“Le nuove competenze professionali per il lavoro di comunità”

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“Le nuove competenze professionali per il lavoro di comunità” EMPOWERMENT E COMUNITA’ “Le nuove competenze professionali per il lavoro di comunità” Ufficio di Piano Distretto di Porretta Terme Bologna – 18 febbraio 2015

Il Distretto di Porretta Terme 13 Comuni, 2 Unioni (1/3) CAMUGNANO 1.965 CASTEL D'AIANO 1.927 CASTEL DI CASIO 3.462 CASTIGLIONE DEI PEPOLI 5.845 GAGGIO MONTANO 5.004 GRANAGLIONE 2.238 GRIZZANA MORANDI 3.930 LIZZANO IN BELVEDERE 2.280 MARZABOTTO 6.843 MONZUNO 6.370 PORRETTA TERME 4.785 SAN BENEDETTO VAL DI SAMBRO 4.381 VERGATO 7.725 RESIDENTI AL 1/1/2014 56.755

Il Distretto di Porretta Terme 13 Comuni, 2 Unioni (2/2) L’Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese (subentrata a titolo universale alla Comunità Montana dell’Appennino Bolognese) comprende 9 Comuni: Castel d’Aiano, Castel di Casio, Castiglione dei Pepoli, Gaggio Montano, Grizzana Morandi, Marzabotto, Monzuno, San Benedetto Val di Sambro e Vergato. Popolazione complessiva: 45.009 (80% popolazione distrettuale). L’Unione dei Comuni dell’Alto Reno comprende i restanti 4 Comuni di Camugnano, Granaglione, Lizzano in Belvedere e Porretta Terme. Popolazione complessiva: 11.299. (20% popolazione distrettuale).

Profilo di comunità distrettuale (1/2) Alcuni dati ed indici statistici, riferiti alla popolazione presente nel Distretto, ci aiutano a comprendere i processi di cambiamento in atto, dando senso alle azioni di riordino del sistema di welfare locale. l’indice di Vecchiaia è pari a 189,48 (la popolazione del distretto è una popolazione prevalentemente anziana). Quello regionale è pari a 168,9; l’indice di dipendenza anziani ossia il numero d’individui non autonomi ammonta al 38,44; l’indice di dipendenza giovanile corrisponde al 20; l’indice di dipendenza strutturale è pertanto pari al 58,44% (. Quello regionale è di circa 57; gli stranieri residenti sono 6.374 (11,32%). La percentuale medio provinciale è 11%; Il 39% delle famiglie è composto da 1 persona

Profilo di comunità distrettuale (2/2) alta percentuale di minori seguiti dai servizi sociali; territorio di montagna con un alto numero di piccole frazioni/località e con la conseguente difficoltà di accesso ai servizi pubblici e di raggiungimento degli utenti da parte dei servizi sociali; Densità popolazione: 70 persone/km2 presenza di una buona rete di organizzazioni/associazioni: 14,4 APS e 5,5 ODV ogni 10.000 abitanti (Bologna: 11,7 APS; 8 ODV); Criticità :difficoltà nel rinnovare le risorse umane, che tendono ad essere sempre le stesse, e alla frammentazione dei livelli associativi; aumento delle associazioni con finalità circoscritte e diminuzione degli associati)! I disoccupati iscritti al CIP di Porretta al 30/6/2014 sono 5.747, di cui 4.444 di lunga durata;

SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE Il programma di riordino per l’individuazione dell’unica forma pubblica di gestione dei servizi sociali - LR 12/2013 – Distretto di Porretta Terme (5) SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE Erogato dall’Azienda Usl ( su delega dei Comuni ) Area Minori • 4 Assistenti Sociali 100% Bilancio Sociale; • 1 Assistente Sociale al 50% Bilancio Sociale; • 1 Educatore Professionale 100% Bilancio Sociale Area Disabili • 2 Assistenti Sociali al 60% Bilancio Sociale Area Anziani • 4 assistenti sociali 100% Bilancio Sociale • 1 operatore amministrativo al 50% Bilancio Sociale Area Trasversale • n.1 responsabile delle Attività Socio Sanitarie al 50% Bilancio Sociale • 2 operatori amministrativi al 50% a carico del Bilancio Sociale IL SST OGGI SPORTELLI SOCIALI 13 Sportelli Sociali presso i Comuni del Distretto (figure amministrative, spesso non “mono-dedicate”) Criticità! L’area del Disagio Adulto non è delegata, quindi non ha un servizio sociale professionale di riferimento.

