LA SETTANTA E IL NUOVO TESTAMENTO

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LA SETTANTA E IL NUOVO TESTAMENTO

Antico e Nuovo Testamento La letteratura cristiana ha inizio con la composizione dei libri che costituiscono il Nuovo Testamento e che si propongono di fissare in forma scritta e di diffondere la vita e l’insegnamento di Gesù di Nazareth, come pure la storia della nascente comunità cristiana. Ma la predicazione di Gesù e di conseguenza il Nuovo Testamento affondano le loro radici nell’ebraismo, il cui punto di riferimento è costituito dalla raccolta di testi sacri che va sotto il nome di Antico Testamento. Cristo Pantocratore La settanta e il Nuovo Testamento > Antico e Nuovo Testamento

Raffaello, Il profeta Isaia (1508) La letteratura giudaico-ellenistica L’Antico Testamento, il cui nucleo originario era in ebraico, è stato tradotto in greco ad Alessandria d’Egitto durante il Regno di Tolemeo Filadelfo, in un contesto di accentuato interesse da parte del mondo greco per culture diverse. La traduzione dell’Antico Testamento costituisce il monumento della cosiddetta letteratura giudaico-ellenistica, una produzione giudaica nei contenuti e greca nella lingua, legata prevalentemente a temi biblici e fiorita nel clima cosmopolita di Alessandria d’Egitto. Tale traduzione è nota come la Settanta, cioè la traduzione eseguita dai Settanta. Raffaello, Il profeta Isaia (1508) La settanta e il Nuovo Testamento > La letteratura giudaico-ellenistica

La Settanta: leggenda... La denominazione dei questa traduzione biblica deriva dalla leggenda relativa alle sue origini ed esposta nella Lettera di Aristea a Filocrate, scritta probabilmente da un ebreo di Alessandria. Aristea racconta al fratello Filocrate come Demetrio Falereo, organizzatore della Biblioteca di Alessandria, avesse proposto a Tolemeo Filadelfo di far allestire una traduzione dei libri della Legge giudaica. Il re avrebbe invitato 70 o 72 dotti dalla Palestina (6 per ognuna delle 12 tribù di Israele) che in 72 giorni portarono a termine una traduzione collettiva; la traduzione venne letta alla comunità ebraica di Alessandria e i sacerdoti pronunciarono una maledizione contro chiunque ne alterasse il testo. La settanta e il Nuovo Testamento > La Settanta: leggenda...

J.-B. de Champaigne, Tolemeo II e i traduttori della Settanta (1672) ... e realtà Gli studiosi non credono alla versione di Aristea e ritengono che la Settanta sia stata allestita in momenti diversi lungo un arco di tempo che va dal III secolo a.C. al II secolo d.C. Un’analisi linguistica approfondita rivela infatti sensibili differenze nelle modalità di resa del testo originale: si passa dalla traduzione libera nella forma ma fedele nello spirito (Pentateuco) a quella letterale (Giudici) a una sorta di parafrasi (Daniele). Tali differenze suggeriscono approcci traduttivi ed epoche diverse. J.-B. de Champaigne, Tolemeo II e i traduttori della Settanta (1672) La settanta e il Nuovo Testamento > La nascita dell’impero

Ricostruzione della Biblioteca di Alessandria Le ragioni della Settanta Per quanto riguarda le motivazioni da cui sarebbe scaturito questo progetto di traduzione, gli studiosi moderni hanno indagato in due direzioni: la Settanta sarebbe una risposta alle esigenze cultuali della comunità giudaica di Alessandria, ellenizzata nella lingua fino al punto di non essere più in grado di comprendere l’originale; la Settanta rientrerebbe in un programma ufficiale di politica culturale dei Tolemei, confermato dalla presenza nella Biblioteca di una sezione dedicata a raccolte di leggi. Ricostruzione della Biblioteca di Alessandria La settanta e il Nuovo Testamento > Le ragioni della Settanta

Codex Vaticanus (B), con pagina della Settanta La struttura della Settanta La Settanta comprende: tutti i libri della Bibbia ebraica, con alcune aggiunte, omissioni, significative varianti testuali e divergenze nella successione dei versetti; vi sono poi alcuni libri non presenti nel canone giudaico (fissato nel I sec. d.C.), ma accettati nel canone cristiano (i cosiddetti deuterocanonici); altri libri che sono stati esclusi da entrambi i canoni, denominati apocrifi. Codex Vaticanus (B), con pagina della Settanta La settanta e il Nuovo Testamento > La struttura della Settanta

