L’Unione Sovietica Patrizia Roggeri
Le 8 fasi dell’URSS secondo la storiografia sovietica 1918-1921: il comunismo di guerra 1921-1928: la NEP L’industrializzazione forzata e la collettivizzazione di massa 1941-1945: la II guerra mondiale 1946-1953: la ricostruzione post-bellica 1954-1964: il post-Stalinismo sotto Nikita Kruscëv 1965-1981: la stagnazione sotto Brežnev 1981-1992: la riforma, la disintegrazione e il crollo dell’URSS sotto Andropov e Gorbacëv
Richiamo a Marx Nelle sue opere egli si astenne sempre dal descrivere la natura dello stato socialista o comunista, perché farlo sarebbe stato utopistico, quindi il sistema collettivista sovietico dovette essere inventato di sana pianta
1. Il comunismo di guerra: contesto storico Febbraio 1917 Dimostrazione di operaie a Pietrogrado in concomitanza con la serrata di fabbriche metallurgiche: sciopero generale e e dimostrazioni popolari per il pane L’esercito mandato a sopprimere la rivolta si rifiuta e fraternizza con i manifestanti Lo Zar abdica, viene instaurato un governo provvisorio liberale
Lenin trasforma questa insurrezione popolare anarchica ed incontrollata nell’organizzazione della presa del potere da parte dei bolscevichi Il 7 novembre (25 ottobre) 1917 i bolscevichi insorgono Instaurazione di un governo rivoluzionario presieduto da Lenin La Russia esce dalla I guerra mondiale Guerra civile in Russia fino agli anni ’20 → vittoria dell’Armata rossa di Lev Trockij
1. Il comunismo di guerra: contesto economico Prima della guerra era in atto un processo di modernizzazione tecnica ed istituzionale (sistema dei trasporti completo); divario con i paesi occidentali A causa della guerra economia sull’orlo del collasso (soprattutto agricoltura) Già all’inizio della rivoluzione d’ottobre le industrie erano state nazionalizzate
1. Il comunismo di guerra: caratteristiche Assoluta supremazia dello stato Lotta ad ogni forma di mercato Distribuzione delle risorse decisa a livello centralizzato ↓ Fioritura del mercato nero
2. La nuova politica economica: motivazioni Lenin decise che il comunismo di guerra non era un sistema alternativo Sfruttò la sua posizione nel partito per perorare un mutamento politico e l’adozione di una concezione nuova di ordine economico (“economia mista”) 1921 viene varata la NEP 1922 nasce l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Mosca capitale)
2. La nuova politica economica: caratteristiche NEP come necessario periodo di transizione e coesistenza tra imprese pubbliche e private
2. La nuova politica economica: punti principali Lo stato avrebbe continuato a detenere le leve di comando dell’economia (industria pesante, trasporti, telecomunicazioni, banche…) Industria leggera venne denazionalizzata Le aziende agricole avrebbero operato come in passato Lo stato avrebbe dovuto attirare investimenti stranieri
2. La nuova politica economica In termini di strategia economica fu un successo: agricoltura, settore pubblico e privato si svilupparono 1923: crisi della NEP → il potere d’acquisto dei contadini si stava deteriorando rispetto a quello dei lavoratori urbani ↓ La crisi delle forbici
2. La nuova politica economica e la “crisi delle forbici” L’andamento dei redditi agricoli veniva calcolato dividendo un indice dei prezzi dei prodotti agricoli con un indice dei prezzi generale → tracciando entrambe le rette se ne ricava l’immagine di un paio di fobici aperte (lame divergenti = deterioramento del settore agricolo) ↓ Adozione di misure per “chiudere le forbici”
2. La nuova politica economica: il cambio ai vertici 1924 Lenin muore ↓ Stalin e “il socialismo in un paese solo” vanno al potere
2. La nuova politica economica sotto Stalin: l’agricoltura Impose la collettivizzazione forzata delle campagne Eliminò qualsiasi forma di controllo privato su produzione e commercializzazione di prodotti agricoli ↓ I contadini fuggono dalle campagne e macellano gli animali Riduzione di produzione e produttività
