Il camoscio Rupicapra rupicapra.

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Transcript della presentazione:

Il camoscio Rupicapra rupicapra

CLASSE: Mammiferi ORDINE: Artiodattili FAMIGLIA: Bovidi Come è fatto I camosci in estate sono di colore bruno-giallastro con una striscia nera sul dorso, in inverno sono neri con una sfumatura giallastra o bianca. Il musetto è sempre giallo pallido con una fascia nera bilaterale. Verso la fine dell’inverno il mantello inizia a scolorire per poi cadere a ciuffi in maggio – giugno. Quando il mantello è lucido significa che l’animale è in buona salute. Al contrario quando ha il mantello invernale a giugno è indice di qualche problema. La coda è ben visibile in tutte le stagioni.

L’animale adulto arriva a pesare dai 25 ai 50 chilogrammi. Può raggiungere una età massima di 15-20 anni. Entrambi i sessi presentano le corna che sono formate da due astucci cornei, ossia di tessuto simile a quello delle nostre unghie. La forma è ad uncino e diversa nei due sessi. La differenza tra i sessi è meno evidente rispetto alla gran parte degli altri ungulati. Le femmine hanno taglia più ridotta, corna meno uncinate e più sottili rispetto ai maschi.

Ogni anno, tra la primavera e l’autunno il trofeo di corna si allunga grazie alla produzione di nuovo tessuto corneo. L’arresto successivo della crescita in autunno e la successiva ricrescita primaverile origina la comparsa dei solchi, chiamati anelli di crescita, che permettono di calcolare l’età dell’animale. La crescita non è omogenea. Il trofeo si sviluppa particolarmente nel secondo e nel terzo anno di vita e rallenta diventando una crescita di solo pochi millimetri all’anno dopo il sesto anno d’età.

L’età dell’animale si può dedurre anche dall’osservazione della dentatura.

Lo zoccolo è dotato di un tallone morbido che aderisce molto bene alle rocce, di un bordo duro che permette lo spostamento anche su pendii molto ripidi e di una membrana che, come un ponte fra i due unghioni divaricati garantisce una maggiore superficie che consente di non sprofondare nella neve fresca e molle.

Il suo cuore molto voluminoso e l’enorme quantità di globuli rossi, circa il doppio di quelli di un uomo consentono, al camoscio di compiere grandi sforzi anche in alta quota. Ha un ottimo udito, un odorato molto sviluppato e una vista molto buona.

Riconoscimento degli individui In autunno, con strumenti ottici adeguati, è possibile riconoscere i camosci suddividendoli in quattro classi: nuovi nati dell’anno o capretti, individui dell’anno precedente o yearlings, femmine adulte o capre, maschi adulti o becchi.

Dove si trova L’ambiente naturale del camoscio è costituito da territori al di sopra e lungo il limite superiore del bosco, con grandi praterie e pascoli, rocce e alberi per ripararsi. È una specie tipica dei territori aperti, è possibile infatti, trovarli anche dove i disboscamenti hanno creato ampie aree nel mezzo di formazioni forestali. In inverno, in genere, scelgono i versanti meridionali dove la neve si scioglie prima, mentre in primavera si spostano verso le vallate più in basso dove la vegetazione comincia a germogliare prima. In estate, cambiano versante dirigendosi su quelli rivolti verso nord.

Il camoscio è abbastanza frequente su tutta la catena delle Alpi, dove la sua esistenza è continuamente minacciata dall’uomo, dai suoi predatori e dalle valanghe. Nella nostra provincia ha una distribuzione abbastanza uniforme su tutto il territorio, da quota 1300 a 2500 metri, anche se è possibile trovarlo fino a quota 3000 metri in estate.

Non ama stare isolato e per questo motivo è frequente vederlo anche in gruppi numerosi. Soltanto i camosci più vecchi, cacciati da quelli più giovani e forti, si rifugiano su qualche pendio o all’interno di una fitta foresta.

Che cosa mangia È un ruminante poco specializzato, potendo sia pascolare erba sia brucare gemme e foglie tenere. La sua alimentazione è costituita da erba in estate, da erba che fuoriesce dalla neve in inverno, bacche, rametti di conifere, gemme e licheni.

Nel corso di una giornata mangia due o tre volte ingerendo circa 2,5 chilogrammi di vegetali, con lunghi intervalli di ruminazione. In estate mangia anche nelle ore notturne. Quando il manto nevoso supera i 40-50 centimetri, è possibile vedere il camoscio brucare i licheni sui tronchi degli alberi, ritto sulle zampe posteriori.

Le sue abitudini E’ un animale molto agile e carino e se non viene disturbato conduce una vita tranquilla e regolare. Trascorre la notte in genere in qualche fessura delle rocce. Al mattino scende brucando qua e là e presto va a riposarsi in qualche luogo riparato e ombreggiato. Nelle ore calde della giornata sale più in alto, sempre pascolando e alla ricerca di luoghi freschi. Prima di sera ritorna di nuovo a pascolare.

Quando un branco è occupato a brucare, di solito, una vecchia femmina rimane di guardia e ogni volta che c’è un pericolo emette un fischio. Il camoscio spaventato fugge velocissimo e con le sue dita leggermente divaricate e dotate di unghie molto affilate riesce ad arrampicarsi anche su pareti rocciose, quasi verticali. Con abili salti riesce a superare anche crepacci larghi parecchi metri. È dotato, infatti, di sensi molto sviluppati.

Problemi di convivenza possono verificarsi con il muflone a volte con lo stambecco. Pecore e capre domestiche possono trasmettere al camoscio alcune malattie tra cui la cherato- congiuntivite infettiva, che colpisce soprattutto le femmine, e la brucellosi. Non sembrano invece esistere relazioni negative con le mucche. I suoi predatori sono rappresentati principalmente dalla volpe e dall’aquila reale, in anni recenti a queste specie si è aggiunto anche il lupo.

La principale causa di mortalità è la morte accidentale durante la brutta stagione, che comprende scivolamento su ghiaccio e neve, slavine, denutrizione. Fra le vittime i più numerosi sono i capretti, gli individui più vecchi o i maschi che hanno bruciato più energie durante il periodo riproduttivo.

Come si riproduce Il periodo degli amori va dalla metà di novembre alla metà di dicembre circa, quando i maschi combattono tra di loro per la conquista delle femmine con tanta concentrazione da non accorgersi di un eventuale pericolo. Il periodo di gestazione dura circa 25/27 settimane. Il parto avviene nella tarda primavera con uno o due piccoli. Il primo parto avviene a due o tre anni di età. I piccoli a poche ore dalla nascita sono già in grado di seguire la madre anche su percorsi difficili. Le madri con i piccoli si uniscono a branchi numerosi.

La fauna selvatica a cui il camoscio appartiene, è un patrimonio molto importante per il nostro territorio ed è fondamentale per la tutela della biodiversità. La conoscenza della nostra fauna e dell’ambiente in cui vive, insieme con le attività umane che con essa interagiscono è indispensabile anche per una corretta gestione della biodiversità.

BIBLIOGRAFIA P.Pasquini, A. Ghigi, F. Raffaele – La vita degli animali – UTET Vivinatura – Descrizione e riconoscimento di 28 specie della fauna selvatica presente nella provincia del VCO – a cura del comprensorio Alpino VCO I selvatici delle Alpi piemontesi – Biologia e gestione – EDA Regione Piemonte

Autori: E., Nikita e D. classe 1 media Foto prof. Rita Torelli e Massimo Sotto