I PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE

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Transcript della presentazione:

I PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE a cura della prof.ssa Maria Isaura Piredda

Le prime opere letterarie scritte in volgare compaiono dopo il Mille. Delle fasi precedenti sappiamo poco. Tuttavia alcuni documenti li possediamo.

Il più antico riguarda il francese ed è costituito dai cosiddetti “giuramenti di Strasburgo”. Il 14 febbraio 842 due successori di Carlo Magno, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico strinsero un’alleanza pronunciando una formula di giuramento dinanzi ai loro eserciti. Il giuramento venne fatto dai due re dapprima nelle rispettive lingue (in francese Carlo e in tedesco Ludovico), in modo da farsi capire dai propri soldati e dopo ciascuno ripetè il giuramento nella lingua dell’altro per farsi capire dai rispettivi eserciti.

Per il volgare italiano il documento più antico è l’indovinello veronese. Nel 1924 in un codice della Biblioteca Capitolare di Verona fu scoperto il testo di un indovinello, risalente alla fine dell’VIII o al principio del IX secolo.

“Se pareba boves, alba pratalia araba, et albo versorio teneba; et negro semen seminaba. Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne Deus”.

L’indovinello allude all’attività dello scrivere e si nota la netta differenza tra l’ultima riga che contiene una formula di ringraziamento a Dio in puro latino, e le quattro righe precedenti che sono scritte in volgare. Il documento ci dà l’immagine della transizione di una lingua che non è più latino ma non è ancora italiano vero e proprio.

Un documento più recente è il Placito capuano. Nel 960 a Capua un giudice deve decidere su una causa intentata dall’abate del monastero di Montecassino ad un tale che era accusato di avere occupato indebitamente terre di proprietà dell’abbazia. Nel verbale del processo, redatto in latino, il giudice riporta la dichiarazione di un testimone a favore dell’abbazia e per scrupolo di esattezza, la trascrive testualmente nella lingua in cui è stata pronunciata, il volgare:

“Sao ko kelle terre, per kelle fini qui ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti”.

Il volgare si affaccia storicamente in primo luogo negli atti giuridici e notarili in cui è necessario, per evitare contestazioni, riportare fedelmente le testimonianze.