Comitato di Distretto su istruttoria dell’Ufficio di Piano Il programma di riordino per l’individuazione dell’unica forma pubblica di gestione dei servizi sociali - LR 12/2013 – Distretto di Porretta Terme Scelta unica forma pubblica di gestione dei servizi sociali e sociosanitari, maggio 2014 Programmazione, regolazione e committenza Comitato di Distretto su istruttoria dell’Ufficio di Piano Un percorso graduale, attraverso questi atti: Convenzione per conferimento funzione ex Lr 21/2012 (marzo 2014); Approvazione in Comitato di Distretto Programma di Riordino (15/5/2014) ex Lr 12/2013. Successivamente recepito nei Consigli UCAB. Avvio Tavoli tecnico-politici finalizzati all’approvazione nelle Giunte delle Linee d’indirizzo per attuazione programma di riordino (Dicembre 2014) Convenzione tra le due Unioni per la semplificazione dei processi di governo e l’attuazione del programma di riordino (in corso) Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese in forma diretta ovvero attraverso un proprio organismo strumentale Gestione pubblica dei servizi sociali e sociosanitari

Il programma di riordino per l’individuazione dell’unica forma pubblica di gestione dei servizi sociali - LR 12/2013 – Distretto di Porretta Terme (3) Gruppo Tecnico-Politico per la costruzione del nuovo modello di Accesso e Servizio Sociale Indirizzi /Obiettivi e criteri ordinatori per l’organizzazione del SST Superamento della delega; Superamento dell’accesso differenziato per residenza); Gestione coordinata delle attività delle diverse aree organizzative; Approccio appropriato in relazione ai bisogni del nucleo nel suo particolare insieme (superamento dell’accesso differenziato per target) Modularità del “riordino”(data la necessaria gradualità nel ritiro delle deleghe all’AUSL); Multidisciplinarietà (responsabilità del caso su base territoriale e non per target); integrazione Sportello Sociale e Sportello Scolastico (servizi educativi 0-3, centri estivi, pre/post scuola, mensa e trasporti) in un unico sportello integrato; Struttura organizzativa “corta” (necessaria, perche sia sostenibile); Cultura organizzativa fondata sulla metodologia del lavoro di gruppo; Standard organizzativi in linea con dgr 1012/2014

Il SST nel Welfare Comunitario Va ripensato il rapporto con il cittadino e le famiglie: già oggi le famiglie gestiscono in modo autonomo, senza governo pubblico, buona parte delle risorse dedicate al welfare. Il servizio pubblico non sostituisce la responsabilità del singolo e del suo contesto sociale ma si pone al loro fianco per sostenere e facilitare percorsi di uscita dalla condizione di emergenza o di gestione della fragilità o criticità temporanea o permanente. Il welfare community considera i singoli cittadini e le loro aggregazioni sociali, non solo come potenziali beneficiari dei servizi del sistema di welfare ma come risorse della comunità locale che concorrono alla definizione degli stessi interventi volti a risolvere gli stati di bisogno evidenziati. Il nuovo modello di welfare da implementare è un sistema di servizi al contempo universalistico, rivolto alla tutela dei diritti soggettivi per tutti i cittadini, ma al tempo stesso selettivo, orientato verso alcune condizioni che richiedono maggiore attenzione. In questo scenario il Servizio Sociale Territoriale rappresenta la linea di frontiera e di accesso al sistema di welfare pubblico e si trova coinvolto anche nei processi di riorganizzazione istituzionale in corso.

Come il SST partecipa al lavoro di comunità (DGR 1012/2014) Attiva azioni finalizzate a costruire legami con gli attori sociali del micro-contesto territoriale (piccolo comune, quartiere, ..) per poter rilevare i problemi e le risorse attivabili, i rischi di emarginazione ed esclusione sociale ed i possibili percorsi di lavoro con gli attori locali Realizza attività per orientare gli attori del territorio verso obiettivi comuni, condividendo strategie di azione e progettualità Promuove e partecipa attivamente ad iniziative e progetti di prevenzione delle situazioni di disagio e di riduzione del grado di vulnerabilità sociale delle persone/famiglie Sostiene l’attività delle Organizzazioni del Terzo Settore orientata alla realizzazione di opportunità di sviluppo e di promozione in continuità con l’attività del servizio pubblico.

Cosa viene identificato come lavoro di comunità? (1) Gli interventi di comunità, nella loro fase iniziale, si caratterizzano per due tipi di azioni: la realizzazione di azioni conoscitive tramite metodi e strumenti della ricerca sociale sul campo (es. di metodo: la ricerca‐azione; es. di strumenti:l'osservazione diretta, l'analisi dei dati, i focus groups, i questionari, i lavori di gruppo, gli  incontri, le interviste) la costruzione/definizione di un tavolo di lavoro, di un coordinamento. Esso può essere già presente nel territorio, ma può essere anche costituito ad hoc.

Cosa viene identificato come lavoro di comunità? (2) In un intervento di comunità si possono realizzare molteplici tipi di azioni: azioni che lavorano sul senso di appartenenza,  sullo scambio; azioni che portano ad una ‘presa di possesso’ del territorio, ad un presidio positivo del territorio. Ad esempio, le attività di aggregazione, socializzazione, animazione territoriale, le iniziative di sensibilizzazione e informazione su specifiche tematiche (accoglienza, affido, abuso sostanze...) azioni di tipo educativo (esempio: educativa di strada, o azioni visibili di presidio del territorio, punti di ascolto per il sostegno della genitorialità) azioni che vanno a modificare la struttura simbolica della società azioni congruenti con l’obiettivo di ‘contrastare le disuguaglianze' azioni formative

Come impattano le competenze richieste per la realizzazione del lavoro di comunità sull’organizzazione dei servizi? (1) Principio di sussidiarietà verticale applicato al SST necessità di valorizzare le competenza di chi è più vicino al problema Per rendere efficace la sua azione, l’operatore deve situarsi il più vicino possibile all’ambiente e alla “materia” della sua azione, in quanto è dal sistema delle relazioni e dalla lettura dei contesti che recupera elementi utili alla soluzione dei problemi e può, nel frattempo, aprire nuove piste e nuove possibilità progettuali.

