Munera gladiatoria.

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Munera gladiatoria

Origine dei munera Tertulliano, De spectaculis, XII 1. Mi rimane da parlare del più famoso e gradito degli spettacoli. È stato chiamato munus in virtù del concetto di impegno da cui deriva ... 2. Infatti un tempo, poiché si credeva che le anime dei morti potessero essere propiziate con il sangue dei morti, sacrificavano durante i funerali i prigionieri o gli schiavi d'infimo rango dopo averli comperati per l'occasione. 3. In seguito … quelli che avevano preparato, dopo averli addestrati con le armi di cui disponevano allora e nella maniera in cui i tempi permettevano, quel tanto che bastava perché sapessero uccidersi, stabilito il giorno delle esequie li sacrificavano presso le tombe. In questo modo lenivano il dolore della morte con degli omicidi. 4. Questa dunque è l'origine del munus. Ma a poco a poco tali spettacoli giunsero a un livello di gradimento pari alla loro crudeltà, poiché il piacere di queste belve non era soddisfatto se dei corpi umani non venivano sbranati da belve vere e proprie. Il fatto dunque che si sacrificasse ai morti era comunque considerato parte della commemorazione dei defunti…

In attesa dell’ottava meraviglia Roma, Palazzo della Cancelleria (depositi) - I sec. a.C. Anfiteatro ligneo di Cesare?

Colosseo in costruzione Sepolcro degli Haterii - Roma Musei Vaticani

Marziale, Liber de spectaculis, 2 Qui, dove il colosso stellato vede da più vicino gli astri, e le alte impalcature s'innalzano nel mezzo della via, risplendevano gli odiosi atrii della reggia del feroce tiranno, e un solo palazzo occupava ormai tutta la città. Qui, dove si erge la maestosa mole del grandioso anfiteatro, vi erano i laghi di Nerone. Qui dove ammiriamo le terme costruite rapidamente e donate al popolo, un superbo parco aveva tolto ai poveri le loro case. Dove il portico Claudio diffonde le sue larghe ombre, c'era la parte estrema del palazzo che lì terminava. Roma è stata restituita a se stessa, e sotto il tuo impero, o Cesare, è diventato delizia del popolo ciò che era stato delizia del tiranno.

L’anfiteatro

L’arena

La folla Il Colosseo, forse il monumento più famoso dell’antichità, fu iniziato da Vespasiano nel 72 dC nel corso di un progetto di ristrutturazione dei quartieri di Roma bruciati al tempo di Nerone. Il grande anfiteatro sorse su un laghetto artificiale che adornava uno dei giardini della Domus Aurea. Il Colosseo fu inaugurato da Tito ma in realtà terminato dal suo successore Domiziano. Tito in occasione dell’inaugurazione, fece battere un famoso sesterzio che raffigura l’anfitetro flavio con molti dettagli. Come per il porto di Ostia, anche per la raffigurazione del Colosseo fu usata un’interessante combinazione di due prospettive, in modo da vedere rappresentato sulla moneta sia l’interno che l’esterno del monumento. Colpisce la presenza di statue entro ogni arcata. All’interno si vedono le gradinate con suddivisioni per il pubblico e una folla di spettatori. A sinistra dell’anfiteatro l’elegante fontana detta Meta Sudans, anch’essa fatta erigere in età flavia. Dall’altro dell’edificio un porticato. Si tratta di una moneta molto rara. RIC I 110

Il palco imperiale L. Alma Tadema Caracalla and Geta, 1907 (coll. privata)

I posti riservati Atti degli Arvali (80 d.C.) Loca adsignata in amphitheatro Roma, Museo Nazionale Romano

Pompei da Q. Valgo e M. Porcio, i duumviri quinquennales, è, fino ad oggi, l’edificio più antico destinato agli spettacoli gladiatorii. intorno al 70 a.C.

