Emergenza ed organizzazione del circuito

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Emergenza ed organizzazione del circuito Bruno Norcio Emergenza ed organizzazione del circuito IL ruolo del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura e la connessione territoriale Trieste, Settembre 2006

Urgenza Situazione acuta e grave che richiede un intervento terapeutico immediato. Determinanti nelle richieste di urgenza psichiatrica anche i criteri di contesto e della sua tolleranza, quindi delle variabili sociali oltre che individuali Emergenza Concetto con maggiore enfasi su disagio e disadattamento sociale, ma più o meno sovrapponibile all’urgenza nei criteri operativi

Crisi Stato che si verifica quando una persona si trova a fronteggiare un ostacolo che le impedisce il raggiungimento di importanti obiettivi vitali. Questo è per un certo lasso di tempo insormontabile tramite l’utilizzazione di metodi abituali di risoluzione dei problemi. Ne consegue un periodo di disorganizzazione, di sconvolgimento, durante il quale vengono fatti molti tentativi verso la soluzione del problema che però abortiscono. Alla fine viene raggiunta una qualche forma di adattamento, che può rivelarsi o meno come la soluzione più utile per la persona e per chi le sta vicino (Caplan).  Quando la crisi richiede interventi urgenti da parte dei servizi di Salute Mentale, essa può rientrare come concetto operativo nella urgenza / emergenza e ad esso sovrapporsi

Progetto obiettivo naz. 1998-200 Sul tema dell’Emergenza, i DSM devono adottare : Modalità per assicurare gli interventi di Emergenza / Urgenza 24 ore su 24 ogni giorno dell’anno Criteri di decisione e modalità di effettuazione dei TSO Reazioni del servizio alla segnalazione di disturbo grave in persona che rifiuti l’intervento Reazioni del Servizio a mancata presentazione agli appuntamenti o ad abbandono da parte di paziente grave

Modelli gestionali in tema di emergenza nei DSM A) Modello Ospedaliero : SPDC per la gestione crisi/emergenza e Servizi territoriali non 24 ore B)Modello territoriale : SPDC filtro e CSM 24 ore C)Modello “tenda” al posto dell’SPDC Equipes psichiatriche mobili sul territorio 24 ore su 24 ( compatibili con qualsiasi modello) Di gran lunga dominanti i modelli A e B

Distribuzione dei p.l. nelle strutture pubbliche ( PROGRES-ACUTI)

Italia :Tasso ricoveri annui in T.S.O./10.000 abitanti. < 2,0 > 2,1; < 2,9 > 3,0 Media : 2,4

PAZIENTI E NUMERO DI TRATTAMENTI IN TSO NEL 2005 18 PERSONE, PARI A ca. 0,6 /10000 ABITANTI

Questioni poste dall’emergenza ( al di là della modellistica istituzionale) : Si risponde alla sofferenza di una persona e di un contesto, o solo a un problema di controllo sociale? Quanto incide il concetto di pericolosità nelle risposte date all’emergenza sia sul territorio, che in ospedale? Quanto è cambiata la visione del disturbo mentale rispetto al passato (manicomiale)?

Questioni poste dall’emergenza ( al di là della modellistica istituzionale) : Come è possibile conciliare difesa dei diritti e pratiche di emergenza e TSO? Quali sono oggi le linee-guida per ridurre il più possibile il lavoro in emergenza ed ampliare il lavoro di prevenzione del disturbo e della crisi? Quali sono in definitiva i valori di riferimento delle pratiche terapeutiche anche nell’emergenza?

Le emergenze nel DSM di Trieste A) Cenni storici B) Emergenza e CSM territoriali C) SPDC ed emergenza

Cenni storici : rapporto tra Ospedale generale e O. P Cenni storici : rapporto tra Ospedale generale e O.P. a Trieste prima del 1978 Procedura “automatica” per il ricovero coatto in O.P. presso il Pronto Soccorso dell’O.G. Il ricovero coatto rappresentava la grande maggioranza dei ricoveri in O.P. Nel 1977 sciopero del personale che rifiutò di accompagnare i pazienti in O.P.. Alla fine del 1977 attivazione di un servizio di reperibilità sulle 24 ore presso il P.S. dell’O.G. ( una piccola “task force” di due infermieri e un medico) Visibile e significativa riduzione dei ricoveri coatti e prefigurazione organizzativa del ruolo e delle funzioni dell’ SPDC

