Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

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Transcript della presentazione:

Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2014/2015 Giovanni Bernardini giovanni.bernardini2@unibo.it

Calendario lezioni Settembre: 29-30 Ottobre: 6-7 13-14 20-21 27-28 Novembre: 10-11 17-18 24-25 Dicembre: 1-2 15-16

Libri di testo E. Di Nolfo “Dagli imperi militari agli imperi tecnologici” F. Romero “Storia della Guerra fredda” M. Campus (a cura di) “Sviluppo, crisi, integrazione” – escluso il primo saggio Presentazioni delle lezioni (a disposizione degli studenti

Corso diviso in due parti Dalla prima guerra mondiale alla genesi della Guerra fredda E. Di Nolfo fino a p. 212 F. Romero fino a p. 72 M. Campus saggi 2, 3, 4, 5 Dalla “globalizzazione” della Guerra fredda alla sua conclusione e oltre E. Di Nolfo da p. 213 a p. 419 F. Romero fino a p. 73 a p. 346 M. Campus saggi 6, 8, 9, 10, 11

Corso diviso in due parti Le due parti corrispondono a due scritti, riservati ai frequentanti delle lezioni Proposta: relazioni in classe sui saggi del libro “Sviluppo, Crisi, Integrazione”

Argomenti del corso XX Secolo Principali chiavi di lettura Prima parte: 1917-1947 Seconda parte: 1947-1992 Principali chiavi di lettura La lunga agonia degli imperi tradizionali La fine della centralità europea Successi e fallimenti delle istituzioni per la sicurezza collettiva L’antagonismo geopolitico e ideologico della Guerra fredda Le radici della nuova “globalizzazione” Nuovi imperi?

Esame Scritto NO integrazione orale 4 domande aperte Criteri di valutazione: Coerenza con la domanda Capacità di sintesi Integrazione dei testi e delle lezioni

Storia delle Relazioni Internazionali Interazioni di soggetti collettivi e popoli, o comunque di raggruppamenti umani che si sono percepiti come distinti, hanno caratterizzato la storia da sempre Migrazioni, scontri per le risorse, guerre di conquista, esplorazioni geografiche, commerci: tutte manifestazioni relazionali I concetti e le realtà che definiamo stati e nazioni (non sono sinonimi!) sono giunte più tardi, assieme a fenomeni e processi sovranazionali (es: dibattito degli anni ‘90 sulla fine dello stato nazionale)

Storia delle Relazioni Internazionali Lo studio autonomo delle relazioni internazionali, in quanto aspetto della vita socio-politica che condiziona l’esistenza dell’umanità, ha assunto una evidenza dominante solo da pochi decenni. Si pensi a termini come decolonizzazione, Guerra fredda, Globalizzazione Fenomeni che pervadono l’esistenza e quindi richiedono una considerazione in sé e per sé

Storia delle Relazioni Internazionali Studiare l’ “aspetto internazionale” di ogni tema perché Ogni tema acquista connotazioni diverse dal punto di vista internazionale

Storia delle Relazioni Internazionali Esiste una realtà internazionale che richiede di essere guardata come qualcosa che accompagna, e spesso condiziona, anche le vicende interne a ogni gruppo sociale La spinta a studiare il fenomeno è venuta anche dalla domanda: questo accade nel caos o vi sono norme, valori, interessi e comportamenti che hanno una valenza ripetitiva e quindi strutturale?

Storia delle Relazioni Internazionali Vi è una differenza tra teorici e storici delle relazioni internazionali: I primi aspirano a definire nomoteticamente (cioè sotto forma di leggi scientifiche) le costanti che contraddistinguono le relazioni internazionali Lo storico invece guarda a temi generali o particolari che hanno contorni precisi e per i quali si cercano spiegazioni, comprensioni, narrazioni

Storia delle Relazioni Internazionali In generale, quando si studia la storia, modelli e teorie hanno una funzione euristica, ovvero consentono l’individuazione di domande significative da rivolgere alle fonti su cui si lavora Esempio: “Impero” e “Guerra fredda” Dalla storia diplomatica alla storia delle relazioni internazionali

