La domanda ora, non è se si possa insegnare che cos’è o quale è lo spirito della democrazia, ma se si possa insegnare ad essere democratici, cioè ad assumere nella propria condotta la democrazia come ideale o virtù da onorare e tradurre in pratica.
La democrazia si deve sviluppare tramite l’aiuto della scuola che deve contribuire allo spirito democratico in ogni singolo individuo. Per attuare meglio quanto appena detto si può osservare il seguente decalogo…
Di Gustavo Zagrebelsky
LA FEDE IN QUALCOSA CHE VALE LA FEDE IN QUALCOSA CHE VALE La democrazia è relativistica. Ciò vuol dire che, essendo un’istituzione d’insieme, non deve avere fedi o valori assoluti da difendere al di fuori di quelli su cui essa è basata.
La cura delle individualità personali. La cura delle individualità personali. La democrazia è fondata sull’ individuo, non sulla massa. Ed è proprio la democrazia che, tramite la proclamazione dell’uguaglianza media, rischia di annullare l’individuo trascurando l’originalità di ogni suo elemento e lasciando libertà di circolazione alle mode.
Lo spirito del dialogo Lo spirito del dialogo. Essere democratici significa anche saper discutere e ragionare insieme. Infatti proprio il dialogo è uno dei metodi più costruttivi per diffondere una più ampia visione delle cose: riconoscere uno sbaglio porta solo ad un miglioramento personale. Per coloro che invece si sentono colti in difetto o umiliati significa che lo spirito di dialogo è perduto e ciò permette di essere dominati da orgoglio e viltà, sentimenti ostili alla democrazia. Lo spirito dell’uguaglianza. La democrazia è basata sull’uguaglianza: avendo leggi uguali per tutti non ci sarebbero privilegi. La società sarebbe unita e non dovrebbe «combattere contro le oligarchie» che si formano in continuazione.
Il rispetto delle identità diverse. In democrazia la presenza di diverse identità non dovrebbe creare disagi o problemi di nessun genere. Ma non è così. Non era così ieri e non è così neppure oggi.
La differenza verso le decisioni irrimediabili. La democrazia comporta la possibilità di rivedere ogni decisione (ESCLUSA QUELLA SULLA DEMOCRAZIA STESSA!) Essa non ha e non può volere verità né a priori né a posteriori in quanto perennemente basata sul dialogo.
Coscienza di maggioranza e coscienza di minoranza. In democrazia nessuna disposizione deve essere vista sotto il segno della ragione o del torto: la maggioranza non deve essere considerata come la vincitrice e l’unica in grado di poter portare avanti la propria ragione e le minoranze devono avere il diritto di potersi esprimere e perseguire le proprie idee in modo che queste possano un giorno diventare a loro volta delle maggioranze.
La democrazia è forma di vita di esseri umani solidali. Ma sotto questo punto troviamo la contrapposizione di due grandi intellettuali: da una parte abbiamo l’espressione del pensiero di Montesquieu, secondo il quale la parola democrazia significa «amore per la cosa pubblica e disponibilità a mettere in comune qualcosa, anzi il meglio di sé: tempo, capacità e risorse materiali»; dall’altra troviamo l’alternativa del darwinismo sociale in cui prevale «l’ideologia crudele che legittima la fortuna dei più forti e abbandona i deboli alla loro sorte». L’atteggiamento altruistico.
La cura delle parole. Siccome la democrazia è il dialogo e gli strumenti del dialogo sono le parole, esse devono essere oggetto di cura particolare. Cura duplice: sia per il numero che per la qualità. Un maggior numero di parole indica un maggior sviluppo della democrazia e contribuisce all’assegnazione dei posti nella scala sociale. La qualità delle parole deve essere adeguata perché è grazie al nostro linguaggio che riusciamo ad esprimerci nei modi migliori: esse devono rispettare i concetti senza alterarli, altrimenti verrebbero utilizzate solo per corrompere le idee altrui in modo da portare gli altri dalla propria parte con l’inganno e la frode.
Abbiamo una responsabilità finchè viviamo: dobbiamo rispondere di quanto scriviamo, parola per parola, e far sì che ogni parola vada a segno. PRIMO LEVI
Nessun mondo nuovo, senza un nuovo linguaggio. INGEBORG BACHMAN
Ogni parola in meno che sai è un calcio nel sedere in più che può darti il tuo padrone. DON LORENZO MILANI
QUANTE PAROLE, QUALI PAROLE Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia e dell’uguaglianza delle possibilità. Poche parole e poche idee, poche possibilità e poca democrazia; più sono le parole che si conoscono, più ricca è la discussione politica e, con essa, la vita democratica. In nessun altro sistema di governo le parole sono importanti come in democrazia. La democrazia è discussione, è ragionamento comune, si fonda sulla circolazione delle opinioni e delle convinzioni. E lo strumento privilegiato di questa circolazione sono le parole.
