Antropologia - Lezione 23^

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Antropologia - Lezione 23^ Capitolo VIII Solidarietà in Cristo e complicità in Adamo: il Peccato Originale

Cristo è colui che molto ebbe a sopportare nella persona di molti Cristo è colui che molto ebbe a sopportare nella persona di molti. Egli è colui che fu ucciso nella persona di Abele, legato in Isacco, esiliato in Giacobbe, venduto in Giuseppe, esposto in Mosè, immolato nell’agnello, perseguitato in Davide, vilipeso nei profeti. Questi è Colui che ha fatto il cielo e la terra, che all’inizio plasmò l’uomo, che nella Legge e nei profeti fu annunciato, nella Vergine incar-nato, sopra un legno fu appeso, nella terra seppellito, e dai morti risuscitato, ascese nell’alto dei cieli, siede alla destra del Padre e ha il potere di giudicare e salvare tutte le cose…

e sosteneva l’universo Si mostrava bambino, ma non abbandonò l’eternità; apparve povero, ma non si spogliò delle sue ricchezze; bisognoso di cibo, non smise di nutrire il mondo; rivestì la forma di servo, ma non mutò la forma del Padre. Egli era tutto. Stava innanzi a Pilato, mentre era assiso con il Padre; era fissato al legno e sosteneva l’universo (Melitone di Sardi - II sec.)

Il PO NELLA SCRITTURA Gen 3 Rm 5

Romani 5,12-21 Leggi anche 1Cor 15,20-22

Romani 5 12 Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. 13…14 la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. 15 Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini.

16 E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo…17 Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. 18 Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita.

19 Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. 20 La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, 21 perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

Il contenuto della pericope è cristologico giocato sul parallelismo Adamo-Cristo: due capostipiti di due discendenze ma l’accento è sul ruolo di Cristo, “Genitore” di una nuova umanità, non sul primo Adamo S. Lyonnet: Paolo usa un argomento ad hominem (scende a livello dell’interlocutore per convincerlo coi suoi stessi argomenti). Parla a Ebrei o Giudeo-cristiani che pare gli obiettino che è eccessivo far dipendere tutta la salvezza dell’umanità da uno solo.

Per le concezioni messianiche di quel tempo, l’idea del Messia poteva essere uno strumento adatto per Paolo: Dio ha promesso a Israele l’invio del Messia che compirà la salvezza Ma per alcune scuole rabbiniche il Messia era colui che porta non tanto la salvezza piena, quanto la piena osservanza della Legge. Quest’idea non collimava con l’intento di Paolo,che scegli un altro argomento L’argomento familiare a tutti i suoi interlocutori era l’importanza che nel giudaismo si attribuiva ad Adamo: lui è il responsabile dell’inizio del male che si estende a tutta l’umanità

L’esempio calzava: le proporzioni del male compiuto da uno che è ricaduto su tutti (Adamo) Consentono di capire la portata universale dell’opera di salvezza di uno solo (Cristo) Costruisce così il parallelismo in senso speculare: - Gesù è il tipo positivo - Adamo è l’antitipo negativo

entrambi compiono un’azione: Adamo disobbedisce al comando Cristo è obbediente Derivano due diverse caratteristiche nella discendenza che è generata dai due capostipiti, racchiuse in due serie di tre parole: Da Adamo vengono il peccato, la morte e il giudizio Da Cristo: la grazia, la vita e la giustizia

A livello testuale, l’argomentazione si costruisce con:  la tecnica letteraria dello Satzparallelismus:  Paolo mette in evidenza la superiorità assoluta dall’azione di Cristo  mentre Adamo entra semplicemente come antitipo, come figura per rinforzare l’affermazione precedente, fornendo un elemento di contrasto

 e l’argomentazione a fortiori (molto più) l’accento cade sul «tanto più (pollo mallon)»  pone in evidenza il tipo di rapporto = la relatività del primo al secondo Va inoltre evidenziato che il carattere universale dei due modelli umani è reso dalla espressione ricorrente: uno solo tutti

La tesi dell’intero capitolo 5 riguarda la grazia e non il peccato: si afferma che la grazia supera in maniera sovrabbondante gli effetti del peccato nel mondo Paolo intende parlare di Cristo e della potenza della salvezza operata da Lui che ha una portata universale, non tanto rivelare qualcosa su Adamo l’impostazione cristocentrica: Cristo è il punto di partenza e chiave ermeneutica della storia dell’uomo la disobbedienza di Adamo è l’antitipo, compare in maniera funzionale e totalmente relativa per accentuare la sovrabbondanza di grazia.