Rissa tra Nucerini e Pompeiani (59 d.C.) La zuffa fra Pompeiani e Nocerini è un avvenimento storico avvenuto nel 59 d.C. e documentato anche da una pittura su una casa plebea negli scavi di Pompei, conservato oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Tacito (Annales, XIV, 17) ricorda come in quell'anno, durante uno spettacolo di gladiatori a nell'anfiteatro di Pompei, iniziarono alcuni screzi tra gli abitanti di Pompei e quelli di Nuceria Alfaterna. I primi erano infatti ancora risentiti per la deduzione a colonia di Nuceria (57), a svantaggio della vicina Pompei, che perse così parte del suo territorio agricolo. Durante i giochi, dalle ingiurie si passò alle sassate e poi alle armi. Alla fine dei tumulti erano soprattutto i Nocerini i più danneggiati, e molti di essi vennero uccisi o tornarono a casa feriti. L'imperatore Nerone portò la vicenda in Senato e venne deliberata la chiusura dell'anfiteatro pompeiano per dieci anni e lo scioglimento dei collegia; il senatore Livineio Regolo, organizzatore dei giochi, e gli altri incitatori della rissa vennero esiliati. L'interdizione dello stadio venne poi abbassata a soli due anni, probabilmente per l'intervento di Poppea, che pare possedesse una villa da quelle parti (le è stata attribuita quella rinvenuta ad Oplonti, a Torre Annunziata). forse influì anche il terremoto che colpì la città nell'anno 62. Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Pola (2-14 d.C.) L’anfiteatro venne costruito tra il 2 a.C. ed il 14 d.C. sotto l’imperatore Augusto, prelevando il materiale dalle note cave di pietra situate alla periferia della città ed ancora oggi esistenti. In seguito, l’imperatore Vespasiano, che aveva commissionato il Colosseo a Roma, lo fece ampliare (secondo la leggenda, egli voleva rendere omaggio ad una sua amante del luogo). Come il Colosseo, veniva utilizzato prevalentemente per combattimenti di gladiatori o per naumachie. Si presume che sia rimasto intatto, seppure in uno stato di sempre maggiore trascuratezza ed abbandono, fino al XV secolo. In seguito sarebbe stato saltuariamente utilizzato come cava di pietra per alcune costruzioni della Repubblica di Venezia, oltreché degli abitanti locali. Fu oggetto di ampio restauro durante l'epoca napoleonica. Salì all'onore delle cronache nel 1583 quando al Senato veneziano, versando Pola in uno stato di sempre maggior decadenza e desolazione, si propose di smontare l'Arena pezzo per pezzo e di ricostruirla a Venezia. A sventare tal proposito fu soprattutto l'azione del senatore veneziano Gabriele Emo e per questo suo impegno, nell'anno successivo la città di Pola pose su una torre dell'Arena, lato mare, una lapide a perenne memoria e gratitudine. Viene utilizzato tutt'oggi, similmente all’Arena di Verona: è un ambito centro di teatro e musica e nel 1993 ha ospitato il festival di Pola e gli Histria festivals, oltre a una puntata di Giochi senza frontiere nel 1981. Ogni estate è il palco privilegiato del Pola Film Festival. Personaggi di fama mondiale come Sting, Julio Iglesias, Luciano Pavarotti, Anastacia, Norah Jones, Alanis Morissette si sono esibiti in questa arena. Attualmente, è in grado di ospitare cinquemila spettatori.

Pozzuoli (età flavia) È stato attribuito agli stessi architetti del Colosseo, del quale è di poco successivo. Alcuni testi riportano la sua edificazione sotto Vespasiano e la sua inaugurazione probabilmente da Tito. Tuttavia, la presenza di muratura realizzata con la tecnica dell'opus reticulatum, farebbe pensare ad una sua realizzazione sotto Nerone, rimossa poi con un processo di damnatio memoriae. La cavea, divisa in tre livelli di gradinate, permetteva di contenere fino a 20.000 spettatori. Nei sotterranei sono tuttora visibili parti degli ingranaggi per sollevare le gabbie che portavano sull'arena belve feroci e probabilmente altri elementi di sceneggiatura degli spettacoli. La struttura, di pianta ellittica, misura 147 x 117 metri, mentre l'arena ha i due semiassi di 72,22 e 42,33 metri.

