Riflessioni E approfondimenti

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Transcript della presentazione:

Riflessioni E approfondimenti Inserimento problematico Per capire informiamoci Note sul razzismo Voci di poeti

Inserimento problematico DA MAZARA DEL VALLO, LA PORTA DELL’ISLAM … L’ISLAM IN ITALIA:L’INTEGRAZIONE E’ POSSIBILE? STRANIERI COME NOI IN MEMORIA

NELLA COMUNITA’ TUNISINA: DA MAZARA DEL VALLO, LA PORTA DELL’ISLAM .   NELLA COMUNITA’ TUNISINA: Castana, grandi occhi chiari, Salma è una bambina di 9 anni, nata e vissuta in Italia ma ha paura di parlare in italiano. Angela, 6 anni, padre siciliano e mamma tunisina. Con il papà parla italiano e con la mamma arabo. A scuola ha imparato a leggere e scrivere in italiano. In arabo però non sa nemmeno scrivere il suo nome.

A Mazara la scuola tunisina è ospitata in 3 aule presso una scuola media. Un centinaio di bambini e 4 maestri si alternano in 6 classi (di un’altra scuola). In sesta (l’ultima classe) ecco Bourauia 11 anni, figlia di un mazarese e di una tunisina. Si fa chiamare Claudia dagli amici: <<Il mio nome qui non lo capiscono>> dice. E’ brava a scuola, la prima della classe: <<Qual è la capitale d’Italia Bourauia?>> risponde lei con gli occhi sgranati <<Che vuol dire capitale?>> Prima di tutto cambiano nome, sostengono che per i loro amici un nome italiano è più facile da pronunciare, ma forse così si sentono più simili agli italiani.

Raffaella Tumbiolo racconta: <<Volevo preparare una tesi sull’integrazione scolastica a Mazara. Ho cominciato ad interrogare le insegnanti. Una mi ha detto: I tunisini? Non me ne parlare. A Natale chiudiamo la scuola e le loro famiglie si lamentano; Perché ci mandate i figli a casa? Poi arriva il Ramadan e sono loro a non venire, allora le maestre si lagnano: Perché tenete i figli a casa? Così ho capito che l’integrazione è tutta da costruire. Rottura di un tabù: i ragazzi tunisini che frequentano oggi le scuole italiane devono amputare la loro metà araba. Una mutilazione uguale e contraria a quella subita dagli alunni della scuola tunisina, che del paese in cui vivono nulla imparano a scuola.>>

Vita dura sui pescherecci Vita dura sui pescherecci!! Un pescatore (marinaio tunisino) lavora 24 ore su 24 per 20 o 25 giorni di seguito. I giovani siciliani preferiscono restare disoccupati piuttosto che fare una vita così. Per i tunisini è diverso. In passato si fermavano in Sicilia dai 5 ai 10 anni, mettevano da parte un gruzzolo e tornavano a casa. Adesso portano la famiglia. Ma le istituzioni sembrano condannarli alla precarietà: il permesso di soggiorno per i marittimi è di solo 2 anni. C’è una tolleranza vicina all’indifferenza. Il mazarese e il tunisino si imbarcano sullo stesso peschereccio, comprano nelle medesime botteghe, si incontrano ma non si vedono, si sfiorano ma non si toccano.   KARIM HANNACHI (Sociologo)

Incomprensioni, errori e differenze Incomprensioni, errori e differenze. Al sindaco viene reclamato il diritto di culto: <<Chiedono un magazzino per riunirsi a pregare>>. Il presidente del parlamento siciliano dice che in ogni parte del mondo ognuno ha il diritto di professare la propria religione, è un principio di civiltà, perché non costruire una moschea? Ma intanto molti dicono: ”nessun magazzino e nessuna moschea”.   Al porto canale, dove corre il fiume che dà nome alla città, dove è il vecchio cuore della vita quotidiana cittadina, alla porta ardente dell’islam, prima o poi tutti i muri cadranno.