Storia delle Relazioni Internazionali L’obiettivo di fondo è raggiungere una maggiore completezza della conoscenza dei fenomeni storici Per lo studio della storia delle relazioni internazionali, nello specifico, c’è la pretesa che esso sia utile anche per capire la profondità di eventi e processi (le “forze profonde”) che ci circondano e coinvolgono le nostre vite, singolarmente e a livello collettivo Se non a capire i “perché”, almeno a farsi un’idea del “come”

Il XX secolo Secolo “breve” o “lungo”? Fase di enormi cambiamenti, le cui ripercussioni sono ancora troppo vicine: rassegnarsi a tensioni critiche e divergenze di interpretazioni, che sono la vera materia di cui è fatta la storia e che la distinguono dalla semplice memoria (individuale e collettiva)

Il XX secolo Isaiah Berlin: “Ricordo il ventesimo secolo soltanto come il secolo più terribile della storia occidentale” Rita Levi Montalcini: “Nel ‘900 ci sono state, nonostante tutto, rivoluzioni positive: penso all’emergere del quarto stato, penso alla donna che dopo secoli di repressione è riuscita a venire alla ribalta”

Il XX secolo William Golding: “Non posso fare a meno di pensare che questo deve essere stato il secolo più violento nella storia dell’umanità” Severo Ochoa: “Considero fondamentale il progresso scientifico, che nel XX secolo è stato veramente straordinario. Guardo l’incredibile sviluppo della medicina e penso alla scoperta degli antibiotici. L’evoluzione e il progresso scientifico a mio parere caratterizzano questo secolo” Franco Venturi: “Cosa è stato il XX secolo? È una risposta impossibile per uno storico. Il XX secolo, per me, è soltanto il tentativo sempre ripetuto di capirlo”

Argomenti del corso Principali chiavi di lettura La lunga agonia degli imperi tradizionali La fine della centralità europea Successi e fallimenti delle istituzioni per la sicurezza collettiva L’antagonismo geopolitico e ideologico della Guerra fredda Le radici della nuova “globalizzazione” Nuovi imperi?

La “Grande Guerra”

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La “Grande Guerra”

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La “Grande Guerra”

La “Grande Guerra” 20 milioni le persone menomate, disabili o traumatizzate in modo irreversibile. La Francia perse quasi il 20% degli uomini in età militare. Se si considerano i “menomati”, non più di un soldato francese su tre superò indenne la guerra. Gli inglesi persero nel conflitto mezzo milione di uomini sotto i trent’anni, perlopiù appartenenti alle classi elevate, tra cui un quarto degli studenti di Oxford e Cambridge. (“Le tempeste d’acciaio”) Gli Stati Uniti persero 116mila uomini in meno di due anni di guerra e su un fronte limitato.

La “Grande Guerra” La coscrizione universale, introdotta per la prima volta in Prussia nel 1814, divenne alla fine del XIX secolo la norma per la maggior parte delle potenze militari, consentendo la creazione di grandi eserciti permanenti. Il treno e il telegrafo, invenzioni della metà del secolo, rivoluzionarono la Iogistica della guerra, permettendo di spostare eserciti smisurati a distanze enormi. Nella prima guerra mondiale, il 14% della popolazione europea fu chiamata alle armi contro l'1% di arruolati al tempo delle guerre napoleoniche.

La “Grande Guerra” Gli eserciti dei ventesimo secolo erano inoltre dotati di armi molto più potenti dei loro predecessori: fucili e cannoni che colpivano a maggior distanza e, per la prima volta, aviazione militare, carri armati e armi chimiche. Durante la prima guerra mondiale, complessivamente, le nazioni belligeranti produssero circa 206.000 aerei militari. Nella battaglia di Jena dei 1806, Napoleone sconfisse la Prussia con soli 1.500 colpi di artiglieria. A confronto, la Francia produsse 200.000 proiettili al giorno durante la prima guerra mondiale e considerava questa produzione inadeguata.

