Lezione X. Le rivoluzioni sociali e politiche

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16. I socialisti.
Transcript della presentazione:

Lezione X. Le rivoluzioni sociali e politiche

La rivoluzione sociale: la mobilità

Un’altra delle grandi trasformazioni Due aspetti: A) ceti e classi B) i valori borghesi

Ceti e classi la definizione risale a Max Weber ceto: definizione giuridica e culturale (privilegi, posizione sociale occupata, prestigio) classe: dimensione economica, posizione nel processo produttivo ceti sono i ceti dell’Ancient Régime Ceti sono i moderni ceti medi

La società delle opportunità aperte a tutti abolizione del fidecommesso e della primogenitura centralità dell’individualità personale, dei fini e delle realizzazioni del singolo (ognuno presidente degli USA, ognuno bastone di maresciallo) Una società improvvisamente mobile: si sale e si scende Un mondo irto di rischi e di difficoltà, in cui il posto dell’uomo del mondo può essere contninuamente ridefinito

Specie dopo il 1848 l’”età della borghesia”: grande trasformazione sociale e culturale: si affermano le idee, i modi di vita, lo stile, la mentalità borghese ottimismo e fiducia nel progresso Self help (Samuel Smiles): povertà come peccato

Un diverso stile di vita: Quello aristocratico: sfarzo, divertimento, anticonvenzionalismo, edonismo Quello borghese: equilibrio, austerità, moderazione, puritanesimo (Inghilterra vittoriana), insomma rispettabilità

Un altro aspetto centrale, una precondizione della mobilità sociale è il diffondersi dell’alfabetizzazione e della cultura La diffusione della scuola primaria (anche esigenze produttive; processi di nazionalizzazione: fare i cittadini) trasforma dall’inizio del XIX secolo A metà del XIX secolo in Scozia, Svezia, Prussia solo il 20% di analfabeti, ma in Russia, Spagna, Italia ancora l’80% Dagli anni ’80 del XIX secolo la scolarizzazione di massa comincia a ridurre drasticamente l’analfabetismo (anche se innanzitutto nelle città e tra i maschi)

Urbanizzazione e progressi tecnici (fusione meccanica caratteri mobili; macchine a vapore; rotative) sviluppano editoria e giornalismo: Ad es. in Germania nel 1821 4.000 libri pubblicati, ma nel 1841 12.000 giornali e riviste specializzate (moda, cronaca, politica, arti, scienze ecc.) tirature: all’inizio del XIX secolo a Parigi i quotidiani vendono qualche migliaio di copie; nel 1870 un milione prezzo: il giornale a un penny in GB, a un soldo in F; il “Resto del Carlino” in I; il giornale popolare (il romanzo d’appendice)

Le rivoluzioni politiche Le rivoluzioni americana, prima, e francese, poi, trasformano radicalmente la “sfera politica”, inventando la democrazia moderna Rivoluzione americana anche una guerra d’indipendenza La Rivoluzione francese più radicale e universale; soprattutto allarga l’influenza a tutta l’Europa

La ricerca sul campo ha messo in discussione tutto ciò: Tradizionalmente, secondo l’interpretazione prima socialista e poi comunista, la Rivoluzione francese è considerata la “rivoluzione borghese” per eccellenza porta al potere la borghesia e avvia il capitalismo La ricerca sul campo ha messo in discussione tutto ciò: Protagonista della rivoluzione non la borghesia industriale e imprenditoriale, ma quella dei notabili, degli avvocati, degli intellettuali e poi di una parte della stessa aristocrazia: insomma gruppi borghesi e nobiliari che protestano contro il regime Piuttosto, nascita dell’”opinione pubblica” (Kosellek), e di una opinione pubblica antagonista (Chartier), di circuiti letterari clandestini (Darnton e il “massacro dei gatti”) Fondamentale il ruolo della parola e dell’immaginario nel mobilitare (es. “volontà popolare”; Furet): la controversia sul modello giacobino e le rivoluzioni di sinistra (Talmon) Effervescenza: esperienza soggettiva rigeneratrice, che partorisce meccanismi di coinvolgimento simbolico delle masse (religioni civili)

a) Nasce il modo odierno di intendere la politica: nell’Antico Regime la politica è attività ristretta e limitata (giustizia, difesa, diplomazia); arte esercitata da pochi (“Il principe” di Machiavelli); attività non stabile di governo; attività non pubblica

ora, la nozione si allarga, include ambiti nuovi come l’assistenza e l’istruzione, persino la “felicità” dei cittadini, come recita la Dichiarazione dei diritti americana; si presenta come il momento più alto e decisivo dell’attività umana, quello in cui tutto è in gioco (i quadri di David) e che riguarda, tutti i “cittadini”; diviene attività stabile di governo strutturato in ministeri; diviene cosa pubblica (l’esame secondo ragione degli illuministi applicato alle istituzioni: pubblicità delle decisioni; libertà di stampa; pubblicità dei dibattiti parlamentari)