Verona (I sec. d.C.) PRIMO SECOLO dopo CRISTO con il marmo estratto da cave della provincia, essa era originariamente collocata all'esterno delle mura cittadine. Per necessità difensive, cagionate dalle continue scorribande barbariche, nel 265 venne inglobata nel perimetro urbano con le possenti mura fatte edificare dall'imperatore Gallieno: le MURA di GALLIENO, ancora oggi visibili nell'omonima piazzetta ad essa retrostante. L'ovale interno ha un asse maggiore di circa settantaquattro metri e un asse minore di quarantacinque metri. La grande cavea è formata da quarantacinque gradini che hanno una altezza media di altrettanti centimetri. Durante gli anni dell'impero accolse numerosi combattimenti di gladiatori, citati anche da Plinio il Giovane, e nel corso dei secoli ospitò spettacoli di ogni genere: tornei, giostre, duelli, balletti, circhi e rappresentazioni di prosa. Nell'ottocento qualche "luminare" pensò di utilizzarla anche per ascensioni di MONGOLFIERE e CORRIDE, a cui nel 1805 assistette anche Napoleone Bonaparte.

Nîmes (fine I sec. d.C.) L'Arena di Nîmes (in francese, Les Arènes) è un anfiteatro romano situato nella città francese di Nîmes nel dipartimento del Gard. Il suo nome deriva dal latino ărēna, che indica la sabbia che ricopriva le platee degli anfiteatri romani. Si tratta di uno dei maggiori anfiteatri nel suo genere, e anche di uno tra i meglio conservati, tanto che in Francia è riconosciuto come monumento storico dal 1840[1] e che viene ancora utilizzato regolararmente per spettacoli vari. Venne costruita verso la fine del secolo I per divertire la popolazione della città e dei suoi dintorni con gli spettacoli tipicamente romani come i combattimenti di gladiatori.[2] Ai tempi delle invasioni barbariche, l'anfiteatro fu trasformato in fortezza, assumendo il nome di Castrum arenae e offrendo rifugio alla popolazione che lo abitava.[3]. Dal medioevo al XIX secolo fu oggetto di alcuni interventi edilizi ed ospitò esercizi commerciali. Sgomberato e riconvertito in teatro nel 1863, da allora viene usato a mo' di arena per tori. Ospita le corride tipiche della tradizione locale (Courses camarguaises) e quelle di scuola spagnola, ma trova anche utilizzo per diverse manifestazioni culturali. Ospitò, tra l'altro, anche una puntata di Giochi senza frontiere nel 1976[4][5] e i Mondiali di scherma nel 2001. Strutturate a doppio ordine dorico, le arcate sono ritmate al primo livello da pilastri ed al secondo da semicolonne. L'edificio ha una pianta ellittica, lunga 133 m e larga 101.[6] Raggiunge un’altezza di 21 metri ed ha una capienza di 13000 posti a sedere (in quattro meniani, originariamente riservati a diverse classi sociali). Ai tempi della romanità, la capienza era comunque parecchio maggiore.

Arles (80 d.C. circa) Conosciuto con il nome di les Arènes, l'anfiteatro fu edificato intorno all'80 d.C., addossato al fianco settentrionale della collina dell'Hauture, con orientamento diverso rispetto a quello del tracciato urbano. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità. Nel Medioevo divenne una vera e propria cittadella fortificata e vi furono innalzate quattro torri. Nel 1735 il consiglio municipale proibì la ricostruzione delle abitazioni che vi si erano installate e il monumento venne liberato dalle costruzioni successive a partire dal 1822. Restauri del monumento, ora esposto agli agenti atmosferici, furono condotti a più riprese e alla fine del XIX secolo fu instaurato un regolare programma di manutenzione. Nuovi grandi restauri sono iniziati nel 2000. Circa 21.000 spettatori potevano essere ospitati nella cavea, suddivisa in quattro maeniana (suddivisioni orizzontali) e sostenuta da due ordini di 60 arcate, sormontate da un attico oggi perduto. Come in molti altri anfiteatri il sistema di accesso era articolato per mezzo delle scale e dei corridoi anulari ricavati nelle strutture di sostegno. L'arena era pavimentata con un tavolato in legno sostenuto da risalti nella parte inferiore del podium (il muro che limitava la cavea, rivestito da grandi lastre in pietra): nello spazio sotto il tavolato trovavano posto i macchinari utilizzati per gli spettacoli. L'anfiteatro viene attualmente utilizzato per spettacoli teatrali e corride

