III DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Luca 3,10-18. In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?».

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Transcript della presentazione:

III DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Luca 3,10-18

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?».

Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?».

Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?».

Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo,

Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali.

Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio;

ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

III DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Luca 3,10-18

E NOI CHE COSA DOBBIAMO FARE?

"SIATE LIETI"

Questa domenica, la terza del tempo di Avvento, è detta "Domenica gaudete", "siate lieti", perché l’antifona d’ingresso della Santa Messa riprende un’espressione di san Paolo nella Lettera ai Filippesi che così dice:

"Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti". E subito dopo aggiunge la motivazione: "Il Signore è vicino" (Fil 4,4-5). Ecco la ragione della gioia.

Ma che cosa significa che "il Signore è vicino"? In che senso dobbiamo intendere questa "vicinanza" di Dio?

L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Filippi, pensa evidentemente al ritorno di Cristo, e li invita a rallegrarsi perché esso è sicuro.

Tuttavia, lo stesso san Paolo, nella sua Lettera ai Tessalonicesi, avverte che nessuno può conoscere il momento della venuta del Signore (cfr 1 Ts 5,1-2) e mette in guardia da ogni allarmismo, quasi che il ritorno di Cristo fosse imminente (cfr 2 Ts 2,1-2).

Così, già allora, la Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo, comprendeva sempre meglio che la "vicinanza" di Dio non è una questione di spazio e di tempo, bensì una questione di amore: l’amore avvicina!

Il prossimo Natale verrà a ricordarci questa verità fondamentale della nostra fede e, dinanzi al Presepe, potremo assaporare la letizia cristiana, contemplando nel neonato Gesù il volto del Dio che per amore si è fatto a noi vicino.

E NOI CHE COSA DOBBIAMO FARE?