Sedici ore al giorno Sedici ore al giorno è un libro che narra di una carrellata di gente che lavora sedici ore al giorno, e lo trovano normale piuttosto.

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Sedici ore al giorno Sedici ore al giorno è un libro che narra di una carrellata di gente che lavora sedici ore al giorno, e lo trovano normale piuttosto che necessario.

Sedici ore al giorno Sono la normalità degli allevatori di Berchidda e di Paulilatino, degli artigiani di Dorgali, Pattada, Marrubiu, Bosa, Mogoro, Ghilarza, Tortolì. Gente che si lamenta poco e fatica molto, che non conosce soste prolungate e che non guarda l’orologio.

Prima parte Giacomo Mameli nella prima parte del libro parla di una Sardegna, in luoghi come (Villagrande, Perdasdefogu, Sarule, Orgosolo), che potranno avere pagine sui giornali e servizi in tv, solamente se ammazzano una imprenditrice, se le bombe fanno da concerto notturno tra case e ovili. Orgosolo ha voce dei delitti e delle pene, dei sequestri, ecc.

…. Un grande maestro di giornalismo americano Walter Lippman descrive tutto ciò “l’ambiente invisibile” e con questo termine si riferiva ai fatti che non vengono narrati perché normali, abitudinari. Ciò vuol dire che questi paesi vengono ricordati soltanto se succedono fatti eclatanti di cronaca nera.

La fatica non si vede ma c’è. Dal Tirso all’Orinoco Si parla di un sessantenne scattante Gaetano Meli, che oggi è diventato una multinazionale del riso, anzi il risicoltore di due mondi. Gaetano Tatano per gli amici, ha creato un suo impero verde, dove dà lavoro ai suoi figli e ad altri trenta operai. La fatica non si vede ma c’è.

Tatano da piccolo contadino passa a piccolo industriale. … Quella di Tatano Meli è la storia ordinaria di un sardo che sa osare e porta risultati a casa., che non si arrende davanti alle difficoltà. Tatano racconta che da ragazzo andava a lavorare in campagna con il padre. All’età di 20 anni svolge il sevizio militare. Con i primi soldi compra un trattore, coltivava gli orti di famiglia e produceva di tutto: pomodori, carciofi, barbabietole e poi il riso. Tatano da piccolo contadino passa a piccolo industriale.

… Nel 1989 iniziano a sorgere i primi segni di crisi. (il consorzio di bonifica di Oristano non dava più acqua per il riso, dopo la siccità le alluvioni. Così Tatano prova la strada dell’Argentina e del Venezuela. Qui acquista una vastissima terra. In Sardegna la resa era di 90 quintali, mentre in Venezuela di 50-60.

Zaccaria da Orani a Lione Giovanni Maria Zicchi: noto Zaccone, così battezzato dal suo primo maestro muratore. Zaccaria ha 69 anni, senza capelli, veste i jeans ed è un tranquillo signore in pensione. Orani:paese sotto il monte Gonare.Viene nominato paese dei muratori. E’ inoltre il paese del museo di Antine Nivola. E’ il paese dove la voglia di fare si manifesta con la rassegna “Imprentas de erru” per esaltare il lavoro dei fabbri nel ferro battuto. E’ stato soprattutto un paese di artisti, di viaggiatori e di artigiani. Infine è stato uno dei primi paesi sardi che ha saputo valorizzare l’ambiente con uno dei libri del botanico Ignazio Camarda.

… Zaccaria oggi vive a Lione, è dovuto recarsi in questo paese della Francia per lavoro. Zaccaria nasce a Orani in una famiglia povera ma serena, IL padre si chiama Giovanni e la madre Rosaria. Il padre dovette recarsi in Albania in cerca di lavoro, e mandava i soldi a casa. Zaccaria faceva il pastorello a chi capitava. Il padre ritorna in paese e decide di emigrare a Lione con tutta la famiglia. Il padre per vivere svolgeva 8 lavori al giorno: 8 ore da manovale alle ferrovie statali, 4 ore a scaricare carbone.