El Djem (metà III sec. d.C.) El Jem è famoso per il suo anfiteatro (spesso chiamato erroneamente colosseo) in grado di ospitare 35.000 spettatori seduti. Solo il Colosseo di Roma, con più di 50.000 posti a sedere, ed il teatro di Capua erano più capienti. L'anfiteatro di El Jem venne costruito dai romani sotto il controllo del proconsole Gordiano I, il quale venne acclamato Imperatore a Thysdrus, intorno al 238 e fu probabilmente usato per spettacoli di gladiatori e corse dei carri (come nel film Ben-Hur). Esiste anche la possibilità che la costruzione del teatro non sia mai stata completata. Fino al diciassettesimo secolo rimase più o meno intatto. A partire da quel momento le sue pietre vennero usate per la costruzione del villaggio limitrofo di El Jem e della Grande Moschea di Qayrawan e, in un periodo di tensione durante il conflitto con gli Ottomani, i Turchi usarono i cannoni per stanare i ribelli nascosti al suo interno. Le rovine vennero dichiarate patrimonio dell'umanità nel 1979.

Una giornata all’anfiteatro Venationes Esecuzioni ad bestias Gladiatorum paria

Le venationes nell’anfiteatro Bull fighting elephant within the Colosseum, seen from above; Colossus of Nero and Meta Sudans Gordiano I, il quale venne acclamato Imperatore a Thysdrus, intorno al 238 MVNIFICENTIA GORDIANI AVG - 243 (Roma)

Roma, Collezione Torlonia

Esquilino, cd. basilica di Giunio Basso Roma, Musei Capitolini

Il commercio delle belve Piazza Armerina, Villa del Casale Cattura del rinoceronte

Piazza Armerina, Villa del Casale Cattura della tigre

Piazza Armerina, Villa del Casale Cattura delle pantere

Piazza Armerina, Villa del Casale Cattura del leone berbero

Piazza Armerina, Villa del Casale Cattura del bisonte

Astuzie di caccia

Piazza Armerina, Villa del Casale Carro per il trasporto degli animali verso il porto di Alessandria

Piazza Armerina, Villa del Casale Carro per il trasporto degli animali verso il porto di Cartagine

Agenzie d’affari per il commercio degli animali Tunisi, Museo del Bardo (da El Djem) I metà del III sec. d.C.

Mosaico di Magerius Sousse, Tunisia, Museo archeologico (da Smirat)

Damnatio ad bestias Tripoli (Libia), Jamahiriya Museum. Dalla villa di Dar Buc Ammera (Zliten)

Morte a suon di musica Villa di Dar Buc Ammera (Zliten) Dettaglio dei musici

Mosaico dei gladiatori Nennig (Germania) Organo idraulico, inventato da Ctesibio nel III secolo a.C; é possibile che il primo prototipo di organo esistesse già in precedenza come un grande syrinx munito di mantice. Ctesibio introdusse un sistema idraulico che permetteva all’aria compressa di assumere una pressione costante. Sotto l’impero viene perfezionato ed utilizzato in tutte le occasioni rituali.