La “Grande Guerra” La prima guerra mondiale causò una caduta così radicale degli standard di vita europei che solo nel 1924 l'Europa occidentale riconquistò il grado di benessere d'anteguerra. lo storico militare Martin van Crefeld affermò: "la guerra, lungi ormai dall'essere strumento al servizio dello stato, minaccia ora di divorarlo, e con esso il popolo, l'economia, la politica e tutto il resto".

La “Grande Guerra”

La “Grande Guerra” Cause e conseguenze culturali Convinzione che la lotta per la supremazia e la sopravvivenza tra le potenze fosse inevitabile Radicalizzazione dei nazionalismi Darwinismo diffuso tra le classi dirigenti: la guerra come banco di prova delle nazioni e occasione per “migliorare i popoli” Coinvolgimento e/o passività delle masse popolari Autonomia concessa agli Stati Maggiori e alla rigidità dei piani di mobilitazione Convinzione che la guerra sarebbe stata breve, e che fosse meglio attaccare per primi

La “Grande Guerra” La Guerra fu il catalizzatore di mutamenti politico-sociali che erano già in corso dalla fine dell’Ottocento: avvento della società di massa Dopo la guerra, la presenza delle masse nel processo di formazione delle decisioni politiche si sarebbe imposta in modi che avrebbero condizionato forma, sostanza e metodi delle relazioni internazionali La “guerra di massa” provocò cambiamenti socio-economici destinati a durare ben oltre la sua conclusione Alla conclusione, emergeranno il nazionalismo estermistico e il socialismo-comunismo

La “Grande Guerra” La guerra mette in luce l’importanza del controllo delle materie prima per la loro valenza sia economica generale che bellica Controllo di aree strategiche in tal senso (bacini metalliferi, Medio Oriente) Guerra rivoluzionaria perché, nella sua conclusione, sembra inscritto l’inizio della fine della centralità europea

La “Grande Guerra” Cause politiche Contesto competitivo e conflittuale delle relazioni tra le principali potenze europee Rottura dell’equilibrio internazionale dopo la nascita del Secondo Reich tedesco Revanscismo francese Espansionismo tedesco marittimo e coloniale Consolidamento dell’alleanza franco-russo-britannica in chiave antitedesca Stato di crisi degli imperi plurinazionali Cronica instabilità dell’area balcanica

La “Grande Guerra” La formazione delle alleanze Ascesa politica ed economica della Germania in Europa e oltre: colonie e mari, Balcani, Medio Oriente, Asia, ma anche potenza economica industriale che supera ormai anche la Gran Bretagna (la “seconda rivoluzione industriale” porta in primo piano la Germania e gli Stati Uniti) Sottovalutazione tedesca della necessità di un accordo con la Gran Bretagna Da 1904, le preoccupazioni britanniche si uniscono a quelle francesi e nasce l’intesa tra i due paesi (rivali storici!)

La “Grande Guerra” Dall’altra parte, alla Germania rimanevano i rapporti in espansione con l’Impero Ottomano e quello tradizionale con l’Impero Austro-Ungarico (entrambi messi in crisi dall’emergere della “questione nazionale”) Triplice Alleanza con l’Italia sempre più pregiudicata dagli interessi conflittuali nei Balcani; nel 1909 accordo tra Italia e Russia per il mantenimento dello status quo nei balcani L’Intesa si allarga anche alla Russia: regimi estremamente diversi, accomunati di fatto soltanto dagli intenti antitedeschi Nel 1907, se si esclude il caso peculiare dell’Italia, le alleanze in Europa sono passate da una fase di fluidità e una di irrigidimento

La “Grande Guerra” Le prove generali del conflitto: Crisi balcaniche: annessione della Bosnia-Herzegovina da parte dell’Impero Austro-Ungarico, forte reazione italiana e russa; la Triplice Alleanza ha un carattere ormai precario Crisi del Marocco Guerra italiana per la Libia 1912: seconda guerra nei Balcani. Tensioni nazionaliste irrisolte, alleanza tra Serbia e Russia, sbriciolamento dell’Impero Ottomano.

