«Avere stima di Sé.» «Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.

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Transcript della presentazione:

«Avere stima di Sé.» «Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. Ma quale è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan. - Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell’arco che esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: - Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che m’importa. Polo risponde: - Senza pietre non c’è arco.» (Calvino I., Le città invisibili) A cura: dott. Paolo G. Zani (pedagogista, pedagogista clinico, formatore e giudice onorario TM BS)

Che cosa si intende per autostima Che cosa si intende per autostima? «L'autostima è un giudizio che una persona si dà del proprio valore.» I punti fondamentali sono tre: - l'amore di sé, che dipende dall'amore che abbiamo ricevuto nell'infanzia dalla nostra famiglia e dai "nutrimenti affettivi" che ci sono stati elargiti; - la visione di sé, che ci permette di raggiungere gli obiettivi a cui aspiriamo, nonostante le avversità; - la fiducia in sé, che ha bisogno di azioni ed eventi esterni della vita quotidiana per mantenersi o svilupparsi.

“L'autostima non è un sentimento stabile, bensì è un sentimento mobile che deve essere continuamente rinforzato come un fiore che si deve innaffiare ogni giorno.”

«”Voi siete belle [disse il Piccolo Principe alle rose], ma siete vuote”… “Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi assomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho annaffiata. Perché è lei che ho messo sotto una campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa”.» (A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe)

“Fattori che stabilizzano o destabilizzano l’Autostima” Accettazione di Sé Conoscenza di Sé Consapevolezza di Sé Il Sé e gli Altri Autonomia Espressione di Sé Fiducia in Sé

Circolo vizioso della Bassa Autostima

Cinque linee guida dell’Autostima: Ascoltare e Capire i figli (pensieri e sentimenti) Aiutare i figli a sperimentare il successo Aiutare i figli ad essere autonomi Rafforzare nei figli la convinzione di essere capaci d’amare e degni d’amore Mostrare ai figli una propria immagine positiva

Ascoltare e Capire i figli (pensieri e sentimenti) «Che idee interessanti!» Anna, Lisa e Maria, tre ragazzine di tredici anni, stavano confidando alla mamma di Maria che cosa significa per loro crescere e diventare adulte, e quanto lo desideravano. “Io non vedo proprio l’ora di essere grande” disse Anna. “So che diventerò adulta quando comincerò ad avere le mestruazioni, perché potrò avere dei figli”: Lisa disse: “Per me sarà quando avrò un lavoro, così guadagnerò dei soldi e potrò mantenermi”. Maria ci pensò un po’ e poi espresse la sua opinione. “Io penso che uno diventa adulto quando è capace di pensare da solo e comunque è in grado di rispettare l’autorità”. “Avete tutte delle idee interessanti”, esclamò la mamma di Maria

Aiutare i figli a sperimentare il successo «Sono andato bene e mi sono divertito!» Teresa una ragazzina di quattordici anni si stava preparando per andare alle prove di una rappresentazione teatrale allestita dal Teatro dei Ragazzi della città. E stava convincendo il fratello Mauro, di dodici anni, a presentarsi anche lui alle prove come ballerino. La madre, udendo per caso la conversazione, rimase esterrefatta, perché sapeva che il figlio non era esattamente la personificazione della grazia. Il ragazzino disse alla sorella che gli sarebbe piaciuto molto andare con lei alle prove: pensava di avere un buon senso del ritmo ed era impaziente di provare a ballare! La mamma rimase zitta e li accompagnò in macchina alle prove, dove venti ragazzini si cimentarono nel ballo. Mauro non era tra i migliori, ma la sua esibizione non fu certamente la peggiore. Quando seppe di non essere stato scelto, accolse la notizia prima con un sospiro, ma poi gli spuntò un largo sorriso. “Lo sapevo che non ero stato il migliore” disse, “ma sono andato bene lo stesso e mi sono proprio divertito!” “Sono stata molto fiera di te!” esclamò la madre.

Aiutare i figli ad essere autonomi «Non mi importa niente di quello che fanno gli altri ragazzi!» Sebbene fosse un ragazzino speciale sotto diversi aspetti, Pietro era un tipico tredicenne: la sua preoccupazione principale era quella di essere accettato dal gruppo dei suoi coetanei, anche compagni di scuola. Aveva bisogno di sentire di appartenere al gruppo. Una mattina, mentre si preparava per andare a scuola, la madre notò il cellulare che faceva capolino dalla tasca posteriore dei suoi jeans. “Quel cellulare è semplicemente ridicolo” disse, “perché non lo metti in borsa?” “Ma mamma… la maggior parte dei miei amici lo portano nella tasca posteriore!” rispose Pietro. “I ragazzi del mio gruppo lo tiene così e anch’io voglio tenere il mio proprio qui.” “A me non importa cosa fanno gli altri ragazzi. Adesso, per favore, tiralo fuori e mettilo nella borsa! Meglio… se lo lasci a casa.” Pietro gettò uno sguardò irato alla madre, scaraventò il cellulare nella borsa ed uscì di casa. Ma quando si allontanò dagli occhi di sua madre, si infilò nuovamente il cellulare nella tasca dei jeans.

