Film, immagini,testimonianze

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Transcript della presentazione:

Film, immagini,testimonianze LA MEMORIA Film, immagini,testimonianze

Tre film che abbiamo visto: 1) Il diario di Anna Frank 2) La vita è bella 3) Jona che visse nella balena

I nostri commenti sul film “Il diario di Anna Frank”. Gli olandesi debbono difendersi dai tedeschi che hanno invaso l’Olanda. La famiglia Frank e la famiglia Van Daan si rifugiano all’ultimo piano dell’edificio dove lavora il signor Otto, dietro una libreria dove una scaletta conduce a un piccolo appartamento segreto. .

Un brutto giorno però vengono scoperti. Restano così nascosti per due anni: al primo piano c’è la fabbrica, al secondo gli uffici e al terzo loro. Un brutto giorno però vengono scoperti. .

Anna Frank, la figlia più giovane, è una bambina innamorata di Peter, un ragazzo giovane come lei . Ha fatto tanti progetti per la sua vita, che non si realizzano perché finisce in un campo di concentramento dove muore. .

Un mese dopo in quel campo arrivano i russi e liberano tutte le persone rimaste , ma dei Frank è rimasto vivo solo il padre. Anna Frank era una bambina piena di vitalità. Era molto buona, aveva gli occhi marroni, era magra e aveva solo dodici anni. .

“Anna scrive il suo diario” disegno di Guido.

“I tedeschi fanno irruzione nel nascondiglio segreto” disegno di Alice.

“Il treno porta la famiglia Frank nel campo di concentramento” disegno di Ivan.

I nostri commenti sul film “Jona che visse nella balena” Quando era nel campo di concentramento Jona rimpiangeva la vita di prima, cioè la vita da bambino normale, coi suoi giochi, con l’affetto dei genitori e questo gli dava la forza di vivere. .

Nel campo Jona aveva a che fare con bambini più grandi di lui e aveva troppa fiducia in loro ed essi ne approfittavano. .

Questi bambini erano così duri perché vedevano tutte quelle sofferenze e quei maltrattamenti. Jona si sottoponeva a tutte le prove senza rendersi conto che i più grandi sfogavano la loro violenza sui più piccoli. .

Per esempio quando lo mandano all’obitorio proprio dove c’era il cadavere di suo padre . Lui rimane shockato anche a vedere il cuoco morto, quel cuoco che gli dava da mangiare gli avanzi dei soldati. E intanto i più grandi ridono. .

Jona si accorse di essere perseguitato dai nazisti quando un bambino cosiddetto di razza ariana gli distrusse il castello di sabbia , gli ruppe l’annaffiatoio e gli disse “sporco ebreo”.

Una volta uscito vivo dal campo di concentramento, Jona è completamente solo e non è normale. Non vuole mangiare, rimpiange nei suoi ricordi quando suo padre lo portava sulle spalle, le sue feste di compleanno, il suo papà che scriveva a macchina e gli sorrideva. .

Perde anche la mamma ma poi, con la sua nuova bicicletta e con l’amore dei suoi genitori adottivi, ricomincia ad amare la vita. I disagi nel campo di concentramento erano che facevano lavorare per forza, anche i bambini e se facevano qualche sbaglio li frustavano. .

Nei campi di concentramento non davano da mangiare e da bere a sufficienza, li facevano dormire sopra un po’ di paglia e se si ammalavano non li curavano ma li uccidevano. Ma soprattutto erano privati di qualsiasi diritto e gli mancava la libertà. .

Questo film fa dispiacere. Nessuno aveva più alcun diritto, dovevano obbedire e basta, non potevano fuggire. Questo film fa dispiacere. .

“Jona ripensa sempre al suo papà che alla macchina per scrivere gli insegna il suo nome” disegno di Cristian.

“Il padre di Jona muore” disegno di Jessica.

I nostri commenti sul film “La vita è bella “. Per farli soffrire di più i tedeschi li bastonavano, gli facevano patire il freddo, gli toglievano il nome e gli davano un numero. Ma soprattutto gli mancava la libertà. Guido e suo figlio Giosuè erano insieme in una baracca, separati dalla mamma. Di giorno Guido andava a lavorare e teneva nascosto il figlio nella baracca. .

Il senso del film è che il padre, Guido, faceva credere al figlio, per rendergli meno difficile il campo di concentramento, che era un grandissimo gioco . Ogni giorno bisognava fare dei punti e dopo aver accumulato mille punti si vinceva un premio, cioè un carrarmato. .

