IL PURGATORIO DI DANTE ALLA CERTOSA DI PADULA

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IL PURGATORIO DI DANTE ALLA CERTOSA DI PADULA LAVORO REALIZZATO DALLA CLASSE IIG

Il giorno 26 marzo 2013 nella suggestiva cornice della Certosa di Padula abbiamo Assistito alla rappresentazione del Purgatorio di Dante. Vi descriviamo le tappe più significative di questo emozionante viaggio.

IL PRIMO PERSONAGGIO INCONTRATO DA DANTE È CATONE UTICENSE, GUARDIANO DEL PURGATORIO. CATONE UTICENSE (I SEC. A.C.), MODELLO DI ONESTA’ E RETTITUDINE, SI BATTE’ PER DIFENDERE LA REPUBBLICA A ROMA. DANTE CE LO PRESENTA COME UN VECCHIO SAGGIO DALLA BARBA E DAI LUNGHI CAPELLI BIANCHI. E’ POSTO COME GUARDIANO DELLE ANIME, SIMBOLEGGIA LA FERMEZZA DI CARATTERE, IL SENSO DELLA GIUSTIZIA E LA LIBERTA’ DAL PECCATO.

NELLA SACRESTIA SI INCONTRA POI CASELLA, BUON AMICO DI DANTE, MUSICO, CANTANTE; DANTE GLI CHIEDE DI INTONARE UNA DELLE SUE LIRICHE PREFERITE “AMOR CHE NE LA MENTE MI RAGIONA”

GIUNGIAMO ALLA SALA DEL I CAPITOLO DOVE VIENE SIMULATO L’ANTIPURGATORIO E DANTE INCONTRA MANFREDI I DI SVEVIA. ‘’… BIONDO ERA E DI GENTIL ASPETTO, MA L’UN DE’ CIGLI UN COLPO AVEA DIVISO.’’

Figlio naturale di Federico II di Svevia e di Bianca Lancia, nipote di Costanza d'Altavilla ,Dante lo colloca tra i contumaci dell'Antipurgatorio e ne fa il protagonista del Canto III della II Cantica. Dante lo descrive come un uomo bello, biondo e di aspetto nobile, con un ciglio diviso in due da una ferita. Dopo che Dante ha negato di conoscerlo, il penitente mostra una piaga sul suo petto e si presenta come Manfredi, nipote dell'imperatrice Costanza d'Altavilla; prega Dante di riferire la verità sul suo destino alla figlia Costanza, una volta tornato sulla Terra. Manfredi racconta che dopo essere stato colpito a morte nella battaglia di Benevento, si pentì dei suoi orribili peccati e chiese perdono a Dio, che gli concesse per questo la salvezza: se il vescovo di Cosenza, spinto da papa Clemente IV a dargli la caccia, si fosse reso conto di questo, il suo corpo sarebbe ancora sotto il mucchio di pietre presso il ponte dove fu sepolto, invece di essere stato disseppellito e trasportato a lume spento lungo il fiume Liri. È pur vero che chi muore dopo essere stato scomunicato dalla Chiesa, anche se si è pentito, deve attendere nell'Antipurgatorio un tempo trenta volte superiore a quello trascorso in vita in contumacia, a meno che i vivi non gli abbrevino questa attesa con le preghiere. Manfredi prega allora Dante di dire tutto questo alla figlia Costanza, perché la fanciulla sappia che lui non è dannato e preghi per la sua anima.

NEL REFETTORIO DANTE INCONTRA PIA DEI TOLOMEI DI SIENA; ELLA ANDO’ IN SPOSA A NELLO DEI PANNOCCHIESCHI.QUESTI, O PER GELOSIA O PERCHE’ VOLEVA RISPOSARSI,LA ASSASSINO’, FACENDOLA PRECIPITARE DA UN BALCONE DEL CASTELLO DELLA PIETRA IN MAREMMA. DANTE METTE IN RISALTO L’ INDULGENZA E LA MITEZZA DI PIA LA QUALE NON INVOCA VENDETTA, MA SOLTANTO PREGHIERE E RICORDO.

SI ARRIVA ALLA CUCINA DOVE SI INCONTRANO OMBERTO DEGLI ALDOBRANDESCHI E SAPIA SENESE. OMBERTO ALDOBRANDESCHI (... – CAMPAGNATICO, 1259) FU SECONDO FIGLIO DI MESSER GUGLIELMO DELL'ANTICA E NOBILE CASATA DEGLI ALDOBRANDESCHI, CONTI DI SOANA E PITIGLIANO, UN AMPIO TERRITORIO CORRISPODENTE ALL'ODIERNA PROVINCIA DI GROSSETO. DI FAMIGLIA GUELFA (MENTRE L'ALTRO RAMO DELLA FAMIGLIA, I CONTI DI SANTAFIORA, ERA DI PARTE GHIBELLINA) CONTINUÒ LA POLITICA DEL PADRE DI OPPOSIZIONE ALLA GHIBELLINA SIENA, ANCHE CON L'AIUTO DEI FIORENTINI. È LUI A PRESENTARSI A DANTE E A DICHIARARE DI ESSERE STATO SUPERBO PER IL SUO NOBILE LIGNAGGIO E LA FAMA DEL NOME, DISPREZZANDO TUTTI GLI UOMINI. E’ COSTRETTO A CAMMINARE CURVO SOTTO IL PESO DI UN PESANTE MACIGNO IN MODO DA GUARDARE SEMPRE IN BASSO.