L’ISLAM IN ITALIA:L’INTEGRAZIONE E’ POSSIBILE? Racconto di uno studente partecipante al seminario”La presenza araba nel passato e nel presente della Sicilia” “Se Dio avesse voluto, avrebbe potuto fare di voi una comunità unica.[…]Fate a gara nel compiere il bene.Un giorno ritornerete a Dio , ed allora Egli vi illuminerà sulle ragioni per cui siete diversi”. L'integrazione con i musulmani è possibile oppure lo scontro di civiltà è inevitabile? A questa domanda ho cercato di rispondere insieme agli ottanta ragazzi che hanno partecipato al seminario itinerante dal titolo “La presenza araba nel passato e nel presente della Sicilia", ideato ed organizzato dalla rivista di dialogo interreligioso "Confronti" con il patrocinio del Comune di Città di Castello.

La Sicilia è stata, infatti, fin dall'antichità terra d'incontro di popoli e di culture diverse, ed è opportuno ricordare che la presenza musulmana in Italia non è un fenomeno solo recente, ma c'è stata anche in passato. Gli Arabi hanno, infatti, regnato sulla Sicilia per circa 250 anni (827-1072), incidendo profondamente sulla vita sociale, politica e culturale. E anche dopo la conquista dell' isola da parte dei Normanni, hanno continuato a svolgere un ruolo molto importante. Il re normanno Ruggero Il, ad esempio, era circondato da studiosi e intellettuali musulmani, tanto che fu definito “re semipagano”. La Sicilia fa un regno cristiano molto particolare e aperto, sorprendente per molti aspetti:alte cariche politiche e amministrative, nonché commercio e agricoltura erano in mano ai musulmani.

Nel contesto contemporaneo, la presenza dell'Islam è dovuta al flusso migratorio verificatosi a partire dagli anni '70, in particolar modo in provenienza dai paesi del nord Africa. Per approfondire la conoscenza dell’ Islam, il seminario ha fatto tappa alla moschea di Palermo per un incontro con l'imam di questa comunità. Senza dubbio l'incontro è stato utile per chiarire alcuni temi sui quali la nostra attenzione si è concentrata specialmente dopo l'11 settembre. Inoltre l’ imam ci ha invitato alla conoscenza e al rispetto della religione islamica. Questo è una sorta di ritornello che si sente ormai ripetere piuttosto frequentemente, ma che andrebbe, una buona volta, messo in pratica. E non solo attraverso una conoscenza teorica delle principali leggi e norme della religione musulmana, ma con delle iniziative concrete. Perché si fa presto ad affermare di conoscere e rispettare l'Islam tanto quanto a dire, senza tanti giri di parole, "rimandiamoli tutti a casa loro". Oppure ad assicurare che i musulmani, sì, hanno una loro religione e una loro cultura, ma che questa è senza dubbio inferiore alla cultura cosiddetta “occidentale”.

Giudizio, questo, espresso qualche tempo fa anche dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, e nel quale mi auguro che non si riconosca la maggioranza degli italiani che lo ha votato. Perché la nostra cultura è forse addirittura in debito nei confronti di quella araba, che ha apportato contributi determinanti in una lunga serie di discipline:astronomia, medicina, filosofia, geografia, matematica... e non merita certo la classificazione di cultura di "serie B".

Altra tappa significativa è stata l'incontro con gli studenti del liceo scientifico "G. Ballatore" di Mazara del Vallo. In questa città si trova una comunità tunisina, tra le prime sorte in Italia, di circa cinquemila persone (regolarmente registrate) ed è quindi stato interessante vedere da vicino questa realtà. La classe che abbiamo incontrato ha seguito un progetto dal titolo “Noi e gli arabi” e preso parte ad uno scambio culturale con gli alunni di una scuola tunisina: un'iniziativa lodevole sotto ogni punto di vista. Ci viene poi spiegato che nelle scuole elementari pubbliche mazaresi ci sono alcune classi il cui programma di studi proviene dal Ministero della Pubblica Istruzione tunisino, e si parla solo francese e arabo: sinceramente mi è sembrato uno strano modo di favorire l'integrazione …