Le esecuzioni Villa di Dar Buc Ammera (Zliten) Dettaglio con il condannato su carrozzino

Villa di Dar Buc Ammera (Zliten) Dettaglio con condannato afferrato per i capelli e offerto alle belve

Mosaico pavimentale della Sollertiana domus El Djem (Thysdrus, Africa proconsolare), Museo

Altre forme di supplizio H. Siemiradzki, Christian Dirce (1897), National Museum, Warsaw

I Gladiatori Delizia delle pulzelle Un’insana passione

Jean-Léon Gérôme, Pollice Verso 1872, Phoenix Art Gallery

morituri te salutant SVET., Claudio, 21, 6: Quin et emissurus Fucinum lacum naumachiam ante commisit. Sed cum proclamantibus naumachiariis: "Have imperator, morituri te salutant!" respondisset: "Aut non,” neque post hanc vocem quasi venia data quisquam dimicare vellet, diu cunctatus an omnes igni ferroque absumeret, tandem e sede sua prosiluit ac per ambitum lacus non sine foeda vacillatione discurrens partim minando partim adhortando ad pugnam compulit. Hoc spectaculo classis Sicula et Rhodia concurrerunt, duodenarum triremium singulae, exciente bucina Tritone argenteo, qui e medio lacu per machinam emerserat. In procinto di prosciugare il lago Fucino (Claudio) vi dette una naumachia. Ai naumachiarii che lo salutarono con la frase “ Salve imperatore chi sta per morire ti saluta!” rispose “oppure no”. Con questa frase (sembrò) che li volesse graziare tanto che nessuno voleva più combattere. Allora balzò giù dal suo scranno e correndo scompostamente intorno al lago con minacce ed esortazioni li spinse alla battaglia. In quello spettacolo si scontrarono la flotta sicula e quella rodia, ciascuna con dodici triremi; dava il segnale al suono della bucina un Tritone d’argento che era emerso dal centro del lago mediante un meccanismo.

Un combattimento dall’esito incerto Marziale, Liber de spectaculis, 27 Poiché tanto Prisco che Vero prolungavano il combattimento, e l'esito della lotta restava per lungo tempo incerto per entrambi, fu chiesto a gran voce spesse volte il congedo (missio) per i combattenti. Ma Cesare rimase fedele alla legge del com­battimento da lui stesso stabilita - essa imponeva che si com­battesse finché uno dei due, deposto lo scudo, alzasse il dito -; fece però ciò che poté, mandò cioè varie volte piatti e doni. Tuttavia fu trovata la fine dell'incerto duello: parimenti com­batterono e parimenti caddero. Cesare mandò ad entrambi il bastone del congedo e la palma della vittoria: questo fu il premio riportato dal coraggio e dalla bravura. Non è accaduto sotto nessun imperatore, eccettuato te, o Cesare, che due uomini combattessero ed entrambi riuscissero vincitori. In segno di resa. Con questo gesto il gladiatore vinto implorava la grazia della vita. Nei combattimenti lunghi ed incerti l'imperatore soleva mandare ai gladiatori impegnati grosse somme di denaro (che venivano portate su piatti d'argento), allo scopo di stimolarli e incitarli alla vittoria. Al combattente si soleva dare, al termine della sua carriera, un bastone (rudis), come segno del suo diritto al riposo. Non si confonda rudis con missio: quest'ultima era un esonero parziale, che valeva solo per il combattimento per cui era stata concessa.

La missio Monaco, Glyptothek fragmentary relief of gladiatorial scene; Roman, late first century BCE This relief, from the tomb of a magistrate, celebrates the games he sponsored. A victorious gladiator looks for signal to kill or spare his defeated opponent. The hand signal on the left see detail) indicates his life is to be spared (missio): pollicem premere ("to press the thumb"). Munich, Glyptothek. Credits: Barbara McManus, 2005 Monaco, Glyptothek

Il Sannita Nome e equipaggiamento ricalcano quelli di un guerriero del Sannio: spada corta (gladius, da cui il nome collettivo) scudo rettangolare (scutum) schiniere (ocrea) elmo I primi gladiatori di questo tipo comparvero a Roma nel IV secolo a.C. poco dopo la fine delle guerre sannitiche Lo scopo di armare gladiatori di basso rango alla maniera di un nemico vinto era quello di deridere i Sanniti e gli elementi caratteristici della loro cultura

Il Gallo L'equipaggiamento del gladiatore che combatteva sotto il nome di Gallo è ancora poco conosciuto. Nonostante si sappia come fossero equipaggiati i guerrieri galli, non si sa quanto i gladiatori ne abbiano imitato l’armamento.

