressivi Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo timoanalettici Blocco della ricaptazione delle ammine biogene
Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo 2005 antidepressivi Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo timoanalettici Blocco della ricaptazione delle ammine biogene
Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo 2005 antidepressivi Inibitori della ricaptazione delle ammine biogene - meccanismo timoanalettici Blocco della ricaptazione delle ammine biogene
imipramina doxepina clorpromazina clorprotixene amitriptilina 2005 antidepressivi timoanalettici imipramina (1956) doxepina clorpromazina (1952) clorprotixene (1958) amitriptilina (1960) dotiepina neurolettici timoanalettici
2005 timoanalettici
2005 timoanalettici 150° 170°
2005 timoanalettici desipramina nA
imipramina amitriptilina antidepressivi timoanalettici imminodibenzile 2005 antidepressivi timoanalettici imipramina imminodibenzile dibenzoazepina di benzile amitriptilina dibenzocicloeptano immino
imipramina amitriptilina desipramina nortriptilina antidepressivi 2005 antidepressivi timoanalettici imipramina imminodibenzile dibenzoazepina di azepina amitriptilina dibenzocicloeptano cicloeptano benzo benzo di desipramina nortriptilina
imipramina amitriptilina nortriptilina desipramina doxepina dotiepina 2005 antidepressivi timoanalettici imipramina imminodibenzile dibenzoazepina amitriptilina dibenzocicloeptano cicloeptano di azepina benzo benzo di doxepina X = O dibenzoossepina dotiepina X = S dibenzotioepina nortriptilina desipramina
2005 antidepressivi timoanalettici epine pramine triptiline x y N
Prevenzione dell’emicrania. 2005 antidepressivi timoanalettici Azione terapeutica Depressione maggiore. Prevenzione dell’emicrania. Analgesici adiuvanti. Effetti collaterali (meno marcati o assenti negli SSRI) Secchezza delle fauci, costipazione, ritenzione urinaria (sconsigliati nei glaucomatosi e nei prostatici). .
2005 SSRI fluoxetina Prozac ® (1987)
2005 SSRI 180° fluoxetina Prozac ® (1987) paroxetina Seroxat ® (1991)
Disturbo ossessivo-compulsivo. 2005 antidepressivi timoanalettici Azione terapeutica Depressione maggiore. Disturbo ossessivo-compulsivo. ADHD. Effetti collaterali (meno marcati di quelli presenti nei triciclici) Disturbi del sonno, dell’appetito e della sfera sessuale. Pulsioni suicide (?). .