Rafforzare nei figli la convinzione di essere capaci d’amare per come si È e degni d’amore per ciò che si È «La fotocopia.» Sofia, una ragazzina di quattordici anni, che stava divenendo una giovane donna, venne iscritta in una scuola privata perché non era mai riuscita ad andare bene alla scuola vicino a casa. Gli zii, la cui casa non era lontana dalla scuola privata, volevano essere d’aiuto a Sofia durante la sua prima settimana di lontananza da casa, così l’invitarono ad andare da loro e a fermarsi per la notte, per stare insieme e riprendere dei rapporti più stretti e affettuosi. Erano due anni, infatti, che non la vedevano. Durante la sua permanenza da loro, molto spesso si trovò ad ascoltare lo zio che diceva quanto la ragazza assomigliasse alla madre e come fosse simile a lei anche nel modo di fare. Sofia non disse molto per rispondere a queste osservazioni; fece notare, però, che la carnagione della madre era più olivastra. Ma lo zio continuava imperterrito e un giorno, a pranzo, disse: “Continuo a rimanere stupito da questa tua somiglianza con la mamma!” Me la ricordo quando era alle scuole superiori… Sofia arrossì un po’ e si coprì il volto con le mani, come per voler dire: “Non ne posso proprio più di questo continuo confronto tra me e la mamma.”

Mostrare ai figli una propria immagine positiva «Eravamo dei bravi ragazzi…» Una sera il signor Luca stava mostrando ai suoi figli dei filmini di quando frequentava la scuola media. Quando suo figlio Andrea, di undici anni, vide com’era vestito il padre in quegli anni esclamò: “Guarda com’eri vestito… Eri così grasso!” “No” spiegò il padre, “tutte i ragazzi del mio gruppo portavano vestiti simili”. Dalia, la figlia tredicenne, notò allora che tutti gli amici di suo padre si assomigliavano: avevano circa lo stesso taglio di capelli, portavano i jeans… “Era divertente far parte di un certo gruppo. Eravamo dei bravi ragazzi… vivaci al punto giusto!”

ARMATURA NASCOSTA = Resilienza Resilienza  la capacità personale di reagire alle avversità e di risollevarsi  sistema immunitario psicologico e pedagogico «La capacità di crescere sano in condizioni di svantaggio.»

Fattori protettivi si possono raggruppare in tre categorie generali: 1. Caratteristiche personali come autostima, autonomia, orientamento allo scambio sociale positivo, temperamento"facile", capacità di problem solving; 2. Caratteristiche familiari come coesione, calore e assenza di discordie familiari, genitori competenti nelle funzioni parentali; 3. Caratteristiche ambientali come la presenza di reti di relazioni e di sistemi di sostegno formali ed informali.

Due aspetti che sembrano caratterizzare i soggetti resilienti: I sentimenti e le valutazioni positive di Sé; La capacità di pianificare le scelte importanti della propria vita, avere un progetto per il proprio presente e soprattutto per il futuro (progetto esistenziale  valori)

“La protezione non consiste tanto nell'evitare i pericoli, quanto nell'offrire gli strumenti per poterli affrontare utilizzando le risorse di cui si dispone, dentro e fuori di Sé.”

«Educare è difficile, ma possibile; richiede riflessione e capacità di interrogarsi. Non sempre ciò che viene spontaneo è anche educativo, mettere in atto comportamenti educativi è un punto d’arrivo, sbagliare è normale. Il punto non è non sbagliare, ma accorgersene e sapersi correggere.» (Un genitore quasi perfetto, B. Bettelheim)

I “contro” dell’Alta Autostima Grado di deformazione della realtà; Autenticità dell’illusione (autovalutazioni credute come vere); Perdita del senso critico; Difficoltà nella rielaborazione dell’errore.

(L. Sepulveda, Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare) «Fortunatamente [la gabbianella] volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi delle barche, e subito dopo tornava indietro planando, girando più volte attorno al campanile della chiesa. “Volo! Zorba! So volare!” strideva euforica [la gabbianella] dal vasto cielo grigio.” L’umano accarezzò il dorso del gatto [Zorba]. “Bene gatto. Ci siamo riusciti” disse sospirando. “Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante” miagolò Zorba. “Ah si? E cosa ha capito?” chiese l’umano. “Che vola solo chi osa farlo” miagolò Zorba.»

(T. Pow, R. Ingpen – Per chi è il mondo?) «Il [ragazzo] si affaccia alla finestra e insieme al suo papà guarda fuori, nella grande notte stellata. “E il mondo è anche per le persone… come me e te?” chiede. “Oh si”, risponde il papà “Ovunque vivano, il mondo è anche per loro. Il mondo è per tutti! Ma il mio mondo è qui, con te. E il nostro mondo ha parchi per giocare, fiumi da attraversare. Ha colline per arrampicarsi, castelli e spiagge da esplorare. Già abbiamo visto tante cose eppure ce ne sono ancora e ancora da vedere e da fare. “Per chi è il mondo?” [chiese il ragazzo]. Il mondo è [anche] per te!»