Può essere importante per il discorso su PO. Ma cosa vuol dire? Esegesi ancora discussa del v. 19: per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori Può essere importante per il discorso su PO. Ma cosa vuol dire? Letteralmente: “tutti sono stati fatti peccatori”. Ma per il semplice fatto di essere discendenza di Adamo che ha trasgredito Oppure sono peccatori perché personalmente peccano?

Anche da Rm 5 (come Gn 3) non si può ricavare: né la trasmissione del peccato dal primo Adamo ai discendenti né l’affermazione della sua responsabilità individuale per cui Adamo è la causa del peccato dei discendenti: Adamo è più un peccatore inaugurale che causale Nella controluce di Cristo universalmente salvatore, Adamo è la figura della universalità dei peccatori. C’è però una certa proporzionalità tra la doppia genealogia di Adamo e Gesù.

La figura di Adamo: rappresenta l’umanità nella sua sorgente e nella sua libertà: figura inaugurale della storia, rappresentante simbolico dell’umanità conforme alle intenzioni di Dio Consente di parlare dell’unità peccatrice dell’uomo rispetto all’unità di salvezza e di grazia che ci è data in Cristo L’ampiezza che Adamo assume: è il corris-pondente negativo dell’ampiezza incomparabile di Cristo

Del peccato si afferma: la sua tragica esistenza e l’effettiva univer-salità (“tutti sono peccatori”: già da Rom 1) Paolo dimostra di conoscere l’affermazione del “PdA”, ma la preoccupazione del suo discorso è maggiormente centrata sul “Regno del Peccato” l’hamartía che domina la storia e spinge l’uomo a peccare e che regna a partire da Adamo (v. 21) c’è insinuata l’idea di una presenza comples-sa del peccato: i peccati personali; il Peccato del Mondo; il Peccato delle Origini.

Bisogna evitare due estremi, insostenibili dal punto di vista biblico: da un lato l’affermazione che in Adamo abbiamo tutti peccato e che esistano solo i peccati personali Occorre tenere insieme: il NT evidenzia l’universalità della colpa (tutti sono peccatori Rom1-3) riafferma la dimensione personale del peccato il cosiddetto PdM, ossia un regno del peccato ma anche il PdA, il fatto che le origini abbiano un ruolo, o comunque il passato pesi sul presente.

Conclusione circa la Scrittura non si trova il dogma del PO così come lo conosciamo e la tradizione lo ha formalizzato l’argomento è costruito: non da Adamo a noi, ma da Cristo (salvatore universale) all’origine di questa condizione di lontananza della salvez-za in cui si trova la umanità ma possiamo riconoscere gli elementi essen-ziali di quella dottrina: l’universalità del peccato, l’origine del peccato Ciò che manca è l’articolazione di questi elementi. Ma ciò fu proprio il lavoro della teologia successiva.

Il PO NELLA TRADIZIONE

 Prima di Agostino Senza chiamarlo PO, troviamo degli elementi che poi confluiscono nella dottrina del PO  Melitone di Sardi (II sec.) fa una lettura tipolo-gica dell’Esodo e parla dell’Egitto spirituale cioè una condizione di schiavitù che ci precede e da cui Cristo ci libera  Cipriano = “colpa estranea” nei bambini superata col battesimo “Il male antico” (nei testi della lex orandi) Origene: “Macchie della nascita” La inclinazione affettiva spontanea al male che è la concupiscienza: da dove viene?