Il mirmillone Una delle prime categorie gladiatorie Origine incerta Armamento: spada corta (gladius), grande scudo rettangolare ricurvo (scutum), parabraccio (lorica manica), schiniere alla gamba sinistra e elmo con visiera e cresta diritta decorato con penne colorate. Combatteva di solito contro il Trace.

Il Trace Il nome allude ai combattenti traci particolarmente bellicosi Armamento: spada a lama ricurva (sica), scudo rettangolare piccolo e curvo molto leggero, elmo crestato con visiera sormontata da una testa di grifone, manica e schinieri su entrambe le gambe

L’hoplomachus Armamento simile a quello del trace Piccolo scudo tondo Elmo crestato Spada corta (gladius) Hoplomachus contro Trace Londra, British Museum

Il reziario Il nome (lat. retiarius, pl. retiarii) significa, letteralmente "l'uomo con la rete" o "il combattente con la rete” equipaggiamento simile a quello dei pescatori, una rete munita di pesi per avvolgere l’avversario, un tridente (fuscina) e un pugnale (pugio). Lottava con un’armatura leggera, senza elmo né calzari

agile e veloce, adottava uno stile di combattimento che tendeva a sfuggire agli attacchi dell’avversario, ma pronto in realtà a cogliere ogni opportunità di colpire. Sebbene questa tattica fosse considerata meno nobile dello scontro diretto, era altamente spettacolare e finì per essere una delle più popolari, come testimoniano molte fonti figurate che ritraggono il retiarius alle prese con il suo antagonista “canonico”, il secutor

Il secutor Tipo di mirmillone Combatteva in coppia con il reziario Equipaggiamento: elmo ovale liscio per non offrire appigli e piccole fessure oculari Spada corta e diritta (gladius) Grande scudo rettangolare (scutum)

Frasi e motteggi Festo, p. 358 L. Retiario pugnanti adversus murmillonem, cantatur: “Non te peto, piscem peto. Quid me fugis, Galle?” quia murmillonicum genus armaturae Gallicum est, ipsique murmillones ante Galli appellabantur; in quorum galeis piscis effigies inerat. Al reziario che combatte contro un mirmillone si canta: "Non prendo te, prendo un pesce. Perché mi sfuggi Gallo?" poiché il tipo di armatura dei mirmilloni è gallico e gli stessi mirmilloni precedentemente erano chiamati Galli. I loro elmi sono sormontati da figure di pesce.

Pompei Caserma dei gladiatori

L’Aquila, Museo Nazionale d’Abruzzo da Amiternum (inizi I sec. a.C.)

Rome, Villa Giulia, da Fiano Romano (circa 50-25 a.C.)

Monumento di Lusius Storax Chieti, Museo Archeologico “La Civitella”

Rilievi gladiatori (20-40 d.C.)

Napoli, Museo Archeologico Nazionale da Pompei (20-50 d.C.)

Mosaico pavimentale dalla tenuta Borghese di Terranova (Roma, via Casilina) Roma Museo Borghese

Mosaico pavimentale dalla tenuta Borghese di Terranova (Roma, via Casilina) Roma Museo Borghese

Mosaico pavimentale dalla tenuta Borghese di Terranova (Roma, via Casilina) Roma Museo Borghese

Roma, Museo Nazionale Romano Fine III - inizi IV sec. d.C. (dal III miglio della via Appia)

Madrid, Museo Arqueológico National dalla via Appia (III-IV sec. d.C.)

Mosaico pavimentale dalla tenuta Borghese di Terranova (Roma, via Casilina) Roma Museo Borghese

Leptis Magna (Lebda)

Souvenirs