La dissonanza cognitiva di Leon Festinger

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La dissonanza cognitiva di Leon Festinger

Dopo la morte di Lewin si sviluppano delle “mini teorie”, ossia modelli costruiti attorno a particolari aspetti dell’attività psichica in relazione a particolari modi comportamentali.

La teoria della dissonanza cognitiva di Leon Festinger si è sviluppata a partire dagli anni ’50. Essa ha riportato all’attenzione: il problema della motivazione come elemento centrale della cognizione; il ruolo che il comportamento può esercitare sui processi cognitivi

Questa teoria nasce da una constatazione del senso comune: l’uomo tende in generale ad essere coerente con se stesso nel modo di pensare e di agire

Ammettendo dunque che la coerenza sia la norma, che dire di tutte quelle eccezioni che senza difficoltà affiorano alla mente? “Si può sapere benissimo che fumare fa male, senza per questo smettere di farlo”

In genere, la persona “incoerente” cerca di operare delle razionalizzazioni Così, la persona che continua a fumare , pur sapendo che ciò fa male, può dirsi: che fumare è piacevole e questo gli basta; che le probabilità di danno alla salute non sono poi così serie come si vorrebbe far credere; che non si può vivere evitando sempre ogni possibile pericolo

Ma ci sono persone che non sono in grado di dare a se stesse una spiegazione esauriente o di razionalizzare le proprie incoerenze.

In presenza di un’incoerenza, si verifica uno stato di disagio psicologico. Nella teoria elaborata da Festinger, l’incoerenza è definita dissonanza.

Secondo Festinger: l’esistenza della dissonanza spingerà l’individuo a tentare di ridurla l’individuo eviterà attivamente situazioni e conoscenze che aumenterebbero probabilmente la dissonanza

La dissonanza si riferisce a relazioni che esistono tra coppie di elementi appartenenti alla cognizione di un determinato individuo. La cognizione è ogni conoscenza, opinione, credenza che riguardi l’ambiente, la propria persona, il proprio comportamento

Tra le coppie di elementi possono esserci tre tipi di relazioni: Relazioni non attinenti; Relazioni attinenti (dissonanza e consonanza)

Relazioni non attinenti: due elementi possono semplicemente non avere nulla a che fare l’uno con l’altro. Cioè in circostanze in cui un elemento cognitivo non implica proprio nulla che riguardi un altro elemento, questi due elementi non sono reciprocamente attinenti

Relazioni attinenti: dissonanza e consonanza. Due elementi sono dissonanti se per una ragione o per l’altra sono incongruenti. In particolare, due elementi sono in una relazione dissonante se l’inverso di un elemento segue dall’altro

Mi sono sposato in chiesa Mi sono sposato in municipio Sono andato in CATTOLICO PRATICANTE Mi sono sposato in chiesa Mi sono sposato in municipio Sono andato in vacanza con amici CONSONANZA (nessuna azione) DISSONANZA (tendenza a ridurla) NESSUNA CONSONANZA (nessuna azione)

Secondo Festinger, due elementi possono essere dissonanti per motivi di: logica interna; contrasto con norme culturali; in contrasto con precedenti esperienze personali

La discordanza tra due cognizioni non è di per sé sufficiente a produrre il fenomeno della dissonanza: occorre che esse siano messe in azione nel mondo concreto dell’esperienza personale nell’ambito di una decisione.

La produzione di stati di dissonanza è in stretta connessione con tutte quelle situazioni post-decisionali in cui la persona si sente responsabile direttamente delle sue azioni e delle conseguenze che ne derivano

Consideriamo ciò che accade quando si deve scegliere fra due alternative: prima della decisione si considerano le caratteristiche di ciascuna alternativa e le si pongono a confronto nel momento della decisione si sceglie una delle due alternative e contemporaneamente si rifiuta l’altra - gli aspetti attraenti dell’alternativa respinta sono ora in uno stato di dissonanza con la decisione compiuta

La grandezza della dissonanza sarà funzione: importanza dell’oggetto su cui la decisione è presa potere di attrazione dell’alternativa rifiutata

L’esistenza quotidiana abbonda di situazioni conflittuali determinate dalla necessità di scegliere tra alternative più o meno tutte gradevoli. Conflitto e dissonanza sono due realtà differenti.

Il conflitto sorge in una fase pre-decisionale, quando dobbiamo scegliere tra due possibili tipi di azione, quando si è spinti in due diverse direzioni nello stesso tempo.

La decisione è un atto che mette fine alla situazione conflittuale, sblocca l’indecisione e fa imboccare una strada su cui si incanala poi la nostra azione futura

La dissonanza insorge nel momento post-decisionale, perché il soggetto continua a possedere, a livello cognitivo, elementi che riflettono le caratteristiche favorevoli delle alternative rifiutate e le caratteristiche sfavorevoli delle alternative prescelte. Il soggetto ora si muove in una sola direzione e tenta di ridurre la dissonanza cognitiva

Se esiste dissonanza tra due elementi, essa può venir eliminata cambiando uno dei due elementi: cambiare il proprio comportamento produrre un cambiamento nell’ambiente modificare il proprio mondo cognitivo

Il cambiamento di comportamento: Quando la dissonanza si colloca tra qualche conoscenza relativa all’ambiente e il proprio comportamento, essa si può eliminare cambiando il comportamento dissonante. (difficoltà al cambiamento del comportamento)

Il cambiamento nell’ambiente: Cambiare la situazione che produce dissonanza è molto più difficile che cambiare il proprio comportamento, perché è raro avere un grado sufficiente di controllo sul proprio ambiente

Il cambiamento nel proprio mondo cognitivo La dissonanza può essere ridotta cambiando la propria opinione ed atteggiamento attraverso l’apertura verso informazioni e conoscenze che portano ad aumentare la consonanza, evitando le fonti favorevoli alla dissonanza.

La dissonanza che si origina in seguito ad una scelta tra due alternative può essere ridotta: a livello comportamentale, revocando la decisione appena presa; a livello cognitivo, rivalutando le alternative stabilendo una sostanziale sovrapposizione tra le alternative

La dissonanza può originarsi non soltanto in situazioni di libera scelta, ma anche in condizioni di accordo forzato, ossia quando si è costretti a sostenere un comportamento non coerente con le nostre opinioni personali

Una persona può essere influenzata o spinta a cambiare le proprie opinioni; ciò può condurre a modificare il comportamento o l’espressione verbale delle proprie opinioni senza un effettivo mutamento dell’opinione personale (acquiescenza). Questa situazione induce dissonanza.

L’acquiescenza può essere ottenuta attraverso: l’offerta di una ricompensa (venti dollari per una menzogna) la minaccia di punizioni (giocattolo proibito)

Quando un individuo agisce contrariamente ai propri atteggiamenti per trarne vantaggio, la dissonanza dovrebbe essere più marcata se la ricompensa è esigua; Più basso sarà l’incentivo, più alto sarà lo stato di dissonanza e più profondo sarà il cambiamento di atteggiamento dopo l’accordo forzato

Questi esperimenti, dimostrando che le persone tanto più modificano il loro atteggiamento di base quanto meno vengono ricompensate, mettono in crisi l’importanza del rinforzo (behaviorismo)

Le decisioni suscettibili di produrre dissonanza non sono solo quelle connesse con la libera scelta o con l’accordo forzato, ma anche quelle che si prendono quando ci troviamo di fronte a fatti compiuti che disconfermano le nostre aspettative (When prophecy falls, 1956)

La dissonanza cognitiva ha riportato all’attenzione: il problema della motivazione come elemento centrale della cognizione; il ruolo che il comportamento può esercitare sui processi cognitivi