LA STORIOGRAFIA EBRAICA Fra legge e memoria
Gli ebrei e la storia A riprova di una antichissima incompatibilità fra ebraismo ed ellenismo, in ebraico non esiste una parola specifica per indicare la storia. Toledot Ham Israel (= genealogie del popolo di Israele) Divrè ha-yamin (= Parole dei giorni, cronache)
Irrilevanza dei fatti, valore delle leggi Ciò che è stato è stato e si tramanda alla posterità soltanto quello che si ritiene necessario tramandare. Si ragiona sul significato profondo degli eventi, sulle regole, non sui fatti, che sono irrilevanti: esistono inoltre proibizioni molto esplicite di appoggiare l’esegesi alla ricerca storica.
Storia oggetto impuro La storia è oggetto di profonde e radicate diffidenze: - è “ciò che non è più”, perché soggetto alle leggi della materia e del tempo; - è collegata all’idea della morte, quindi impura.
La Torah Per gli Ebrei la Torah si presenta solo come insegnamento (=Libro della Legge). In realtà la Bibbia ebraica – che i cristiani chiamano Antico Testamento – è in gran parte opera di storia. Compilata fra il X e il I secolo a.C., consta di 39 libri almeno 17 dei quali intenzionalmente storici.
Composizione della Bibbia 1020–1000 a.C. : Salmi di Davide 950-920 a. C. : Proverbi di Salomone 700-600 a. C. : Ruth, Cantico, Ecclesiaste, Lamentazioni, Ester (testi post-esilici) IV sec. a. C. : Pentateuco (Libri di Mosé) V sec. a. C. : Diaspora = prima traduzione in greco della Bibbia II sec. a. C. : versione greca del Settanta 20-15 a. C. : prima raccolta di testi ebraici 90 d. C. : prima traduzione latina, fissata definitivamente (=CANONE) solo alla fine del I sec. Solo dopo il II sec. d. C. : si afferma il CANONE CRISTIANO fondato sui Due Testamenti.
La Bibbia come libro storico Vi si trovano notizie: - sulla civiltà egizia - sulla civiltà persiana Su di essa sono fondate le testimonianze sulle età mitiche (Genesi: il Paradiso terrestre, Daniele: le quattro monarchie, Apocalisse: il Millennio) Su di essa si fonda per secoli la cronologia e alcune acquisizioni di base della cultura storica: - l’umanità esiste da 4.000 anni - la storia dell’umanità è divisa in sette epoche - Dio interviene nella storia
Tradizione cristiana antica Le prime versioni latine del testo biblico dei Settanta sono destinate alle popolazioni non greche dell’Impero. La più autorevole è la traduzione fatta da San Girolamo (342-420). Nel 367 Sant Anastasio ordina il Nuovo Testamento nella forma attuale (con le Epistole di Paolo, gli Atti degli Apostoli e l’Apocalisse), approvata da papa Damaso (366-384). Da questo testo deriverà la cosiddetta Vulgata stabilita dal Concilio di Trento nel 1564.
La critica biblica La tradizione giudaico-cristiana ha sostenuto da sempre (e sostiene tuttora) che la Bibbia, le Sacre Scritture, sia opera di un solo autore – Dio – e sia portatrice di un unico e corrente messaggio, affidato alla voce o alla penna di diversi profeti. La critica storica ci ha mostrato, da almeno tre secoli, che non è così: che la pretesa che la Bibbia sia un’opera organica e contenga un messaggio coerente è un puro atto di fede. In realtà si tratta di un corpus di scritti multiformi, prodotti e trasmessi da istituzioni umane in un lasso di tempo piuttosto lungo (undici secoli), che debbono essere interpretati nel contesto della loro origine e scopo, nel quadro della cultura che li ha espressi e che non è più la nostra (anche se ci definiamo cristiani); con il risultato che si allontana dalla verità a mano a mano che si cerca di forzarli entro un’unica cornice interpretativa.
Tradizione cattolica e tradizione protestante Questa forzatura è stata operata dalla tradizione cattolica, soprattutto dopo il Concilio di Trento, mentre la cultura e la tradizione protestante è stata (a partire dal XVI secolo) assai più cauta. Perciò l’ermeneutica o esegesi biblica – al servizio della teologia - cerca di ricondurre la varietà a coerenza, mentre la critica storica accetta la varietà e la valorizza, riconducendola al suo contesto storico e sociale.