Nell’antico regime la politica aveva un fondamento religioso: giustificazione religiosa del potere (diritto divino), natura religiosa del re (“Re taumaturghi”), insomma ordine politico-religioso; Ora politica laica, cioè per la prima volta separazione radicale tra religioso e politico, tra Chiesa e Stato, ma allo stesso tempo sacralizzazione laica del politico: le “religioni” della politica (Stati Uniti, Francia), fino ai totalitarismo del ‘900 (religioni civili e religioni politiche)

b) Nasce una nuova prassi politica: La politica acquista alcuni nuovi mezzi fondamentali A) consultazione popolare attraverso le elezioni B) delibere pubbliche, regolamenti, procedure di decisione, sistemi di scrutinio C) supporti fondamentali come la stampa, i gruppi che anticipano la formazione dei partiti (associazioni mutualistiche, gruppi di pressione, società rivoluzionarie) e dalle quali nasceranno le forme organizzative, di comunicazione, di militanza della politica odierna

c) Nasce il nuovo contesto della politica: lo Stato-nazione La Rivoluzione francese (Direttorio e Consolato) introduce una profonda riforma dello Stato: Centralizzazione (Parigi) Gerarchizzazione (Prefetti) Specializzazione (Finanze. Giustizia, Lavori Pubblici, Culto ecc.) Uniformazione (Struttura uniforme in quadri territoriali uguali e con parallele gerarchie) I funzionari (al posto dei vecchi “ufficiali”) Nasce la giustizia amministrativa (non è il giudice normale che può giudicare l’amministrazione)il

con Napoleone questa riforma arriva in tutta Europa (con l’eccezione della Gran Bretagna)

d) si pone il problema essenziale di coniugare mobilitazione sociale, politicizzazione delle masse e rappresentanza e) nascono i grandi “sistemi di idee” politiche che ancora oggi conosciamo: reazionari, conservatori, liberali, democratici, socialisti, nazionalisti

Lezione XI. La nascita dei nuovi sistemi di idee politiche

Reazionari e conservatori

L’idea reazionaria “reagire” a un evento negativo e tornare a una condizione il più possibile simile a quella di prima del mutamento L’evento corruttore è la Rivoluzione francese del 1789 La sua principale colpa è di aver cercato un modello di giustizia e di razionalità che prescinde dalla storia e dai valori religiosi

Occorre, al contrario, basare la società sull’ordine naturale delle cose, e sulla divinità che tale ordine ha creato: la rivoluzione è ribellione sacrilega contro Dio e la natura I teorici “reazionari” considerano la Chiesa e il papato in particolare (Joseph De Maistre, Du pape) la risorsa della tradizione. Il papa unico arbitro cui i sovrani devono inchinarsi I principi sono quelli del sovrano legittimo, per diritto divino, di una società articolata in strutture naturali (famiglia, comunità locale, Chiesa) articolate gerarchicamente

La reazione sarà sconfitta: non si può ritornare all’origine La reazione sarà sconfitta: non si può ritornare all’origine. Il suo stesso organizzarsi in corrente lo dimostra: occorre giustificare la tradizione (il caso degli ultras, gli ultraroyalistes in Francia) I tradizionalisti sono costretti a utilizzare gli stessi strumenti della rivoluzione: le società segrete

Il conservatorismo Sistema di idee, anche se multiforme e basato essenzialmente su uno stato d’animo Condivide la stessa critica del reazionario alla Rivoluzione francese, ma non la sua proposta di una società immobile: non rifiuta del tutto un mutamento lento ed equilibrato

Teorico principale l’inglese Edmund Burke: “l’idea di tradizione mette a nostra disposizione un solido principio di conservazione: senza però escludere affatto un principio di progresso” Valori principali: antiegualitarismo (responsabilità di chi sta “in alto”): “per quanto riguarda quella parte di potere, autorità e potestà direttiva della quale ciascun individuo dovrebbe godere nella gestione dello Stato, io nego che questo godimento sia uno dei diritti primitivi e originari dell’uomo nella società civile” (E. Burke, Riflessioni sulla rivoluzione francese, 1790)