Struttura e contenuti della Settanta Ecco un prospetto che permette di visualizzare struttura e contenuti della Settanta: funzione genere letterario Pentateuco (libri di legislazione) origini del popolo ebraico, schiavitù in Egitto, nascita della legge mosaica libri storici storia del popolo ebraico dall’arrivo in Palestina all’ascesa al trono di Giovanni Ircano (134 a.C.) libri sapienziali massime etiche relative a tematiche esistenziali, al quotidiano, alla sfera personale, ai rapporti sociali; a questa sezione appartengono anche i Salmi (una raccolta di preghiere) e il Cantico dei cantici (un poemetto sull’amore) libri profetici annunci dei profeti, personaggi che in virtù di un carisma divino svelano il senso teologico della storia, rivelando in essa l’azione divina La settanta e il Nuovo Testamento > Struttura e contenuti della Settanta

Giambattista Tiepolo, Il giudizio di Salomone (1728) La lingua della Settanta Fino alla fine del XIX secolo il greco della Settanta era definito greco biblico e considerato quasi una lingua a sé stante, distinta dal greco profano; ma una migliore conoscenza della koiné ha permesso di concludere che la Settanta rientra a pieno titolo in quest’ambito linguistico. In documenti giuridici e amministrativi coevi sono stati ritrovati lessico e fraseologia che si ritenevano a torto “biblici”, relativi soprattutto all’ambito militare, agricolo, medico; resta però un fondo di neologismi che tradiscono l’influsso lessicale e sintattico della lingua ebraica. Giambattista Tiepolo, Il giudizio di Salomone (1728) La settanta e il Nuovo Testamento > La lingua della Settanta

Il Nuovo Testamento Gli scritti del Nuovo Testamento sono stati composti tra la morte di Gesù di Nazareth e la fine del I secolo d.C. la parola “testamento” indica l’alleanza tra Dio e l’uomo; l’aggettivo “nuovo” indica che si tratta di un’alleanza rinnovata rispetto a quella stretta tra Dio e il popolo ebraico e rivolta a tutte le genti, nella figura di Gesù. Il Nuovo testamento comprende: 3 Vangeli sinottici seguiti dal Vangelo di Giovanni; Atti degli Apostoli; 13 lettere attribuite a Paolo e 7 lettere “cattoliche” (scritte da Giacomo, Pietro, Giuda, Giovanni); Apocalisse di Giovanni. Cristo Pantocratore La settanta e il Nuovo Testamento > Il Nuovo Testamento

I Vangeli come genere letterario Vangelo deriva da euaggelion, “proclamazione pubblica di una buona notizia” (p. es. l’ascesa al trono di un imperatore); in ambito cristiano il termine indica l’annuncio della salvezza offerta a tutti gli uomini attraverso la morte e resurrezione di Gesù Cristo (“unto”, “consacrato” da Dio come Salvatore). I Vangeli costituiscono un genere letterario nuovo, che non coincide con la biografia: l’interesse infatti si concentra sull’insegnamento di Gesù, non sulle circostanze della sua biografia. Tre dei 4 Vangeli canonici (cioè accettati ufficialmente dalla Chiesa) sono detti sinottici (cioè “abbracciabili con uno sguardo d’insieme”) perché presentano notevoli analogie relative alla struttura della narrazione e coincidenza anche verbali, oltre a notevoli discrepanze. La settanta e il Nuovo Testamento > I Vangeli come genere letterario

I quattro Vangeli Ecco un quadro d’insieme dei Vangeli e delle loro principali caratteristiche: evangelista destinatari e datazione caratteristiche Marco cristiani di Roma (64-70) scarsi riferimenti al mondo ebraico pochi discorsi, stile semplice e vivace, qualche latinismo Matteo Ebrei (80-90) narrazione in 5 nuclei, incentrati su 5 discorsi riferimenti al mondo ebraico e uso di termini aramaici Luca pagani (70-80) prologo nello stile della storiografia greca enfasi sulla mitezza e misericordia di Gesù stile curato, lessico scelto, correttezza linguistica Giovanni avversari della chiesa (90-100) prologo in forma di inno, familiarità con la filosofia ellenistica, narrazione incentrata sui discorsi stile semplice, koiné non letteraria La settanta e il Nuovo Testamento > I quattro Vangeli

