Contenimento del rischio di contaminazione biologica Attrezzature e tecniche utilizzate per eliminare o ridurre i rischi
E’ occorre:
USO DI MATERIALI E ATTREZZATURE ADEGUATE Provette con tappo anti spruzzo: nella fase di apertura viene evitata la formazione di spruzzi. Contenitori con tappi a tenuta: evitano lo stravaso di materiali liquidi soprattutto nella fase di trasporto. Pipettatori automatici: evitano l’aspirazione a bocca, manovra estremamente rischiosa che va assolutamente evitata. Uso di centrifughe di sicurezza con rotori dotati di coperchio, facilmente asportabili, fatti di materiale facilmente lavabile e disinfettabile. Evitare, laddove possibile, l’uso di vetreria (provette, pipette, pasteur ecc.) e sostituirla con disposable monouso in polipropilene. Si evita cosi il doppio rischio dovuto all’eventuale rottura: spandimento di materiale biologico; ferita accidentale dell’operatore.
Utilizzare cabine di sicurezza di classe II (cappe a flusso laminare verticale) per le manovre più rischiose (allestimento di colture da materiali biologici, apertura di tubi di colture e comunque in tutti i casi in cui si può verificare la formazione di aereosol o spruzzi di materiale biologico). Per quanto riguarda gli strumenti analizzatori (per test ematochimici, ematologici,sierologici, test di coagulazione) sono da preferire quelli dotati di sistema di aspirazione del campione direttamente dalla «provetta madre». Qualora sia necessario usare omogenizzatori, assicurarsi che siano muniti di chiusura di sicurezza; dopo l’uso decontaminare tutti i pezzi che sono venuti a contatto con il materiale biologico. Quando si utilizzano apparecchi per la sonicazione, il materiale biologico deve essere sempre posto in contenitori ben chiusi.
Essendo gli aerosol importanti fonti Essendo gli aerosol importanti fonti d’infezione, si deve cercare di ridurre la loro formazione e la loro dispersione al minimo possibile. Aerosol pericolosi possono essere generati, come abbiamo visto, da molte attività di laboratorio, quali la miscelazione, l’agitazione e lo scuotimento e la centrifugazione di materiali infetti. Persino quando si usano attrezzature di sicurezza, quando possibile, è meglio svolgere tutte le attività sotto una cappa di sicurezza biologica di tipo idoneo ed approvato. L’uso delle attrezzature di sicurezza garantisce protezione solo se l’operatore è stato addestrato al loro uso e impiega tecniche appropriate. Le attrezzature vanno sottoposte regolarmente a test per garantirne il funzionamento.
Classificazione delle cappe a flusso Con il progredire delle ricerche e delle applicazioni nei vari settori delle bioscienze è proporzionalmente aumentata la richiesta di equipaggiamenti atti a prevenire le contaminazioni accidentali dei prodotti, del personale e dell’ambiente. Le cappe a flusso rappresentano la soluzione più efficace per questo tipo di problematiche. Esse possono rispondere a vari gradi di protezione.
Cappe a flusso laminare orizzontale Garantiscono la protezione del materiale manipolato dalla contaminazione da particelle inerti o viventi presenti nell’aria. Il motoventilatore collocato nella parete posteriore della cabina genera un flusso orizzontale di aria sterile a velocità costante ed uniforme. La massa d’aria viene filtrata da un prefiltro e quindi da un filtro HEPA (High Efficiency Particulate Air filters) che occupa la sezione principale dell’area di lavoro. Quindi il flusso investe il fronte anteriore della cabina e si comporta come un pistone allontanando all'esterno le particelle di aerosol e assicurando un'assoluta protezione delle operazioni che si effettuano nel vano della cabina. L'unità riprende l'aria dall'ambiente attraverso il prefiltro che ha il compito di estendere la durata del filtro HEPA. Queste cabine non proteggono l'operatore e pertanto il loro impiego è rivolto, in un laboratorio biologico, alla preparazione di soluzioni, alla manipolazione di materiale sterile e di materiale biologico non patogeno. Le cappe a flusso laminare orizzontale (cappe sterili), non sono cappe di sicurezza biologica e non vanno usate come tali.