Poi, ordine e cooperazione sociale; famiglia; religione; proprietà privata; dimensione comunitaria locale Difesa istituzioni tradizionali dove l’aristocrazia continua a esprimere il suo potere (monarchia, camera alta, esercito, burocrazia) Cercano di limitare il peso delle istituzioni rappresentative, ma le accettano (Robert Peel e il Reform Bill del 1832) cercando di salvaguardare principi tradizionali

Passiamo ora ai movimenti che sono dalla parte della Rivoluzione: liberali, democratici, socialisti rappresentano, nel corso del XIX secolo, come una serie di ondate rivoluzionarie successive (i primi tra gli anni ’20 e il 1848; i secondi dal ’48 al 1870; gli ultimi nell’ultimo trentennio dell’Ottocento) Cominciamo da liberali e democratici; non è facile coglierne la differenza oggi (liberal-democrazia); si tratta però di due correnti assai diverse tra loro e che si sono, anzi, dopo un periodo di alleanza contro l’assolutismo, progressivamente combattute (rivoluzione del 1848)

Il liberalismo Grande corrente, importantissima fino ad oggi, anche dopo la fine delle rivoluzioni liberali (Inghilterra di Gladstone, Benedetto Croce) Fenomeno internazionale: corre per l’Europa ma mostra solidarietà viva per altre realtà e movimenti (America Latina, Grecia)

La filosofia politica del liberalismo Non solo dato economico (liberismo) ma sistema di idee, filosofia globale, sistema completo, filosofia politica basata sull’idea di libertà Di conseguenza, centrale anche il primato dell’individuo contro la ragione di Stato, gli interessi del gruppo (svalutazione dei gruppi sociali, diffidenza per l’associazionismo: Legge Le Chapelier del 1791)

Libertà di coscienza e di ricerca contro ogni autorità, tolleranza, antidogmatismo: il confronto razionale delle idee farà prevalere la più giusta Diffidenza viva nei riguardi del potere (malvagio e negativo) che occorre limitare: antiautoritarismo contrario del potere assoluto come del dispotismo rivoluzionario

La prima soluzione è individuata nella frantumazione del potere, il frazionamento, la separazione: teoria della divisione dei poteri La seconda è nel limitare la sfera del potere, riducendone l’intervento economico e sociale: la società civile deve agire da sola e il miglior governo è il governo “invisibile”, quello con il potere più debole possibile

Una dottrina sovversiva (difficile oggi che lo immaginiamo sul versante moderato recuperare lo spessore storico); fermento rivoluzionario (con profeti, apostoli, martiri): individualismo apre all’emancipazione femminile; antiautoritarismo apre al laicismo

La sociologia del liberalismo Anche espressione di un gruppo sociale Legato allo sviluppo borghese: professioni liberali, borghesia mercantile, aristocrazia illuminata A chi giova la libertà economica e il valore dell’individuo? Divieto di associazione: padroni e operai Libertà di recinzione: proprietari e contadini senza terra

Liberalismo sovversivo politicamente, ma conservatore socialmente Dottrina di una élite: sovranità nazionale (sovranità esercitata dai cittadini “capaci”), non popolare; non il potere al popolo Posizione antidemagogica: modello del “civis romanus” e del colono americano; politica come coscienza e consapevolezza, come partecipazione consapevole: opinione pubblica Tuttavia, non solo dominio di classe e egoismo borghese; addirittura dono della vita: principi e interessi possono convivere

Le rivoluzioni liberali Il liberalismo cerca le riforme, dove è impossibile soluzione rivoluzionaria 1815: riforme in Inghilterra, Paesi Bassi e Scandinavia Altrove prevale l’idea rivoluzionaria: Anni Venti: “moti”, complotti militari (ruolo esercito, società segrete, massoneria) in Portogallo, Spagna, Napoli, Piemonte, Lombardo-Veneto (1820-21); in Russia (1825: decabristi); fallimentari perché elitari e repressi dall’intervento poliziesco e da quello armato esterno della Santa Alleanza; eccezione positiva la Grecia (1827-28) 1830: insurrezioni popolari (Francia e Belgio), vittoriose in Occidente, non scatta la Santa Alleanza 1848: ultima rivoluzione liberale, ma anche la prima democratica (Francia, Italia); il liberalismo prevale in Piemonte: Statuto albertino, monarchia costituzionale, riforme tipicamente liberali Difficoltà liberali in Germania: tra ’15 e ’30 grande agitazione liberale; nel ’48 parlamento di Francoforte con idee liberali, ma fallimento; dopo via prussiana: unità senza liberalismo (Bismarck divide i liberali) Difficoltà in Austria: movimento liberale si afferma dopo il 1860 con l’accettazione del dualismo

