IL MONACHESIMO IL MONACHESIMO CONSISTE NELLA SCELTA DI ABBANDONARE LA VITA COMUNE NEL MONDO PER DEDICARSI COMPLETAMENTE ALLA VITA RELIGIOSA.

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IL MONACHESIMO IL MONACHESIMO CONSISTE NELLA SCELTA DI ABBANDONARE LA VITA COMUNE NEL MONDO PER DEDICARSI COMPLETAMENTE ALLA VITA RELIGIOSA.

A PARTIRE DALLA FINE DEL III SECOLO ALCUNI CRISTIANI DEL MEDIO ORIENTE E DELL’EGITTO DECISERO DI ALLONTANARSI DALLE CITTÀ E DAI LUOGHI ABITATI. ESSI PENSAVANO CHE SOLO LONTANO DALLA SOCIETÀ SI POTESSERO SEGUIRE FINO IN FONDO GLI INSEGNAMENTI DI GESÙ:

FURONO PER QUESTO CHIAMATI MONACI (DAL GRECO MÓNOS = SOLO, UNICO).

GLI EREMITI ( DAL GRECO = DESERTO) ALCUNI MONACI ANDARONO A VIVERE NEL DESERTO O IN LUOGHI INOSPITALI, IN COMPLETA SOLITUDINE. GLI EREMITI SI DEDICAVANO ALLA PREGHIERA E FACEVANO PENITENZA RINUNCIANDO A TUTTE LE COMODITÀ.

CENOBITI (che in greco vuol dire “coloro che fanno vita in comune”). ALTRI MONACI VOLEVANO ALLONTANARSI DAL MONDO MA PENSAVANO CHE FOSSE NECESSARIO MANTENERE IL CONTATTO CON ALTRI UOMINI: FURONO CHIAMATI CENOBITI ESSI VIVEVANO IN MONASTERI E ANCHE LA LORO VITA ERA MOLTO DURA. VI ERANO NORME CHE STABILIVANO GLI ORARI E LE ATTIVITÀ DELLA GIORNATA: QUESTE NORME ERANO DETTE REGOLA.

Nel corso del IV secolo, il monachesimo si diffuse anche in Europa, dove seguì soprattutto il modo di vita comunitario.

SAN BENEDETTO NACQUE VERSO IL 480 A NORCIA, IN UMBRIA. DOPO ESSERE STATO UN MONACO EREMITA, INTORNO AL 529 FONDÒ UN MONASTERO A MONTECASSINO, NEL SUD DEL LAZIO. QUI SCRISSE LA CELEBRE REGOLA CHE PRESTO VENNE ADOTTATA IN MOLTI MONASTERI

SAN BENEDETTO “Prega e lavora”. ORA ET LABORA

L’ABATE ( DALL’EBRAICO ABBA’=PADRE) E’ A CAPO DEL MONASTERO . PER QUESTO MOTIVO I MONASTERI BENEDETTINI SONO DETTI ANCHE ABBAZIE . L’ABATE VIENE ELETTO DAI MONACI STESSI E RESTA IN CARICA PER TUTTA LA VITA. L’ABATE DEVE COMPORTARSI CON LA STESSA SEVERITÀ E LA STESSA DOLCEZZA CHE UN BUON PADRE USA CON I SUOI FIGLI. SOPRATTUTTO DEVE AFFIDARE AI MONACI INCARICHI ADEGUATI ALLE LORO CAPACITÀ.

La Regola di san Benedetto era severa, ma lontana dagli eccessi del monachesimo orientale. SAN BENEDETTO TEMEVA CHE I SUOI MONACI STESSERO IN OZIO PERCHÉ ATTRAVERSO L’OZIO IL DEMONIO SI IMPADRONISCE DELLE ANIME: «L’OZIO È NEMICO DELL’ANIMA, PERCIÒ I MONACI IN DETERMINATE ORE DEVONO DEDICARSI AL LAVORO MANUALE E IN ALTRE ORE, ANCH’ESSE STABILITE, ALLA LETTURA DI OPERE SACRE». LA REGOLA ORGANIZZA LA GIORNATA SECONDO PRECISI ORARI. IL TEMPO IN CUI IL MONACO RESTA SOLO È MOLTO POCO. EGLI DEVE PREGARE, LAVORARE, STUDIARE, MANGIARE E DORMIRE CON GLI ALTRI. INFATTI, I BENEDETTINI CERCANO LA PERFEZIONE CRISTIANA PROPRIO NELLA VITA DI COMUNITÀ.

