Isabella Bertazzi Oncologia Medica A Istituto Regina Elena Infermiere-Paziente Isabella Bertazzi Oncologia Medica A Istituto Regina Elena
Profilo professionale dell'infermiere DECRETO 14 settembre 1994, n. 739 l'infermiere è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione all'albo professionale è responsabile dell’assistenza generale infermieristica. partecipa all'identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività; identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; pianifica, gestisce e valuta l'intervento assistenziale infermieristico; garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico - terapeutiche; Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonchè della professione ostetrica Legge 10 agosto 2000 n.51 Gli operatori delle professioni sanitarie dell'area delle scienze infermieristiche e della professione sanitaria ostetrica svolgono con autonomia professionale attività dirette alla prevenzione, alla cura e salvaguardia della salute individuale e collettiva, espletando le funzioni individuate dalle norme istitutive dei relativi profili professionali nonchè dagli specifici codici deontologici ed utilizzando metodologie di pianificazione per obiettivi dell'assistenza.
PRENDERSI CURA CURARE CODICE DEONTOLOGICO ASSISTERE L'assistenza infermieristica si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico-scientifica, gestionale, relazionale ed educativa. La responsabilità dell'infermiere consiste nell’assistere, nel curare e nel prendersi cura della persona nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell'individuo. L'infermiere è il professionista sanitario che trascorre più tempo degli altri con il paziente e i suoi familiari. Questo gli consente di accogliere le richieste del paziente, valutarne i bisogni, stabilire obiettivi assistenziali e pianificare gli interventi necessari ( processo di nursing). L'infermiere oncologico svolge un ruolo chiave nel counseling e nel processo educativo del paziente relativamente a : adattamento alla realtà della malattia, alla gestione dei sintomi e ai cambiamenti che si verificano nel tempo. Uno studio eseguito in Italia nel 2008 sui bisogni informativi dei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia ha messo in evidenza che essi hanno necessità di avere notizie sulla loro malattia, il ricovero, i trattamenti, gli effetti collaterali della chemioterapia e sul percorso della malattia. La maggior parte di loro preferisce ricevere informazioni sugli effetti collaterali della chemioterapia attraverso un colloquio verbale, in seconda istanza da informazioni scritte, preferibilmente dall'oncologo (98 %), seguito dall' infermiere oncologico (67/%) e dal medico di famiglia. Il momento migliore per questo colloquio è per la maggior parte di loro è nel momento in cui il medico gli comunica la necessità di sottoporsi alla chemioterapia o immediatamente prima dell'inizio del primo ciclo. La relazione d'aiuto rappresenta l'aspetto più importante dell'assistenza infermieristica al paziente oncologico. L'infermiere si pone di fronte alla persona assistita come il professionista che deve far emergere nel paziente la capacità di prendere decisioni, di trovare da sé la soluzione ai problemi legati alla malattia. L'obiettivo del counseling é facilitare le capacità decisionali della persona. Il paziente oncologico non ha solo problemi fisici, ma anche psichici e sociali. Il suo benessere quindi non può prescindere dalla valutazione globale delle sue necessità e l'infermiere può aiutare il paziente ad elaborare la propria situazione e a trovare la soluzione a lui più congeniale senza invadere il campo di altri professionisti, ma anzi indirizzando, laddove ve ne sia bisogno, l'intervento ad altre figure professionali. L’infermiere orienta la sua azione al bene dell'assistito di cui attiva le risorse sostenendolo nel raggiungimento della maggiore autonomia possibile, in particolare, quando vi sia disabilità, svantaggio, fragilità
solitudine dramma corpo e anima staccate Durante il percorso all'interno della malattia, diagnosi - trattamento, le pazienti si trovano a far fronte ad una realtà sconosciuta e fonte di angoscia. Una paziente, con la quale in seguito ho stretto un rapporto di amicizia, ricordando il periodo in cui si stava curando, mi ha detto che dopo l'intervento chirurgico ha cominciato a vivere un periodo pieno di interrogativi. Il suo corpo sembrava non appartenerle più, non lo riconosceva come proprio. Quando ha iniziato la chemioterapia tutte queste sensazioni si sono accentuate a causa dei cambiamenti fisici, ed è comparso anche un senso di smarrimento e a volte di abbandono da parte degli oncologi della struttura dove era in cura, spesso troppo oberati di lavoro per potere dare ascolto alle sue numerose domande e troppo frettolosi e bruschi nel comunicare informazioni relative ai trattamenti chemioterapici . C'è stata scarsa relazione con i medici, al contrario il giudizio nei confronti degli infermieri è stato positivo perché più pazienti, capaci di ascoltare e di dare informazioni.
