La storia della lingua Grazia Fioretti
Quando sono nate queste parole? email penicillina minigonna battello a vapore treno astronauta chat orologio telecomando televisione cellulare Le parole raccontano la nostra storia Grazia Fioretti
Da dove viene … La parola donna? Da domina/dominus E testa? Grazia Fioretti
Perché molti di noi parlano due lingue, italiano e dialetto Perché molti di noi parlano due lingue, italiano e dialetto? Sapete scrivere in dialetto? Grazia Fioretti
Perché alcune parole sono così simili a quelle di altre lingue? La parola figlio Francese: fils Spagnolo: hijo Portoghese: filho LATINO > FILIUS Grazia Fioretti
La parola padre Lo stesso vale per madre, sorella, fratello, vedova … Grazia Fioretti
La parola fumo Grazia Fioretti
L’indoeuropeo fumus IV-III millennio a. C. Dhūmo II millennio a.C. Thumós dhūmas Indoeuropeo, greco, antico indiano e latino fumus Grazia Fioretti
Le parole che ci accomunano La famiglia: madre, padre, nipote Corpo, naso, dente, nervo, mano Carro, sale, frutto, porco, lupo,verme, mese, sole I numeri Orso, lupo, castoro, ma non mare Gli indoeuropei probabilmente abitavano in una zona interna Grazia Fioretti
Dove si parlava il latino? Grazia Fioretti
E dopo la caduta dell’impero romano? Si sviluppano lentamente le lingue nazionali attuali. Alcune rimangono più fedeli al latino (francese, spagnolo, italiano, etc.) Altre si contaminano maggiormente con le lingue dei nuovi popoli che invadono l’Europa occidentale Grazia Fioretti
Le parole dei barbari … Vanga, rubare, sapone, albergo, guerra, bianco, stalla, ricco, palla Grazia Fioretti
Le parole degli Arabi Ammiraglio sciroppo zafferano spinaci algebra zero cifra algoritmo tariffa zucchero limone ragazzo Grazia Fioretti
INDOVINELLO VERONESE (fine IX sec.) Dal latino al volgare … INDOVINELLO VERONESE (fine IX sec.) Se pareba boves, alba pratalia araba, albo versorio teneba, et [?] negro semen seminaba. Gratias tibi agimus onnipotens sempiterne Deus. Spingeva davanti a sé i buoi, un bianco campo arava, teneva un bianco aratro, e un seme nero seminava. Ti rendiamo grazie in eterno dio onnipotente E’ un latino che contiene alcune forme popolari, del latino parlato, del volgare. Nella Biblioteca Capitolare di Verona, in un manoscritto liturgico (Codice 89), sul retro del terzo foglio nel margine in alto, compaiono due versi, scritti in una lingua che non è più il latino classico, che non è ancora il volgare del Trecento. Questi due versi sono conosciuti col nome di "Indovinello Veronese" e possono essere considerati uno dei primi esempi di letteratura non-latina. Siamo negli ultimi anni dell'VIII secolo o nei primi del IX e colui che scrive, molto probabilmente un copista veronese, usa intenzionalmente il latino parlato, il latino non colto. Utilizza una nuova lingua scritta che ben presto chiameremo "il volgare". La soluzione dell'indovinello è evidente: un amanuense, un copista spinge avanti le dita e scrive su un foglio bianco, tenendo una penna d'oca che versa inchiostro nero. Grazia Fioretti
UN "FUMETTO" IN VOLGARE ISCRIZIONE DI SANCLEMENTE (1084-1100 ca.) ISCRIZIONE DI SANCLEMENTE (1084-1100 ca.) Fili de le pute, traite ! Gosmari, Albertel, traite ! Fàlite dereto co lo palo, Carvoncelle ! Duritiam cordis vestri... saxa traere meruistis. Figli di puttana, tirate ! Gosmario e Arbertello, tirate ! Fagli da dietro col palo Carboncello ! Per la durezza del vostro cuore... avete meritato di trascinare sassi Nella cappella sotterranea della chiesa di San Clemente a Roma vi è un affresco con delle iscrizioni che illustrano il dialogo fra i personaggi effigiati. L'affresco illustra la leggenda di San Clemente: il pagano Sisinnio, convinto che Clemente lo abbia stregato, per sottrargli la moglie, convertita al cristianesimo, ordina ai servi Gosmario, Albertello e Carboncello di arrestarlo. Lo dovrebbero legare e trascinare, ma Clemente, in effetti una magia riesce a compierla: i servi legano e trascinano una colonna. Dalla colonna si leva una voce che dice in latino: a vete meritato di portare i sassi = la colonna. Nell'affresco, compaiono sia il dialogo fra Sisinnio e i servi, sia un frammento dalla Passio sancti Clementis, che assume in questo contesto il valore di un ammonimento morale. I Romani non capivano il latino ma il volgare, perciò la scritta è in volgare Grazia Fioretti
La testimonianza orale "Scio quia illas terras, per illos fines et mensuras quas tibi monstravi, XXXa annos possedit pars sancti Benedicti" (so come quei terreni, per quei confini che ti mostrai, la parte di San Benedetto li ha posseduti per trenta anni). Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte sancti Benedicti Il giudice Arechisi deve decidere, in una controversia tra Don Aligerno, abate del monastero di Montecassino e un privato, Rodelgrimo di Aquino (evidente l'origine longobarda dei nomi), sul possesso di alcune terre. L'abate sostiene che appartengono al monastero per diritto di usu capione (principio ancor oggi valido: chi possiede e utilizza senza contestazioni da alcuno, un certo bene, per trenta anni, ne diventa l'effettivo proprietario). Don Aligerno è d'accordo col giudice Arechisi: la formula della testimonianza sarà Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte sancti Benedicti. Interverranno poi tre testimoni a favore del convento e ripeteranno la formula prescelta. Per questo motivo, sulla pergamena del marzo 960, la formula compare, identica, quattro volte. I tre testimoni, Teodomondo diacono e monaco, Mari chierico e monaco, Gariberto chierico e notaio, devono giurare di fronte a Rodelgrimo ponendo la mano sul documento da lui prodotto. Il giuramento deve essere pronunciato e scritto in una lingua compresa non solo dal monaco benedettino ma anche dai testimoni e dalla parte avversa. L'atto del notaio è scritto, come di regola, in latino Grazia Fioretti
Ma il volgare è regionale … Anonimo veronese Con l’om{o} ke spende più k’el no gaagna, no volere intrare in sua compagna: Grazia Fioretti
Bonvesin da la Riva Disputatio rosae cum Viola Quilò se diffinissce la disputatïon dra rosa e dra vïora, in l{e} que fo grand tenzon. Zascuna expressamente sì vol monstrar rason k’ella sïa plu degna per drigio e per rason. Grazia Fioretti
Volgare umbro Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione. Grazia Fioretti
Stefano Protonotaro Pir meu cori alligrari, chi multu longiamenti senxza alligranza e joi d'amuri è statu, mi ritornu in cantari, Per rallegrare il mio cuore che è stato molto lungamente senza allegria e senza gioia d’amore torno a cantare Grazia Fioretti