Infine ci viene riferito che nessuno studente musulmano è iscritto alla scuola e che, forse, l'immagine più esatta per descrivere i rapporti tra la comunità tunisina e gli italiani è quella di due binari che corrono paralleli. In effetti gli immigrati, in maggioranza, hanno un basso reddito e lavorano come pescatori, vivendo nel centro della città che gli italiani stanno spopolando a favore delle moderne zone residenziali: senza un adeguato supporto da parte dello Stato e delle istituzioni competenti, è difficile che i figli d'immigrati, finita l'istruzione obbligatoria, proseguano gli studi per migliorare la propria condizione di vita ed entrare a far parte integrante della vita sociale e politica del nostro paese.

Nella nostra cultura prevale ancora la concezione dell'età medievale come periodo buio della Storia, ma la Sicilia in quest'epoca fu scenario, grazie ad un'eccezionale apertura mentale, di una società quanto mai multiculturale e multietnica, che a distanza di quasi un millennio ha ancora molto da dire e da insegnare. Mi auguro che questa lezione non sia dimenticata da una cultura “moderna”, “civile” e “avanzata” come la nostra.

StRanieri come noi Di Vittorio Zucconi YUSSUF …Camminare per le strade di NANTERRE, sobborgo di Parigi, dove vivevano tanti MAGHREBINI come lui. Quando tornava a casa, dopo il lavoro ai camion di pesce, all’angolo di Rue de Vosges, l’odore di cous-cous gli colpiva le narici e lui tornava dove non sarebbe mai voluto tornare, dove non sarebbe mai tornato. E la nostalgia gli stringeva la gola e gli pizzicava gli occhi.

Aveva sempre sentito dire che gli arabi ed ebrei si odiavano, che erano come cani e gatti, ed invece in Europa c’era chi li perseguitava allo stesso modo e li odiava ugualmente. Quando si tratta di essere odiati dagli altri, allora noi arabi ed ebrei diventiamo uguali. Sempre più spesso in Europa, in Italia, in Germania, persino nella Francia della rivoluzione, uomini che si facevano chiamare skinheads, teste rapate, o hooligans, teppisti o naziskin, o pellacce naziste, pestavano qualche volta ammazzavano stranieri. Per “purificare” la razza dicevano, per “liberare” la loro nazione da questi forestieri che portavano via il pane. Una mano enorme coperta da un guanto di pelle a mezze dita, con borchie sulle nocche, gli si abbatté sul naso. Non poteva capitare proprio a lui, che non aveva mai fatto male a nessuno

Quando si risvegliò dall’anestesia, col naso rotto e il torace sfondato, l’odore del cous-cous di Francine lo avvolse come una carezza. Si riaddormentò, sognando la casa di Marrakesh, tutta piena di sole. Se l’inferno avesse un odore, puzzerebbe come la città della spazzatura, ma forse questo era già l’inferno .

…ZAPATOS… erano come la zattera che tiene a galla il naufrago sul mare, come l’ala che tiene in volo un aereo. Erano,improvvisamente il bene più prezioso che un uomo potesse possedere in quell’inferno. Molto più prezioso dell’orologio di marca che portavano al polso o della catenina d’oro che portavano al collo. Non importava nulla in quel mondo di spazzatura, che l’orologio da polso costasse venti volte il prezzo delle scarpe. Il valore delle cose, che per noi fortunati e viziati figli del mondo sviluppato si misura in soldi cambia immediatamente quando le circostanze cambiano. È più preziosa una borraccia d’acqua o una collana di diamanti, se si cammina nel deserto? È meglio avere un paio di scarpe ai piedi o un orologio d’oro massiccio al polso, se sotto i tacchi ribolle e fermenta l’immondizia della città?…

…spazzatura …fra la spazzatura. Qualcuno di questi bambini va a scuola, uno o due anni, prima di tornare a frugare nelle immondizie. I loro genitori muoiono giovani, stroncati dalla fatica e dalla vita. I fratelli più grandi si curano dei più piccoli quando possono ma ciascuno è abbandonato a se stesso, …spazzatura …fra la spazzatura.

