Linguaggi della radio e della televisione

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Linguaggi della radio e della televisione Seminario sulla storia della radio e della televisione Fiction, sceneggiato, radiodramma il linguaggio della radio che incanta

La fiction radiofonica Il radiodramma Europa Servizio pubblico Intrattenimento/Cultura/Propaganda Testi originali per la radio Grandi storie, solennità, capacità di stupire e di incantare Lo sceneggiato Stati Uniti Radio commerciali Intrattenimento/Profitto/Pubblicità Adattamenti Piccole storie, intimità, quotidianità, serialità Divismo radiofonico

Il Radiodramma 15 gennaio 1924: Danger di Richard Huges, il primo radiodramma della storia. La BBC negli anni trenta trasmetteva cinquanta radiodrammi completi l’anno, ma solo alcuni erano scritti appositamente per la radio. In Germania, molti artisti/scrittori si dedicano al teatro radiofonico. Tra tutti, Bertold Brecht. Il pubblico aumenta durante la guerra, dato il bisogno di intrattenere grandi masse di gente in casa. 300 radiodrammi trasmessi dallla BBC nel ’51. Anni 50 e 60: Giles Cooper, Harold Pinter, Samuel Beckett, Dylan Thomas in Gran Bretagna, Orson Welles, Norman Corwin in USA, Glenn Gould in Canada; BBC Radio Drama Department: sponsor di nuovi talenti BBC Radio 3 e 4 Tentativi nelle radio private, all’interno di formati più giovani

L’uso creativo del suono L’espressione creativa attraverso i suoni per raccontare storie è stata sempre classificata in tante categorie diverse (Fiction, Drammaturgia radiofonica, Teatro sonoro, Soap opera, Sceneggiato, etc…) Dal punto di vista del linguaggio radiofonico, in realtà tutto risponde a regole molto simili che permettono la costruzione di immagini acustiche. I suoni sono immagini inesplose. L’unica differenza sta nella quantità di realtà che c’è nei suoni che vengono riproposti e che interagiscono con i testi (scritti o improvvisati) Da questo punto di vista c’è forte contiguità tra la fiction e il documentario

The War of the Worlds The Mercury Theatre on the air, trasmissione realizzata da Orson Welles per la CBS di New York, mette in scena l’adattamento de La Guerra dei Mondi, romanzo di fantascienza di H.G.Wells Introduzione preparatoria di Welles, ma poi enfatizzazione del tono della cronaca, molti trucchi affinché il racconto sembri reale. Riproposizione del tutto realistica delle trasmissioni radiofoniche del giorno in cui è ipotizzata l’invasione. Brusca interruzione del programma di musica, trasmissione di bollettini meteorologici, di comunicazioni di esperti di astronomia che informano di fenomeni anomali su Marte; interviste all’astronomo, il Professor Parson, interpretato dallo stesso Welles; visite al luogo in cui viene ritrovato il presunto meteorite, un enorme cilindro metallico piovuto dal cielo; Esplosione violenta che provoca incendi e distruzione; lo stesso cronista rimane coinvolto, insieme ai corpi militari intervenuti. L’invasione aliena si estende fino a New York e ad altre città, mentre atterrano altri cilindri, portando i marziani sulla terra. 35° minuto, la prima interruzione nella quale un annunciatore ricorda che si sta trasmettendo un radiodramma. Poi riprende la narrazione con l’utilizzo della prima persona. Il professore, unico superstite alla invasione distruttrice, si avventura verso la città di New York alla ricerca di altri esseri viventi, dove scopre un altro uomo ancora in vita, con il quale scambia diverse considerazioni. Dopo aver constatato la morte, a causa di un banalissimo virus, di tutti i marziani sulla terra, il professore racconta il suo modo di pensare al futuro in un mondo senza passato.

Il primo reality show della storia Gli ascoltatori distratti o ritardatari prendono per vera quella che era finzione. Dopo un quarto d’ora dall’inizio della trasmissione le autostrade tra New York e Philadelphia erano intasate, le chiese piene di fedeli in preda al panico, gli ospedali fronteggiarono numerosi casi di crisi nervose, alcuni tentarono il suicidio pur di non cadere prigionieri dei marziani, e la polizia ricevette moltissime chiamate. Migliaia di persone si convinsero di non ascoltare un programma di fantasia, bensì la cronaca vera dell’invasione di alieni sul suono americano. L’eccezionalità delle reazioni è imputabile a vari motiv: angosce individuali e collettive molto forti, dopo la depressione e alla vigilia della seconda guerra mondiale; riaffiorano paure rimosse dalle coscienze di molti americani: paura dei Nazisti, del pericolo “rosso”, della guerra in sé. In quegli anni, inoltre, la radio era l’unica voce a disposizione degli americani. I giornali non avrebbero potuto smentire immediatamente una notizia fornita dalla radio, almeno non prima di averla verificata. La guerra dei mondi, piuttosto che far riflettere sulle possibilità della radio di scatenare l’immaginazione, avvalorò le teorizzazioni sui poteri forti dei mass media, di modificare la percezione della realtà.