Ambrogio = a partire dal principio giuridico romano  il comportamento del capostipite determina in modo permanente la condizione giuridica di tutta la famiglia i discendenti hanno solidalmente partecipato in anticipo alla “commissione” del peccato di Adamo: Lapsus sum in Adam, mortus sum in Adam

 Grande influsso: l’errata traduzione di Rm 5,12 (Vulgata – fine sec  Grande influsso: l’errata traduzione di Rm 5,12 (Vulgata – fine sec. IV) Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. greco: Eph’hô pántes hémarton = perché tutti peccarono tr. attuale: Eph’hô = mediante il fatto o per il fatto che = la morte ha raggiunto tutti gli uomini, per il fatto che tutti hanno peccato latino: In quo omnes peccaverunt = nel quale (Adamo) tutti peccarono

Agostino Esegeti = errore di tr. dell’in quo omnes peccaverunt Agostino lo interpreta come un relativo che, erroneamente, riferiva ad Adamo La lettura risultava perfettamente funzionale alla sua prospettiva che considerava tutti peccatori perché “tutti avevamo peccato in Adamo”

tendenze al traducianesimo o generazioni-smo: l’anima del bambino deriva dal processo generativo dei genitori dal seme corporale (tradux = tralcio di vite) secondo Tertulliano o da una particella dell’anima dei genitori entrata nel seme (t. spirituale) come sostiene Agostino Facilita la sua spiegazione della trasmissione del PO Magistero lo rifiuta, a favore del creazionismo (DS 361)

Agostino non è l’«inventore» del dogma del PO (storia dei dogmi, di stampo protestante e modernista a cavallo tra il 19° e 20° sec.) è inventore della «terminologia» peccato originale non della «dottrina» è colui che ha dato la prima “formulazione compiuta” ad una coscienza comune di fede (vedi Cipriano, Origene…)

Polemica antipelagiana Posizione di Pelagio: accentua le capacità della libertà umana il peccato di Adamo (un cattivo esempio) influisce solo estrinsecamente, ossia si trasmette solo per “imitazione” la sua posizione è “contra traducem peccati”: riconosce solo un “cattivo esempio” da parte del peccato di Adamo Il battesimo dei neonati è per una santificazio-ne, non in remissione dei peccati (? )

Agostino risponde affermando la convinzione di una eredità di peccato del primo uomo che si trasmette a tutti quanti i neonati non sono innocenti, la loro peccami-nosità ereditaria si manifesta nella loro concupiscenza macchiati dalla “colpa paterna” fanno parte della “massa dannata” = l’unica salvezza sta nel battesimo  se fosse vera la tesi della esemplarità di Adamo, occorrerebbe dire anche che è il solo esempio di Cristo a salvarci, svuotando però dall’interno la consistenza della Redenzione.

Elementi sintetici della tesi agostiniana: Con il proprio peccato Adamo (PdA) ha deter-minato la caduta da quella condizione “meravi-gliosa” in cui Dio lo aveva creato (SO) Il Peccato di Adamo ha reso tutti peccatori, poiché «a cominciare da Adamo tutti gli uomini ereditano il PO, trasmesso per generazione» Non c’è solo una imitazione del PdA (noi pec-chiamo come Adamo), bensì una vera e propria eredità (abbiamo peccato in Adamo).  «Questa situazione che abbiamo ricevuto da Adamo ha nella concupiscenza la sua espres-sione visibile»  è “figlia del peccato e madre dei peccati”

Questa eredità si trasmette «per generazione attraverso la concupiscenza, che è presente in ogni atto generativo, anche nei genitori cristiani» La concupiscenza diviene così la ragione della trasmissione del PO, poiché è intesa imme-diatamente in connessione con la sfera sessuale e con la generazione  attraverso il piacere collegato all’atto della procreazione = così tutti gli uomini diventano colpevoli e peccatori degni di dannazione

La conseguenza ultima è che tutti gli uomini nascono già peccatori (POo) per cui ciascuno viene al mondo in una condizione peccaminosa facciamo parte di quella massa damnata da cui solo la grazia può “tirarci fuori”.