LA PREGHIERA OCCUPAVA IN MEDIA QUATTRO ORE AL GIORNO, LA LETTURA DALLE DUE ALLE QUATTRO ORE, IL LAVORO DALLE CINQUE ORE (IN INVERNO) ALLE OTTO (IN ESTATE). SI MANGIAVA UNA VOLTA AL GIORNO IN INVERNO E DUE IN ESTATE. SOLO I VECCHI E I MALATI POTEVANO MANGIARE CARNE; PER GLI ALTRI ERA SOSTITUITA DA PESCE, UOVA E LATTICINI. IL VINO ERA CONSENTITO, MA IN MISURA LIMITATA. I MONACI MANGIAVANO IN SILENZIO, ASCOLTANDO UN ALTRO MONACO CHE LEGGEVA BRANI DELLA BIBBIA O DELLE VITE DEI SANTI. PER COMUNICARE TRA LORO, RICORREVANO A UNO SPECIALE ALFABETO FATTO CON LE DITA. ANCHE PER GLI ALTRI MOMENTI DELLA GIORNATA SAN BENEDETTO RACCOMANDAVA AI MONACI IL SILENZIO, PERCHÉ PAROLE O DISCORSI INUTILI POSSONO ALLONTANARE DA DIO.

Tutto sia comune a tutti, come sta scritto, e nessuno consideri sua una cosa qualsiasi. Il santo, inoltre, ordinava ai monaci di non considerare nulla come cosa propria: “Bisogna estirpare radicalmente dal monastero questo vizio: nessuno deve dare o ricevere qualche cosa senza il permesso dell’abate, né avere qualche cosa di proprio. Ogni cosa bisogna sperarla dal padre del monastero e non è consentito avere nulla che l’abate non abbia permesso.” VIETATO

IL LAVORO DOVEVA ASSICURARE L’AUTOSUFFICIENZA L’importanza che, nella sua Regola, san Benedetto dava al lavoro era una novità rivoluzionaria: infatti nel mondo antico il lavoro manuale era considerato una condanna ed era svolto solo dai più poveri e dagli schiavi. Il lavoro dei monaci doveva assicurare l’autosufficienza dell’abbazia. I monaci quindi coltivavano i campi, allevavano il bestiame, svolgevano attività artigianali. I primi secoli del Medioevo furono un periodo molto difficile per l’Europa: molte terre venivano abbandonate e lasciate incolte; i terreni diventavano paludosi; le avanzate tecniche di coltivazione utilizzate dai Romani erano state dimenticate.

I MONASTERI ERANO CENTRI ECONOMICI I monasteri benedettini, invece, erano centri economici all’avanguardia. I monaci seminavano nelle zone incolte, prosciugavano terreni paludosi e diffondevano tra i contadini delle zone circostanti nuovi strumenti, nuove tecniche e nuove colture. Molti laici ricchi morendo lasciavano beni e terre ai monasteri, perché desideravano che i monaci pregassero per le loro anime. Per questo motivo ben presto monasteri e abbazie diventarono proprietari di vasti possedimenti.

I MONASTERI ERANO CONSIDERATI RIFUGI SICURI Molte persone chiedevano di farsi monaci, non solo per fede religiosa ma anche perché i tempi erano difficili e i monasteri erano considerati rifugi abbastanza sicuri. Nel monastero al lavoro manuale era affiancato un altro tipo di lavoro: quello intellettuale. San Benedetto, infatti, voleva che i suoi monaci sapessero leggere e scrivere (cosa allora rara) per poter studiare e meditare la parola di Dio.

GLI AMANUENSI Per farlo era però necessario avere i libri. Non era ancora stata inventata la stampa e i libri potevano essere riprodotti solo copiandoli a mano. Coloro che si dedicavano a questa attività erano detti amanuensi. Ecco perché uno degli ambienti più importanti dell’abbazia era lo scriptorium (in latino, “luogo dove si scrive”). Esso era di solito un vasto ambiente esposto a sud e con molte vetrate per godere di tutta la luce possibile.

LA COPIATURA ATTO DI PREGHIERA Soprattutto nelle giornate invernali, gli amanuensi erano esentati dalle preghiere in modo da sfruttare tutte le ore di luce. Si pensava che anche la copiatura fosse un atto di preghiera e di amore, perché il libro sarebbe andato a illuminare le menti e i cuori di altri uomini. Nei monasteri non si copiavano solo testi sacri, ma anche opere di grandi autori latini e greci. Così, grazie alla paziente opera degli amanuensi, sono arrivati sino a noi tanti capolavori dell’antichità greca e romana che altrimenti sarebbero andati perduti. Per questo possiamo dire che i monasteri furono allora veri e propri centri di cultura

Sopra a tutti c’è il sovrano

Ora e LABORA