… Zaccaria aveva 13 anni e inizia a lavorare in una fabbrica dove facevano olio per motori e a 18 anni cominciò in edilizia. Lavorava tanto e guadagnava molto bene. Zaccaria si mette in proprio, diventa un bravissimo impresario e si sposa. Dava lavoro soprattutto ai sardi, quando li pagava Zaccaria era molto felice, perché guadagnavano loro e guadagnava lui in onestà. …

Narra della storia di un pellettiere, Gonario Carta, 59 anni. Dorgali Narra della storia di un pellettiere, Gonario Carta, 59 anni. Gonario rientrato dalla Germania, non sapeva come passare le giornate, allora andava a vedere gli artigiani che lavoravano la pelle, nessuno gli insegnava niente, c’era una gelosia tremenda. Così un giorno prende una borsa in pelle, la esplora e inizia a realizzarla. Gonario iniziava sbagliando, e sbagliando imparava. Oggi è il più grande pellettiere, produce più di tremila pezzi all’anno.

Il pane di Paulilatino A Paulilatino vi è il forno di Mario Firinu, 72 anni portati come un’atleta. Qui il pane e fresco e di giornata (pane bianco e civrazu) e altri tipi. Il segreto del pane è la farina dice Stefano figlio di Mario. Il forno è situato nella zona artigianale di successo, verso Carlo Felice. Mario e i suoi figli producono circa350 kg al giorno. Stefano racconta che rischiavano di fallire perché la gente comprava il pane ma non lo pagava. La fortuna l’ha avuta sposandosi. La moglie era una brava amministratrice ( dava il pane solo a chi pagava in contanti).

Berchidda Il prodotto di questo paese è il mosto d’uva ottenuto dagli acini del vitigno carignano. Ci si può condire pesce, carni, verdure e dessert. Il creatore è un’industriale di terza generazione, Tonino Rau, di 59 anni con i suoi fratelli Giampiero, Paolo e Sebastiano. Altri prodotti sono le marmellate di corbezzolo e mirto, miele di corbezzolo. Tonino Rau dice che dobbiamo valorizzare ancora di più la flora sarda, il settore dei dolci, dell’agroalimentare in genere può contribuire bene all’incremento della ricchezza complessiva della Sardegna. “E c’è spazio per tutto purché si rispetti la qualità”.

Donne che fanno Storie di donne tra i 40-50 anni. Diplomate e laureate. Donne che osano e rischiano. Si tratta di storie di imprenditrici che danno anima a paesi destinati allo spopolamento.

Personaggi Mattea Usai: DI Seneghe, ha abbandonato gli studi in medicina e ha aperto “l’Osteria del bue rosso” con vista sui monti. Una trattoria dal sapore antico, piatti rigorosamente zonali, e regionali. (pane abbrustolito). Gabriella Belloni: laurea in filosofia, si è stabilita a Santulussurgiu, dove ha aperto un albergo diffuso dal nome “l’antica dimora del gruccione”. Giovanna Maria Aresi: a Busachi ha creato “le trame” . Esegue i ricami a fili contatti, fa il punto antico a contu, il punto norvegese, lo sfilato sardo e altri. Oggi Giovanna è sposata, ha 40 anni e una bimba di 9 anni.

Problemi Il vero problema di queste tre imprenditrici sono i turisti. Cioè la domanda che si pongono è questa: “ Se i turisti non arrivano a chi vendiamo?” A tale domanda risponde Gianni Mura, urbanista che sa in profondo di città e paesi. Gianni Mura dice che Giovanna Maria Aresi, Gabriella Belloni e Mattea Usai hanno bisogno di gente. Turisti che sappiano apprezzare ciò che di autentico resta ancora nell’isola del sole e del mare. E quindi dei ricami, del bue rosso e del gruccione.

