Progetto Europeo Comenius “LA TUA CULTURA E LE TUE TRADIZIONI MI AIUTANO AD APPREZZARE LE MIE” Frog, Frog Rana, Rana Istituto Comprensivo Rignano Incisa classe 4 A – Scuola Primaria Troghi
C’era una volta un re che governava un piccolo regno sul cucuzzolo di una montagna.
Sentendosi vicino a morire chiamò i suoi tre figli per avere da loro la promessa che si sarebbero sposati per assicurargli la discendenza e, poiché nel piccolo regno non c’erano principesse, dette loro tre palle d’oro dicendo: - Ognuno tiri la sua in una diversa direzione. Dove la palla si fermerà, là ci sarà la sua sposa.
La palla del figlio maggiore si fermò davanti alla cascina di un contadino ed egli si fidanzò con la sua bella figlia. La palla del mezzano si fermò davanti alla bottega di un fornaio ed egli si fidanzò con la sua bella figlia.
La palla del minore finì in un fosso dove egli vide una rana e le disse: “Rana, rana!”
“Chi mi chiama?” “Federico tuo che poco t’ama! Se non m’ama, m’amerà quando bella mi vedrà!” Federico, così si chiamava il figlio minore, obbedendo alla promessa fatta al padre, si fidanzò con la ranocchia.
Il re doveva decidere quale dei suoi figli avrebbe avuto il regno e per questo volle sottoporre le loro fidanzate ad una prova. Quella delle tre che avesse meglio filato del lino, sarebbe diventata regina e il marito re.
Ogni principe portò il lino alla fidanzata; Federico si recò al fosso e chiamò la rana. Il pesce, servo della rana, prese il lino e disse a Federico di tornare dopo una settimana. Dopo sette giorni il re ebbe i risultati della prova e sentenziò: “Il lavoro della contadina è ben fatto, quello della fornaia è migliore, ma quello della rana non ha paragoni.”
Ma i principi e il popolo non volevano una regina ranocchia e allora il re concesse un’altra prova. Sarebbe stata regina la fidanzata che con quel lino avesse tessuto la stoffa più bella. Di nuovo Federico andò al fosso e consegnò al pesce il lino. Anche questa volta la rana non si sottrasse alla prova e quando, dopo otto giorni, le stoffe furono presentate al re fu evidente a tutti che il lavoro migliore era quello della rana.
Il re volle concedere una terza ed ultima prova: sarebbe stata regina colei che con quella stoffa avesse cucito l’abito più bello. Federico tornò di nuovo al fosso e consegnò la stoffa al pesce. La rena accettò la prova e, dopo quindici giorni, consegnò un abito che superava di gran lunga quelli cuciti dalla contadina e dalla fornaia.
Il re tenne fede alla parola data, ordinò ai figli di andare a prendere le fidanzate e proclamò che la rana sarebbe stata regina e il suo sposo re. Federico, pieno di riconoscenza, andò al fosso e chiamò la sua ranocchia per portarla a corte: “Rana, rana!” “Chi mi chiama?” “Federico tuo che tanto t’ama!” “E più ancora m’amerà quando bella mi vedrai!” Uscì dall’acqua una fanciulla bellissima.
A Federico, che la guardava sbigottito, raccontò di essere la figlia di un re potente che una maga, per invidia aveva trasformata in rana. Solo l’amore di un principe, come era avvenuto, avrebbe potuto rompere il malvagio sortilegio. Federico, felice e innamorato, la portò a palazzo dove il re l’abbracciò e tutti la acclamarono regina.