La “Grande Guerra” La “scintilla” e gli sviluppi militari 28 giugno 1914: assassinio a Sarajevo dell’Arciduca Francesco Ferdinando per mano di un nazionalista serbo di nazionalità austro-ungarica Azione politica deliberata: l’Arciduca era convinto della necessità di contenere il nazionalismo serbo Idea di una guerra limitata e “chirurgica” Ultimatum con clausole inaccettabili (giurisdizione penale austriaca sulla Serbia) 28 luglio: dichiarazione di guerra austriaca 30 luglio: mobilitazione russa

La “Grande Guerra” 1-3 agosto: la Germania dichiara guerra alla Russia e alla Francia 4 agosto: la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania 6 agosto: l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Russia Il 2 agosto l’Italia aveva dichiarato la propria neutralità. Sarebbe entrata in guerra soltanto dopo aver stipulato il patto segreto di Londra con l’Intesa (26 aprile 1915). Entrata in guerra il 24 maggio 1915 con l’Austria-Ungheria e soltanto il 26 agosto 1916 con la Germania.

La “Grande Guerra” 1 novembre 1914 l’Impero Ottomano entra in guerra a fianco degli imperi centrali. La guerra si estende in Medio Oriente, dove i britannici portano dalla loro parte i potentati locali contro Costantinopoli In agosto entra in guerra anche il Giappone contro la Germania Su teatro europeo occidentale in particolare, la guerra “lampo” si trasforma in una logorante guerra di trincea (che diventa il simbolo stesso della prima guerra mondiale) Tra il 1915 e il 1917 non si verificano progressi significativi su alcun fronte, mentre i costi umani e materiali aumentano vertiginosamente…

La “Grande Guerra” Sviluppi politici e diplomatici Miopia degli stati maggiori e di molti leader politici europei: la guerra non è di breve durata e non riguarda soltanto una ridefinizione dei rapporti di forza nella penisola balcanica Si può attribuire la responsabilità dell’estensione della guerra soltanto agli automatismi delle alleanze o alla volontà dei militari? Evidentemente no. Semmai essa fu il frutto di spinte espansive che aumentarono con il procedere della guerra: obiettivi sempre più vasti

La “Grande Guerra” Sottovalutazione delle conseguenze: nessuno pensava né auspicava un mutamento così profondo della mappa e della configurazione del potere in Europa Ridefinizione degli obiettivi durante il corso della guerra: Impero austro-ungarico lotta per la propria sopravvivenza e per una limitata revisione a proprio favore nei Balcani La Germania conta di affermare la propria primazia in Europa e di estendere la propria influenza in Africa e in Medio Oriente

La “Grande Guerra” Da parte dell’Intesa: larghe concessioni sulla carta alla Russia, di cui si temeva un crollo. Si promette persino il controllo di Costantinopoli Ampie promesse anche all’Italia per forzarne l’ingresso in guerra: col patto di Londra si garantisce il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia (ma senza Fiume), un terzo della Dalmazia, piena sovranità su Valona e protettorato sull’Albania, piena sovranità sul Dodecaneso, zone di influenza in Turchia e miglioramento dei confini coloniali Promesse di estensione importante anche alla Romania

La “Grande Guerra” Ma il caso più eclatante fu il trattamento riservato al Medio Oriente: Accordi Sykes-Picot del 1916 sulla spartizione della “mezzaluna fertile”: alla Francia influenza su Siria e Libano, alla Gran Bretagna Palestina e Irak. Ma anche: creazione di uno stato arabo indipendente dai confini ancora incerti, promessa dal Colonnello Lawrence ai custodi della Mecca E infine: “dichiarazione Balfour”: impegno britannico di fronte al movimento sionista nella quale si esprimeva l’auspicio che il popolo ebreo avesse finalmente una “casa nazionale” in Palestina

La “Grande Guerra” Al Giappone si promettevano i possedimenti tedeschi nel Pacifico e le concessioni in Cina Più in generale, per Francia e Gran Bretagna la guerra diventava un momento di ridistribuzione del potere in Europa e nel mondo Due eventi extraeuropei (più ancora per le caratteristiche che dal punto di vista geografico) cambiarono lo scenario nel 1917

