La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto Una evidente scelta lucana o messaggio al lettore: il testamento pastorale di Paolo, un racconto autobiografico nella (auto-)biografia della chiesa l’annunzio è indissociabile dalla vita e dalla forma viva che l’esistere in Cristo conferisce ad esso. Il testamento pastorale di Paolo mostra come la vita stessa dell’apostolo diventa modello di annunzio. Una forma viva di annunzio che merita di essere ricordata e indicata per il passaggio del testimone tra le generazioni. Forma viva dell’annunzio, la vita pulsante dell’Apostolo nelle gioie e nei dolori (cf. 20,18-21; 25-27.31.33-35. Cf. 1Sam 12). Un’altra scelta evidente: l’insistenza sulla presentazione del modello ecclesiale rappresentato dalla chiesa di Gerusalemme: tre sommari maggiori e qualche sommario minore concentrati nei primi 5 capitoli
I sommari dei capp. 1-5: la vitalità della chiesa ad intra La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto I sommari dei capp. 1-5: la vitalità della chiesa ad intra (1,14) “Insistevano (continuità e tenacia del gruppo) di comune accordo (con lo stesso sentire) nella preghiera (vita di comunione con Dio)”. Si trova qui la prima ricorrenza di proskarterein (cf. 2,42.46; 6,4. Cf. anche Rm 12,12 e Col 4,2)
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto 2,42-48: Le quattro perseveranze della comunità Insistono: a) nell’ascolto dell’insegnamento apostolico (diverso dal Kerygma), Cf. anche 15,22-35; 16,4. Oppure 13,12 per la “didaché” del Signore veicolata da Paolo b) nell’unione fraterna (koinonia cioè stretta associazione, modalità di vita comunitaria), c) nella fractio panis: cf. Lc 24,35; At 20,7.11; 27,35 d) nelle preghiere: culto al tempio e/o anche preghiere comunitarie (case). La loro esistenza è impregnata di “timore riverente” e sperimentano prodigi. Stanno insieme (convergono epi to auto: un modo per indicare la comunità in 1,15; 2,1), hanno tutto comune, vendono beni e possedimenti e distribuiscono secondo necessità a tutti. Frequentano il tempio, spezzano il pane a casa ogni giorno con un solo intento comune,con letizia e semplicità di cuore. Lodano Dio e godono il favore del popolo. A loro il Signore aggiunge ogni giorno
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto 4,32-35: Un cuore e anima solo per la moltitudine: unico Dio (shema‘), unica chiesa. Una questione di totalità; non chiamano nulla proprietà privata ma hanno tutto comune; con grande dynamis gli apostoli rendono testimonianza alla risurrezione di Gesù e una grande favore (charis: benevolenza di Dio; benevolenza del popolo; il dono dello Spirito) è su di loro; infatti non hanno bisognosi (cf. Dt 15,1-11)!
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto 5,12-16: Avvengono molti prodigi per mano degli apostoli; condividono la stessa collocazione nel tempio; sono esaltati e riconosciuti con timore dal popolo; aumenta il numero dei credenti al punto che portano gli ammalati e gli indemoniati da Pietro. 5,42 conclude sul tono della letizia nella tribolazione: portano così senza cessar ogni giorno nel tempio e a casa la buona novella che Gesù è il Cristo (5,42)
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto “Se le opere prodigiose compiute dagli apostoli incutevano in tutti un senso di timore (2,43), il modo di vivere – fraterno, orante e lieto – della comunità cristiana riscuoteva non soltanto il favore di tutto il popolo (2,47) ma anche l’adesione continua (v. 48), ad opera della grazia del Signore, alla comunità credente di quanti si rendevano disponibili ad essere salvati. La grazia divina e anche lo stile di vita della comunità conducono alla fede” (Masini)
La vitalità della chiesa e la missione (capp. 6-28) La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto La vitalità della chiesa e la missione (capp. 6-28) a) Comunità e missione La comunione di intenti e il desiderio di colmare ogni bisogno, finora vissuti ad intra si manifestano ora davanti alla diversità culturale-sociale-religiosa sperimentata tra le comunità gerosolimitane e davanti alla diversità sperimentata nella missione: nel caso dei 7 e nel momento in cui Filippo apre ai samaritani Dio consolida e benedice questa vitalità: cf. il sommario minore in 9,31: “la chiesa aveva dunque pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa aumentava di numero, edificata e camminando nel timore del Signore e nel conforto dello Spirito Santo”
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto Il rapporto tra le due chiese di Antiochia e Gerusalemme in ordine alla missione, nonostante le serie questioni dottrinali, esprime al meglio la vitalità della chiesa sotto l’azione dello Spirito: La comunità di Antiochia fa esperienza dello Spirito che la guida mentre prega e digiuna (13,1ss), e allora avvia la missione. La missione nasce da e ritorna alla vita della chiesa: è segnata dalla gioia (15,3) e dalla presenza dello Spirito (13,52); la comunità accompagna fisicamente i missionari (cf. 15,3) e sono “i fratelli” che raccomandano i missionari alla grazia del Signore (15,40). Le due comunità si scambiano incoraggiamento, fortificazione e auguri di pace reciprocamente (cf. 15,30ss). Permettono così che anche le nuove comunità si fortifichino nella fede (16,5) e aumentino ogni giorno di numero. Dunque, la comunione interna permette la fecondità dell’annunzio, il consolidamento della fede e il moltiplicarsi dei credenti “ogni gorno” (2,46; 17,11; 19,9)
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto b) I rapporti singoli-gruppi I credenti si caratterizzano per l’accoglienza (cf. 16,15; 18,1-3 da Aquila e Prisca; 21,15s; 21,17; 28,14-15) e per la gioia (cf. 8,8; 11,22ss; 15,31; 16,32ss). Il primo esempio radicale di accoglienza è quello di Anania con Saulo (9,10ss). Ma accogliente è anche Paolo prigioniero: 28,30 (// Lc 9,11)! La comunità protegge i suoi missionari-apostoli. Per esempio Paolo: cf. 9,25.30; 17,10.14s; 19,29-31; alcuni dei discepoli e dei fratelli lo accompagnano nelle diverse tappe di viaggio (cf. Timoteo in 16,1ss; 18,18; 19,22; 20,4-6; 27,2) La comunità incoraggia i nuovi credenti e li accompagna (cf. Apollo 18,24-28) così come Paolo incoraggia e conferma le comunità (18,23; 20,1s)
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto La comunità è più che mai presente durante la passione dell’Apostolo: 20,36-38; 21,4-6; 21,8-14. Diventa quindi soggetto vivo di discernimento, di sofferenza per capire, di abbandono alla volontà di Dio
La forma viva dell’annunzio I La forma viva dell’annunzio I. L’esperienza della comunione e del conforto Gruppi di lavoro Studiare i tratti dell’esperienza di preghiera e di comunione con Dio della comunità e dei singoli in essa (i versetti nel contesto: 1,24; 4,23-31; 6,6; 8,15; 9,10-16; 10,9.30; 11,5; 12,5.12; 13,3; 14,23; 16,25; 18,9ss; 20,36ss; 23,11)