Gli elementi su cui Agostino poggia la sua argomentazione sono: la prassi tradizionale del pedobattesimo = sin dall’epoca apostolica il testo di Rom 5,12 = in omnes homines mors pertransiit in quo omnes peccaverunt il pertransiit e l’in quo: in tutti gli uomini passa non solo la morte ma il peccato poiché tutti hanno peccato in Adamo 3) la testimonianza della tradizione (Ambrogio, Cipriano) circa il male antico

Critica moderna a Agostino A. Vanneste ha dimostrato che il 1° riferimento per Agostino non è Rom 5 (uso tardivo rispetto alla formulazione del PO) ma la necessità di Cristo  la tesi da difendere contro il pelagianesimo è la necessità, universale ed assoluta, che tutti gli uomini hanno di Cristo per essere salvati: senza di Lui non c’è salvezza, ma perdizione

 la salvezza portata dal Redentore non è altro che la vittoria sul peccato: da cosa ci salva se non dal peccato? dire di un uomo che non è peccatore signi-fica concludere che per lui Cristo non è necessario: ma così “sarebbe evacuata la croce di Cristo” (Agostino)

Di qui la conclusione al caso dei bambini (nella polemica coi pelagiani): «Chi infatti oserebbe dire che il Cristo non è il Salvatore né il Redentore dei bambini? Ma da che cosa li salva, se non esiste in loro nessuna traccia della malattia del peccato originale? Da che cosa li redime, se non sono stati venduti come schiavi del peccato del primo uomo a causa dell’origine (Rm 7,14)?»

La sintesi di Agostino ha un merito su tutti:  difesa della necessità della grazia di Cristo  la questione centrale è cristologica! Il limite è di aver insistito sul nesso Cristo-uomo centrandolo sulla condizione di peccato (= modello amartiocentrico)  l’affermazione della complicità in Adamo appare “prima” e in qualche modo priorita-ria rispetto alla solidarietà in Cristo  questa la direzione da perseguire: superare la prospettiva ristretta amartiocentrica per approfondire l’argomentazione agostiniana

tre corollari legati al pensiero di Agostino: Il problema aperto = tre corollari legati al pensiero di Agostino:  la condanna dei bambini morti senza battesimo ()  le idee sulla concupiscenza

 la trasmissione del peccato:  ambiguità nel modo di interpretarla: da un lato una tendenza a pensare che tutti gli uomini siano “uno” in Adamo in senso fisico, quindi abbiano peccato in lui, prestando così il fianco alle critiche circa il traducianesimo dall’altro si accentua la trasmissione biolo-gica della colpa, legata ad una visione nega-tiva della sessualità e della concupiscenza, per cui la generazione carnale è vista come il tramite del PO.  Precisamente qui vanno operati i correttivi per la presentazione moderna della dottrina

Valutazione della dottrina agostiniana Agostino ha cercato di esplicitare una verità di fede, che trovava un supporto nella tradizione, con la concettualità teologica che aveva a sua disposizione ciò non pregiudica la verità che intuisce e cerca di trasmettere occorrerà tenere per buona la dottrina propo-sta (il contenuto teologico ed antropologico del PO) superando la spiegazione che ne ha dato (la trasmissione per generazione).

Il PO NEL MAGISTERO

 Orange Due sinodi locali:  Cartagine  magistero ordinario della chiesa, come espressione della fede comune Un concilio ecumenico:  Trento  magistero solenne, straordinario

 necessità del battesimo per la salvezza  Il concilio di Cartagine (418) condannò i pelagiani  sinodo locale con approvazione di papa Zosimo (cf la lettera Tractoria)  il canone 2 (è ripreso senza modificazioni da Trento e costituisce fino ad oggi la base della dottrina cattolica del PO)  necessità del battesimo per la salvezza verità della formula in remissionem peccatorum anche per i bambini poiché non si può dire che essi “non ricevano nulla del PO da Adamo” (la discrezione con cui si parla del PO: nihil ex Adam peccati originalis)

La questione è centrata sul battesimo = in riferimento ad esso si parla del PO due le affermazioni definite: la verità e non falsità del rito battesimale il suo presupposto: «nihil ex Adam trahere originalis peccati».  il livello didattico principale è quello sacra-mentale: la verità del battesimo in remissio-ne dei peccati anche per i bambini

la difesa è anzitutto sulla Grazia di Cristo veicolata nel battesimo, non tanto sulla definizione del PO il PO entra in seconda battuta, perché impli-cato nella situazione umana che richiede la grazia redentrice di Cristo  Da Cristo all’uomo: questa è la direzione.

