Le rivoluzioni economiche dell’Europa moderna

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Le rivoluzioni economiche dell’Europa moderna
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Transcript della presentazione:

Le rivoluzioni economiche dell’Europa moderna Dalla rivoluzione agricola alla rivoluzione industriale

Tre fasi economiche: 1480-1620: espansione 1620-1740: lunga stagnazione 1740-1786: espansione accelerata

Da una rifeudalizzazione precoce (XVI secolo) a una industrializzazione tardiva (XVIII secolo) Mentre nell’Europa centro-settentrionale l’economia mercantile rafforza le borghesie urbane e manifatturiere, …tra il XVI e il XVII secolo in Italia il baricentro economico si sposta dalle città alla campagna (pianura padana, Veneto, Toscana) in assenza di decisive riforme dell’ordine economico (=rivoluzione agraria)

Conseguenze sociali della rivoluzione industriale Urbanesimo e nuovo pauperismo Modificazioni della famiglia (nuclearizzazione) Crisi dell’artigianato e della manifattura di lusso (luddismo) Mutamento dei tempi di vita e dei ritmi di lavoro (lavoro notturno/stagionalità)

1. La rivoluzione demografica del Settecento Crescita esponenziale dopo la stagnazione del XVII secolo (in milioni di unità) 1700 1750 1800 Inghilterra 5.800.000 6.140.000 8.900.000 Francia 20.000.000 26.000.000 Spagna 5.000.000 10.000.000 Europa 100-120 120-140 180-190

Diminuzione della mortalità dal 25% al 35 % (fenomeno prevalente solo nell’Europa occidentale) Quali le cause? Migliora l’alimentazione (rivoluzione agricola) Migliorano le condizioni igieniche Scompare la peste Scompaiono le carestie Le guerre sono meno cruente

Aumento della natalità (fenomeno secondario) Quali le cause? Lunghi periodi di pace Aumento del benessere Anticipazione dell’età nuziale (aumento della fertilità)

2. La rivoluzione agricola La terra è e rimane la base produttiva fondamentale Come rispondere ai bisogni di una popolazione in aumento? Aumentare la produttività della terra (più che del lavoro) Migliorando le tecniche agricole Aumentare la porzione di suolo coltivato Differenziando la produzione

Miglioramento delle tecniche agricole Recinzioni (crisi dell’openfield e della rotazione triennale) Rotazione pluriennale Integrazione pascolo/arativo Prima: più pascolo = meno arativo Dopo: più pascolo = più concime più resa più carne

Miglioramento delle tecniche agricole Fine della monocultura del frumento Allargamento della coltura di: patata mais grano saraceno riso (Maggior redditività / minor valore proteico) Investimenti di capitali nell’agricoltura Formazione di un proletariato agricolo (mano d’opera libera e mobile)

Le nuove tecniche agricole nelle tavole dell’Encyclopédie L’aratro a doppio versoio La rotazione pluriennale Nuove coltivazioni Rendono la terra più produttiva e ne consentono uno sfruttamento intensivo.

Ulteriori condizioni positive: Un ciclo climatico positivo Fine della “piccola era glaciale” (1620-1710) L’agricoltura diventa una scienza; nasce l’agronomia come disciplina accademica; Nascono le Accademie di Agricoltura e le Società agrarie (anni sessanta)

Gaisborough, Campagne inglesi

3. La rivoluzione industriale (1760-1800) (Arnold Toynbee, 1886) Crescita esponenziale della produzione industriale Produzione per il mercato esterno e non solo per l’autoconsumo locale Capitali disponibili all’investimento (derivati dal grande commercio) Forza lavoro abbondante (crescita demografica) Tecnologia applicata al lavoro (aumento della produttività)

Dalla protoindustria alla fabbrica capitalistica Dal lavoro a domicilio diffuso (domestic system), proprio della protoindistria, si passa alla concentrazione del lavoro in fabbrica (factory system), proprio dell’industria. Crisi del sistema corporativo Crisi delle reti famigliari e parentali

La nascita del proletariato industriale Nuovo urbanesimo, ma senza spopolamento rurale Sfruttamento di forza lavoro non libera (impiego di poveri reclusi, mendicanti e carcerati) Sfruttamento di forza lavoro a basso costo (impiego massiccio di donne e bambini) Impiego del lavoro permanente e non più stagionale

Le nuove concentrazioni industriali inglesi: Sheffield e Manchester

Perché l’Inghilterra? Presenza di un abbondante capitale di origine commerciale (ma solo il 5-6% del reddito nazionale è investito nell’industria; la quota maggiore va nella terra e nelle compagnie di navigazione) Presenza di colonie fornitrici di materia prima (cotone dall’America, ma lana, carbone, ferro dall’Inghilterra) Abbondanza di risorse minerarie (carbone e ferro), sfruttate pienamente solo dopo il 1780 Unità territoriale e doganale

La fine della tessitura tradizionale

Il settore tessile (dalle campagne alla città) Collegato all’agricoltura da cui trae: la materia prima (lana, canapa, seta, cotone) la forza lavoro (lavoro domestico, femminile, infantile) A lungo dominato dal lavoro stagionale e a domicilio a) lana (Inghilterra, Francia) prodotto classico b) seta (Francia, Italia) prodotto di lusso c) cotone (Inghilterra) nuovo prodotto più facile da lavorare a macchina, meno costoso, più igienico

Il cotone

Il boom del cotone inglese Il ciclo del cotone: un esempio di economia globale Dall’India è trapiantato in America, dove è coltivato nelle piantagioni coloniali dagli schiavi provenienti dall’Africa, quindi è trasportato in Inghilterra per essere lavorato nelle manifatture industriali ed infine smerciato in Europa e nel mondo.

I nuovi telai automatici Grazie alla “navetta volante” inventata da J. Kay (1733) la produzione di cotone inglese aumenta dal 4% del 1772 al 51% del 1799.

Il settore minerario Carbone: novo combustibile sia domestico che industriale, sostituisce rapidamente la legna (soluzione ecologica) Difetti: produce scorie (coke) che vengono però reimpiegate (A. Darby, 1709) Difficoltà di trasporto, risolta con l’utilizzo di canali navigabili Ferro: acciaio / ghisa (utilizzata per macchine industriali ed impianti industriali)

La macchina a vapore Ideata da John Watt nel 1775 Pensata per svuotare con pompe i pozzi delle miniere di carbone Poi impiegata in: Filatoi Mulini Impianti metallurgici Trasporti (treno)

Impieghi della macchina a vapore