Cenni storici : legge 180 / 1978 a Trieste Centralità posta sui servizi territoriali (CSM) già esistenti fin dal 1975, anche per la gestione delle emergenze e dei ricoveri in TSO Istituzione di un piccolo reparto ospedaliero che svolgesse solo funzione di “filtro” ai ricoveri e che funzionasse con estrema coerenza con il resto della rete territoriale Principi coerenti con la deistituzionalizzaizone dell’open door e del no restraint, attenzione massima al problema del consenso e al rispetto dei diritti ( negoziazione delle terapie farmacologiche, comunicazione con avvocati e fiduciari, massima collaborazione con familiari e persone della rete sociale di appartenenza Quotidiano contatto con gli operatori dei CSM e programmi concordati In generale turnover molto rapido

Trieste : Emergenze e CSM territoriali Centralità del servizio territoriale perché così si valorizza non solo la dimensione individuale, ma la dimensione di contesto che nell’emergenza risulta particolarmente sinificativa

Trieste : Emergenze e CSM territoriali (da “ Rispondere alla crisi ”, ricerca del 1987,Dell’Acqua,Mezzina) “ Il servizio deve poter leggere i passaggi che da una crisi muta, senza possibilità di ascolto, conducono al comportamento trasgressivo o allarmante, come segnale di sofferenza, fino allo scattare dei sistemi sociali dell’emergenza; e deve poter organizzare differenti modalità di contatto, accorciare i tempi di latenza della crisi, rendere precoce l’intervento. In tal modo si sviluppa una operatività che connette la crisi a tutte le altre domande psichiatriche che si esprimono in modi diversi dal’emergenza ’’

Trieste : Emergenze e CSM territoriali Dalla ricerca (1987) : Focus sui casi gravi di crisi / emergenza Domanda diretta al CSM nel 74% dei casi( casi provenienti dall’ SPDC solo un terzo) Diagnosi (su un totale di 108 casi) di Psicosi acuta ( 31,8%), Tentati suicidi (21,3%),Stati confusionali di natura psicorganica (12,9%), Stati di eccitamento maniacale ( 10,1%), Disturbi del comportamento ( 9,2%), Disturbi depressivi gravi (7,4%), Stati di angoscia grave non psicotica ( 7,4%)

Trieste: Emergenze nei CSM territoriali Criteri di intervento e trattamento (dalla ricerca): Luoghi dell’incontro con il paziente grave molteplici Flessibilità del servizio Nei casi di ostinato rifiuto, moltiplicazione delle strategie di avvicinamento Non esclusione di un contatto fisico ravvicinato Presa in carico a partire dalla responsabilità territoriale

Trieste: Emergenze nei CSM territoriali Criteri di intervento e trattamento (dalla ricerca): Mantenimento rapporti con rete familiare/sociale Attivazione di relazioni formali/informali nello spazio-centro Nello spazio-centro uso del tempo come valore Personalizzazione delle forme di maggiore tutela e controllo ove assolutamente necessario Articolato programma terapeutico del servizio Lavoro di gruppo sul servizio

SPDC ed Emergenze In Italia fino al 2001 sono stati aperti 320 SPDC , vi è stata una completa chiusura degli ospedali psichiatrici e uno sviluppo di servizi territoriali, ma in molti casi: Molti SPDC non sono integrati con i servizi territoriali ( anche Aziende diverse) Molti SPDC lavorano ancora con uno stile cosiddetto “manicomiale” : porte chiuse, contenzione fisica,terapie di shock, uso intensivo e massiccio dei farmaci La durata di ricovero per i pazienti senza una rapida “presa in carico” dopo la dimissione da parte dei servizi territoriali, risulta spesso troppo breve al fine della prevenzione delle ricadute I diritti dei pazienti non sempre sono rispettati

Chiusura della porta d’ingresso dell’area di degenza nelle ore diurne

Presenza di mezzi di contenzione

Per quanto riguarda i comportamenti violenti di ricoverati negli ultimi dodici mesi quantevolte si è proceduto ai seguenti interventi?