 Il Concilio di Orange (529) un sinodo locale approvato da papa Bonifacio II nei confronti dei cosiddetti semipelagiani  si affermano gli effetti del PO: per la prevaricazione di Adamo, l’uomo è stato mutato in peggio completamente, sia nel corpo che nell’anima (canone 1)  in secondo luogo, se ne afferma la trasmissione universale:  il PdA ha nociuto non solo a sé, ma anche alla sua discendenza (canone 2)

 Il Concilio di Trento (1546) sessione V, del maggio-giugno 1546 (leggere DS 1515-1516) Lettura del testo: can 1 il PdA can 2 il PO nei discendenti can 3 il POo: proprietà del PO can 4 necessità del battesimo, anche per i bambini can 5 efficacia del battesimo. can 6 Maria non è coinvolta nel PO

Concilio di Trento, Sessione 5 Concilio di Trento, Sessione 5. Decreto sul Peccato Originale (17 giugno 1546) PROEMIO non una presentazione “positiva” della dottri-na cattolica, ma polemica e correttiva delle interpretazioni erronee non una presentazione organica della dottrina cattolica del PO, né l’unico modo di farlo: vuole contraddire e negare alcune tesi che le sono contrarie. pertanto occorre conoscere l’errore:

Tre “gruppi di errori” che il concilio ha presenti: l’interpretazione protestante del PO di Lutero due affermazioni problematiche: il PO è definito (identificato) con la concupi-scenza che corrompe totalmente la natura umana; priva l’uomo della sua libera volontà e non può che disperare delle sue forze il fatto che questa permanga [peccatum remanens] anche dopo il battesimo e debba esser detta ancora “peccato”: semplicemente Cristo non la “imputa” più al credente.

2) l’interpretazione pelagiana Bisognava difendere la Chiesa cattolica dalla accusa di pelagianesimo che la riforma le rivolgeva Si ribadisce l’insegnamento della Chiesa antica contenuto nei concili di Cartagine e di Orange 3) Un insieme di errori secondari (Zwingli, Pighi, Erasmo).

Riposte di TN Canone 5 = due correzioni prioritarie:  la reale efficacia del battesimo che rimette il PO e tutto ciò che ha ragione di vero e proprio peccato, al punto tale che nei rinati non rimane più alcunché che possa essere chiamato vero peccato, il peccatore è liberato da ciò che lo rende estraneo a Dio e nemico bisogna affermare che il PO è tolto e non solo “non imputato” nei rinati a vita nuova Dio “non trova nulla di odioso”, non vi è più condanna per loro, hanno accesso alla vita eterna

 rimane nei rinati “l’impulso al peccato” è la definizione della concupiscenza o passione che rimane nel battezzato non come peccato essa è lasciata ad agonem (= lotta spirituale) non nuoce a coloro che non acconsentono e che la combattono coraggiosamente con la grazia di Gesù Cristo

Quando una tentazione diventa peccato: «I pensieri entrano nel nostro cuore come il grano quando viene seminato; in questo non vi è condanna. Ma nel consentire ad essi e nel disporne male, in questo vi è condanna. Il segno di riconoscimento del consenso è che la cosa piaccia all’uomo, e che egli ne gioisca in cuor suo, e vi pensi con piacere. Se uno invece resiste al pensiero e lotta per non accoglierlo, questo non è consenso, ma lotta, e questo rende l’uomo provato e lo fa progredire» (Pseudo-Macario)

«Senza la tentazione non si avverte la sollecitudine di Dio per noi «Senza la tentazione non si avverte la sollecitudine di Dio per noi. Prima delle tentazioni l’uomo prega Dio come un estraneo, ma dopo che ha superato la tentazione per amore di Dio, senza lasciarsi cambiare da essa, considera Dio come qualcuno che gli ha fatto un prestito e ha diritto a riscuotere gli interessi e come un amico che per amore suo ha combattuto contro la potenza del nemico» (Isacco il Siro)

