La guerra dei Balcani Classe VF: Marco Camillo, Martina Dilena, Giulia Giusto, Giulia Pellero.

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La guerra dei Balcani Classe VF: Marco Camillo, Martina Dilena, Giulia Giusto, Giulia Pellero

Dati Durata: 1991-1995. Nazioni combattenti: Serbia (JNA), Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, contingenti mercenari del Kosovo e dell’Albania. Intervento dell’ONU e della NATO. Casus belli: rinascita del sentimento nazionalista delle nazioni federate alla fine degli anni ’80. Esito: dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia per l’ottenimento dell’indipendenza da parte della Slovenia, della Croazia e della Bosnia-Erzegovina.

Contesto storico (1980-1990) 4 maggio 1980: morte di Tito 1980-1986: periodo di stabilità economica grazie ai sussidi economici dall’Occidente e al “socialismo di mercato”. 1986: pubblicazione del Memorandum dell’Accademia Serba di Scienze; rinascita del nazionalismo serbo. 1987-1989: destabilizzazione della Federazione a causa di scandali (Agrokomerc; Mladina, che causa la Primavera slovena), dell’ascesa dei partiti di centro-destra e di Slobodan Milosevic, che nega l’autonomia del Kosovo, e della svalutazione del dinaro. 1990: Slovenia e Croazia ritirano la loro partecipazione alla Lega dei Comunisti Jugoslavi.

Guerra dei 10 giorni (27 giugno 1991-7 luglio 1991) (I parte) 23-30 dicembre 1990: libere elezioni sono indette per decidere la sovranità della Slovenia. 25 giugno 1991: il Parlamento sloveno, riunito in seduta plenaria, vota per l’indipendenza della nazione. Voto contrario del comandante dell’JNA (Armata Popolare Jugoslava) e Ministro della Difesa serbo Veljko Kadijević. 26 giugno: Milan Kučan proclama l’indipendenza della Slovenia. Alcune unità dell’JNA si stanziano sul confine sloveno. 27 giugno: l’JNA occupò l’aeroporto internazionale di Brnik. 28: Janez Janša, Ministro della Difesa sloveno, organizza la resistenza armata. 30 giugno: occupazione slovena il tunnel alpino strategico di Karawankem.

Guerra dei 10 giorni (27 luglio 1991-7 luglio 1991) (II parte) 1° luglio: combattimenti a Nova Vas (con la cattura di un reparto della JNA) e Medvedjek. Dopo questa ultima schermaglia, la JNA si ritira nella foresta di Krakovski. 2 luglio: battaglia della foresta di Krakovski, conclusasi con una pesante sconfitta serba. Alle 21:00 Janez Janša proclama un cessate il fuoco. 3 luglio: fallita marcia di una colonna armata della JNA da Belgrado per la Slovenia e blocco di un’altra presso Radenci. 4 - 6 luglio: cessate il fuoco generale. Le forze slovene riprendono il controllo sulle frontiere della nazione. 7 luglio: accordi di Brioni. Alla Jugoslavia è ordinato di cessare gli scontri, alla Slovenia di aspettare altri tre mesi per rendersi completamente indipendente. 15 gennaio 1992: riconoscimento ufficiale da parte dell’UE della Slovenia. 22 maggio 1992: ingresso della Slovenia nell’ONU. 1° maggio 2004: ingresso della Slovenia nell’UE.

Il fronte croato (1991-1995) (I parte) 1° aprile 1991: proclamazione della Repubblica Serba di Krajina, resasi indipendente dalla Croazia per agosto. 2 maggio: A Borovo Selo, una serie di scontri determina un maggiore armamento della polizia croata. 25 giugno: la Croazia si dichiara indipendente dalla Serbia. Tale dichiarazione sarà ripetuta l’8 ottobre. A luglio iniziano le ostilità da parte della Serbia. 15 luglio: inizio dell’Operazione Coast-91, culminata l’11 settembre con l’assedio di Zadar (Zara). 25 agosto – 18 novembre: assedio e distruzione di Vukovar come prima vittoria serba. 921 morti e 770 feriti (fonti ufficiali croate). 7 ottobre: attentato alla sede governativa a Zagabria. Ulteriore scioglimento dei legami federali. 1° ottobre 1991 – 26 maggio 1992: assedio e bombardamento di Dubrovnik (Ragusa). 100 soldati e 88 civili morti.