Il modello politico liberale Quali richieste? Costituzione: ordinamento giuridico al posto della tradizione Monarchia costituzionale: decisione politica divisa tra monarchia e camera elettiva Bicameralismo (Camera Alta modera) Suffragio ristretto (voto funzione; il “registro” inglese): partecipazione ma ristretta (anche se non in linea di principio, progressivo allargamento) Decentramento contro il potere centrale e la pressione popolare

Libertà pubbliche: opinione, espressione, riunione, discussione, stampa (Francia con la monarchia di luglio), insegnamento (contro l’insegnamento della Chiesa), religiosa (confessioni: emancipazione cattolici Inghilterra 1829) Eguaglianza di diritto e non di fatto: primato del denaro e dell’istruzione; società aperta ma non eguaglianza

La democrazia Anche qui recupero storico: non prosecuzione naturale del liberalismo, ma antitesi eversiva e rivoluzionaria di esso Distinzione già nella Rivoluzione francese (girondini, giacobini), poi nell’Inghilterra della restaurazione (manchesteriani, cartisti), poi in Francia e in Italia (Cavour/Mazzini)

La filosofia politica democratica Applicazione integrale e immediata dei principi contro il gradualismo liberale Primo valore non la libertà ma l’eguaglianza Sovranità popolare (sovrano è il popolo, la massa, la totalità) L’elettorato è un diritto, la cittadinanza appartiene a tutti Occorre correggere le ineguaglianze, assicurare mezzi e condizioni pratiche (sociali) per la libertà (Mazzini e movimento operaio) Intervento dello Stato, accentramento, ruolo delle minoranze rivoluzionarie

La sociologia del movimento democratico Nuovi tipi sociali: non borghesia, proletariato, contadini, ma i nuovi gruppi nati dallo sviluppo economico: la classe media (ferrovieri, impiegati, insegnanti, tipografi e giornalisti)

Il modello politico democratico Quali richieste? Allargamento del suffragio (universale, ma ancora non le donne: a) mancanza di indipendenza, paura dell’influenza ecclesiastica) USA: 1828 presidenza Jackson; dalle grandi famiglie coloniali (Virginia, Massachusetts) all’Ovest e ai self made men Francia: 1848 Inghilterra: fallisce il cartismo ed evoluzione più lenta per via di riforme (Reform Bill whig del 1832; Disraeli 1867; Gladstone 1884-1885); 1918 maschi e femmine

Germania: 1870 unità fondata su di esso (democrazia autoritaria: caso Napoleone III) Italia: unità su base liberale e suffragio ristretto (in più altissima astensione); la sinistra allarga il suffragio (1881, 1912, 1919,1946) Paesi Bassi: 1887 e 1896 Belgio: 1883 Norvegia: 1905 Svezia: 1906 Austria (non Ungheria): 1906

Democratizzazione dei sistemi elettorali: Abolizione vincoli che limitano l’allargamento del suffragio: circoscrizioni elettorali (rotten borroughs); voto plurimo (Inghilterra, Belgio); sistema delle classi (Prussia); sistema delle curie (Austria) ecc. Segretezza del voto (urna in Inghilterra nel 1872; busta e cabina in Francia nel 1914) Indennità parlamentale (cartismo; Francia 1851; GB 1911) Inversione rapporti camere: Parliament Act 1910-11

Allargamento dell’istruzione Istruzione primaria generalizzata, gratuita, obbligatoria, laica: Inghilterra (1870 e 1890), Coppino in Italia (1877), Jules Ferry in Francia (1878-1885), Belgio (1878), Abolizione legislazione restrittiva sulla stampa Equiparazione obblighi militari (nazionalizzazione, promozione sociale, democratizzazione esercito) Solo una parte della classe Leva di lunga durata (7 anni; Russia 15) Estrazione a sorte e sostituti Riduzione tempo ma richiamo intera classe, abolizione dispense