Concupiscenza: deriva dal peccato (ex) e inclina al peccato non è in se stessa peccato in senso proprio in forza del Battesimo, essa viene indebolita, senza tuttavia essere eliminata la volontà libera non è perduta e estinta, è solo indebolita il battezzato rimane esposto alla tentazione e, anche dopo la rigenerazione battesimale, può fare la drammatica esperienza della propria fragilità, fino a ricadere nel peccato

(S. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello, 281). Una dottrina analoga a quella cattolica della concupiscenza è insegnata anche dalla teologia ortodossa: «Il peccato originale è stato una catastrofe ontologica nell’uomo, in seguito alla quale ha avuto origine nella sua vita il predominio non dovuto del fatto sull’atto, la dipendenza eccessiva dalla natura e la quasi totale impotenza dello spirito, insieme ad una generale debolezza di tutta quanta la natura umana» (S. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello, 281).

Essa non consiste nel non sentire le passioni, Il cristiano non è impeccabile e non smette di lottare coi logismói (pensieri passionali). Essi si presentano ancora alla mente con le loro innumerevoli proposte, ma non commuovono più l’anima di chi ha raggiunto l’apátheia. «Cos’è l’apatia umana? Essa non consiste nel non sentire le passioni, ma nel non accogliere le passioni» (Isacco il Siro).

Se il battezzato avverte ancora in sé il fascino del peccato, questo non significa che sia pec-catore, perché in forza del battesimo ha in sé lo Spirito che è più forte di questo desiderio involontariamente subìto (Rm 6,1-11). Il fatto che, nei suoi sensi, nelle sue abitudini di comportamento, nell’adesione spontanea che egli dà alle opinioni e al comportamento del-l’ambiente sociale in cui vive, ci siano ancora delle resistenze alla disposizione battesima-le di fondo, non diminuisce il valore delle sue virtù, ma offre loro un’occasione di esercitarsi con più forza.

Nel modo di guardare alla concupiscenza, bisognerebbe: superare la tendenza stoica che ritiene che una condotta morale e religio-sa sia tanto più perfetta quanto più è sotto il controllo completo della volontà e quanto meno sono presenti nell’uomo elementi discordanti.

superare una concezione troppo individuali-sta della vita cristiana il battezzato è solidale con una storia, storia di peccato e insieme storia di salvezza attraverso la concupiscenza (che avverte senza consentirvi) entra in contatto con un mondo peccatore, non per sperimentarvi una torbida connivenza, ma per trovarvi una fonte di compassione per coloro che hanno bisogno di essere salvati (cf Eb 2,17-18) sa di rimanere nel mondo, e che Gesù ha pregato non perché i suoi discepoli se ne allontanino, ma perché fossero preservati dal male (Gv 17,15).

Sintesi del Canone 5 livello principale della affermazione è cristologico-ecclesiale: ribadire la centralità e la necessità di Cristo per ricevere la salvezza di qui la necessità ed efficacia della grazia di Cristo attraverso il sacramento del battesimo.

Ai canoni 3 e 4 si difende la pratica del batte-simo dei bambini che alcuni dei riformatori contestavano (anabattisti), in favore della sola pratica del battesimo degli adulti. Argomenti addotti: Cristo è necessario per la salvezza di tutti (cita At 4,12; Gv 1,29, Gal 3,27, Gv 3,5) Non è sufficiente essere figli di genitori battezzati per non contrarre il PO è falso pensare che siano battezzati ma non per la remissione dei peccati, ma per una altra santificazione Cita Rm 5,12: purificati con la rigenerazione da ciò che contrassero con la generazione.