La Rivoluzione d’Ottobre Dal febbraio 1917 (se non dal 1905) la Russia vive uno stato di rivoluzione, prodotto anche dalla pessima gestione dello sforzo bellico Caduta dello Zar, governo moderato che prosegue lo sforzo bellico ma con sempre minore capacità di imporre le proprie decisioni Ritorno di Lenin ad aprile, grazie all’aiuto tedesco Rivoluzione di Ottobre: il potere ai soviet, appello ai governi e ai popoli per la pace immediata Trattato di Brest-Litovsk del 3 marzo 1918: clausole durissime

La Rivoluzione d’Ottobre Benefici molto limitati per gli Imperi centrali: torna a dilagare in Europa la speranza rivoluzionaria, sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria in Russia. Nel 1914 l’idea di una frattura tra la causa dei regimi imperialisti e quella dei popoli era parsa remota. La maggior parte dei socialisti si era allineata alle “unioni nazionali” dietro paraventi e giravolte ideologiche difficili da digerire. Dall’ottobre del 1917 tutto tornava possibile

La Rivoluzione d’Ottobre Già in luglio il Reistag chiedeva una pace di compromesso Appello di Benedetto XV contro “l’inutile strage” In generale, dopo ottobre 1917 il contenimento del “contagio” rivoluzionario diventa un nuovo obiettivo per la guerra e il dopoguerra

Gli Stati Uniti in guerra: il wilsonismo Nell’ultimo quarto del XIX secolo, gli Stati Uniti erano entrati in una fase di imponente crescita economica e demografica (popolazione pressoché triplicata) Nel 1913 la produzione manufatturiera degli Stati Uniti era maggiore di quella di Gran Bretagna e Germania insieme. Sono di fatto una superpotenza economica senza rivali Fino al 1900 circa non avevano condotto una politica internazionale di grande rilievo: ad esempio, non necessitavano del colonialismo perché avevano in casa le risorse naturali necessarie, e con l’immigrazione anche quelle umane

Gli Stati Uniti in guerra: il wilsonismo Anche il mercato interno era sufficiente a garantire l’espansione economica, e per il resto spesso le merci si imponevano anche a livello internazionale per la loro qualità C’era inoltre un senso radicato di unicità della politica statunitense, soprattutto in rapporto alla bellicosa e corrotta Europa. L’unica politica espansionistica era condotta nel continente americano Fase di espansione finanziaria e politica della “porta aperta”. Diplomazia del dollaro e politica orientata alla libertà di movimento per merci e capitali, soprattutto verso il Pacifico

Gli Stati Uniti in guerra: il wilsonismo Presidenza Wilson: mentre l’Europa precipita nel caos, lui dichiara “L’America apparirà in piena luce quando tutti sapranno che essa pone i diritti umani sopra ogni altro diritto e che la sua bandiera non è solo dell’America ma dell’Umanità”. Pacifismo, progressismo, internazionalismo Soluzioni arbitrali, contro la diplomazia segreta, rendere la guerra un mezzo per la risoluzione dei conflitti semplicemente obsoleto Come sempre, però, le idee viaggiano sulle spalle dei rapporti di forza, e in questo caso sulla potenza economica statunitense

Gli Stati Uniti in guerra: il wilsonismo Tra il 1914 e il 1917 le esportazioni USA in Europa raddoppiano. Alla vigilia della guerra gli Stati Uniti dovevano alla Gran Bretagna oltre 3 miliardi di dollari; nel 1917 erano creditori per 5 miliardi Dal punto di vista finanziario, la svolta è ancora più radicale: alla fine della guerra i prestiti agli alleati ammontavano a 9,5 miliardi di dollari. New York si avvia a soppiantare Londra come capitale finanziaria mondiale. Dall’equidistanza di facciata si passa presto all’ostilità nei confronti dei tedeschi (Lusitania, guerra sottomarina)