Cappe a flusso laminare verticale Proteggono anche l’operatore e l’ambiente (cappe biologiche). Le norme previste dal National Federal Standard 49 (USA) definiscono tre classi (classe I, II e III) di cappe di sicurezza biologica, alle quali corrispondono differenti strutture e schemi di funzionamento in grado di offrire diversi livelli di sicurezza. Cappe biologiche di classe I Sono cappe ventilate, aperte frontalmente, progettate per tutelare l’ambiente e l’operatore dai contaminanti presenti nella cabina. La protezione dell’ambiente è garantita dalla presenza di un filtro HEPA che, filtrando l’aria in uscita, impedisce la contaminazione dell’ambiente esterno. La protezione dell’operatore è resa possibile dal costante flusso d’aria diretto dall’esterno all’interno della cabina attraverso l’apertura frontale. La protezione del materiale manipolato da contaminazioni esterne non è possibile perché l’aria in entrata non è filtrata. Le cappe biologiche di classe I possono essere usate impiegate per manipolazioni di agenti a basso rischio biologico.
Cappe di sicurezza biologica di classe II Sono progettate per la contemporanea protezione dell’operatore, dei prodotti manipolati al suo interno e dell’ambiente circostante. Pertanto sono ampiamente utilizzate nei laboratori di ricerca, in quelli di analisi microbiologiche, negli ospedali ecc. Sono provviste di un’apertura frontale che permette l’ingresso dell’aria e sono caratterizzate dalla filtrazione sia dell’aria aspirata che di quella espulsa. Cappe biologiche di classe III Si tratta di cappe ventilate, sigillate ermeticamente, a tenuta d’aria, e mantenute a pressione negativa; sono caratterizzate dalla filtrazione assoluta, mediante un filtro HEPA, dell’aria in entrata e dalla filtrazione assoluta, mediante due filtri HEPA posti in serie, dell’aria in uscita, che viene espulsa totalmente. L'accesso all'interno avviene attraverso guanti di gomma a tenuta alla parete della cappa che realizzano la protezione assoluta dell'operatore e dei materiali trattati ma presentano l'inconveniente della ristrettezza dell'accesso al piano di lavoro che rende le operazioni più scomode e indaginose(gruppo di rischio 4).
(Dispositivi di Protezione Individuali) USO DEI D.P.I. (Dispositivi di Protezione Individuali) Non toccare mai campioni con le mani nude, anche se chiusi in contenitori. Questi possono essersi contaminati durante la raccolta del campione stesso. Usare quindi sempre i guanti. Questi vanno cambiati frequentemente, quando visibilmente contaminati e devono essere eliminati nel contenitore per rifiuti speciali. Lavare accuratamente le mani dopo il loro uso. Non toccare con i guanti in uso oggetti che non fanno parte della procedura che si sta eseguendo (computer, telefoni, interruttori, ecc.). Indumenti protettivi, mascherine, occhiali o visiera vanno sempre usati ogni qualvolta si eseguono procedure che possono portare alla formazione di aereosol o spruzzi (es. apertura di provette e di contenitori vari, travaso di materiali biologici da un contenitore all’altro).
E INFINE....... -Usare i Dispositivi di Protezione Individuale -Evitare l’uso di aghi quando siano disponibili sicure ed efficaci alternative -Pianificare la manipolazione e l’eliminazione sicura degli aghi -Eliminare prontamente gli aghi -Supportare il datore di lavoro nella selezione e nella valutazione dei Dispositivi di Sicurezza -Usare i Dispositivi di Sicurezza se sono disponibili -Notificare tempestivamente tutte le punture accidentali, i tagli e i contatti di liquidi biologici -Partecipare ai momenti di formazione