Canone 3 afferma le proprietà del POoriginato: (punti di riferimento imprescindibili per parlarne) Il peccato di Adamo è uno solo per l’origine (esistenza) trasmesso per generazione e non imitazione (universalità: propagatione: procreazione) inerisce a ciascuno come proprio (intrinsecità: inabita in tutti – è proprio di ognuno) ed è tolto solo per grazia (non con le forze della natura umana o con altri rimedi estranei alla salvezza di Cristo)

Rispetto al canone 5, il canone 3 si muove sul livello secondario antropologico = si dice qualcosa circa la verità sull’uomo (nella sua qualità di peccatore) in considerazione del PO  ma senza definire la natura del PO (cosa è?)

PO originato non viene descritto nella sua natura; solo si dice: Canone 2 Centro dell’argomentazione sta anzitutto sul POo  meno impegnata è l’analisi sul POOriginante, ossia sulla ricerca della causa. PO originato non viene descritto nella sua natura; solo si dice: negativamente = non è la concupiscenza che resta dopo il battesimo positivamente, è detto mors animae da in-tendere come perdita della santità e giustizia ricevute da Dio (una formula descrittiva, non definitoria!).

Circa la causa/origine di questo stato di morte,cioè circa il PdA (Ooriginante), il canone 2 è molto sobrio e riprende le affermazioni di Orange; afferma solamente che: La prevaricazione di Adamo non è nuociuta solo a lui ma anche alla sua discendenza Egli ha perso non solo per sé ma anche per noi la giustizia originale Corrotto dalla disobbedienza, Adamo trasmise a tutto il genere umano non solo la morte, le pene del corpo, ma anche il peccato che è la morte dell’anima

Conclusioni sul Concilio di Trento il dato di fede “definito” (cioè il dogma): nel giustificato non c’è più un peccato vero e proprio la giustificazione ha l’indole del perdono: dunque, è preceduta da uno stato di “morte dell’anima” ma andrà precisato in che senso sia peccato infine, la condizione peccaminosa della libertà creata dipende non dal piano di Dio, ma dalla libertà dell’uomo (la prevaricazione di Adamo)

La dottrina conciliare del PO:  difende anzitutto la centralità della Salvezza di Cristo (il nucleo della tesi anche di Agostino) la sua necessità ed efficacia nella mediazione ecclesiale-sacramentale  l’interesse cade sulla necessità del battesimo alla luce di questa riconosce la condizione umana come segnata sin dalla nascita da una certa condizione di “non-salvezza” (che l’uomo non supera da solo) di cui però non si impegna a definirne la natura, né tantomeno ad indagarne l’origine. Questo è il compito che rimane alla teologia.

Il PO nella Teologia contemporanea

dall’‘800 una pluralità di fermenti innovatori Tre fattori:  scienza (evoluzionismo nella spiegazione dell’origine della umanità) + più difficile pensare a una prima coppia responsabile del PO + se l’umanità è frutto di una evoluzione (vita cosmica poi vita umana) a che punto della catena evolutiva collocare il PO (una coppia – più coppie primordiali)

 esegesi biblica (generi letterari) e ermeneutica del dogma: non bisogna confondere la realtà del PO con la sua dottrina: distinguere il nucleo veritativo essenziale dai presupposti necessari a salvaguardarlo Es.: Paolo (adulti): l’universalità dell’essere pec-catore (l’hamartia come potenza personificata del male) Agostino (bambini): modello antropologico –biologico di un nesso universale dovuto alla generazione.

 Dogma della Immacolata concezione = esenzione dal PO  recupero del cristocentrismo in teologia UR 22: principio della gerarchia delle verità OT 16: connessione dei misteri tra loro Il PO come asserto di fede non è una verità a se stante, ma totalmente relativa all’affermazione della salvezza in Cristo (cf il cristocentrismo di Rm 5)  Cristo redentore universale  Dogma della Immacolata concezione = esenzione dal PO  Dogma del PO

Perciò:  L’occasione stimolante = le scoperte scientifiche mutano la rappresentazione tradizionale delle origini umane una visione evoluzionista del mondo pareva imporre il poligenismo e contraddire il monogenismo

 La causa determinante del cambiamento col riconoscimento dei “generi letterari” (lettura non storicizzante dei racconti genesiaci)  Il motivo principale: il Concilio Vaticano II col recupero del cristocentrismo

dalla solidarietà in Cristo alla complicità in Adamo Sintesi teologica: dalla solidarietà in Cristo alla complicità in Adamo