Ma non era affatto un gioco: nel campo i disagi e le sofferenze erano numerose: non mangiavi abbastanza e quindi eri denutrito, eri considerato un nemico; ti facevano dormire sulla paglia, le famiglie venivano divise, i maschi da una parte e le donne dall’altra, mai liberi. I bambini li facevano lavorare a togliere il cuoio dalle scarpe e se ti cadeva il coltello ti davano delle frustate; non avevi i tuoi diritti. .

E non rinuncia a farlo ridere per l’ultima volta. La moglie Dora era separata da loro perché i tedeschi separando i parenti li facevano soffrire di più. Il film finisce che Guido dice a suo figlio:”Entra dentro a questo rifugio ed esci solo quando non sentirai più rumori.” E non rinuncia a farlo ridere per l’ultima volta. .

E infatti ha vinto la gara di riportare a casa la vita. Poi un tedesco fucila Guido, la madre e il figlio si salvano. Arrivano gli alleati, in questo caso gli americani, con un carrarmato e Giosuè pensa davvero di avere vinto la gara. E infatti ha vinto la gara di riportare a casa la vita. .

Io penso che non era giusto che i tedeschi uccidessero le persone per le loro razze. Questo film mi è piaciuto. Mi è dispiaciuto che sia morto il padre. All’inizio fa ridere ma alla fine è triste. .

“- La vita è bella- pensa Giosuè vedendo il carrarmato americano” disegno di Alessandro.

“Il treno riporta a casa Giosuè e la sua mamma” disegno di Andrea.

“Giosuè si nasconde e si salva” disegno di Giorgia.

“I tedeschi abbandonano il campo di concentramento mentre Giosuè , che se ne sta ben nascosto come gli aveva raccomandato il suo papà, si salva” disegno di Marco.

LA TESTIMONIANZA INCONTRO CON IL SIGNOR GASIANI Venerdì 25 febbraio 2005 alle 10 è arrivato un signore di nome Armando Gasiani. Quando è arrivato l’abbiamo fatto accomodare nell’aula delle insegnanti . Lui è stato sempre in piedi , perché preferiva raccontarci la sua storia guardandoci in faccia, stando a sedere non riusciva a vederci, dato che eravamo in tanti. .

Il signor Gasiani si è subito presentato dicendo : “ Buongiorno io mi chiamo Armando Gasiani, ho 77 anni. Oggi vi racconterò come sono stato deportato in un campo di concentramento”. Armando Gasiani è un uomo di media statura, ha gli occhi azzurri, ha i capelli quasi tutti bianchi ed era vestito con una giacca grigia e un paio di pantaloni molti eleganti. .

La storia del signor Gasiani mi ha trasmesso tristezza e paura, perché io penso che non sia giusto che alcune persone facciano violenza contro le altre. Da oggi in poi cercherò di aver rispetto per tutti, senza fare differenze di alcun genere. .

Ascoltavamo con attenzione …

I nostri diari testimoniano la sua visita, perché sono stati da lui autografati.

La dedica e l’autografo del Signor Gasiani per noi.

……… poi si è congedato lasciandoci il prezioso patrimonio dei suoi ricordi.

GRAZIE, SIGNOR GASIANI anche per averci regalato il suo libro “Finchè avrò voce” che abbiamo letto e commentato.

Dopo la lettura del libro abbiamo fatto le nostre considerazioni. Per quale motivo, secondo te, è stato scritto questo libro? …raccontare la cattiveria che era dentro ai cuori dei kapò e dei nazisti (Giorgia P.) …quando si fermerà il suo cuore il ricordo di ciò che ha vissuto continuerà a vivere negli anni, per ricordare che il razzismo è un reato…(Alessandro G.) …ci sono state molte ingiustizie…molte persone furono costrette a lavorare nei campi di concentramento per poi avere in cambio: la morte…(Andrea C.) ..…cioè di stare attenti a quelle ingiustizie, le quali possono rimaterializzarsi (Alice P.) ………………………………………………………………………………………………… ………………………….

F I N E Presentazione realizzata dagli alunni della IV B della Scuola 2Agosto di Bologna Alice, Giorgia, Marco, Jessica, Andrea, Ivan, Alessandro, Cristian, Guido Anno Scolastico 2004/05 .