L’IMPORTANZA DELLE PAROLE L a ricerca scientifica, medica e criminologica mettono in evidenza che i ragazzi più violenti possiedono strumenti linguistici scarsi e inefficaci, sul piano del lessico, della grammatica e della sintassi. Non sono capaci di gestire una conversazione, non riescono a modulare lo stile della comunicazione- il tono, il lessico, l ‘andamento- in base agli interlocutori e al contesto, non fanno uso dell’ironia e della metafora. Non sanno sentire, non sanno nominare le proprie emozioni. Spesso non sanno raccontare storie. Mancano della necessaria coerenza logica, non hanno abilità narrativa: una carenza che può produrre conseguenze tragiche nel rapporto con l’autorità, quando è indispensabile raccontare, descrivere, dare conto delle proprie ragioni, della successione, della dinamica di un evento. «La manomissione delle parole» di Carofiglio
L’IMPORTANZA DELLE PAROLE La povertà della comunicazione si traduce in povertà dell’intelligenza, in doloroso soffocamento delle emozioni. La violenza incontrollata è uno degli esiti possibili, se non probabili, di questa carenza. I ragazzi sprovvisti delle parole per dire i loro sentimenti di tristezza, rabbia, frustrazione, hanno un solo modo per liberarli e liberarsi di sofferenze a volte insopportabili: la violenza fisica. Chi non ha i nomi per la sofferenza la agisce, la esprime volgendola in violenza, con conseguenze spesso tragiche. L’abbondanza, la ricchezza delle parole è dunque una condizione del dominio sul reale; e diventa, inevitabilmente, strumento del dominio politico. Per questo è necessario che la conoscenza, il possesso delle parole siano esenti da discriminazioni, e garantiti da una scuola uguale per tutti. «La manomissione delle parole» di Carofiglio
CHI è GIANRICO CAROFIGLIO CHI è GIANRICO CAROFIGLIO ? Gianrico Carofiglio è nato a Bari il 30 maggio Egli è uno scrittore e politico italiano. E’ stato magistrato.
CHI è GUSTAVO ZAGREBELSKY? Gustavo Zagrebelsky è nato il 1 giugno 1943 a San Germano, un villaggio di tradizione valdese della Val Chisone in provincia di Torino. Gustavo Zagrebelsky è un giurista italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004, presidente della Corte costituzionale nel Zagrebelsky è attualmente docente di Diritto costituzionale e Teoria generale del diritto pubblico presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Torino e docente a contratto presso l‘Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Ha pubblicato numerosi volumi e saggi che approfondiscono gli aspetti di questa materia.‘ Egli è uno degli spiriti più brillanti della magistratura, un sostenitore convinto delle potenzialità di sviluppo della democrazia, uno strenuo difensore della carta costituzionale e della laicità dello Stato. DIRITTO FORMALE E SOSTANZIALE
Articolo 3 Costituzione Italiana Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione dei lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Dopo l’ articolo 1, in cui si afferma il principio democratico e l’ articolo 2, che stabilisce quello di libertà, l’ articolo 3 afferma il principio di uguaglianza. uguaglianza Non è casuale l’ordine in cui i tre principi sono scritti: la democrazia deve essere la forma di organizzazione della convivenza nella quale, attraverso l’esercizio della libertà, si tende a realizzare condizioni sempre più perfezionate di uguaglianza.
’uguaglianza L’uguaglianza è il presupposto della democrazia, in cui tutti hanno il diritto di partecipare al governo della società. La democrazia deve proteggere i diritti di libertà. Quanto più la Repubblica tutela i diritti di libertà tanto più piena è la realizzazione dell’uguaglianza.
Essere uguali rispetto delle diversità Essere uguali significa poter godere degli stessi diritti ed essere sottoposti ai medesimi doveri, nel rispetto delle diversità di cui ognuno è portatore. privilegi Nessuno, quindi, deve godere di situazioni di vantaggio rispetto agli altri, non devono esistere i privilegi. Nel corso della storia la lotta per abolire i privilegi di cui alcuni gruppi sociali godevano è stata molto lunga e difficile.
Come può la Repubblica realizzare l’effettiva uguaglianza tra le persone? Uguaglianza formale) Uguaglianza sostanziale). Da un lato applicando la legge senza distinzioni (Uguaglianza formale) e dall'altro impegnandosi per eliminare gli ostacoli economici e sociali che impediscono a tutte le persone di godere delle stesse opportunità (Uguaglianza sostanziale).
DEMOCRAZIA Non promette nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti. GUSTAVO ZAGRELSKY
Testi rielaborati da Bottiglione Carola con la supervisione di Sara Marsico Zagrebelsky Carofiglio Su testi di Zagrebelsky e Carofiglio
BIBLIOGRAFIA Gustavo Zagrebelsky: Decalogo contro l’apatia politica Gianrico Carofiglio: La manomissione delle parole -Editore: Rizzoli -Data di Pubblicazione: 20 Ottobre 2010 Breviario di scrittura civile - Editore: Laterza -Data di Pubblicazione: Settembre 2015 Uguaglianza formale e sostanziale: Articolo 3 della Costituzione italiana