Gli Stati Uniti in guerra: il wilsonismo Opportunità offerte dalla guerra: conflitto disumano da cui doveva uscire emergere un nuovo ordinamento internazionale “Né vinti né vincitori” Uguaglianza delle nazioni Autogoverno dei popoli Riduzione degli armamenti Libertà dei mari e del commercio Lega perpetua delle nazioni

Gli Stati Uniti in guerra: il wilsonismo Ma la ragione dell’impegno ideale di Wilson risiede anche nel confronto a distanza con le idee di Lenin e dei bolscevichi: Pace giusta e perpetua per tutti i popoli in un mondo di nazioni che si autodeterminano Contro Pace attraverso l’alleanza internazionale dei lavoratori e l’unica guerra “giusta”: il conflitto di classe L’8 novembre 1917 il Congresso dei Soviet approva l’appello ai popoli per la pace. Dopo esattamente due mesi Wilson condensa le sue idee nel “Quattordici punti”

Gli Stati Uniti in guerra: il wilsonismo Dal punto di vista materiale, l’intervento statunitense segnava il punto di non ritorno: non soltanto per l’afflusso di uomini ed equipaggiamenti militari, ma perché garantiva risorse praticamente infinite all’Intesa mentre quelle degli imperi centrali erano ormai allo stremo. La diffusione delle idee wilsoniane fecero il resto, soprattutto per quanto riguardava l’impero austro-ungarico Tra ottobre e novembre i tre componenti della Triplice Alleanza crollano e firmano armistizi Un segno di quanto la guerra ha GIA’ cambiato la realtà europea: i vincitori si accingevano a stipulare la pace con soggetti diversi da quelli contro cui avevano combattuto

La pace Wilson arriva in Europa per partecipare alle trattative, imponendo la presenza di altri capi di governo. Viaggio trionfale nelle principali capitali europee. Impone agli alleati i “Quattordici punti” come punto di partenza per i negoziati di pace di Parigi, e di fatto come ordine del giorno della conferenza. Preambolo: “Tutti i popoli del mondo hanno il nostro stesso interesse, e per conto nostro vediamo molto chiaramente che, a meno che non sia fatta giustizia agli altri, non sarà fatta a noi. Perciò l programma della pace nel mondo è il nostro stesso programma: e questo stesso programma, il solo possibile, secondo noi, è il seguente”

La pace Pace “senza vinti né vincitori”; rispetto delle necessità degli sconfitti Fine della diplomazia segreta Libertà di navigazione Soppressione delle barriere al libero commercio: principio della “porta aperta” (divenne ben presto evidente come questo corrispondesse innanzitutto a interessi statunitensi) Limitazione degli armamenti Gli interessi delle popolazioni delle colonie hanno egual peso di quelli delle potenze coloniali Società delle Nazioni a garanzia

La pace In generale, rispetto del principio di nazionalità e autodeterminazione dei popoli. Non mancano contraddizioni: il principio è ricordato soltanto a proposito dell’Italia, ma non in altri casi. Assicurare uno sbocco al mare per Serbia e Polonia: contraddizione col principio di nazionalità Nascita di Cecoslovacchia e Jugoslavia: contraddizioni apparenti o latenti col principio di nazionalità a vantaggio del cosiddetto “cordone sanitario” che doveva isolare la Russia

La pace Lo scontento degli altri vincitori: Italia e i confini Francia e la cancellazione del pericolo tedesco (trattato di garanzia cinquantennale poi decaduto) Gran Bretagna: deve dichiararsi svincolato da tutti i trattati segreti stipulati durante la guerra Scontento generale per l’imposizione del Covenant (patto costitutivo della Società delle Nazioni) come premessa del Trattato di Versailles del giugno 1919

Società delle Nazioni Doveva trasformare la natura stessa dei conflitti, portandoli dal piano bellico a quello giuridico 26 articoli con norme preventive (arbitrato, disarmo, mediazione, intervento politico della SdN, Corte internazionale permanente di giustizia) In caso di conflitti più gravi: sanzioni economiche, politiche e militari Tre organi: Segretariato, Assemblea, Consiglio Regola dell’unanimità Destinata a perdere presto di efficacia

