Giacomo Puccini Turandot
La vita Puccini nacque a Lucca nel 1858 da una famiglia di musicisti. Completò gli studi musicali a fatica, essendo un allievo molto svogliato. Si trasferì a Milano, dove fu notato dall’editore Giulio Ricordi. La sua consacrazione come operista avvenne a Torino nel 1893 con l’opera Manon Lescaut. Viaggiò molto e andò in tournée negli Stati Uniti e in Argentina.
Aveva una passione per il gioco d’azzardo, le belle donne e le automobili, tanto che ebbe un grave incidente stradale. Morì nel 1924 a Bruxelles, città dove si era recato per curarsi. Scrisse opere liriche di successo: Manon Lescaut, Bohème, Tosca, Madama Butterfly, Turandot, rimasta incompiuta per la morte del compositore.
Turandot Dramma in tre atti su libretto di G. Adami e R. Simoni, liberamente tratto dalla fiaba Turandot di C. Gozzi. Prima rappresentazione: 25 aprile 1926, Milano, Teatro alla Scala, con finale composto da Franco Alfano.
La trama In una piazza di Pechino il principe Calaf riconosce il padre Timur, re dei Tartari spodestato dai cinesi e la sua devota schiava Liù. Stanno assistendo all’esecuzione di un giovane principe persiano, che non è riuscito a risolvere i tre enigmi che la principessa cinese Turandot pone a chi la vuole in sposa, pena la morte. Quando vede Turandot, Calaf se ne innamora subito e decide di risolvere i suoi indovinelli.
Il padre e Liù sono disperati, ma Calaf non ascolta nessuno: suona tre volte il gong e chiama la principessa Turandot. La principessa spiega al principe tartaro i motivi del suo comportamento: molti anni prima una sua antenata era stata catturata da uno straniero, che l’aveva violata e uccisa. Lei aveva perciò deciso di non essere mai sottomessa a un uomo e aveva escogitato i tre enigmi.
Calaf risolve i tre enigmi. Turandot è sbigottita e implora il padre di non cederla in sposa a uno straniero. Ma l’imperatore è irremovibile. Calaf decide allora di concedere una possibilità alla bellissima e crudele principessa: se prima dell’alba lei riuscirà a scoprire il suo nome, lui si consegnerà al boia. Quella notte nessuno dorme a Pechino: la principessa ha ordinato che deve sapere assolutamente il nome del principe ignoto. Fa catturare Timur e Liù, che erano stati visti in compagnia di Calaf, e li fa sottoporre a tortura.
Liù, temendo che l’anziano re non potesse sopportare i supplizi, rivela che solo lei conosce il nome del principe. Turandot si accanisce sulla schiava, che però non rivela il nome nonostante gli atroci supplizi. Turandot è colpita dal gesto di Liù che, impossessatasi di un coltello, si uccide, temendo di non poter sopportare oltre le torture.
Intanto Calaf, rimasto solo con Turandot, la bacia. La principessa dapprima lo respinge, ma poi gli confessa di essere rimasta affascinata da lui. Tuttavia è orgogliosa e non vuole ammettere davanti a tutti la sconfitta. Allora Calaf le rivela il suo nome. Il giorno dopo tutta la corte imperiale e il popolo sono riuniti nella piazza di Pechino per la prova di Turandot. Quando appare, la principessa dichiara di conoscere il nome del principe ignoto: si chiama Amore. La folla esulta e Turandot si abbandona tra le braccia di Calaf.
Turandot, aria di Calaf Nessun dorma, parte del canto.