In Memoria di G.Ungaretti Locvizza il 30 settembre 1916 Si chiamava Moammed Sceab discendente di emiri di nomadi suicida perché non aveva più Patria Amò la Francia e mutò nome Fu Marcel ma non era Francese e non sapeva più vivere nella tenda dei suoi dove si ascolta la cantilena del Corano gustando un caffè

E non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono L’ho accompagnato insieme alla padrona dell’albergo dove abitavamo a Parigi dal numero 5 della rue des Carmes appassito vicolo in discesa Riposa nel camposanto d’Ivry sobborgo che pare sempre in una giornata di una decomposta fiera E forse io solo so ancora che visse

Per capire informiamoci “ ISLAM PLURALE” L’ISLAM SPIEGATO AI NOSTRI FIGLI PROVERBI E DETTI ISLAMICI DERIVANO DALL’ARABO

“Guardiamo a ciò che ci unisce e non guardiamo a ciò che ci divide” “ Islam Plurale” Di Mostafa El Ayoubi “Guardiamo a ciò che ci unisce e non guardiamo a ciò che ci divide”   In Europa vi sono generalmente tre tipi di orientamenti nei confronti delle minoranze islamiche: Volontà di inserimento (nel rispetto dell’identità culturale) .Inserirsi e mantenere l’identità Islamica non è una cosa facile, poiché esistono oltre a fattori culturali, evidenti contrasti fra la sharià (legge islamica) e la legge di uno stato non musulmano. Ø   Assimilazione e quindi negazione dell’identità religiosa: La giovane generazione musulmana per assimilare l’identità religiosa dei loro genitori ha però bisogno di risposte compatibili con la nuova realtà, quella appunto della società multiculturale. Ø   Esclusione, poiché si pensa che l’islam minacci l’identità europea. La storia dell’Islam è ricca di esempi di pacifica convivenza tra fedeli di religioni diverse. L’Islam fin dalla sua rivelazione, ha sancito la libertà di religione dei cristiani e degli ebrei.

  La religione, intesa come fenomeno prevalentemente sociale, si sviluppa in modo diverso a seconda del contesto, della sua interazione con l’ambiente. L’Islam si può manifestare in modi diversi che esaltano l’essere musulmano, ma possono non venire in contrasto con le leggi di un ambiente non musulmano. Molti in Italia purtroppo vedono L’Islam nel lavavetri al semaforo,nello spacciatore di droga,nella prostituta africana o albanese. Ma lo spacciatore di droga c’è sempre stato, la prostituzione c’è sempre stata.   Il mondo occidentale è esso stesso congerie di differenze e contraddizioni, nelle quali anche l’Islam trova il suo posto. Si dovrà liberare dagli stereotipi e dalla superficialità. Ci accorgeremo allora che la differenza tra conservatori e progressisti, tra oppressori e oppressi,non corrisponde alla differenza tra mondo occidentale e mondo musulmano,ma sono entrambe, situazioni problematiche all’interno delle rispettive società, da vivere da combattere alla,luce dei diritti umani.

L’islam spiegato ai nostri figli di Tahar Ben Jelloun   Abluzioni Lavaggio del corpo prima di una preghiera. Ghiad Significa sforzo, “sforzo su se stessi”, “resistenza contro le tentazioni contro la seduzione del male”. In seguito fu utilizzata come un richiamo alla guerra. Nell’XI sec. i musulmani dichiararono la ghiad una guerra contro gli aggressori per difendersi. Oggi questa parola non ha più un senso preciso.