? ? ? ? ? Perché proprio a me Che mi succederà Sono giovane… Tornerò come prima Di fronte allo smarrimento (labirinto) del paziente nei diversi momenti della malattia (diagnosi, trattamenti chirurgici, medici, radioterapici ecc.) l'infermiere rappresenta la figura professionale più vicina, sia perché trascorre più tempo con lui, sia perché è più accessibile del medico quando le domande , i dubbi, il bisogno di informazione assalgono il paziente e la sua famiglia. Nei confronti dell'infermiere ci si sente a proprio agio e si può "approfittare" delle sue conoscenze e capacità professionali per fare domande. Il compito dell'infermiere é capire il bisogno di informazione del paziente, anche quando non fosse espresso verbalmente, dare le informazioni corrette ed educarlo affinché possa adattarsi meglio alla nuova situazione e portare a compimento l'iter terapeutico. Il più delle volte il paziente cerca conferme dall'infermiere, vuole verificare ciò che già gli ha detto l'oncologo riguardo il programma terapeutico, gli effetti collaterali della chemioterapia/radioterapia, la terapia di supporto da seguire a domicilio. In altri casi, ha bisogno di maggiori chiarimenti relativi agli aspetti già menzionati, perché non è riuscito a comprendere pienamente quanto comunicato dal medico. A volte i pazienti preferiscono porre all'infermiere piuttosto che al medico alcune domande che per loro sembrano meno importanti o imbarazzanti; per esempio domande relative al tipo di alimentazione da seguire, alla convivenza familiare durante i trattamenti chemio/radioterapici (stesse posate, stesso bagno, posso abbracciare mio figlio, sono radioattiva, posso tingere i capelli) oppure domande riguardanti la sessualità (modificazioni dell'immagine corporea conseguenti alla mastectomia, diminuzione della libido, disturbi legati alla menopausa, difficoltà ad avere rapporti sessuali). I problemi legati alla sessualità, intesa come aspetto integrale della personalità, sono presenti in tutte le fasi della malattia: prima del trattamento ( diminuzione del desiderio sia da parte della paziente che del partner - preoccupazione legata alla diagnosi di malattia), durante il trattamento (diminuzione della libido, dolore, sentirsi meno attraenti a causa della perdita di una parte del corpo, della caduta dei capelli, aumento o perdita di peso, nausea , menopausa precoce), dopo il trattamento (il 50% delle donne continuano ad avere disfunzioni sessuali e a sentirsi poco attraenti). ? e la mia femminilità
Chi non fa domande Barriere linguistiche culturali e sociali possono rendere difficile il percorso terapeutico Ci sono poi pazienti che non fanno domande. I motivi possono essere legati all'età, al livello culturale, al carattere introverso, all'appartenenza ad un Paese straniero. L' elevata presenza di stranieri in Italia (basti pensare che Roma e Milano sono le due città che, da sole, concentrano più di un decimo di tutti gli immigrati soggiornanti nel nostro Paese) spiega l'aumento di pazienti straniere affette da patologie neoplastiche che si rivolgono alle nostre strutture. La scarsa o assente familiarità con la lingua italiana, il basso livello d'integrazione con la struttura sociale spiegano la maggiore esposizione di queste donne al rischio di malattia. Inoltre l'assenza per lo più totale della cultura della prevenzione gioca un ruolo fondamentale. La popolazione femminile migrante tende ad assumere un modello di comportamento sanitario molto simile a quello del Paese d'origine. Spesso queste donne si presentano dall'oncologo quando la malattia è già in fase avanzata. Barriere linguistiche e culturali rappresentano la causa principale della scarsa richiesta di informazioni e, a volte, della bassa aderenza ai trattamenti proposti. In queste situazioni spetta all'infermiere stabilire un canale di comunicazione con queste pazienti e i loro familiari, rispettando comunque la loro identità culturale.
Assistenza infermieristica Far vivere la consapevolezza di un dramma che si può superare oncologica Relazione d’aiuto Il rapporto tra infermiere e paziente è un rapporto privilegiato. Al di là degli interventi tecnici che l'infermiere mette in atto nel processo di cura, è la relazione d'aiuto l'elemento attorno al quale ruota l'assistenza infermieristica oncologica. In ultima istanza lo scopo é aiutare la paziente a farne emergere le risorse per reagire alla malattia e combatterla più efficacemente, migliorare la qualità di vita propria e della famiglia, accompagnarlo nel lungo, a volte, percorso della malattia e delle sue cure. La mia amica/paziente mi ha confidato che secondo lei la cosa più importante é "far vivere la consapevolezza di un dramma che si può superare". Questa frase racchiude un po' l'essenza dell'agire infermieristico in campo oncologico : far vivere la consapevolezza, cioè scuotere la paziente paralizzata dalla diagnosi , farle prendere coscienza di ciò che le sta capitando, farle guardare la realtà in modo proattivo, non passivo. di un dramma, vuol dire non minimizzare, riconoscere che si tratta di un periodo particolarmente sofferto, vuol dire non negare il problema. che si può superare , cioè infondere fiducia nel futuro, speranza, attivando inoltre le capacità interiori del paziente.
E io vi dico che la vita è in realtà oscurità, eccetto dove c’è slancio Ma qualsiasi slancio è cieco eccetto là dove c’è sapere E qualsiasi sapere è vano eccetto dove c’è amore Ma cosa significa lavorare con amore? Significa mettere in qualsiasi cosa si faccia un soffio del proprio spirito. K.Gibran