Satyricon L’autore Il Satyricon è un prosimetro, che la tradizione manoscritta attribuisce a un certo Petronio Arbitro, forse identificabile con il cortigiano e scrittore Tito Petronio Nigro (I sec. d.C.), conosciuto, come ci tramanda Tacito, alla corte di Nerone come Petronius Arbiter (elegantiae) e morto suicida in seguito alla congiura dei Pisoni.
Il titolo I codici tramandano come titolo dell’opera anche Saturae, ossia: ”libri satirici” e “libri di cose da satiri”, alludendo al contenuto comico-satirico dell’opera.
La datazione Se l’autore è il Petronio di cui parla Tacito, costretto da Nerone a suicidarsi nel 66 d.C., a causa del suo coinvolgimento nella congiura ordita da Pisone, la composizione del Satyricon è da collocare intorno al 60 d.C. e non oltre il 66 d.C.(terminus ante quem).
Lo stato di conservazione L’opera che ci è pervenuta è frammentaria e lacunosa. Secondo i codici, l’opera, originariamente, doveva essere abbastanza ampia: le parti a noi giunte appartengono ai libri XIV, XVI e XV. L’inizio e la fine della storia sono difficili da ricostruire in modo soddisfacente. I filologi hanno suddiviso i frammenti in 141 capitoli. Probabilmente la mutilazione dell’opera è dovuta all’indecenza e al realismo degli ambienti descritti, che mostrano un’immagine moralmente disdicevole della Roma imperiale.
Contenuto dell’opera - Avventura Affinità - Viaggio tematica Temi: - Amore con - Separazione di due persone innamorate i romanzi - Esotismo ottocenteschi È un “Romanzo” di evasione, non per persone colte ma istruite Intersezioni Petronio prende spunto dalla Fabula Milesia per l’episodio della Matrona di Efeso. Argomenti tipici del Romanzo: Cibo, Sesso, Denaro e Morte. Eumolpo utilizza anche il prosimetro per narrare la presa di troia e la guerra civile tra Cesare e Pompeo
Trama L'opera racconta le vicende di un trio, composto da: 1) Encolpio, il giovane protagonista 2) Gitone, il suo amato efebo 3) Ascilto, l’amico
Il protagonista, Encolpio, è il narratore in prima persona di tutta la vicenda che è ambientata in tre luoghi diversi: dapprima a Marsiglia poi in una Graeca urbs (Napoli o Pozzuoli) infine a Crotone.
L'antefatto racconta di un oltraggio commesso da Encolpio nei confronti della divinità fallica Priapo, che da lì in poi lo perseguiterà provocando al protagonista una serie di insuccessi erotici. La narrazione si apre con una discussione tra Encolpio e il retore Agamennone sul tema della decadenza dell'eloquenza. Ben presto Encolpio apprende che Ascilto s'è unito col suo amato Gitone. Da qui la rivalità dei due personaggi che, separatisi,intraprendono due percorsi diversi, per poi ricongiungersi in breve tempo.
I due vanno a Napoli, o forse Pozzuoli, dove fanno i conti col sacrilegio commesso nel tempio di Priapo: la sacerdotessa, Quartilla, interrotta durante il rito, costringe Encolpio e Ascilto ad un'orgia come metodo di redenzione. Terminata la vicenda, ritornano tutti a casa.
Il racconto da qui si sposta a casa di Trimalchione, un liberto arrichitosi immensamente attraverso l'attività commerciale. Qui s'apre lascena della “Cena Trimalchionis”. Al convivio sono ospiti, oltre ai tre giovani, anche vari personaggi dello stesso rango di Trimalchione. La portata del cibo è spettacolare e altamente coreografica. I convitati intrattegono poi una lunga conversazione, che tocca i più svariati argomenti: la ricchezza e gli affari di Trimalchione,l'inopportunità dei bagni, la funzione del funerale, le condizioni climatiche e l'agricoltura, la religione e i giovani, i giochi pubblici, i disturbi intestinali, il valore del vetro, il destino, i monumenti funebri, i diritti umani degli schiavi. Tutto offre uno spaccato vivace e colorato della vita di quel ceto sociale.
In seguito, Encolpio, allontanatosi dagli altri due compagni, incontra Eumolpo, un vecchio letterato che, notato l'interesse di Encolpio per un quadro raffigurante la presa di Troia, gliene declama in versi il resoconto (è la celebre Troiae halosis). Si crea un secondo trio: 1) Encolpio; 2) Eumolpo; 3) Gitone, come sempre conteso tra i primi due
I due diventano quindi compagni di viaggio, rivali in amore a causa di Gitone e dopo una serie di avventure, che li vedono viaggiare per mare e rischiare anche la vita, si ritrovano insieme nella città di Crotone, dove Eumolpo si finge un vecchio danaroso e senza figli, ed Encolpio e Gitone si fanno passare per i suoi servi: così essi scroccano pranzi e regali dai cacciatori di eredità. Nei frammenti successivi, Eumolpo recita un brano epico, in cui viene descritto il Bellum Civile fra Cesare e Pompeo, e successivamente si legge di Encolpio che, per l'ira di Priapo, diventato impotente, è vittima di una ricca amante che si crede disprezzata da lui e lo perseguita. Eumolpo, invece, scrive il suo testamento dove specifica che gli eredi avranno diritto alle sue ricchezze solo se faranno a pezzi il suo corpo e se ne ciberanno in presenza del popolo.