2. La nuova politica economica sotto Stalin: l’agricoltura 1928: quantità di grano sul mercato inizia a diminuire; la leadership crede che i contadini stiano sabotando il piano ↓ I funzionari tengono artificialmente basso il prezzo del grano per tenere basso il costo del pane nelle città I contadini usano il grano come mangime o per convertirlo in alcool
guerriglia burocratica 2. La nuova politica economica sotto Stalin: l’industria i piani quinquennali redatti in base a dati economici e statistici elenco di risorse e relativi utilizzi ad ogni livello amministrativo estremamente vincolanti ↓ Contrapposizione tra i dirigenti d’impresa e gli organi di pianificazione → guerriglia burocratica
1927 primo piano quinquennale 2. La nuova politica economica sotto Stalin: l’industria i piani quinquennali 1927 primo piano quinquennale ↓ Successo dell’economia sovietica, sebbene offuscato da eccessiva centralizzazione decisionale, disinteresse per l’efficienza, soppressione di spirito d’iniziativa
3. L’industrializzazione forzata e la collettivizzazione di massa La collettivizzazione dell’agricoltura fu causata, passo dopo passo, dalla crisi del grano del 1928 e dalle misure di emergenza adottate I contadini preferivano vendere il bestiame o utilizzarlo per il consumo personale piuttosto che permettere che diventasse di proprietà comune
3. L’industrializzazione forzata e la collettivizzazione di massa Governo e contadini trovarono un compromesso: Ogni nucleo famigliare poteva possedere un piccolo appezzamento e qualche capo di bestiame per il proprio sostentamento, subordinato alle consegne obbligatorie ↓ Esistenza di una miriade di piccole aziende private, accanto a quelle collettivizzate
3. L’industrializzazione forzata e la collettivizzazione di massa La struttura organizzativa era basata su fattorie collettive chiamate “kolchoz” L’agricoltura venne demonetizzata: salario calcolato con una moneta artificiale chiamata trudoden’ (giornata lavorativa)
3. L’industrializzazione forzata e la collettivizzazione di massa Gli approvvigionamenti statali dei prodotti agricoli avvenivano attraverso 4 canali: Il sistema di SMT (stazioni di macchine e trattori), cui andava parte fissa del raccolto in cambio dell’assistenza nel funzionamento e manutenzione dei mezzi durante i lavori agricoli Le consegne obbligatorie: gli organi di approvvigionamento stabilivano per ciascuna azienda delle quote di consegne obbligatorie, a prezzi inferiori a quelli di produzione
3. L’industrializzazione forzata e la collettivizzazione di massa La zakupka: i kolchoz potevano vendere quanto residuava dalle consegne obbligatorie sempre allo stato, ma a prezzi di mercato o prossimi a questi La kontraktacija: le aziende che producevano beni cedibili direttamente all’industria potevano contrattare con questa il prezzo ↓ Regressione dell’agricoltura a partire dal 1928
3. L’industrializzazione forzata e la collettivizzazione di massa Anni ’30: massiccio processo di industrializzazione forzata attraverso i piani quinquennali Sforzi concentrati su industria bellica, pesante e infrastrutture
3. L’industrializzazione forzata e la collettivizzazione di massa Il documento operativo per le imprese era il piano tecnico-industriale-finanziario: Serie di obiettivi da raggiungere o superare Norme di produzione, fonti di approvvigionamento, date di consegna Capacità dei direttori di fabbrica nel negoziare con la burocrazia un piano fattibile
L’URSS alla vigilia della II guerra mondiale Godeva di stabilità strutturale Rispose in modo rapido, grazie all’accentramento decisionale, agli imperativi della guerra; fu in grado di resistere all’invasione nazista Scarsa capacità di soddisfare i bisogni della società
Fine