Il fronte croato (1991-1995) (II parte) 15 gennaio 1992: riconoscimento ufficiale da parte dell’UE della Croazia. 22 febbraio: l’ONU invia nei Balcani la Forza di protezione 22 maggio: ingresso della Croazia nell’ONU. 30 maggio: l’ONU impone sanzioni alla Serbia. 21 giugno: attacco croato di Miljevac contro i serbi di Krajina. Compiuti crimini di guerra. 22 settembre: estromissione della Serbia dall’ONU. 20 – 27 ottobre: Operazioni Konavle e Vlaštica presso Dubrovnik. 28 agosto 1993: guerra tra Croati di Bosnia e Bosgnacchi a causa della proclamazione della Repubblica dell'Herceg Bosna. 9 – 17 settembre: Operazione Medak Pocket (Sacca di Medak): morte di 88 persone, tra le quali 11 militari delle forze di peacekeeping dell’ONU. 18 marzo 1994: alleanza militare tra Croazia e Stati Uniti (accordi di Washington), ratificata ulteriormente a Vienna. Nel corso dello stesso mese cessate il fuoco tra Croazia e Krajina.

Il fronte croato (1991-1995) (III parte) 1° - 3 maggio 1995: Operazione Lampo in Slavonia. 283 soldati serbi morti, 1500 catturati e 30000 sfollati. Negli stessi giorni Zagabria è bombardata dall’esercito serbo con i razzi. 3 – 7 agosto: Operazione Tempesa in Krajina. 1.400 morti serbi e più di 200000 sfollati. Il Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia condannerà alcuni ufficiali croati, tra cui il generale Ante Gotovina. 1° - 26 novembre e 18 novembre: accordi di Dayton e di Erdut che sanciscono la fine della guerra. Le regioni croate a forte presenza serbe sono temporaneamente amministrate dall’ONU, e saranno reintegrate il 15 gennaio 1998. La Krajina negozia una reintegrazione con la Croazia.

Il fronte bosniaco (1° marzo 1992 – 14 dicembre 1995) (I parte) 29 febbraio – 1° marzo 1992: referendum a favore dell’indipendenza bosniaca e inizio delle ostilità da parte della Serbia. 26 marzo: massacro da parte dell’esercito croato di 60 civili serbi a Sijekovac. 5 aprile 1992 – 29 febbraio 1996: assedio di Sarajevo, il più lungo della storia bellica contemporanea. Il 2 maggio inizia il bombardamento serbo sulla città, che causerà 40000 morti civili. La JNA ne occupa l’aeroporto, lasciato solo il 29 giugno solo dopo una forte pressione internazionale. 8 aprile: assedio di Zvornik. 3 maggio: incidente di Izetbegovic: i musulmani uccidono 47 soldati serbi e ne catturano 215. 15 maggio: i musulmani attaccano un reparto della JNA a Tuzla, uccidendo 50 militari e ferendone 44.

Il fronte bosniaco (1° marzo 1992 – 14 dicembre 1995) (II parte) 19 giugno 1992: inizio della guerra croato – musulmana in Bosnia. 26 agosto: conferenza internazionale a Londra per decidere della fine del conflitto in Bosnia. A tal proposito Lord David Owen andrà come inviato dell’ONU a Sarajevo il 18 dicembre. 7 – 16 gennaio 1993: massacri nei confronti della popolazione serba da parte di unità musulmane a Kravica e Skelani. 11 marzo: le Forze di protezione dell’ONU arrivano a Srebrenica, dichiarata il 18 aprile come zona di sicurezza. 2 maggio: sottoscrizione ad Atene da parte del presidente bosniaco Radovan Karadzic del Piano Vence - Owen per porre fine alla guerra, respinto però dall’Assemblea Popolare della Repubblica serba il 5 maggio. Sarà allora proposto un nuovo piano (Owen – Stoltenberg) Ginevra il 16 giugno, accettato sia dai serbi che dai croati, ma respinto il 21 settembre dai musulmani.

