LEZIONE 3 DELLA SCUOLA DEL SABATO GLI ULTIMI CINQUE RE DI GIUDA SABATO 17 OTTOBRE 2015 SABATO 17 OTTOBRE ° TRIMESTRE 2015
Giosia ( ) Ultimo re buono di Giuda. Joachaz (609) Deportado in Egitto da Faraone. Joiakim ( ) Prima deportazione a Babilonia [Daniele]. Ioiakin ( ) Seconda deportazione a Babilonia [Ezechiele]. Sedecia ( ) Distruzione di Gerusalemme. (Tutti gli anni sono a.C.) Geremia fu chiamato al ministero profetico nel 13º anno di Giosia (627 a.C.), per appoggiare le sue riforme religiose. Dopo la sua morte, Geremia invano invitò gli ultimi quattro re di Giuda a pentirsi dalle loro vie malvagie e salvare Gerusalemme dalla distruzione.
GIOSIA «Giosia aveva otto anni quando iniziò a regnare, e regnò trentun anni a Gerusalemme. Egli fece ciò che è giusto agli occhi dell'Eterno e seguì le vie di Davide, suo padre, senza deviare né a destra né a sinistra. (2ª Cronache 34:1-2) A 8 anni. Fu coronato re, essendo figlio e nipote di re idolatri. A 16 anni. Cominciò a cercare Dio. A 20 anni. Visitò il territorio d’Israele e Giuda, togliendo l’idolatria. A 21 anni. Geremia, poco più giovane di Giosia, iniziò a profetizzare A 26 anni. Comandò di purificare il tempio, lesse la Legge e fece un patto con Dio. Prima fase della riforma: abbandono del peccato. 2ª Cronache 34:3-7. Prima fase della riforma: abbandono del peccato. 2ª Cronache 34:3-7. Seconda fase della riforma: patto con Dio osservare la legge e mettere in pratica gli insegnamenti della Bibbia. 2ª Cronache 34:31. Seconda fase della riforma: patto con Dio osservare la legge e mettere in pratica gli insegnamenti della Bibbia. 2ª Cronache 34:31.
JOACHAZ «Allora il popolo del paese prese Joachaz, figlio di Giosia, e lo fece re a Gerusalemme al posto di suo padre. Joachaz aveva ventitre anni quando iniziò a regnare, e regnò tre mesi a Gerusalemme» (2ª de Crónicas 36:1-2) Giosia morì in battaglia, combattendo contro Neco II, faraone d’Egitto. Suo figlio Sallum (Joachaz) ascese al trono. Tre mesi dopo, tornando dalla sua campagna contro Babilonia, Neco depose Joachaz, lo portò in Egitto e al suo posto collocò Jehoiakim (sostenitore dell’Egitto). In questo modo tentò di frenare l’avanzamento babilonico contro l’Egitto. Attraverso Geremia, Dio annunciò che Joachaz non sarebbe più tornato dal suo esilio in Egitto. (Geremia 22:11-12).
JOIAKIM «Joiakim aveva venticinque anni quando iniziò a regnare, e regnò undici anni a Gerusalemme. Il nome di sua madre era Zebidah, figlia di Pedaiah di Rumah. Egli fece ciò che è male agli occhi dell'Eterno, in tutto come avevano fatto i suoi padri.» (2ª Re 23:36-37) Dopo che Neco fu sconfitto da Nabucodonosor nella battaglia di Carchemish, Joiakim fu obbligato a sottomettersi a Babilonia nell’anno 605 a.C. Il suo regno fu macchiato da due gravi peccati: 1.Idolatria e rifiuto di Dio (Geremia 22:20-21). 2.Ingiustizia sociale: «Guai a chi costruisce la sua casa senza giustizia e le sue stanze superiori senza equità, che fa lavorare il prossimo per nulla e non gli retribuisce il suo lavoro!» (Geremia 22:13). Questi due peccati spesso si tengono per mano. Per questa ragione, Dio c’invita, attraverso la Bibbia, a trattare con equità e a fare del bene a coloro con cui ci relazioniamo.
JOIAKIN «Com'è vero che io vivo», dice l'Eterno, «anche se Koniah, figlio di Joiakim, re di Giuda, fosse un anello da sigillo nella mia mano destra, io ti strapperei di là.» (Geremia 22:24) Joiakin (conosciuto anche col nome di Conia o Jeconia) regnò poco più di tre mesi. Per la sua ostinata resistenza contro Nabucodonosor, i capi principali e gli artigiani della città furono deportati. Lui stesso, con la sua famiglia, furono prigionieri in Babilonia fino alla loro morte. In questa grande calamità, Dio aveva un messaggio di speranza per il suo popolo. Questo messaggio è anche per noi oggi: «Poiché io conosco i pensieri che ho per voi», dice l'Eterno, «pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza» (Geremia 29:11). Poco tempo dopo, la grazia divina si manifestò su lui stesso. Evilmerodac, re di Babilonia, lo prese dal carcere e gli permise di vivere a corte (Geremia 52:31-34).
SEDECIA «Sedecia aveva ventun anni quando iniziò a regnare, e regnò a Gerusalemme undici anni. Anch'egli fece ciò che è male agli occhi dell'Eterno, il suo DIO, e non si umiliò davanti al profeta Geremia, che parlava da parte dell'Eterno» (2ª Croniche 36:11-12) Sedecia e il popolo preferirono seguire «le pratiche detestabili dei paesi vicini» (2ª Cronache 36:14), anziché umiliare i loro cuori davanti a Dio e pentirsi dei loro peccati. Dopo aver rifiutato il messaggio dato attraverso Geremia (Geremia 38:17), Gerusalemme e il tempio furono distrutti. Come Geremia, anche noi oggi siamo chiamati a dare un messaggio impopolare. Dobbiamo proclamare al mondo che lasci le sue «pratiche detestabili» e si penta dei suoi peccati.
IL RIMANENTE «Ma radunerò il resto delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho disperse e le ricondurrò ai loro pascoli, e saranno feconde e si moltiplicheranno.» (Geremia 23:3) Molte nazioni si sono estinte e sono state praticamente dimenticate. Questo era il destino che si aspettava Israele. Ma Dio non lo abbandonò completamente. Si riservò un rimanente, un residuo fedele. Gesù viene a raccogliere il suo popolo per portarlo nella nuova Gerusalemme, eterna. Per andare da Lui dobbiamo ascoltare e ubbidire alla voce dei suoi profeti. Dopo anni d’apostasia, un rimanente sarebbe tornato a Gerusalemme a riconciliarsi di nuovo con Dio. Dopo secoli d’apostasia, Dio ha chiamato oggi un rimanente fedele per tornare ai fondamenti biblici della fede. Per proclamare l’ultimo messaggio di pentimento.
«Nelle sue dichiarazioni Geremia si richiamava continuamente agli insegnamenti del libro della Legge che era stato particolarmente onorato ed esaltato durante il regno di Giosia. Egli insisteva sull’importanza della fedeltà al Signore compassionevole e misericordioso, che dall’alto del monte Sinai aveva enunciato i precetti del Decalogo. Le parole di avvertimento e di esortazione di Geremia raggiunsero ogni parte del regno; così tutti ebbero l’opportunità di conoscere la volontà di Dio nei confronti della nazione.» E.G.W. (Profeti e re - pag. 218) Leggi attentamente queste parole e considera come puoi applicarle oggi nella tua vita.