Seste obiezioni il testo delle seste obiezioni venne riassunto da Cartesio in una serie di “scrupoli” o difficoltà, alle quali risponde in breve, richiamando i propri ragionamenti
sesto scrupolo p. 385: indifferenza o libertà nella quarta meditazione avete detto che la libertà dell’uomo è minore, quanto più è indifferente, ossia non conosce che cosa deve fare
ma in tal modo voi cadete in difficoltà riguardo a Dio: non è forse vero che Dio è infinitamente sapiente, e che nel contempo la sua volontà è totalmente indifferente?
inoltre, ottavo scrupolo (p. 386): come potete dire che le verità geometriche e metafisiche sono immutabili ed eterne, e insieme che dipendono da Dio?
Cartesio risponde (p. 399): certamente la volontà di Dio è dall’eternità indifferente rispetto a ciò che ha creato; solo perché Lui voluto che gli angoli di un triangolo fossero eguali a due retti, adesso è così
l’indifferenza è diversa nell’uomo e in Dio nell’uomo deriva dai propri limiti, per cui non può che fare meglio il bene quando conosce quel che Dio ha stabilito per lui; ossia quando meno è indifferente.
in Dio l’indifferenza è legata alla sua onnipotenza nessuno può costringerlo a fare qualcosa o può impedirgli di fare quello che Lui vuole
anche a proposito delle verità immutabili ed eterne si può dire che sono così, solo perché così Dio ha voluto; allo stesso modo quello che Dio ha fatto, è buono perché Dio lo ha fatto.
non possiamo comprendere come le cose potessero essere diverse da come Dio le ha volute ma possiamo dire che senz’altro, se sono così, lo sono perché Dio le ha volute e Lui avrebbe anche potuto disporle diversamente
Settime obiezioni le obiezioni del gesuita padre Bourdin nascono da una contrapposizione netta, che tuttavia lascia affiorare qua e là degli spunti per la nostra riflessione
Cartesio prende di volta in volta in esame le singole obiezioni e risponde in modo alle volte sprezzante proprio per rintuzzare la violenza delle accuse di Bourdin
Bourdin aveva anzitutto criticato il dubbio metodico: quello che voi dite per mettere in dubbio le conoscenze dei sensi, è a sua volta esente da dubbio? non sono forse solo dei dubbi o sospetti? (p. 441)
Cartesio risponde (p. 451): come avrei potuto esser sicuro di quello che dicevo, se non avessi negato tutto quello su cui avevo un minimo sospetto?
un po’ come per un cesto di mele se temo che qualcuna sia marcia, non ho altra scelta che tirarle fuori tutte per poi esaminarle una ad una e vedere quelle che sono sane
così ho dovuto considerare tutto falso per essere sicuro che quello da cui potevo partire fosse vero, al di fuori di ogni dubbio
Ma Bourdin insiste: non si può accettare il dubbio metodico se Cartesio ritiene dubbio quel che è dubbio, non dice nulla di nuovo e dice qualcosa di buono; ma se ritiene falso quello che è solo dubbio, allora dice qualcosa di nuovo ma non dice nulla di buono.
Cartesio risponde mettendo in ridicolo il modo di fare di Bourdin - quello che dice è viziato da un pregiudizio nei miei confronti - fa finta di essere equanime, mentre in realtà fa distinzioni retoriche: “se intende questo, non dice nulla di nuovo; se quello, nulla di buono”
Cartesio ricorda quello che ha detto sul metodo degli architetti - per costruire un edificio, occorre scavare, per mettere le fondamenta sul solido; - anch’io ho dovuto far altrettanto, togliendo tutto quello che poteva essere incerto e dubbio.
E ironicamente paragona Bourdin a un muratore - non capisce il progetto dell’architetto che gli fa scavare fino alla roccia e pensa che sia fatica inutile - e soprattutto trova mille motivi per criticare un progetto che non capisce
Di fronte all’accusa che il suo metodo pecca per eccesso Cartesio osserva (p. 511): “in filosofia non ci sono limiti al dubbio, se non quando si è arrivati alla certezza”.
Comportarsi diversamente equivale ad essere scettici: scettici sono quelli che ritengono vero anche quello che non conoscono come certo e sicuro; lo credono vero solo per ragioni pratiche, senza esserne convinti
il dubbio è quindi anzitutto un dubbio metodico è il metodo per giungere ad una verità sicura; anzi è l’unica strada, se vogliamo arrivare a qualcosa di certo, senza fermarci alle nostre opinioni.