Equiparazione obblighi finanziari Ultimo intervento cronologicamente (con lo sviluppo delle funzioni dello Stato): Inghilterra 1909 Lloyd George imposta sul patrimonio Stessa sorte del liberalismo: rimproverata dal socialismo di mancanza di eguaglianza effettiva

Liberali e Democratici: un quadro riassuntivo Libertà Società civile (potere negativo, arbitro) Scuola privata Tasse indirette e, semmai, sulla proprietà Esercito di volontari Monarchia costituzionale DEMOCRATICI Uguaglianza Stato (promotore e interventista) Scuola pubblica Tasse dirette e sul reddito (fino alla progressività) Coscrizione obbligatoria Repubblica

Voto limitato (diritto) Sovranità nazionale Laicità: separazione tra Chiesa e Stato Diffidenza verso i partiti (antidemagogia) Libertà di opinione, ma garanzie con deposito e cauzione Borghesi (imprenditori, banchieri, professionisti) e aristocratici illuminati Suffragio universale (dovere) Sovranità popolare Laicismo e anticlericalismo Favore verso i partiti (non paura dell’aspetto irrazionale della politica) Chiunque può aprire un giornale Ceti medi urbani (impiegati, artigiani, primi operai)

Il socialismo

L’ultima ondata rivoluzionaria del XIX secolo (tra la fine del secolo e la I guerra mondiale Distinzione tra socialismo e movimento operaio: socialismo politico, movimento operaio fenomeno sociale

A un certo punto coincideranno, ma non incontro naturale: Il socialismo nasce prima del movimento operaio (anche prima della Rivoluzione francese) e nasce, anzi, rurale (terra in comune) Il movimento operaio non nasce socialista, ma corporativo, democratico, cattolico L’incontro avverrà attraverso le lotte operaie

A. Movimento operaio All’inizio divieto di coalizione (legge Le Chapelier, 1791) Nasce un movimento di operai specializzati e artigiani che chiede il diritto di sciopero: GB 1824, Francia II Impero, altrove fine secolo Oltre la dimensione sindacale (provvedimenti per il lavoro femminile, minorile, l’assistenza), il movimento ha anche un fine politico di trasformazione sociale

B) Il socialismo Origini contadine Crisi industrializzazione e Rivoluzione francese lo sviluppano Filosofia politica: anti-individualismo; non solo libertà e uguaglianza ma altruismo, cioè tenere in maggior considerazione gli interessi della comunità rispetto a quelli dell’individuo (solidarietà) Sul terreno economico scomparsa completa o quasi della proprietà privata, a favore di forme collettive di possesso o di gestione economica In una prima fase indifferente alla politica: non partiti, non lotta politica, altre soluzioni: Owen, Saint-Simon, Fourier, Proudhon propongono in forme diverse una lenta e graduale trasformazione morale e psicologica della società partendo dalla creazione di prime comunità socialiste

La novità rappresentata dal marxismo (Marx e Engels): Forma scientifica (socialismo “utopistico” e socialismo “scientifico”): Materialismo storico (lotta di classe, struttura/sovrastruttura, inevitabilità del socialismo) Analisi “scientifica” del meccanismo capitalistico di produzione: sfruttamento, plusvalore, alienazione Fascino di una soluzione totale e organica Internazionalismo: “proletari di tutto il mondo unitevi” (1848); I Internazionale (1864); II Internazionale (1889); tuttavia problema nazione aperto Centralità della politica: importanza del partito e della lotta anche parlamentare Il modello di partito tuttavia viene dalla tradizione democratica: 1875 SPD

L’influenza del marxismo si afferma dopo il 1870: centralità della Germania, fallimento della Comune Non tutti i partiti socialisti, però, sono di ispirazione marxista: Germania maggioranza marxista (minoranza Lasalle); Francia minoranza marxista (Guesde) mentre maggioranza tradizione autonoma (Jaurés); Inghilterra laburismo non marxista; Italia influenze eclettiche, anarchiche, democratiche, marxiste (Turati)

Vivace dibattito interno sulla tattica da seguire: integralismo evoluzionista (Stato nello Stato); rivoluzionarismo (massimalismo); riformismo (minimalismo); revisionismo (Bernstein; in Italia Bissolati e Bonomi) Il socialismo e il problema non risolto della democrazia parlamentare: accettata come metodo e principio, accettata all’interno del partito; non dichiaratamente accettata (ma non rifiutata) come scenario futuro