Da “government” a “governance” Come impattano le competenze richieste per la realizzazione del lavoro di comunità sull’organizzazione dei servizi? (2) Principio di sussidiarietà ORIZZONTALE Il coinvolgimento e la partecipazione delle persone: sono utili all’anticipazione e mediazione dei conflitti; dimostrano che risorse quali saperi, conoscenze, esperienze, ….necessarie per affrontare i problemi pubblici non sono più esclusivamente concentrate all’interno delle istituzioni formalmente deputate a svolgere tale compito. Da “government” a “governance” solo l’attore pubblico diversi attori che collaborano

Come impattano le competenze richieste per la realizzazione del lavoro di comunità sull’organizzazione dei servizi? (3) E’ fondamentale che nascano nuovi saperi e che questi nuovi saperi in settori di confine, inventando nuove competenze e nuove professionalità. In questa nuova frontiera, si può realizzare l’ innovazione sociale. La legge regionale n. 3/2010 promuove il rafforzamento della partecipazione dei cittadini - e a partire dal 2012 ha avviato con il progetto “Community Lab” un percorso teso a rafforzare modalità più dirette di coinvolgimento del territorio di riferimento, in particolare nella fase di programmazione coinvolgendo le figure chiave del sistema, in particolare a livello distrettuale. Questa metodologia operativa appare per la Regione “particolarmente adatta per pianificare interventi di sostegno sociale (ad es. offerta di reti di re-inclusione, housing sociale, ecc.), di generazione delle risorse sociali e la loro valorizzazione, per sostenere percorsi di cura e la gestione di patologie croniche.”

Esempi di esperienze e di progetti di lavoro di comunità nel Distretto di Porretta (1) Nell’ambito della disabilità: Sostegno alla sperimentazione di residenzialità di sollievo infrasettimanali a favore degli utenti dei Csrd di Porretta Terme, gestita da associazione “1x1 Insieme”; “Un Sap per la montagna” su progettualità dell’Ass. Passo Passo e finanziamento di Volabo, finalizzato a promuovere relazioni esterne ed effettiva accessibilità alle opportunità di "tempo libero" da parte di ragazzi e adulti con disabilità, alla pari di tutti, per una migliore qualità di vita personale e una concreta inclusione sociale di reciprocità ; Nell’ambito del contrasto all’esclusione sociale Attività di counselling e promozione dell’attivazione di gruppi di auto mutuo aiuto rivolto ad assistenti famigliari; Gestione coordinata di risorse, pubbliche e private (es: Caritas), destinate ad interventi di assistenza, destinate a cittadini in condizione di povertà (Banchi alimentari; “Commissioni Carità”; …); Condomini solidali, a livello comunale; Accoglienza migranti: disponibilità all’accoglienza in famiglia, da parte di alcuni nuclei Attivazione, con il fondo sociale locale, da parte della Cooperativa Sociale Csapsa del Centro Risorse Disponibilità Aziendali, che facilita il contatto tra persone “svantaggiate” e mondo produttivo finalizzato all’inserimento (spesso inclusivo) lavorativo.

Esempi di esperienze e di progetti di lavoro di comunità nel Distretto di Porretta (2) Nell’ambito delle politiche giovanili: “Officine di strada”, intervento di educativa di strada rivolto ai giovani del Distretto; “Da Occhio a Bacco a…” rimodulazione del progetto “Occhio a Bacco”, finalizzato alla prevenzione dell’uso e abuso di sostanze, anche attraverso lo strumento della “peer education”; Nell’ambito degli interventi per il sostegno alla genitorialità e per la famiglia Attività extrascolastiche, realizzate in collaborazione con famiglie e Terzo Settore come prevenzione del sostegno della genitorialità a rischio o come risposta a bisogni specifici nell’apprendimento di bambini in condizioni di disagio sociale; Affido a tempo parziale…

Esempi di esperienze e i progetti di lavoro di comunità nel Distretto di Porretta (3) Nell’ambito del sistema d’accesso: Integrazione della rete degli Sportelli Sociali con gli Sportelli tematici gestiti dal Terzo Settore (di Mediazione Culturale – AIAB; Sportello Assistenti familiari – IAL EMILIA ROMAGNA) Nell’ambito della gestione delle emergenze (recenti esperienze: terremoto e black-out causato da condizioni climatiche critiche) Attivazione efficace e “spontanea” della popolazione e delle realtà associative. “Il buon vicinato” ha funziona laddove i servizi risultavano in panne. Le risorse del Terzo Settore vengono messe a disposizione della comunità per soluzioni di accoglienza in emergenza.

Grazie per l’attenzione!