Fatwa Shari’am Tolleranza Deriva dal verbo “fata” che vuol dire “dettare”. Fatwa indica un ordine di tipo religioso ma non una legge, se si usa la fatwa come un ordine diventa un abuso.   Shari’am E’ una linea di condotta, una morale indicata dagli anziani uomini religiosi. Tolleranza Il verbo tollerare significa sopportare. <<Io non sono come te, consono alla tua religione, non sono del tuo paese, non sono d’accordo con le tue idee, ma tuttavia accetto che tu esista accanto a me>>. Ha senso solo se reciproca. “L’islam è una religione tollerante? Fondamentalmente nessuna religione è tollerante”.

Umiliazione Martire Talebani Privare qualcuno della sua dignità, del suo orgoglio.   Martire E’ colui che prova la morte “sulla strada di Dio”. Il martire è il musulmano che muore in nome della fede, nella lotta per difendersi da un attacco, per riprendere una sua terra, per liberare il suo paese da un’occupazione straniera. Martire fidà: colui che offre la sua vita. Martire shaihid: colui che testimonia. Talebani Talaba significa domandare. Il Talêb è colui che reclama il sapere. La parola talebano indica non degli studenti ma un movimento che si definisce religioso. Odiano le donne e l’arte, hanno pratiche selvagge e tutto ciò lo fanno in nome dell’islam.

La donna in islam Integralisti L’islam non accetta che la donna sia uguale agli uomini, viene considerata inferiore. L’islam non vieta leggi che diano diritti alle donne ma gli uomini hanno paura di stabilire un’uguaglianza tra i sessi. I Talebani sono dei barbari che non hanno capito niente dell’islam e l’hanno sfigurato al punto tale che i musulmani continueranno a soffrirne. L’unica cosa da fare è lottare contro l’ignoranza. La donna ha diritto di andare alla moschee ma divisa dall’uomo, il luogo di preghiera non è un luogo d’incontro.   Integralisti “Integro” cioè qualcosa di fedele in maniera assoluta ai propri principi e valori. PERICOLOSO!!  

Laico Non religioso o meglio un laico può essere religioso, non utilizzando la religione per organizzare le leggi dello stato che riguardano tutti i cittadini. Nell’islam non esiste clero, non ci sono intermediari tra Dio e l’uomo. I fanatici islamici sono attivi e nefasti, danneggiano in primo luogo i musulmani e coloro che non lo sono. Ne stiamo subendo le conseguenze e questo ci riporta all’11 settembre 2001.

SINDBAD E IL FALCO SAPIENTE Proverbi e detti islamici Il musulmano è fratello dei suoi simili: non li opprime né li umilia. Non stupitevi quando vedete un uomo convertito all’islam finché non conoscete i segreti della sua mente. La ferita provocata da una spada fendente si risana, invece quella provocata da una lingua pungente è insanabile. L’amore non ha limiti, non bisogna dimenticarsi degli altri neanche nei momenti più terribili della vita. Il tuo vicino è meglio di tuo fratello lontano. L’amore vola dalla finestra se la povertà entra dalla porta. Il dubbio e la solidarietà sono la retta via della vecchiaia. Il forestiero è quello che non ha nessuno che lo ami.

Per lunghi secoli, su contrapposte sponde del Mediterraneo, due culture, quello occidentale e l’altra arabo-musulmana, sono periodicamente entrate in contatto tra loro alternando momenti di pace a momenti di conflitto. Le tracce di questi contatti le troviamo anche nella lingua italiana in molte parole di origine chiaramente araba. Alcune sono di derivazione greca o latina ma sono “entrate” a far parte della lingua italiana attraverso l’arabo.