MArrubiu Marrubiu: piccolo paese che deve il suo nome a un’erba perenne medicinale “su marrubiu”, con fiori biancastri e talvolta rossicci. Si tratta di storie di tante ragazze, svelte, con mani che sanno fare e che producono reddito.

1° storia: Roberto Tantari, 52 anni del Bresciano, racconta come è nata (in Sardegna), la sua azienda specializzata in interruttori per tutti gli elettrodomestici possibili e immaginabili (la Siber). Roberto ha aperto la sua azienda in Sardegna perché c’erano le agevolazioni per il sud, e inoltre vi era la legge 64 che per 10 anni eliminava l’Ilor e l’Irpeg.

2° storia: A Marrubiu sono situati tre caseifici: il più importante è quello detto Seppi, che sta per Sedda Piras. Sedda sta per Salvatore Sedda di Gavoi, 50 anni, prima aveva un caseificio a Siurgus Donigala. La Caseria Marrubiese è davanti alla cantina sociale, la dirige Francesco Murgia, 57 anni, ha sette dipendenti, lavorano sette tipi di formaggio freschi e maturi, ottengono un fatturato per circa due miliardi. I principali clienti sono in Toscana, Emilia, Lombardia e Veneto.

3° storia: A Marrubiu troviamo la falegnameria di Franco Scintu, è al centro della zona artigianale, porta il nome della figlia, Carlotta. Franco ha 44 anni, figlio di un commerciante-contadino. Franco aveva iniziato nella bottega di Genesio, pialla e sega per 5 anni, poi la crescita, il mestiere in tasca e la bottega. Oggi ha sei dipendenti tra i 25 e i 45 anni. Il segreto di tale successo? : “la qualità e la stagionatura del legno usato, l’aggiornamento costante, la precisione millimetrica nel lavoro, la puntualità nelle consegne”.

Mogoro e le stelle L’ufficio del sindaco Gianni Pia, è invaso da belle donne piene di vita. Stanno organizzando il programma per la quarta sfilata di moda “ Mogoro sotto le stelle”. Si assisterà alla passerella dei modelli firmati da Laura Prinzis, stilista di 34 anni, laboratorio in casa. Miriam Atzei invece farà indossare gli abiti che vende nel suo negozio di abbigliamento e che seleziona con cura. Avranno un ruolo molto importante anche Manuela Frau la parrucchiera e Alessandra Casu dermo-estetica. Le modelle dovranno indossare abiti da sposa e abiti da ballo latino-americano.

Obbiettivi: L’obbiettivo di Laura Prinzis è quello di impegnarsi per il paese e per la zona, Laura dice:” se non ci diamo da fare l’interno della Sardegna diventerà un deserto”. Il sindaco Gianni Pia, sostiene che ora Mogoro deve passi più svelti nelle cultura, nel turismo e nelle tecnologie. Gianni dice che devono combattere lo spopolamento,in dieci anni hanno perso 250 abitanti, adesso sono 4874. Le possibilità di crescita ci sono, e c’è voglia di fare in tanti settori.

Commento personale: Leggendo questo libro ho capito che ci sono persone che lavorano sodo, che fanno una vita di sacrifici. Svolgono lavori tradizionali e antichi, lasciati dai loro genitori, e sono lavori che oggi giorno noi giovani non apprezziamo, in quanto richiedono molti sacrifici, (alzarsi presto la mattina, lavorare molte ore al giorno, e richiedono molta forza fisica). Sono lavori che danno molte soddisfazioni personali e scarsi guadagni per alcuni.

Conclusioni: Infine la lettura di questo libro è stata molto interessante perché paesi come (Macomer, Mogoro, Bosa, Dorgali, Onori ecc…), vengono ricordati non solo quando succedono fatti eclatanti di cronaca nera, ma soprattutto per la loro storia, per l’ambiente, per i lavori tradizionali originari di ogni paese ecc… Presentazione di Guendalina Paleari, classe quarta A IGEA, ITCG Mattei di Decimomannu, a.s. 2007 - 2008