SAPÌA SENESE DANTE LA COLLOCA FRA GLI INVIDIOSI DELLA II CORNICE DEL PURGATORIO, PRESENTANDOLA NEL CANTO XIII: È DANTE A RIVOLGERSI ALLE ANIME, CHE NON POSSONO VEDERLO PERCHÉ HANNO GLI OCCHI CUCITI, PREGANDO DI DIRGLI SE QUALCUNA TRA ESSE È DI ORIGINE ITALIANA; SAPÌA RISPONDE DICENDO CHE OGNUNA DI LORO È CITTADINA DEL PARADISO, MENTRE IN ITALIA È STATA SOLO DI PASSAGGIO. DANTE CHIEDE ALLA PENITENTE DI PRESENTARSI E QUESTA DICHIARA DI ESSERE STATA SENESE E DI CHIAMARSI SAPÌA, BENCHÉ IN VITA NON SIA STATA SAVIA .

Si giunge nel chiostro dei procuratori dove Dante incontra ADRIANO V fra gli avari e prodighi della V Cornice del Purgatorio; Virgilio chiede alle anime stese a terra di indicar loro la via per salire alla Cornice seguente e una di queste, Adriano, risponde dicendo di procedere verso sinistra. Dante ottiene dal maestro il permesso di parlare col penitente e gli chiede di spiegarli la natura del suo peccato e di dirgli il suo nome. Adriano risponde presentandosi come papa (successore di Pietro) e di essere nato a Lavagna, in Liguria; fu pontefice per poco più di un mese, in cui sperimentò quanto è pesante la responsabilità di quella carica. Divenuto papa in tarda età, capì di essere stato troppo avido e ambizioso e si pentì, poiché vide che non era possibile acquisire una carica più alta. Adriano spiega poi che la pena di queste anime consiste nell'essere rivolte a terra, come in vita furono attaccate ai beni materiali, volgendo le spalle al cielo poiché in vita trascurarono i beni spirituali.

NELL’APPARTAMENTO E GIARDINO DEL PRIORE DANTE INCONTRA STAZIO E FORESE DONATI FORESE DONATI: MEMBRO DELLA FAMIGLIA FIORENTINA DEI DONATI CUI FACEVANO CAPO I GUELFI NERI, FRATELLO DI CORSO E PICCARDA, FU UN VERSEGGIATORE E MORÌ NEL 1296. AMICO DI DANTE E SUO PARENTE ACQUISITO IN SEGUITO AL MATRIMONIO DELL'ALIGHIERI CON GEMMA. DANTE LO COLLOCA TRA I GOLOSI DELLA VI CORNICE DEL PURGATORIO, LA CUI PENA CONSISTE NEL SOFFRIRE LA FAME E NELL'ESSERE SCAVATI DA UNA SPAVENTOSA MAGREZZA (CANTI XXIII-XXIV). STAZIO: POETA LATINO VISSUTO NELL'ETÀ DEI FLAVI (45-96 D.C.). FU POETA EPICO E L'OPERA SUA PRINCIPALE È LA TEBAIDE, POEMA ISPIRATO NELLA STRUTTURA ALL'ENEIDE DI VIRGILIO. DANTE LO INTRODUCE NEL CANTO XXI DEL PURGATORIO, FRA I PENITENTI CHE SCONTANO IL PECCATO DI PRODIGALITÀ NELLA V CORNICE, NEL MOMENTO IN CUI HA CESSATO DI ESPIARE LA PENA: UN FORTE TERREMOTO SCUOTE TUTTO IL MONTE E LE ANIME DEI PENITENTI INTONANO A UNA VOCE IL GLORIA. ALL'INIZIO DEL XXI È STAZIO A PRESENTARSI A DANTE E VIRGILIO, SENZA RIVELARE DAPPRIMA IL PROPRIO NOME E SPIEGANDO LA RAGIONE DEL TERREMOTO (È IL SEGNO CHE UN'ANIMA HA COMPLETATO IL SUO PERCORSO DI PURIFICAZIONE E PUÒ ACCEDERE AL PARADISO TERRESTRE).

IL PENULTIMO INCONTRO E’ QUELLO CON MATELDA NEL GIARDINETTO DELLA CELLA N.4 È DESCRITTA COME UNA GIOVANE E BELLA DONNA, CHE PASSEGGIA SULLA RIVA DEL FIUME CANTANDO E COGLIENDO DEI FIORI. MATELDA HA IL COMPITO DI IMMERGERE NELLE ACQUE DEL LETE’ , IL FIUME CHE CANCELLA IL RICORDO DEL PECCATO, LE ANIME CHE HANNO COMPLETATO LA PURIFICAZIONE ATTRAVERSO LE CORNICI DEL PURGATORIO E POI CONDURLE A BERE LE ACQUE DELL’ ‘EUNOE’, IL FIUME CHE RAVVIVA LA VIRTU’. ELLA DUNQUE SIMBOLEGGIA IL MOMENTO DEL PASSAGGIO DEGLI SPIRITI DAL PURGATORIO AL PARADISO.

INFINE, LUNGO IL SOLENNE SCALONE MONUMENTALE, TRA LE ANIME CHE HANNO COMPIUTO LA LORO ESPIAZIONE E SONO NEL PARADISO TERRESTRE, SI MANIFESTA BEATRICE. BEATRICE,DONNA AMATA DA DANTE, MUSA E FONTE DI ISPIRAZIONE, DONNA ANGELICATA, CREATURA SPIRITUALE IL CUI AMORE INDUCE AL BENE E ALLA SALVEZZA ETERNA. A LEI SPETTA IL RUOLO DI GUIDA NELLA TERZA CANTICA, IL PARADISO.