DERIVANO DALL’ARABO agemina * alambicco * albicocco * alcali * alchimia * alcol * alfa * alfiere * algebra * alidada * alizarina * almagesto * almanacco * ambra * ammiraglio * arak * arancio * ascaro * assassino * auge * azzurro * baldacchino * barda * bardassa * barracano * bazar * beduino * been * benzoino * berbero * bizzeffe * bottarga * burnus * buttero

cabila. cad. caffettano. caffo. cafiso. cafro. caid. cali. califfo cabila * cad * caffettano * caffo * cafiso * cafro * caid * cali * califfo * camallo * candire * canfora * cangia * caracca * caraffa * carato * carciofo * carruba * carrubo * casba * cassero * catrame * chitarra * coffa * copata * copto * coranico * cotone * cremisi * cubbaita * cubebe * cuscus * dancalo * darsena * dinar * dirham * dogana * dragomanno * druso * durra * egira * elisir

  fachiro * fardello * favara * fedayin * fellaga * fellah * fennec * ferraiolo * fondaco * futa *gabbano * galabia * garbino * garbo * gazzarra * gazzella * gebel * gelada * gelsomino * ghibli * ghirba * giara * giarda * giraffa * giubba * giucco * giulebbe * hagi * hammada * hammam * hashish * henna *iman * intifada * islam * jihad * kebab * kefiyyah * khamsin *

lacca * limone * maccaluba * madrasa * magazzino * magona * mahdi * mammalucco * mammone * maona * marabottino * maraved“ * marcasite * marzacotto * marzapane * materasso * matto * mazzera * mecca * medina * melanzana * menhir * meschino * mosciame * muft * mujaeddin * nacchera * nadir * nanfa * narancio * natron * nenufero * omayyade * ottomano * ottone *petonciano * ragazzo * rais * ramadan * reg * ricamare * risma * romano * rotolo * rubbio * rubbo *

sabra. salam. salamelecco. sandalo. sansa. scaccomatto. scarlatto sabra * salam * salamelecco * sandalo* sansa* scaccomatto * scarlatto * sceriffo * sciabecco * sciarra * scirocco * sciroppo * sena * sensale * serir * sommacco * sufi * suk * sunna * sura *  tab * taccuino * tafferia * talco * tamarindo * tamarro * tamburo * tara* targone * tar* tariffa * tarsia * tazza * tell * tomolo * tuareg * turbitto * turcimanno * turco * turcomanno * tuzia *uadi * ud * ulama * uri * verzino * zafferano * zagara * zara * zecca * zerbino * zeriba * zibibbo * ziro * zucchero… …

IL RAZZISMO SPIEGATO DA MIA FIGLIA Note sul razzismo CHE COS’è IL RAZZISMO? IL RAZZISMO SPIEGATO DA MIA FIGLIA LO ABBIAMO MAI DETTO? UN MONDO A PARTE

Che cos’è il razzismo? Consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre. Il razzista è colui che soffre di un complesso di inferiorità, mascherato da superiorità verso gli altri. Ha paura dello straniero, di ciò che non conosce, soprattutto se lo straniero è più povero di lui.  

…causa o conseguenza del razzismo? La guerra è …. …causa o conseguenza del razzismo? La guerra è provocata dall’odio verso altre persone o “razze”. Si utilizza il razzismo o la religione per spingere le persone all’odio, a detestarsi, anche quando effettivamente non si conoscono. La paura del razzista è alimentata dell’ignoranza. Il razzista dice a se stesso: “LA MIA RAZZA E’ BELLA E NOBILE LE ALTRE SONO BRUTTE E BESTIALI”.  

Il razzismo nasce: dall’ignoranza dalla bestialità dalla malafede dalla paura dall’ignoranza dalla bestialità dalla malafede Il razzismo è nell’uomo, è nelle nostre case, ma possiamo respingerlo cominciando a vivere insieme come una volta facevano i bambini. Per “guarire” il razzismo bisognerebbe rimettere in discussione se stessi, ponendosi una domanda: “E’ POSSIBILE CHE IO NON ABBIA RAGIONE?”.