Sviluppo:  Inversione metodologica  Stato Originario: da Adamo a Cristo  Come dire lo stato di peccato ereditario nell’uomo? (POoriginato)  Come dire la causa del peccato ereditario nell’uomo? (POoriginante)

 Inversione metodologica la teologia attuale inverte la trattazione = dall’ordine cronologico a quello logico: È Cristo che rivela pienamente chi sia l’uomo (GS 22) è il criterio ermeneutico per interpretare anche l’attuale condizione umana non interessa più la questione di un primo uomo o meno: siamo anzitutto solidali in Cristo in questa comunione il peccato di uno interessa tutti gli altri uomini.

PeccatodiAdamo Trasmissione POo Non più: PeccatodiAdamo Trasmissione POo bensì: Gesù Cristo POo POn, ossia la causa partire da Cristo per comprendere la situazione peccaminosa dell’uomo (POo) e poi risalire alla ricerca della sua origine (POn)

Passaggio di lavoro teologico: schema classico proposta attuale SO  Predestinazione in Cristo POn = PdA  uomo (storico) = POo Trasmissione POo  causa: POn = PdA+PdM

 Stato Originario: da Adamo a Cristo la solidarietà di tutti gli uomini in Cristo è originaria e antecedente rispetto alla complicità in Adamo È il metodo scritturistico: in Rom 5 emerge il primato cristologico (e derivatamente la ricaduta antropologica): 5,1-11, l’annuncio della giustificazione precede e fonda il versante del peccato (5,12-21).  La dottrina del PO è la formulazione negativa di un enunciato positivo:

«Come si può esplicitare positivamente la confessione cristiana, così la si può esplicitare negativamente. L’enunciato teologico che Dio in Gesù Cristo è la salvezza di tutto il mondo, implica cioè l’enunciato negativo che fuori di Cristo non vi è salvezza, e che il mondo senza Cristo si trova nella perdizione. La dottrina del peccato originale, dunque, se la si spoglia di modi di comprendere storicamente condizionati, non è che il lato negativo e la formulazione negativa in un enunciato positivo. In questo senso è comprensibile anche oggi; in questo senso anzi si tratta di una dottrina che non si può assolutamente mettere in forse senza mettere in forse la stessa verità cristologica» (W. Kasper)

Vantaggi della partenza: Cristo è lo SO supera le ristrettezze dell’impostazione amartiocentrica tradizionale permette di svincolarsi dall’eccessiva enfasi data nel quadro teologico alla dottrina del PO il punto di partenza cristocentrico permette di fondare la necessità di Cristo in positivo, non più in negativo: Cristo “riguarda” ogni uomo non a motivo del peccato (da cui lo libera) ma anzitutto per il fatto di essere creati in Lui! negativamente, rispondere di tutta la realtà di male/peccato presente nella storia

La previa solidarietà dell’uomo in Cristo dice quale sia il senso dell’uomo, la sua libertà: non anzitutto liberarsi dal male, ma assumere i contorni filiali, la filiazione in Gesù. Questo è la salvezza dell’uomo! La “complicità in Adamo” è il rifiuto di questa destinazione della libertà, è la pretesa di salvarsi al di fuori del dono di Dio = semplice-mente è la pretesa di “autosoteria” «Il peccato è propriamente e ultimamente contrapposizione alla filiazione in Cristo, è la vicenda della libertà che non assume la forma della fides Jesu» (FG. Brambilla)

qual è il senso del PO? Partendo da Cristo: L’impostazione cristocentrica ricalibra il senso e la funzione della dottrina del PO: essa intende fornire un’ermeneutica della libertà peccatrice

Dunque: non giustifica la necessità della redenzione = tutti hanno bisogno di Cristo non anzitutto in quanto peccatori, ma – prima ancora – perché creati in Lui non ha solo la funzione di giustificare l’universalità della redenzione: tutti peccatori redenti in Cristo consente di introdurre la libertà peccatrice in una storia di peccato (inteso come autoredenzione) di cui è complice l’intero genere umano