Il fronte bosniaco (1° marzo 1992 – 14 dicembre 1995) (III parte) 5 febbraio 1993: esplosione al mercato di Markale (Sarajevo). 68 morti. 18 marzo: gli accordi di Washington pongono fine alla guerra croato – musulmana. Creazione della Federazione della Bosnia – Erzegovina. 10 aprile: massacro da parte delle forze serbo – bosniache a Gorazde, importante comunità musulmana. 300 morti e 1100 feriti. 25 aprile: USA, Germania, Francia, Inghilterra e Russia costituiscono il Gruppo di contatto, il cui piano sarà accettato il 18 luglio da croati e musulmani. Il 4 agosto, dopo l’ennesimo rifiuto serbo – bosniaco di accettare questo piano, la Serbia interrompe le relazioni con la Repubblica Srpska chiudendo le frontiere sulla Drina. 11 luglio 1995: massacro di Srebrenica. 8372 morti, 35632 sfollati, 700 rifiugiati e 1000 prigionieri. Condanna di Karadzic e Mladic dal Tribunale dell’Aja il 16 novembre. Il 31 marzo 2010 arriverà la condanna di questo episodio e le scuse per la popolazione da parte del parlamento serbo.

Il fronte bosniaco (1° marzo 1992 – 14 dicembre 1995) (IV parte) 28 agosto 1995: altra esplosione a Markale. 37 morti. Intervento della NATO che, dopo due settimane di bombardamenti sulla Repubblica Serba (da 30 agosto), il 14 settembre induce i serbi – bosniaci occupanti la città a porre fine all’assedio. 5 ottobre: cessate il fuoco generale. 21 novembre: accordo di Dayton, ratificato solennemente il 14 dicembre a Parigi. Riconoscimento ufficiale di due entità distinte in Bosnia – Erzegovina: la Federazione croato – musulmana, che detiene il potere, e la Repubblica Srpska.

Considerazioni generali La Serbia e la Croazia sono state responsabili degli orrori di questi ultimi anni, e hanno scacciato le minoranze con l’appoggio di altri stati e dei mass-media internazionali. Il Papa ha mostrato indulgenza nei confronti della Croazia cattolica, concedendo la beatificazione dell’arcivescovo di Zagabria, che aveva nascosto crimini contro l’umanità. Tutti i “mediatori” hanno trattato solo con i capi delle bande armate, e hanno ignorato la popolazione. Milosevic si è opposto agli Stati Uniti e all’Europa capitalistica, ma in realtà negli ultimi anni ha mantenuto buoni rapporti sia con l’America sia con l’Europa.

Opinione pubblica (Parte I) L’opinione pubblica non ha mai compreso le ragioni della guerra dei Balcani a causa della disinformazione che in certi casi ha avuto un’importanza politica decisiva. Disinformazione organizzata dalle parti in conflitto nei confronti delle popolazioni locali (esempio: tentativo vano dell’Unicef di far trasmettere dalle emittenti serbo-bosniache e croato-bosniache delle trasmissioni radiofoniche condotte da una redazione multietnica di bambini). Disinformazione della stampa e dei grandi network internazionali schierati sul fronte antiserbo (esempio: la Ruder Finn aveva offerto i propri servizi alla parte serba; al suo rifiuto, era andata alla parte opposta).

Opinione pubblica (Parte II) Disinformazione dei giornalisti che, rischiando la vita durante gli attacchi, non potevano riportare gli eventi in presa diretta, e molti di loro, pertanto, divennero filo-bosniaci. Disinformazione: mirata al conseguimento di particolari fini strategico-politici (esempio: i serbi sono stati aiutati dalla stampa in modo da essere aiutati).

Contributo italiano alle missioni internazionali nei Balcani Kosovo: contingenti di protezione a siti religiosi e culturali serbo-ortodossi di grande importanza quali il Patriarcato di Pec e il Monastero di Visoki Decani. Bosnia-Erzegovina: cospicua presenza militare nel quadro della missione comunitaria

Impegno italiano alla collaborazione dei Balcani Croazia: interventi di ricostruzione nelle aree colpite dal conflitto serbo-croato degli anni 1991-1995, in particolare la Slavonia Orientale, con progetti nei settori socio-sanitario, della ricostruzione di immobili e del ripristino di strutture essenziali. Serbia: sostegno del processo di associazione all'Unione Europea e al consolidamento dei rapporti fra i due Paesi, con l'intento di favorire il rafforzamento istituzionale, lo sviluppo economico e il ripristino delle condizioni di stabilità del Paese e in generale dell'intera regione balcanica. Bosnia-Erzegovina: programmi di emergenza volti ad affrontare i problemi socio-sanitari più urgenti posti alla popolazione dagli eventi bellici; sostegno allo sviluppo sostenibile, sull'azione di rafforzamento istituzionale e sulla protezione delle fasce più deboli della popolazione.