Anno 2000 : Pubblicità per migliori strumenti di cura nei servizi psichiatrici di emergenza !!

La cura della sofferenza psichica Da Ugo Guarino

Porta Aperta  Deriva dalla tradizione della Deistituzionalizzazione quando la porta chiusa esprimeva chiaramente la funzione di custodia del manicomio  Lavorare con la porta aperta non significa solamente dare un messaggio di libertà al paziente e al suo entourage, ma anche capire e far capire quando è possibile uscire ed entrare in modo sensato  Significa responsabilità da parte degli operatori, vicinanza ai pazienti e coinvolgimento nei loro problemi, spiegazione continua dei motivi dell’accoglienza in S.P.D.C. o nei C.S.M., negoziazione, possibilità di offrire alternative  Significa anche non accettare le richieste del paziente di uscire quando ciò non è possibile e stare con lui

Trattamento Sanitario Obbligatorio Nel 2004 la percentuale nel DSM è stata di 0,6 TSO per 10000 Il TSO rappresenta una soluzione estrema e viene disposto solo quando ripetuti tentativi non sono riusciti a far ottenere il consenso a cure ritenute indifferibili Un eccessivo numero di TSO è un indicatore di inadeguatezza dei CSM rispetto alla capacità di prevenire il peggioramento dei pazienti Il TSO non è una misura di emergenza e quando questa ricorre bisogna, il riferimento è allo stato di necessità Riferirsi allo stato di necessità implica assunzione di responsabilità da parte degli operatori.

Procedure e Protocolli con il Pronto Soccorso Ospedale Generale Casi di intossicazione acuta con agitazione psicomotoria Screening attento delle condizioni fisiche di tutti i pazienti inviati per cui si richiede la consulenza Prioritarizzazione dei casi in pronto soccorso ( triage)

Procedure e Protocolli con il 118 e le Forze dell’ordine Concordare con il 118 un corretto invio in rapporto alle patologie prevalenti in emergenza Concordare con le forze dell’ordine procedure di supporto nei casi di emergenza, di TSO e di comportamenti di reato

Coordinate del lavoro in un SPDC aperto integrato con CSM 24 ore A) relative alla struttura : piccola dimensione porta aperta (assunzione di responsabilità) non contenzione meccanica ( holding) rapporto elevato operatori/utenti massima de-medicalizzazione approccio all’utente allargato ( famiglie, amici,rete sociale) tutela dell’integrità fisica dei ricoverati (protocolli e procedure con Pronto soccorso ed altri reparti ospedalieri d’urgenza) rispetto delle garanzie e dei diritti della persona in corso di TSO

Coordinate del lavoro in un SPDC aperto integrato con CSM 24 ore B) relative al DSM: collegamento strutturale ad un sistema territoriale riduzione del tempo ospedaliero della crisi ( ospitalità neiCSM 24 ore) riduzione quantitativa dell’emergenza e dei TSO (lavoro di prevenzione dei CSM ) continuità terapeutica ( dipartimento strutturale) protocolli con le forze dell’ordine, 118 ( riduzione massima di invii impropri) convenzione con il carcere (possibilità di misure alternative) collaborazione e azioni sinergiche con Distretti Sanitari, SerT, Servizi sociali comunali

Conclusioni Il problema dell’emergenza psichiatrica va affrontato nel contesto del DSM, come una funzione che attraversa la sua intera organizzazione e, in particolare, i servizi territoriali. Se vi è una delega prevalente o totale ai reparti ospedalieri con un rinforzo del binomio emergenza/ospedalizzazione, il rischio è la riproposizione - anche se a livello diverso -dello stile manicomiale di trattamento e di vanificare la chiusura degli O.P. decisa dalla legge. Come afferma il Progetto obiettivo nazionale per la Salute mentale 1998-2000, solo una ricca e articolata organizzazione del DSM può ragionevolmente sperare di ridurre e gestire le emergenze in un modo diverso, mantenendo o ottenendo per le persone sofferenti i diritti di cittadinanza

Contro l’esclusione. il coraggio di prendersi cura