Il nazionalismo

Probabilmente l’idea politica più universale della storia degli ultimi due secoli: Sviluppo ininterrotto sino a oggi (esempi innumerevoli): interesse recente della storiografia proprio in relazione alla sua pervasività, alla sua longevità, al suo dinamismo anche attuale (sia tra gli stati, che sul tema delle minoranze interne, che su quello della resistenza all’immigrazione) Sin dal XIX secolo, vastità geografica enorme (non solo i grandi paesi, ma Danimarca dopo la guerra dei ducati del 1862, Irlanda, Alsazia, Paesi Bassi, Catalogna; aree dai confini elastici come Austria-Ungheria, Balcani, Impero Russo, Balcani, Italia, Germania; persino la Svezia dopo la secessione norvegese del 1905; enorme sviluppo nei paesi extra-europei: es. Boxers 1900)

Non l’ultima ondata, ma un fenomeno trasversale che si mescola a tutte le correnti precedenti Anche qui idea politica (pietismo; romanticismo) ma anche problema sociale (interessi economici: Zollverein, Italia) Tuttavia, politicamente indeterminato: può essere di destra come di sinistra

Ambivalenti sono infatti le sue origini: Da un lato la rivoluzione: Prima, adesione alla corona: al lealismo dinastico si sostituisce un sentimento collettivo (esempio degli inni nazionali La guerra rivoluzionaria diviene guerra ideologica (crociata che divide tutte le società) sulla base del principio nazionale (diritto dei popoli, liberazione dei popoli oppressi La guerra rivoluzionaria diviene guerra popolare: il cittadino-soldato; la nazione in armi Le relazioni internazionali su basano ora sul principio della sovranità nazionale Dall’altro, l’antirivoluzione: La tradizione del pietismo e del romanticismo (tradizione, storia, lingua, religione) La lotta contro Napoleone (Spagna, Tirolo, Russia, Germania): Lipsia 1813 “Battaglia delle nazioni”

Per questo sul nazionalismo vivace dibattito interpretativo: Dunque radici di sinistra e di destra assieme che si intersecano: chi vuole proseguire il messaggio rivoluzionario, chi vuole tornare a una società tradizionale Per questo sul nazionalismo vivace dibattito interpretativo: Renan, Qu’est ce q’une nation? (1882): l’idea volontaristica di nazione: “il plebiscito di ogni giorno”; condividere valori comuni di cittadinanza Chabod (1943, poi 1961) e Romeo (1981): necessario distinguere l’idea liberale e democratica di nazione da quella immanentistica: nascita, lingua, storia, religione Il primo modello è prevalente in Francia, il secondo in Germania, ma spesso essi si intrecciano (es. la stessa Marsigliese)

Fino al 1830 prevale un movimento delle nazionalità che si ispira a un modello liberale: i patrioti sono liberali (Francia, Belgio, Italia, Germania, Russia) Fra il 1830 e il 1848 prevale un modello democratico destinato però a cocenti fallimenti (Mazzini, Francoforte, Kossuth) Fra il 1848 e il 1870 il mezzo principale dei movimenti nazionali non è più l’agitazione politica o l’insurrezione, ma le alleanze, la diplomazia, la guerra Dopo il 1870: nuove rivalità (panslavismo, pangermanesimo), ma soprattutto movimento nazionale xenofobo ed esclusivo, polemico con l’internazionalismo socialista (Francia), strumento della politica di governo (imperialismo popolare di Disraeli)

Dopo il 1914: in Europa nazionalismo radicale e integrale; nei continenti extraeuropei nazionalismo democratico (Sun-Yat-Sen, Gandhi) e, dopo il 1917, socialista; dopo il 1945 anche comunista

Il dibattito recente: le nazioni fanno gli Stati o gli Stati le nazioni? Le due interpretazioni prevalenti degli storici: A) L’interpretazione marxista: Gellner; Anderson, Hobsbawm: nazionalismo come “invenzione”, bisogno indotto dall’alto, strumento di governo (l’invenzione della tradizione; “comunità immaginarie”) (p. 63) B) L’interpretazione Mosse: nazionalismo come risposta a bisogni, fatto anche spontaneo dal basso; il principio della “volontà generale” (Rousseau): come va intesa? Democrazia rappresentativa / Democrazia comunitaria: la religione della nazione (templi, monumenti, riti, feste) C) La variante di Alberto Maria Banti in Italia: Il discorso nazionale (metafora parentela; legame di sangue; dati culturali) Canone letterario: eroe, traditore, eroina insidiata