Pace con la Germania Accordi preliminari su materie extraeuropee (soprattutto Gran Bretagna e Giappone): Inserito nello statuto della Società delle Nazioni l’istituto del “mandato”, che di fatto maschera l’appropriazione-creazione di nuove colonie Sulla questione tedesca la speranza in una pace “senza vincitori né vinti” si rivelò vana. Salva l’integrità territoriale ma perdite gravi verso tutti i vicini (Danzica) Saar posta sotto controllo internazionale in attesa di un plebiscito per il 1935 (carbone alla Francia)

Pace con la Germania Smilitarizzazione e occupazione della Renania Abolizione della coscrizione obbligatoria e forte limitazione dell’esercito Perdita della flotta e delle colonie Ma soprattutto: pagamento di una cifra letteralmente impossibile come riparazioni che avrebbero dovuto impegnare la Germania per mezzo secolo, di fatto condizionandone gravemente la rinascita Contrariamente a quanto aveva fatto credere Wilson, i tedeschi non poterono intervenire alla conferenza per la pace e furono chiamati soltanto a firmare il trattato

Pace con l’Austria Dissoluzione dell’impero Austro-Ungarico Austria circoscritta al territorio abitato da popolazioni di lingua tedesca Nascono Cecoslovacchia e Ungheria, territori alla Romania e alla neonata Jugoslavia Divieto di unificazione con la Germania Anche l’Ungheria riceve un trattamento durissimo

Pace con la Turchia È il caso più interessante, che per molti versi ci proietta già verso il dopoguerra: Fine dell’Impero Rinuncia a tutti i territori esterni alla penisola anatolica Grandi cessioni di territori insulari alla Grecia Indipendenza dell’Armenia e autonomia del Kurdistan Finanze imperiali sotto controllo dei vincitori Controllo internazionale sugli stretti (in chiave antibolscevica)

Pace con la Turchia Il trattato durò meno di un anno: Colpo di stato militare Repubblica unitaria, nazionalmente compatta, laica e “moderna” Progressiva rinuncia degli occidentali e ritiro delle truppe Sconfitta delle truppe greche; tragici spostamenti di popolazioni Nel 1921 il governo turco firma il primo trattato con il governo rivoluzionario russo La nuova situazione viene sanzionata con un trattato nel 1923

Il clamoroso ritiro degli Stati Uniti Dal 1919 Wilson è sotto attacco dall’opposizione repubblicana: tentazioni di ritorno all’isolazionismo e rifiuto di prendere impegni in Europa in tempo di pace Malattia di Wilson Marzo 1920: il Congresso boccia il Covenant, gli Stati Uniti non entrano nella SdN e ritirano la garanzia alla Francia. L’assetto europeo non ha alcuna tutela.

Conclusioni Ad esclusione della Gran Bretagna, insoddisfazione generale in Europa sia per vincitori che per i vinti Nascono miti su cui soffierà forte il vento del nazionalismo negli anni a seguire Problema dell’integrazione definitiva delle masse nella vita politica e sociale dopo il loro coinvolgimento nella guerra I rischi rivoluzionari dell’ordine sociale erano sostenuti dall’esempio e dall’appoggio del nuovo regime sovietico Sempre più evidente la necessità di controllare le materie prime, come la guerra ha dimostrato

Conclusioni Per quanto all’epoca la percezione non fosse così evidente, l’Europa iniziava il proprio declino a fronte di soggetti extraeuropei o “diversi” per ragioni ideologiche Per quanto in modo diverso e per ora non incisivo, sia i bolscevichi che Wilson avevano messo in luce come il colonialismo fosse un problema crescente che rischiava di esplodere in tempi anche brevi L’ordine di pace era un “laboratorio costruito su un cimitero” (T. Masaryk), e le premesse erano tutt’altro che rassicuranti

Conclusioni Per il momento, il numero dei regimi democratici parlamentari (monarchie o repubbliche) in Europa passava da 3 a 13. Entro pochi anni il numero sarebbe tornato a diminuire drasticamente.