Benozzo Gozzoli, La morte di Simon mago (1462) Gli Atti degli Apostoli Gli Atti degli apostoli sono stati concepiti da Luca come parte integrante del suo Vangelo, di cui costituiscono una sorta di completamento ideale. Gli Atti (in greco Praxeis, “azioni”) ricostruiscono: la storia della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme; alcune tappe della diffusione del messaggio cristiano tra i pagani, in particolare nella regione siro-palestinese, in Asia Minore in Grecia. Nella prima parte domina la figura di Pietro, nella seconda quella di Paolo. La lingua presenta caratteristiche analoghe a quelle del vangelo di Luca. Benozzo Gozzoli, La morte di Simon mago (1462) La settanta e il Nuovo Testamento > La dissoluzione dell’impero

Caravaggio, Conversione di Paolo Paolo di Tarso Nel Nuovo Testamento sono state incluse 14 lettere attribuite a Paolo, ma almeno una, la Lettera agli Ebrei, è unanimemente considerata come non paolina. Paolo, cittadino romano, nasce a Tarso in Cilicia. Compie i suoi studi a Gerusalemme, dove partecipa attivamente alla repressione anti-cristiana, approvando la lapidazione di Stefano, primo martire cristiano. Nel 33, sulla via da Gerusalemme a Damasco, la conversione al cristianesimo, in seguito a un’apparizione di Cristo. Nel 45 inizia una serie di viaggi di predicazione che lo portano in Asia e in Grecia. Arrestato e condotto a Roma, viene giustiziato nel 67. Caravaggio, Conversione di Paolo La settanta e il Nuovo Testamento > Paolo di Tarso

Andrej Rublev, San Paolo (1407) Le lettere paoline Nel canone degli scritti neotestamentari le lettere paoline sono disposte in base al destinatario, non alla cronologia; sono indirizzate a varie comunità fondate o visitate da Paolo stesso e trattano temi morali e dottrinali. Sette sono sicuramente autentiche; le rimanenti potrebbero essere state scritte da segretari che rielaborano spunti paolini; il corpus deve essere stato assemblato da un cristiano senza revisione critica. Tra le lettere autentiche particolare importanza ha la Lettera ai Romani, che rappresenta la sintesi della teologia paolina. Lo stile paolino è ricco e vario e non disdegna i procedimenti della retorica greca. Andrej Rublev, San Paolo (1407) La settanta e il Nuovo Testamento > Le lettere paoline

El Greco, Pietro e Paolo (1592) Le lettere “cattoliche” Le 7 lettere attribuite nell’ordine a Giacomo (1), a Pietro (2), a Giovanni (3), a Giuda (1) sono dette cattoliche (cioè “universali”, secondo il significato del corrispondente aggettivo greco) perché indirizzate a tutti i cristiani e non a specifiche comunità. L’impostazione dottrinaria differisce da lettera a lettera: in quella di Giacomo si insiste sulla necessità che la fede venga accompagnata dalle opere; la prima di Pietro invita ardentemente alla pratica delle virtù; la prima di Giovanni si apre con l’identificazione di Dio con la luce, chiaro richiamo al prologo del Vangelo giovanneo. El Greco, Pietro e Paolo (1592) La settanta e il Nuovo Testamento > Le lettere “cattoliche”

L’Apocalisse Già la storiografia greca prodotta nel I secolo a.C. giustifica il ruolo politico di Roma. Gli storici più importanti di questo periodo sono Diodoro Siculo e Dionigi di Alicarnasso. Diodoro Siculo, autore di una Biblioteca storica, raccoglie in una metaforica biblioteca informazioni attinte alle opere dei suoi predecessori e non verificate sui documenti; la sua è una storia universale, che va dalle origini fino alla conquista della Britannia da parte di Cesare (54 a.C.). Dionigi di Alicarnasso nella sua Storia di Roma arcaica espone i fatti della storia romana compresi tra le origini leggendarie e il 264 a.C., anno dello scoppio della prima guerra punica, da dove iniziava l’esposizione di Polibio. La settanta e il Nuovo Testamento > L’Apocalisse

Hieronymus Bosch, San Giovanni a Patmos (1489) Il significato dell’Apocalisse La ricca simbologia rende difficile fornire un’interpretazione univoca e coerente di questo libro. Sono state formulate varie ipotesi, sia politiche (la sconfitta della bestia sarebbe l’annuncio del tramonto del paganesimo e dell’impero romano), sia religiose (il futuro della Chiesa), sia escatologiche (relative alla fine dei tempi). Di sicuro si può dire che l’Apocalisse si inserisce nel filone della letteratura apocalittica giudaica, fiorita in periodi di crisi per tentare di attribuire un senso ad avvenimenti convulsi e di accendere un barlume di speranza nell’animo degli uomini. Hieronymus Bosch, San Giovanni a Patmos (1489) La settanta e il Nuovo Testamento > Il significato dell’Apocalisse