Il razzista è nello stesso tempo un pericolo ed una vittima di se stesso. Il razzista ha paura della libertà come dell’indifferenza. L’unica libertà che ama è quella che gli permette di fare ciò che vuole, di giudicare gli altri e di permettersi di disprezzarli per il solo fatto di essere diverso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità.

Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun  “Non incontrerai mai due volti assolutamente identici. Non importa la bellezza o la bruttezza; queste sono cose relative. Ciascun volto è il simbolo della vita, e tutta la vita merita rispetto. E’ trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per se stessi.” “Differenze socioculturali sono le differenze che distinguono un gruppo umano da un altro, ogni gruppo ha le sue tradizioni e i suoi costumi … La cultura di un gruppo è diversa da quella di un altro.”

“Il razzista inganna se stessi ed inganna gli altri!!.”   “Il razzista è colui che con il pretesto che non ha lo stesso colore di pelle, né la stessa lingua, né lo stesso modo di fare festa, crede di essere migliore.” “Ogni essere umano è unico. In tutto il mondo non si possono trovare due esseri umani perfettamente identici.” “Il razzista inganna se stessi ed inganna gli altri!!.”

“L’odio è la diffidenza naturale che certe persone manifestano, le une per le altre. L’odio è un sentimento più grave, più profondo, perché presuppone il suo contrario, l’amore …”   “L’odio è talmente più facile da affermare che l’amore. E’ più facile diffidare, è più facile non amare piuttosto che amare qualcuno che non si conosce.”

LO ABBIAMO MAI DETTO? La MEMORIA DI A dal libro Di alessandro micheletti E Saidou Moussa BA   ... NO AL GHETTO, NO AI NEGRI, NO AI MAROCCHINI, FUORI GLI IMMIGRATI ...  ... NO all’islam ... non sono razzista ma ... ... ma è nato qui, ha studiato qui, vive qui!! ... Da noi vale la legge del sangue non quella del suolo, è tedesco chi è figlio di tedeschi ... Gli stranieri sono da spazzare via allo stesso modo degli ebrei; gli uni e gli altri minacciano la nostra identità nazionale ... Vogliono corrompere la “nostra razza”; ma non ci riusciranno: noi restituiremo la Germania ai tedeschi ...

 Un mondo a parte    Storia di due giornalisti sudafricani che appoggiano i movimenti anti-aparthaid prima della democratizzazione e che per questo finiscono in prigione. Essi raccontano che nel periodo dell’aparthaid migliaia di sudafricani sono stati sequestrati e trascinati lontano dalle loro case e dalle loro famiglie e costretti a lavorare nelle fattorie dei bianchi. Così il Sud Africa non aveva degli agricoltori che amassero e conoscessero la propria terra perché ai neri non erano garantiti né un equo salario né l’istruzione, né la libertà di godere di una vita da loro scelta.

Se la mia origine è la terra, Voci di poeti Se la mia origine è la terra, ogni terra è mia patria, e ogni umana creatura è mio parente.   MUS’AB AL-QURASHÎ XI secolo

Se non minacciamo la vita, ma l’accettiamo, costruiamo la pace     Sorridi all’estraneo: è il tuo specchio.        Se non minacciamo la vita, ma l’accettiamo, costruiamo la pace ininterrottamente.      Quelli che ci amarono e gli altri gli altri che non conoscemmo in pace li troveremo vicino casa. Gianni Diecidue Sicilia

dimmi perché uccidere i fiori della gioia. Dimmi, perché ferire     Amico, dimmi perché uccidere i fiori della gioia. Dimmi, perché ferire un cuore che sperava. Ola Rahman Egitto

se la poesia si ribellasse e cantasse alle masse…       Li incontreremmo… se la poesia si ribellasse e cantasse alle masse… senza paura… senza diffidenza. Ci incontreremmo in quel momento… e bello sarà il nostro incontro e piacevole, o fratelli miei, sarà il nostro dialogo. Modani Ben Salah Tunisia